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Venezia...una testimonianza storico-artistica patrimonio dell'Umanità

 Fin dall'antichità l'area costiera del Veneto era conosciuta a navigatori e mercanti per la sua inestricabile connessione di acque e terre emerse, e 'città-isola' erano definiti gli insediamenti dei veneti antichi che controllavano il territorio garantendo gli scambi culturali e commerciali tra Micenei, Greci, Etruschi, Celti e popolazioni del Nord Europa. La familiarità dei Veneti con le acque era tale da garantire loro a lungo la superiorità militare e da indurre poi i colonizzatori romani ad imitarne le tecniche di bonifica e ad insediare in laguna ville rustiche.

    Al crollo della potenza imperiale, sulle isole della laguna e sui cordoni litoranei, gli abitanti della terraferma veneta cercarono rifugio, giungendo nel 431 d.C., al primo consistente stanziamento nella zona di Torcello, cui si fa risalire la prima fondazione di Venezia, seguito poi da altri, sorti come sedi episcopali 'in esilio' dalla terraferma. L'equidistanza di Venezia dall'impero occidentale e quello orientale e la sua vocazione di 'mediatrice' tra impero e papato portarono alla nascita e allo sviluppo della Serenissima, a partire dall'828, quando il corpo di San Marco fu trasferito da Alessandria d'Egitto a Venezia. Il commercio con l'India e la Cina determinò l'afflusso in laguna di enormi ricchezze economiche e culturali, che confluirono in uno stile tipicamente veneziano, sintesi di elementi orientali e occidentali. Il complesso religioso di Torcello, il Duomo dei SS. Maria e Donato a Murano e la stessa struttura architettonica di San Marco sono esempi di questa fusione. Anche il gotico a Venezia (Palazzo Ducale) è la solenne espressione del fiorire religioso e civile della città nel XII e XIII sec., così come l'architettura civile (Ca' Farsetti, Ca' Mosto, Ca' Loredan) mostra la stessa peculiarità artistica, passando dal bizantino alla goticizzazione delle forme e degli archi. Il massimo splendore della città si accompagnò alla sua definitiva strutturazione in Repubblica oligarchica (tra il 1032 e il 1297), il cui potere era nel e mani della ristretta cerchi a di famiglie patrizie costituenti il Maggior Consiglio.

    Questo assetto costituzionale giunse inalterato fino al 1797, facendo della Serenissima una grande potenza dell'Europa, che tratta va con Francia, Spagna e Impero, e sapeva resistere alle ingerenze politiche e alle scomuniche papali. Dal 1244, l'avanzata dei turchi e la loro risalita dei Balcani fino alla Livenza nel 1499, provocarono una progressiva riduzione del dominio da mar della Serenissima. La crisi dei commerci veneziani fu aggravata a fine '400 dal mutare degli equilibri economici mondiali in seguito alla scoperta dell'America e all'apertura della rotta africana per l'India, che privava Venezia della sua posizione monopolistica.

     Divenne allora vitale per l'economia e la politica della Serenissima l'ampliamento e il consolidamento dello stato da terra, con le opere di bonifica, di insediamento e di sfruttamento agrario del territorio, con lo sviluppo dell'industria nazionale e con l'investimento nel commercio europeo. Ciò aprì Venezia a nuove influenze artistiche che lentamente determinarono l'evoluzione dell'architettura verso le eleganze del Rinascimento, frutto di artisti ed architetti lombardi. Il nuovo stile lombardesco trova la sua massima espressione nella chiesa della Madonna dei Miracoli, nel palazzo Dario sul Canai Grande, nella facciata della Scuola Grande di S. Marco e nell'atrio di quella di San Giovanni. Nel XVI sec. le forma classiche approdano in laguna con Sansovino (Loggetta, Zecca e Libreria Marciana, S. Francesco della Vigna), ma il vero rinnovamento del rinascimento veneziano si deve al Palladio che firmò tutti gli edifici religiosi: Accademia e le chiese del Redentore e di S. Giorgio Maggiore. I suoi allievi annunciarono quel gusto barocco che si affermerà nel '600 con l'opera geniale del Longhena per sfociare a fine secolo nel manierismo sovraccarico della sua scuola (S. Moisè).

     La politica di conservazione e di sviluppo dell'entro terra, che caratterizzò la vita degli ultimi tre secoli della Repubblica, ne determinò anche il progressivo isolamento, la decadenza economica e politica. Si posero così le basi della resa di fronte all'avanzata rapace di Napoleone, con l'occupazione di tutto il Veneto nel 1797, subito ceduto all'Austria con i trattati di Campoformido.

    Espressione artistica per eccellenza di questa lunga decadenza, che cercava di mascherarsi nello sfarzo e nel formalismo, furono nel '700, il vedutismo luminoso dei Canaletto e dei Guardi, la concretezza delle forme di Piazzetta, la fantasia allegorica di Giambattista Tiepolo, la cronaca divertita della vita veneziana di fine Repubblica del figlio Giandomenico e soprattutto di Pietro Longhi. I due secoli senza indipendenza sono stati, per Venezia e per il Veneto, la storia di guerre combattute da altri sul suo territorio, di trattati e false consultazioni popolari. Il danneggiamento del patrimonio storico-artistico, l'abbandono del controllo idrico e territoriale e il conseguente insabbiamento di canali e laguna, l'inquinamento industriale, il pesante sfruttamento commerciale di una città unica al mondo per la sua bellezza e il suo patrimonio storico-artistico, hanno gravemente intaccato, ma non ancora del tutto compromesso la fibra, forte e delicata insieme, di Venezia.

     La ripresa della crescita economia e culturale del Veneto autorizza la speranza di un futuro in cui la città d'acqua e di pietra, di nuovo padrona di se stessa e del suo territorio, possa tornare ad offrirsi all'ammirazione e al rispetto dei visitatori e dei suoi abitanti.

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