La
Divisione ereditaria
ovvero la parte
più
ignobile
della natura umana
Ora che sei
entrato in questo sito, non fuggire come un giovane rampollo dei
Montecchi sorpreso nel giardino dei Capuleti.
Non sono il
Vicario venuto con le sottoscrizioni per l’organo della chiesa.
Ti avvertirò quando la questione starà per diventare così
‘pallosa’ da consigliare la fuga.
Per il momento voglio solo parlarti della divisione ereditaria:
Essa inizia a caldo, cioè quando il cadavere non si è ancora
freddato e, se non stai in guardia, va avanti per tutta la vita.
Te ne voglio parlare perché anche tu potresti essere un erede e
prima o (meglio poi) sarai il "caro estinto", e certamente non
vorrai che San Pietro ti rimandi indietro perché non sei
preparato.
Questo manualetto contiene tre semplici consigli per gli eredi e
per chi volente o nolente un giorno sarà il "de cujus".
Deriva
dall’esperienza pratica e tragica per la perdita dell’affetto e
della stima dei miei cari.
Per questa perdita
dobbiamo ringraziare prima il de cujus per non avere fatto un
testamento più semplice e poi noi eredi per non avere capito che
gli affetti vanno protetti sopra ogni altra considerazione,
prima del vile denaro.
Ecco i tre
consigli:
1.
Quando i tuoi vecchi se ne saranno andati e arriveranno
gli altri eredi a chiederti la spartizione, rimettiti al loro
giudizio, se necessario rinuncia a qualcosa o anche a molto ma
non cadere nella trappola del disaccordo e della lite.
2.
Quando toccherà a te e comincerai a sentire una voce che
ti chiama, non aspettare, fai testamento.
3.
Non lo fare da solo, rivolgiti ad un esperto; cosa sono
pochi eurini di fronte a decenni di liti e al disaccordo perenne
fra i tuoi cari ?
Questo è tutto!
Talmente semplice e breve che non ci crederà nessuno.
Qui devo mantenere la promessa di avvertirti prima della zona ‘pallosa’.
Se sei debole di cuore non leggere altro, non vorrei essere
proprio io ad impedirti di seguire il consiglio numero 2.
Se invece ti senti coraggioso vai pure avanti.
Cari fratelli Silvio e Mariananda e cari naviganti di internet;
mi presento.
Sono il secondo di cinque "eredi" (Aldo, Ettore, Silvio,
Mariananda e Francesco) prima o poi sarò anche io il ‘de cujus’.
Vi racconto la mia storia:
Nel Febbraio ‘79 è morta Mamma; ci ha lasciato un appartamento a
Roma in via Cattaneo ed una villetta a Lavinio.
Non abbiamo diviso la sua eredità ma la abbiamo utilizzata a
turno un po’ tutti e nel frattempo ci siamo scambiate, vendute e
regalate fra noi le quote ereditate; con scritture private.
Il 10.03.1996 è morto anche Papà; ci ha lasciato gli appartamenti
int.7 e int.8 di via P.Amedeo, in Roma.
Quindi cinque figli con quattro case da spartire.
Ora volevamo dividere le due eredità, ma un fratello, Cataldo
(detto Aldo) non voleva ancora dividere e dopo circa tre anni di
inutili discussioni, all’inizio del 1999 abbiamo incaricato l’avv.E.P.
di iniziare la causa di divisione ereditaria. (e qui abbiamo
contravvenuto al consiglio n°1).
Preciso che eravamo in quattro a voler dividere e solo uno
(Aldo, che aveva in affitto uno degli appartamenti di Papà,
l’appartamento più grande – Amedeo int.7) era contrario.
Anche io (Ettore) eri in affitto in un appartamento di Papà
(Amedeo int.8) e Francesco ne occupava uno lasciato da Mamma (Cattaneo).
Fin dall’inizio del suo incarico avevamo notato che il nostro
avvocato aveva commesso alcuni errori, non aveva denunciato al
giudice i nostri accordi interni (scambi, vendite e donazioni),
non aveva chiesto l’affitto per l’appartamento occupato da Aldo
e inoltre noi gli avevamo offerto una parcella annuale troppo
alta; per questi motivi abbiamo lasciato l’avv.E.P., ci siamo
rivolti all’avv.C.C. e abbiamo stilato l’accordo che segue:
Roma mercoledì 31 marzo 1999
Comunione:
Ettore e Francesco non pagano gli affitti per le case che
occupano e non ricevono nulla per le spese straordinarie
passate;
Qualsiasi provento proveniente da Aldo andrà a copertura
dell'eventuale perdita nella causa di divisione, fino al
pareggio; (**)
L’eventuale eccedenza sarà divisa soltanto tra Silvio e
Mariananda a compensazione degli affitti non ricevuti da Ettore
e Francesco;
(**)
Le spese straordinarie future si dividono in parti uguali fra
tutti (e così anche la quota di Aldo se lui non la paga).
Divisione:
Si considerano eque, a prescindere da qualsiasi perizia,
valutazione o sentenza, le seguenti valutazioni degli
appartamenti:
|
|
|
Previsione di assegnazione |
|
Aldo Roma |
330 |
Ad Aldo
(Aldo Roma significa
casa occupata da Aldo - int. 7) |
Tabella (1) |
Ettore Roma |
170 |
A Ettore (Ettore Roma
idem " " " da Ettore - int 8) |
|
Francesco |
223 |
A Francesco
(Franceso idem
" Francesco - via Cattaneo) |
|
Lavinio |
150 |
A Silvio |
|
Totale |
873 |
|
E le seguenti quote:
|
|
Quote |
da scambi: |
Disponibilità: |
Case scelte: |
Conguaglio: |
|
Aldo |
174,6 |
0 |
174,6 |
-330 |
int. 7 |
-155 |
|
Ettore |
174,6 |
45,4 |
220 |
-170 |
int. 8 |
50 |
Tabella (2) |
Silvio |
174,6 |
-30 |
144,6 |
-150 |
Lavinio |
-5,4 |
|
Mariananda |
174,6 |
-63,6 |
111 |
|
|
111 |
|
Francesco |
174,6 |
48,2 |
222,8 |
-223 |
Cattaneo |
-0,2 |
|
|
Totale |
0 |
873 |
-873 |
|
0 |
La quota considerata equa per Aldo è di 155 milioni, gli eccessi
o le perdite verranno divisi proporzionalmente tra tutti e
quattro gli altri fratelli.
(**)
Noi sottoscritti firmeremo una "dichiarazione di verità" relativa
agli scambi e vendite già effettuati fra noi sulle case di
Lavino e C.Cattaneo; questa dichiarazione sarà consegnata
all'avv. C.C.
Qualora Aldo cedesse una parte del suo appartamento questo
verrebbe acquistato da Ettore che lo liquiderebbe in contanti o
a mezzo mutuo.
Firmato Ettore Dell’Accio
Silvio Dell’Accio
Mariananda
Dell’Accio
Francesco Dell’Accio
Questo accordo è stato compilato da Silvio e Stefano (figlio di
Ettore), è piuttosto 'incomprensibile', specialmente dove ho
inserito questo simbolo
(**),
perciò cerchiamo di capirlo:
Prima di tutto - PERCHE' E' STATO FATTO ?
Come sapete, dopo la morte di mamma non avevamo fatto la
divisione ereditaria; inoltre io (Ettore) avevo acquistato da
Silvio e Mariananda la loro quota della villetta di Lavinio ed
avevo scambiato con Francesco la mia quota di Cattaneo contro la
sua quota di Lavinio, Mariananda aveva regalato a Francesco
parte delle sue quote.
Avevamo fatto tutta questa confusione di quote di proprietà e non
potevamo prenderci ciascuno qualche pezzetto dei vari immobili.
Ci occorreva un metodo per confrontare i valori delle case,
assegnarci a ciascuno una casa e regolare fra noi i conguagli.
COME E' STATO FATTO:
Abbiamo fatto valutare tutte le case da varie agenzie e abbiamo
fatto la media dei valori.per un totale di 873 milioni. (vedi
tabella (1))
Per semplicità
abbiamo adottato come quote di proprietà gli stessi valori delle
case (senza gli zeri e chiamandole ‘quote’) e con queste abbiamo
compilato la tabellina delle quote (vedi tabella (2)).
Qui abbiamo avuto
la presunzione di non tenere conto della sentenza perché abbiamo
stabilito che avremmo comunque ridistribuito fra noi le
proprietà così come da tabella (2), a prescindere da qualunque
assegnazione del giudice.
La seconda colonna della tabella (2) intitolata 'da scambi'
rappresenta gli scambi e le vendite già detti, intervenuti fra
noi prima della morte di Papà.
La quarta colonna 'Case scelte' rappresenta la nostra scelta di
divisione, come speravamo che anche il giudice ci avrebbe
assegnato le case.
L'ultima colonna 'Conguaglio' rappresenta l'ammontare delle quote
rimaste a ciascuno dopo la scelta della casa da lui preferita;
si noti che Mariananda non ha scelto nessuna casa e quindi il
suo conguaglio resta uguale alla sua disponibilità. (111 quote);
invece a me restano 50 quote.
Si noti che
Francesco ha una maggiore disponibilità (222,8 quote) sia perché
aveva scambiato con me Cattaneo con Lavinio (che vale meno) e
sia per la donazione di quote ricevute da Mariananda.
A quel tempo ci
fidavamo molto di Silvio per la sua passata esperienza legale
nel campo delle assicurazioni e lui ci aveva indotto a credere
che la causa si sarebbe risolta in un anno o poco più: In
questa ottica ci aveva spinto ad offrire una ricca parcella
annuale all’avv. E.P. ed un premio finale di dieci milioni di
lire se avesse concluso la causa entro un anno.
Appena stipulato l’accordo di cui sopra abbiamo pranzato assieme
(Ettore, Silvio e Mariananda) ed abbiamo provato a valutare
quanto avrei preso io se Aldo ci avesse pagato i 155.000.000
sperati entro un anno o poco più - per me le 50 quote avrebbero
comportato un utile di circa 50.000.000 di £.
Silvio ha insistito nel chiedere se io avrei accettato i 50 mil
ed io lo ho confermato, perché quel tanto mi sarebbe venuto
quando Aldo ci avesse dato i 155 mil che ci aspettavamo (una
specie di calcolo degli utili).
(***)
In seguito, venuto a sapere che il nostro accordo del 31 marzo
1999 avrebbe perso efficacia dopo la sentenza, ho chiesto
all'avv. C.C. di chiarire al giudice la situazione delle nostre
vendite e scambi per rimetterci al suo giudizio e rendere non
più necessario l’accordo.
Silvio si è opposto dicendo che sarebbe stata una inutile perdita
di tempo, che il giudice avrebbe avuto molta difficoltà a capire
i nostri accordi interni ed avrebbe sbagliato la sentenza ed
infine mi ha assicurato che quando l'accordo avrebbe perduto
efficacia lui lo avrebbe rispettato comunque -
testualmente- 'ma che non ti fidi di me?’
Finalmente è giunta la sentenza il giorno 8 settembre 2001
Con nostra grande sorpresa Aldo non ha avuto assegnato
l'appartamento int.7 come avevamo previsto bensì la casa di
Lavinio e quindi non ci ha dato i 155.000.000 previsti.
Poiché il nostro accordo doveva essere preminente rispetto alla
sentenza avremmo dovuto rendere l’int.7 ad Aldo e farci dare i
155 milioni, ma questo non ci sarebbe certo convenuto, così
abbiamo deciso di tenerci l’int.7 che il giudice aveva assegnato
e intestato a Silvio e Mariananda.
Inoltre Silvio e Mariananda hanno deciso di interpretare
l’accordo un po’ a modo loro, nel senso che le loro quote
ereditarie sarebbero rimaste quote,mentre le mie sarebbero
diventate milioni di lire (prendendo a pretesto quella
chiacchierata amichevole che avevamo fatta dopo l’accordo. vedi
(***).
Invece i conguagli
in denaro, ordinati dal giudice, li abbiamo attuati solo nei
confronti di Aldo perché tutti gli altri (anche vistosi) li
abbiamo considerati compresi nell’ accordo del 31.03.1999 che
per noi doveva essere preminente su qualunque disposizione della
sentenza.
Con il tempo e la
riflessione mi sono ben chiarito le idee, ho cercato di
chiarirle anche ai fratelli ed ho fatto un riepilogo della
situazione evidenziando separatamente le quote ed i milioni
spettanti a ciascuno.
Silvio, visto il
mio riepilogo, si è opposto, dicendo che le sue quote e quelle
di Mariananda sono rimaste quote mentre le mie sono diventate
milioni (come se a suo tempo le avessi vendute)
Non ho mai voluto
vendere le mie quote, ma anche se Silvio, prendendomi in
"contropiede", mi avesse indotto a dire una cosa che non volevo,
visto che nessuno mi ha mai pagato neppure una lira per questa
vendita, la vendita non si è mai perfezionata ed io oggi
ribadisco quello che ho gia detto cento volte e cioè che le mie
quote non le voglio vendere.
Un accordo scritto
(anche se scritto male) non si può modificare con una
chiacchierata "pour parler" che Silvio e Mariananda ricordano
come piace a loro e io come piace a me (verba volant).
Inoltre se dovevo
vendere le mie quote avrei ben dovuto avere il diritto di
accorgermene mediante la richiesta di una qualche cosa di
formale come ad esempio l’apposizione di una firma (scripta
manent).
Se anche Silvio mi
avesse in qualche modo indotto a cedere le mie quote, vorrei
chiedergli se questo è il giusto comportamento di un fratello
che ti ha chiesto la fiducia, visto che per accettare di
trasformare le mie quote in milioni non ho ricevuto nessun
compenso.
Cioè, caro Silvio,
tu dici che io ho detto di voler cedere le mie quote in cambio
di milioni, ma perché lo avrei fatto? Che cosa mi hai dato tu
in cambio? Avevamo appena finito di firmare l’accordo e allora
perché io avrei deciso di rinunciare a qualche altra cosa in più
senza nessun motivo? E se anche, per assurdo, tu mi avessi
indotto a dirlo, questo non ti sembra un imbroglio ai miei
danni?
Abbiamo parlato a lungo, gli ho scritto molte lettere, abbiamo
chiesto pareri ad altri, ma lui è stato irremovibile e derisorio
nei miei confronti.
Il grande navigatore solitario non può perdere tempo con queste
bazzecole.
Mariananda tu lo sai bene che le mie sono quote, perché
nell’accordo, sono scritte nella stessa colonnina delle tue ed
ora io ribadisco che me le voglio tenere.
Ostia Lido (RM) il
01.02.2006 |