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Il Punitore è tornato! Dopo la prima controversa maxiserie (comparsa in Italia su "Cavalieri Marvel" nn. 12-17), Garth Ennis, insieme al fido Steve Dillon, torna ad occuparsi di lui. Stavolta si parla di una nuova serie regolare, di cui Ennis curerà, per sua stessa ammissione, almeno 6 uscite all'anno. Vedremo se questi propositi verrano mantenuti, ma, intanto, godiamoci questi primi episodi che PaniniComics ci propone in una veste editoriale lussuosa e, incredibili dictu, relativamente economica, all'interno della nuova collana-ombrello "100%Marvel". Il titolo del volume è "Senza limiti" e fa riferimento alla sequenza dei primi 5 episodi, ma comprende anche il
n°6 che è un episodio autoconclusivo. Il Punitore è tornato, dicevo, e stavolta non può più contare sull'effetto-sorpresa. Se, infatti, nel caso della precedente serie Ennis ha potuto sbizzarrirsi in una rappresentazione cruda e grottesca di una violenza inaudita e, soprattutto, spiazzante, stavolta aggiusta un po' il tiro spostando l'attenzione più sulla critica socio-politica che sull'esplosività di trovate caustiche e divertenti ma narrati- vamente un po' fini a sè stesse. La cosa che mi ha più favorevolmente colpito è che lo scrittore nord-irlandese riesce a fare tutto ciò non modificando di una virgola le caratte- ristiche del 'suo' Punitore. Se, infatti, le mo- tivazioni che lo spingono rimangono le mede-
sime, vedremo che i risultati delle sue azioni avranno pesanti ripercussioni addirittura sulla situazione politica globale e saranno il pretesto per aspre critiche sociali nei confronti degli U.S.A., ed in particolare del loro governo. Frank Castle, il Punitore, agisce per vendetta. 
Questo è un dato di fatto incontrovertibile ed infatti Ennis non prova minimamente a metterlo in discussione. Semplicemente, cambiano le scale di riferimento. Nei primi 5 episodi la vendetta viene eseguita nei confronti del mandante del Russo, un suo vecchio nemico resuscitato e potenziato ciberneticamente (anche se con 'piccoli' inconvenienti ormonali...) che, a sua volta, vuole vendicarsi di colui che lo aveva ucciso. Dopo una battaglia in cima all'Empire State Building, che vede come comprimario l'Uomo Ragno (mai così passivamente utile e funzionale allo sviluppo del plot) e durante la quale il Nostro sconfigge rocambolescamen-
te il suo indistruttibile nemico, la natura
vendicativa di Castle lo spinge a percorrere gradino per gradino la contorta scala che lo porterà al mandante del Russo. Le sue indagini lo conducono fino ad un isoletta del Pacifico abitata solamente da ex soldati, mercenari e psicopatici guerrafondai che l'hanno scelta come loro rifugio sotto l'egida di un inquietante ex-generale delle forze armate U.S.A., quel Kriegkoff che è un chiaro riferimento al Kurtz di "Cuore di tenebra" (e la cosa viene esplicitata da una vignetta che ricorda moltissimo una famosa inquadratura di "Apocalypse Now", quella con il volto di Marlon Brando illuminato per metà verticalmente). Qui la storia prende una piega inaspettata, e la geo-politica la fa da padrona. Se infatti Castle ottiene ciò che 
voleva, e cioè la sua piccola vendetta personale, uccidendo il cattivone di turno, indirettamente salva il mondo intero da un probabilissimo conflitto mondiale che proprio quel personaggio stava scatenando. Ennis, quindi, dona al suo Punitore una nuova dimensione che lo mette al sicuro dalle solite critiche circa l'abuso di violenza gratuita e, soprattutto, gli permette di affrontare con graffiante verve tipicamente britannica temi nuovi e più profondi quali, appunto, la politica reazionaria ed imperialista dell'attuale governo USA. Lo conferma anche il 6° episodio, un piccolo gioiello in cui il villain di turno non è, come può sembrare in apparenza, lo sconvolto ex-compagno d'armi del Nostro che vaga per le strade di 
New York, e non è neanche la stessa città che coi suoi folli ritmi lo ha portato alla pazzia omicida. I veri 'cattivi' sono i mass-media, colpevoli sia di voler dare un'immagine fasulla della città (assecondando gli opinabili voleri del sindaco Giuliani... qui citato personalmente) sia di voler spettacolarizzare qualunque tragedia umana rendendola scoop, cosa che Ennis ci dice senza simbolismi e metafore, colpendo duro al bersaglio grosso. Proprio come, al termine del 5° episodio, tutte le responsabilità vengono fatte gravare sul vero colpevole di tutto... il Presidente degli Stati Uniti d'America, nella cui candida dimora si conclude quella vicenda che, a testimonianza di questo 'ribaltamento' della serie e, soprattutto, delle conseguenze delle azioni del suo protagonista, era iniziata in un buio vicolo cittadino. Temi forti e spiazzanti, questi, che Ennis riesce comunque a diluire con forti dosi del suo caratteristico
 humor grottesco tanto da renderli quasi un retrogusto. Anzi, proprio l'uso del suo 'solito' senso dell'umorismo e dei suoi 'soliti' topoi narrativi rischiano addirittura di oscurare quelli che sono gli aspetti più interessanti di questa serie. Ma basta leggere l'ultimo episodio del volume, nel quale i toni umoristici sono assenti, per capire che sotto una scorza da racconto divertente e leggero si celano argomenti importanti affrontati in modo provocatorio e diretto senza per questo cadere nella retorica. Insomma, questo Punitore non sarà certo un capolavoro dell'arte sequenziale, ma è un prodotto godibilissimo che può essere apprezzato sia per i suoi diversi livelli di lettura che per l'innegabile qualità della narrazione e della confezione.
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aprile 2002