FUSHIGI YUGI

Diverso il discorso per FUSHIGI YUGI di Yu Watase… 
Dalla data del copyright (1992) si capisce che quest’opera è uscita prima di quella della Takahashi (1997), ma non credo si ponga il problema di “chi ha copiato chi”, perché i due manga in questione – quello della Takahashi e quello della Watase – si rivolgono a due target di pubblico diversi. 
Fushigi Yugi, per stile del disegno, modo di raccontare e insertini “spiritosi” dell’autrice, è uno shojo manga, cioè un cosiddetto “manga per ragazze”. Definizione quantomeno limitante, in quanto lo shojo è un genere apprezzato anche da maschi adulti (io, per esempio). "Shojo" non è sinonimo di nessun tipo in particolare di "qualità" (checché ne dicano certi detrattori a oltranza): come in tutti i manga e i fumetti, esistono shojo ottimi, mediocri, pessimi. A breve parleremo di alcuni ottimi shojo pubblicati in Italia sia da Star Comics che da Planet Manga.
Ma questo manga in particolare - Fushigi Yugi - non convince e lo trovo, anzi, persino un po’ irritante. Può anche essre vera la solfa del "non si può giudicare dal primo numero", ma se una pubblicazione non "prende" sin dall'inizio, non si avranno certo molti stimoli per acquistare il numero successivo.
Miaka
La storia narrata è più o meno la stessa di INU-YASHA (il Passaggio, la Trasformazione…), ma è affrontata qui in modo più blando, narrativamente più confuso e sostanzialmente infantile. Anche qui la giovane protagonista, Miaka, si trova a oltrepassare le barriere spazio temporali, ma la drammaticità degli eventi è tutt’altra cosa rispetto al manga della Takahashi. Probabilmente la giovanissima età di Miaka fa sì che i pensieri e le scelte di quest'ultima siano necessariamente meno "drammatici", anche perché Miaka non possiede (ancora) la forza interiore di una Kagome. Occhioni e scintillii si sprecano e una severa sgridata da parte della mamma di Miaka la porta a compiere una scelta che elude completamente il buon senso... E' un po' un romanticismo a buon mercato, che sarà però apprezzato dai lettori e dalle lettrici più giovani, perché forse a una certa età si apprezza più la passione della riflessione.
La presenza degli insertini dell’autrice tra un capitolo e l’altro è prassi diffusa negli shojo: in essi l’autrice si rivolge direttamente ai lettori, al di fuori della storia, fa riferimento a lettere ricevute dai lettori, parla della genesi del racconto (“ammazzando” così il meccanismo della sospensione dell’incredulità), fa battute ecc. Probabilmente Watase era molto giovane ai tempi della pubblicazione di Fushigi Yugi in Giappone perché parla di se stessa come di un’inesperta e si infligge penose autoumiliazioni affermando di non saper ancora disegnare ecc., la qual cosa purtroppo non ha sortito su di me l’effetto simpatia, ma l’esatto contrario. Gli inserti umoristici nella storia sono eccessivi e forzati, sminuendone così la già scarsa drammaticità, ma si sa che quest’usanza è praticata spesso negli shojo e tanto vale accettarla così com’è. In sostanza un manga che non mi ha convinto, mi ha annoiato e ha ulteriormente peggiorato la mia vista, in quanto in molte vignette è necessario l’uso di una lente – è vero! - per poter leggere le parole.
Orlando Furioso
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marzo 2001