di Alan Moore e David Lloyd - volume brossurato; colore; 20,50 euro - MAGIC PRESS
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testo zippato

Una recensione di "V for Vendetta"? Bah... chi l'ha letto e possiede almeno un briciolo di senile umiltà sa che è praticamente impossibile pretendere di riassumere esaurientemente, in una manciata di righe o poco più, le caratteristiche di un'opera così profondamente stratificata e ricca di significati. A dirla tutta, credo che ciò sarebbe forse impossibile anche usando un numero maggiore di righe, od addirittura pagine... con un libro, ad esempio. Forse il solo Alan Moore potrebbe farlo... forse.  Inoltre, ho l'impressione che recensire un'opera che ha quasi vent'anni di (travagliata) vita editoriale, anche se ristampata di recente, sia non solo anacronistico ma anche, probabilmente, noioso per quella maggioranza (spero...) di appassionati di fumetti che l'ha già letta, magari ben prima di me.  Nonostante tutto ciò la voglia di parlarne è sempre stata davvero tanta (è per quello che scriviamo recensioni, no? A parte chi lo fa per soldi, ovviamente...), fin dalla prima volta che l'ho letto. Così un giorno (spinto dalla voglia di giocare un po', ma allo stesso tempo frustrato da un'ispirazione che non voleva saperne di farsi viva) ho scritto una Email ad un amico che mi ha recentemente detto (confessato?) di rientrare in quella minoranza (spero...) di appassionati di fumetti che non hanno mai letto quest'opera. E' a questa minoranza (spero...) che mi rivolgo direttamente, cercando però di interessare (e divertire) anche la maggioranza (spero...) che invece l'ha letta.  Dovete sapere, infatti, che questa Email non è mai stata inviata.  So che il mio amico la leggerà qui, e spero che mi perdoni per avergli mentito affermando che non gli avrei parlato della storia raccontata nel fumetto. Chi lo ha letto sa che ho fatto esattamente l'opposto...

oggetto: "V"
Ciao Daniele,
ti rubo qualche minuto per parlarti di una questione che mi sta parecchio a cuore, credo che avrai capito dal titolo di cosa si tratta. Se hai fretta (come al solito...), stampati la pagina e leggitela in treno... altrimenti, sforza i tuoi occhietti stanchi per il troppo tempo passato davanti al monitor (maledetto lavoro d'ufficio!) e cerca di seguire fino in fondo il mio discorso.
La prossima volta che entri in una fumetteria, prova a fare quello che ti chiedo. Ti chiedo, semplicemente, di prendere in mano quel bel volume col faccione sorridente in copertina che già tante altre volte avrai sicuramente visto vicino ai fumetti dei supereroi americani... e di annusarlo. Non aprirlo, non sfogliarlo, non leggere la quarta di copertina... non serve. Semplicemente, annusalo. Tienilo stretto tra le mani, con i pollici ben pigiati sulle pronunciate gote di quella strana maschera dall'ambiguo sorriso biaccato, e portatelo al viso premendo il tuo naso contro il suo. [Non preoccuparti di quello che potrebbero pensare gestori e clienti del negozio, sono perlopiù lettori di fumetti e quindi abituati a situazioni e comportamenti un po'... 'strani', no?] Ora chiudi gli occhi ed annusalo forte... una, due ed anche tre volte.
 
Quello che sentirai è un odore particolare, intenso, inusuale; un odore che non si sente spesso in giro. Un odore che, pur essendo piacevole, non è corretto definire 'profumo', in quanto lascia appiccicato alle narici un retrogusto (pardon... retro-odore?) davvero molto poco rassicurante. No, non sto parlando dell'odore del cartoncino con cui la MagicPress ha confenzionato questo libro, nè dell'odore della carta che ha usato per pubblicarlo. Non parlo neppure dell'odore dei colori con cui lo ha stampato, nè di quelli della colla o della corda con cui lo ha rilegato. In realtà non parlo neanche di un odore, diciamo così... 'fisico'. No, parlo dell''odore' del Capolavoro.   Ecco, dirai forse tu... la solita esagerazione di uno che non capisce che i suoi gusti non sono universalmente riconosciuti e che il fumetto che lui definisce a quel modo può tranquillamente essere una 'boiata' per un'altro lettore. Ovviamente, se hai detto questo, in linea di massima hai ragione. Solo in linea di massima, però. Anche perchè, se davvero reagisci così, vuol dire che tu "V for Vendetta" non solo non l'hai ancora letto, ma forse non ne hai nemmeno sentito parlare. O, forse, ne hai sentito parlare... ma non essendo un fesso non credi molto a quello che senti dire in giro (e fai bene!) e sai che ti hanno propinato davvero troppe volte quella ingombrante parola di dieci lettere che inizia con una 'c' quasi sempre maiuscola. Per questo non ho nessuna intenzione di convincerti che quello che ti ho appena detto sia vero. E per questo non ho nessuna intenzione di parlarti della storia che in questo fumetto viene raccontata, ma solo dell'effetto che ha avuto su di me. Quando poi, magari con la complicità delle mie parole, lo avrai letto anche tu, allora deciderai da solo se sono io ad esagerare o se "V for Vendetta" sia veramente degno di essere definito Capolavoro. 
V è un virus... ed io ne sono stato infettato.
Alan Moore ha prodotto un'arma batteriologica dall'effetto devastante che si è rapidamente diffusa facendosi facilmente strada tra le maglie (assai cedevoli, a dire il vero) delle mie convinzioni in fatto di percezione, portando un attacco ai limiti del terrorismo psicologico all'apparato sensoriale.  V prende i cinque sensi, li coinvolge e li stravolge tramite intricati riferimenti sinestetici e ne abbatte con una facilità disarmante le fittizie barriere divisorie, obbligandoli ad entrare completamente all'interno del suo mondo, così liricamente fantastico ma anche così drammaticamente realistico. Una volta che V entra in azione non si può più fare nulla... solo lasciarsi trasportare in un'esperienza lucidamente allucinatoria ed allucinata in cui il '"lungo, immenso e ragionato sregolamento di tutti i sensi"' perde il suo status di citazione 'colta' divenendo una vera e propria cifra stilistica, peraltro assai spontanea e per nulla forzata. Il coinvolgimento è totale, la sensazione di disagio è grande, la convinzione di trovarsi di fronte a qualcosa che è davvero limitativo definire 'una storia' cresce di pagina in pagina. Inizialmente mi sono un po' preoccupato nell'udire nelle mie orecchie le diverse voci dei personaggi con tanto di musichette di sottofondo e canzoncine da varietà di second'ordine. Mi sono sorpreso nell'accorgermi che le mie mani erano mosse dal desiderio irrefrenabile di toccare le belle e suggestive tavole di David Lloyd, magari per cercare di asciugare una lacrima sul viso di una bambina impaurita o di abbracciare una persona a cui improvvisamente sentivo di voler bene come a me stesso. Ho dubitato della mia salute mentale annusando il sentore di una rosa appena recisa, ed i mie dubbi sono aumentati quando girando una pagina il mio volto è stato sferzato da una folata di vento marino dal forte aroma di sabbia e di iodio. Ho pensato ad un qualche improvviso malanno fisico quando, deglutendo, un vago ma intenso sapore amarognolo mi ha pervaso la bocca, ed ho davvero temuto il peggio vedendo quello che leggevo prendere forma intorno a me come all'interno di un programma di realtà virtuale. Ma più proseguivo la lettura e più mi rendevo conto che tutto quello che mi stava succedendo non dipendeva da me. Nessuno aveva intriso di LSD gli angoli del mio volume, e non ero certo stato preda di una qualche non meglio identificata malattia di origine psicosomatica. Era solo V che faceva il suo dovere... con lucida e scientifica meticolosità.  La bocca, le mani, gli occhi, le orecchie, il naso... tutti, in rapida sequenza, sono preda della folle ed apparentemente irrazionale missione di V. La testa cerca in ogni modo di combatterlo, ma per farlo ha a disposizione solo pochi indizi, peraltro messi lì da V stesso per confonderla ancora di più. Ma non c'è niente da fare. Il piano di V è troppo ben congegnato e sviluppato perchè la testa possa tentare di combatterlo. Le regole fasciste e repressive che in tutti questi anni ha imposto all'organismo per cercare di disciplinarlo nel nome della razionalità vengono prima messe in discussione e poi cominciano a crollare una sull'altra, come parti di una gigantesca figura preparata con le tessere di un mistico domino. Cadendo una ad una, provocano una reazione a catena che finisce per realizzare sul pavimento dell'anima un disegno nuovo ed inaspettato, in apparenza così caotico e privo di senso... ma in realtà così compiutamente definito. L'anarchia sensoriale prende il sopravvento come unica cura all'inaridimento delle fonti di approvvigionamento mediatico. Un concetto estremamente soggettivo di Giustizia riporta agli entusiasmi adolescenziali per tutto ciò che è personale ed individuale. L'odio congenito verso ogni tipo di omologazione trova nuovi eccitanti stimoli per esprimere finalmente la sua furia iconoclasta. La maschera, solo la maschera rimane... ma dietro ad essa tutto cambia.
Solo alla fine ho capito che V è un virus, diciamo così... 'buono'. Solo alla fine ho capito che tutti i violenti traumi procuratimi erano a fin di bene... il mio bene. Solo alla fine ho capito che Alan Moore si è fatto veggente e si è infiltrato nella mia coscienza per combattere quei preconcetti che mi portano a considerare l'esperienza artistica come puro divertimento, bellissima nella sua inutilità e del tutto distaccata da ogni implicazione con la realtà che mi circonda. Solo alla fine ho capito che V ha vinto e che ora, nella mia vita, non è più il Fato a comandare.  Alla fine, e solo alla fine, ho capito che l'Inghilterra ero io... e forse tutti noi. 
L'unica cosa che mi dispiace di tutto ciò (e che mi lascia nelle narici quell'inquietante retro-odore di cui parlavo) è che io non c'entro nulla. Ha fatto tutto V... ha fatto tutto Alan Moore. E' questo che odio dei Capolavori... io posso solo 'leggerli'.
Fallo anche tu, Daniele... non te ne pentirai.
Ti abbraccio
Andrea
P.S. Se hai voglia, rileggi questa Email dopo aver letto V. Il senso cambia... credimi.

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settembre '02