Giorno 
di 
neve
Uomo Ragno #70
di Jenkins, 
Buckingham, 
Faucher.
Panini Comics

testo zippato
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Non ho mai sopportato il ragno. Che palle. Tutti quei complessi sul senso di responsabilità per la morte dello zio. Quell'essere inutile della zia vecchiarda che lo rendeva un bamboccio senza spina dorsale. No, non ho mai sopportato il ragno. Ho gioito quando Peter ha scoperto di essere un clone. Ho esultato quando la vecchiarda di cui sopra è morta. Peccato poi si rivelasse tutto falso. Potete ben capire quale sia il mio atteggiamento nei confronti del ragno. Non lo sopporto. Ma non sono un idiota. Da quando "stracchino" Straczynski ha iniziato a scrivere ur, questa è una serie da leggere. Capite quindi quale delusione è stata per me aprire l'ultimo numero di ur e trovarvi solo storie di Jenkins. "Chi cazzo è Jenkins?!?" è stata la mia prima reazione. Dopo la prima storia ero intenzionato a mollare la testata. Ma ho girato pagina. Mi sono detto: "Se hanno pubblicato un'altra storia un motivo ci sarà. E soprattutto: ho altro da fare?" Se mi conosceste capireste bene perché abbia continuato la lettura. E come sempre nella mia inutile vita, mi sono reso conto di aver preso un abbaglio. Jenkins non scrive l'ur. Scrive splendide storie su di un coglione che gira per i grattacieli in calzamaglia. Non c'è una continuità opprimente,
un costante senso di pesantezza. C'è la storia. Ci sono i personaggi. Criminali o eroi, mocciosi o vecchietti. Il ruolo non conta. Nel momento in cui uno di loro entra in scena (esattamente come a teatro), ti rendi conto che ha uno scopo. Che ci sono per un motivo, per adempiere ad una particolare funzione che l'autore ha loro assegnato. Ci sono i protagonisti: il ragno e avvoltoio. I loro comprimari: la torcia e zia May. Ma soprattutto c'è tanta, tantissima comicità. Comicità pura, istintiva, priva di sovrastrutture.L'ur è un personaggio comico. E' questo l'assunto su cui si basa la gestione Jenkins. Nonostante abbia risvolti drammatici (ma siamo ben consci del profondo legame tra ironia e drammaticità: non è ironico chi ride della propria drammaticità?), l'ur è essenzialmente destinato a far ridere. In modo intelligente, istintivo, caustico. Ma sempre a far ridere. Potete fargli passare tutti i drammi che volete. Ma lui alzerà di  nuovo la testa. Ed esordirà in una delle sue battutacce che ci ricorda quanto la vita vada presa poco sul serio. L'ur è un paradosso vivente. L'enigma di un eroe virtualmente potentissimo, frenato dai suoi stessi principi morali. Incarnati in una vecchietta che lo comanda a bacchetta. Non vedrete mai Superman indossare la maglia di lana d'estate. O Batman doversi bere il brodo caldo prima di andare in missione. Questo è l'ur: un mammone trentenne succube di una zia vecchio stampo. Una dominatrice armata di piumini e scopettoni che tenta di farlo ingrassare da una trentina d'anni (ve lo immaginate un uomo ragno obeso?). Ed è proprio la simpatica figlia di Hitler il motore scatenante della storia. Dimostrando un cuore gelido e spietato, obbliga il nipote visibilmente raffreddato a farle visita nonostante la bufera di neve che imperversa su New York. Qualsiasi essere umano si rifiuterebbe: ma non il nostro amato ur...
Nel mezzo del cammino il nostro incontra uno dei suoi tanti arcinemici: l'avvoltoio. Ma in questa storia l'avvoltoio non ha una valenza attinente alla continuity: è solo l'emblema del criminale, dei tanti criminali che spidey si è trovato di fronte nella sua carriera. Per estensione lo si potrebbe considerare l'ostacolo che spidey ha sempre trovato nella sua strada verso la serenità. L'ur fa di tutto per evitare lo scontro: ma sempre nella logica del paradosso, è l'avvoltoio stesso a volerlo affrontare. E' il canovaccio del fumetto supereroistico: criminali tanto ammaliati dal proprio ego da richiedere l'eroe come spettatore del proprio trionfo. Lo scontro è un capolavoro di caratterizzazione sintetica ed efficace: per quanto comiche le battute non sono mai stonate, "sopra le righe". 
Ma la straordinarietà della battaglia sta nella consapevolezza dei partecipanti: sono entrambi talmente avvezzi a queste scaramucce da evitare ogni tensione drammatica, ogni propensione propriamente epica. Ridono del proprio ruolo, della maschera che indossano: se non temessi paragoni altisonanti, adesso citerei pure il teatro di Pirandello... Perchè questa è una storia allegra, scanzonata, divertente, ma che in realtà racchiude l'essenza di un eroe che ha sempre faticato ad essere identificato per quel che è sempre stato: un ragazzo qualunque. Dunque, volete leggere un bel fumetto di supereroi? Compratevi Spawn (ma c'è ancora qualcuno che lo legge?). Volete leggere una bella storia? Accomodatevi, prego, ma non dite che non vi avevo avvertiti.
            Nat

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testo zippato

giugno 2002