GRUPPO: VOTO:
Cult Of Shadows 7,5/10
TITOLO: GENERE:
From maelstrom prog death
ETICHETTA: SITO:
Autoprodotto /
ANNO E-MAIL:
2003 phoenixrise@libero.it
 

Grandi… Si, lo so che è un modo quanto meno inusuale di iniziare una recensione, però in questo caso concedetemelo… Questo demo si differenzia dagli altri per un motivo in particolare: è ‘pensato’. Cosa vuol dire? Vuol dire che dietro i tre brani proposti (se si eccettua la brevissima intro) c’è un lavoro compositivo notevole e non solo… È presente anche una notevole dose concettuale. La base dalla quale i tre partono è il death metal, ma lo sviluppano poi in maniera del tutto personale. Nel totale l’accostamento che viene immediatamente in mente è quello con i Fear Factory più sperimentali. Andando più a fondo, poi, ci si rende conto che le somiglianze con la band americana possono essere ridotte più che altro alle ritmiche, molto secche e chirurgiche. Già la voce si differenzia molto, essendo molto più acida e screaming rispetto a quella di Burton C. Bell. Ma l’aspetto sicuramente più originale è il massiccio uso di campionamenti e tastiere presente nei brani. I tre infatti riescono a miscelare la cattiveria dei riff di chitarra e una batteria molto potente e precisa ad un uso smodato dei tasti d’avorio, senza però perdere un’oncia di potenza. I tre brani proposti sono mediamente lunghi, mai al di sotto dei sei minuti, ma ciononostante la noia non fa mai capolino durante l’ascolto del cd. Anche la registrazione è ottima, valorizzando ancora di più le composizioni, evitando il marasma sonoro tipico di alcuni prodotti del genere che portano ad un appiattimento completo del suono. La band si definisce progressive death metal… Io il progressive glielo affibbierei più che altro per la loro voglia e la loro capacità di sperimentare, ma nonostante tra le loro influenza citino anche gruppi come Opeth o Anathema, secondo il mio giudizio sarebbe meglio parlare di Fear Factory, appunto, e di altre grandi band geniali come Strapping Young Lad, Messhuggah e, perché no, anche White Zombie, per il lato più elettronico. Nel quarto ed ultimo brano, “The emerald vessel of lethe”, il sacro incontra il profano. La band si spinge ancora più in là. A tutto quello di cui vi ho parlato fin’ora si aggiungono altri due elementi a contrastare la parte metal del sound, e cioè il pianoforte e, soprattutto, un coro gregoriano. Il risultato è decisamente positivo… Una band dalle ottime potenzialità, senza ombra di dubbio. Per essere un debut siamo su livelli notevoli. Spero che l’evoluzione del trio continui su questi binari e che la voglia di sperimentare non prevalga troppo portandoli su lidi troppo distanti da quanto prodotto fin’ora, finendo così per snaturare un sound già ben definito e vincente. (Dulnir) 

TRACKLIST: From maelstrom / Through her eyelids of spectre / Gorgons in my cold room / The emerald vessel of lethe