|
Arrivano da Napoli questi Valiance, sul mercato grazie alla Black Lotus Records. Devo dire che il cd in questione mi ha subito colpito, in positivo ovviamente. La proposta del sestetto è power metal, ma prima di storcere il naso date un ascolto al disco. Non ci troviamo infatti di fronte al solito power becero con doppia cassa sparata a mille e cori da birreria tedesca. Se è vero che esiste un approccio italiano al power, è altrettanto vero che i Valiance riescono a tirarsene fuori, non abbracciando né il filone rhapsodyano né quello sullo stile dei Labyrinth e questo è sicuramente un punto a favore della band di Napoli. I pezzi qui sono composti ed arrangiati con grande padronanza e varietà. Tecnicamente i 6 partenopei sono ineccepibili e una nota di merito va sicuramente a Carmine Gottardo, che evita di cantare sempre e solo su registri altissimi, pur avendo a disposizione una buona estensione, rendendo i brani molto più vari e interessanti. Direi che se proprio è necessario un accostamento a qualche nome grosso della scena, i Valiance più che a band come Stratovarius e Helloween sono accumulabili ai quattro bardi di Krefeld, perlomeno come approccio ai brani. I tempi di batteria variano molto, così come i riff… anche la voce spesso si assesta su tonalità che ricordano quella di Hansi. Ma sia ben chiaro, non ci troviamo qui di fronte a dei cloni, tutt’altro… anche se l’influenza degli ultimi due lavori dei Blind Guardian in alcuni punti è notevole, in particolare per quanto riguarda l’uso dei cori… È evidente il grosso lavoro di arrangiamento che c’è stato dietro ogni brano, per evitare di proporre i classici pezzi riff/strofa/ritornello. Qualche lieve venatura prog ogni tanto fa capolino, ma senza risultare estrema o fuori luogo. Lo scopo è solo quello di apportare ai brani qualche novità che riesca a rendere il tutto più appetibile. Così come l’uso, peraltro azzeccatissimo, delle chitarre acustiche. Anche la registrazione non è male. Avrei tenuto solo le tastiere leggermente più basse. In alcuni punti, infatti, soffocano un po’ il resto degli strumenti. Ma queste sono piccolezze che in definitiva in un album possono anche tranquillamente esserci. I pezzi sono tutti sullo stesso livello, senza apici particolari, a parte forse per la conclusiva “Valiant day”, dolcissima ballad con chitarre acustiche, ottima melodia vocale e percussioni di sottofondo. Davvero molto interessante. In conclusione un album già molto maturo che fa ben sperare sul futuro di una band dalla enormi potenzialità. Se riuscirà a maturare ancora di più il proprio stile sono certo che il prossimo lavoro ci riserverà grosse sorprese. (Dulnir) TRACKLIST:
The less beaten path / Immaterial
/ The secret (melting snow) / Gates of winter / Neverending flame / Victim of my
pride / Recall / Free men’s cage / Valiant day
|