Quando una pazza come me fa diventare i personaggi (che tra l’altro nemmeno le appartengono^^’’’…) degli eroi conosciuti in tutto il mondo*-*… allora è meglio che si vada a nascondere prima che venga riconosciuta, minacciata e ammazzata^^;;…

Se conoscete “La maschera di ferro” ed è il vostro film preferito allora è meglio che non leggiate per non rovinarvi la stima che riponete in esso, io non voglio alcuna responsabilità^^””…

Ah, il titolo sarebbe “L’uomo nella teca di ferro” e visto che il mio inglese fa schifo e le parole le invento Tec è la storpiatura di Teca ovviamente^^”””…

Per il resto è il mio solito sclero puro e infinito e… Tama è tornata a scrivere cretinate*__*!!! Evvaiii^__-!!!

 

- The Man in the Iron Tec

By *Aya-chan*

Some of this is legend, but at least this much is fact.

When rioting citizens of France destroyed the Bastille, they discovered within its records this mysterious entry. Prisoner number 64389000: the Man in the Iron Tec.

 

Un uomo dai lunghi capelli bianchi vestito di stracci percorse il lungo corridoio dell’antica prigione circondato da celle piene di uomini, che da lungo tempo non erano più tali, ma erano diventati putride carcasse vuote con un lieve sospiro di vita che ancora sopravviveva in essi allungando soltanto la crudele agonia, fino ad arrivare ad una delle celle buie in cui un prigioniero aspettava l’unica cosa che in quel luogo avrebbe potuto fargli visita oltre alle vecchie guardie e ai topi:… la morte.

- Non sei ancora morto? – chiese l’uomo porgendo una fetta di pane marcio al prigioniero. Non ebbe risposta, una mano giovane e sporca ritrasse il cibo mentre l’uomo se ne andava.

Poi tra le urla agghiaccianti, che sempre facevano da sottofondo in quel luogo di dolore e miseria, l’occhio di un ragazzo comparve tra la piccola fessura della porta di ferro, unica entrata alla sua cella, e fissò fuori.

 

+++1°CAPITOLO++

PARIGI 1662

Il lungo soprabito nero di un uomo si muoveva al vento mentre veloce cavalcava sulle strade della vecchia Parigi, strade in cui vi era solo povertà.

Sembravano così lontani i tempi in cui Parigi era la città più rigogliosa d’Europa, ma ora con il nuovo sovrano tutto era cambiato “Chissà se tornerà la prosperità di un tempo?” si chiese l’uomo mentre un medicante si accasciava affianco al suo cavallo stringendo con forza disperata i suoi stivali neri. Purtroppo molti dei moschettieri, suoi sottoposti, lo avevano pregato di indossare almeno i colori giusti della loro amata e onorata divisa, ma lui si era opposto e aveva messo tutti a tacere una volta che se ne uscì con un profondo e deciso - E chi se ne frega! –

Ma non era tempo di pensare a questo, la miseria lo circondava, il vecchio accasciato ai suoi piedi supplicava di essere aiutato e lui… Seishiro Sakurazuka, capo dei Moschettieri, gli stessi che un tempo si distinsero per il loro coraggio e le loro leggendarie gesta… bè, lui si preoccupava dei suoi stivali nuovi all’ultimo grido trovati nel negozio di Giorgio Armani firmati Valentino… Si era chiesto come fosse possibile una cosa del genere, ma il negoziante gli aveva assicurato che fossero originali e testimonianza ne era l’ologramma di topolino che oltre alle videocassette originali da un po’ di tempo contraddistingueva anche le scarpe delle marche più famose!

Con assoluto disgusto fissò il mendicante e con un calcio ben assestato alle sue costole se lo levò dai piedi per poi pulirsi le scarpe con un fazzoletto bianco, su cui erano ricamate le proprie iniziali, e riprendere la folle corsa.

Più distante qualcuno si divertiva insieme a delle fanciulle e arrivato ad un portone di legno gridò – Kakyou!!! Kakyou!!! Sono Yuuto!!! – sbattendo la porta che fece un rumore indescrivibile, si fermò a guardare l’amico che sobbalzando a quell’entrata cadde dalla sedia sulla quale riposava. Le fanciulle lo guardarono ridendo e il ragazzo dai lunghi capelli chiari si risistemò sulla sedia avvicinando la flebo che sempre lo accompagnava e che, nel mentre, era caduta a terra e fece un cenno di dissenso verso Yuuto e la sua dolce e provocante compagnia, infine tornò a riposare appoggiando nuovamente la testa sulla grossa scrivania vicino alla finestra.

- Uff, scusatelo fanciulle, sapeste… vi sarebbe piaciuto davvero, ma con l’operazione che ha subito non solo continua a dormire lui, ma anche il suo amico lì sotto… - si scusò Yuuto con le donne che ridendo ancora cominciarono a bisbigliare tra di loro e lui continuò – Mi dispiace ma per oggi non se ne fa niente… - e detto questo le mandò gentilmente via e chiuse la porta dietro di sé avvicinandosi a Kakyou.

Lo fissò per qualche istante, poi, capendo che non aveva nessuna intenzione di svegliarsi, prese nell’armadio il kit di soccorso che teneva sempre per emergenze di questo genere e ne estrasse il defribillatore che caricò per bene e poggiandolo con delicatezza sul petto di Kakyou aspettò che la scarica elettrica partisse. Il cuore di Kakyou ebbe un colpo talmente forte che cominciò a battere come mai aveva fatto, ma poi per il troppo sforzo a cui non era abituato si bloccò all’improvviso…

- Oh, cacchio, non dirmi che l’ho accoppato! – si preoccupò Yuuto tirando fuori dalla tasca dei pantaloni un cellulare e componendo il 118 contattò l’ospedale più vicino – Pronto… sì, l’ospedale? …Sì… ecco, il mio amico qui ha avuto un problemino e ora penso sia morto… Potete fare qualcosa? … No, non chiamate l’obitorio che se viene a mancare uno dei protagonisti l’autrice mi uccide… Ecco sì, venite subito mi raccomando… - e riattaccò mentre in pochi secondi un’ambulanza, formata da una carrozza bianca trainata da tre cavalli con tanto di croce rossa dipinta sulla schiena (perché a quei tempi non si poteva pretendere esistessero già le ambulanze!) arrivò velocissima, ne scese una ragazza con gli occhiali vestita con un top e una minigonna bianca che corse verso la stanza dove si trovavano Yuuto e Kakyou.

- Ah, Satsuki, sei venuta tu. – constatò il ragazzo vedendola, lei fece sì con la testa concedendogli un sorriso e dei cavi elettrici afferrarono il corpo di Kakyou portandolo sulla carrozza agghindata come un’ambulanza.

La carrozza corse veloce tra la folla di mendicanti che continuava a riempire le strade di Parigi, in pochi minuti sarebbero finalmente arrivati all’ospedale sperando di fare in tempo per salvare il giovane. Yuuto lo guardò disteso su una barella, che era entrata per un pelo nella piccola carrozza e rischiava di finire in strada da un momento all’altro, quasi con le lacrime agli occhi – Oh, Dio… sigh… perché, perché vuoi portartelo via… è troppo terribile vedere morire un amico… – cominciò a dire tra i singhiozzi che si facevano sempre più forti mentre Satsuki gli poneva un fazzoletto – Ma come è potuto accadere…? Un attimo era vivo e l’attimo dopo, puf, morto, trapassato a miglior vita! – strinse con forza la mano della ragazza che cercava ancora di consolarlo – Oh, Satsuki, almeno tu. Non mi lasciare! -  la ragazza sorrise leggermente mentre il viso dell’uomo si avvicinava al suo per poter entrare in contatto con le sue labbra socchiuse per ricevere il suo bacio, ma proprio un millimetro prima che potessero sfiorarsi la carrozza si fermò bruscamente mandandoli gambe all’aria mentre il povero Kakyou veniva brutalmente scaraventato fuori dalla carrozza con un atterraggio decisamente poco morbido.

I due dentro la carrozza scesero cercando di ricomporsi e chiesero spiegazioni al cocchiere, un uomo di grossa corporatura che indossava sempre dei guanti neri e un giubbotto verde militare, un completo molto strano per essere solo un cocchiere.

- Ma che è successo? – fu la domanda di Yuuto – Quella ragazza si è messa improvvisamente in mezzo alla strada… - rispose l’uomo con un tono gentile sebbene la sua voce fosse molto potente – E allora? Dovevi proprio fermarti? Che cacchio te ne frega di quella?? – l’uomo guardò Yuuto con un espressione dura e secco disse – Di lei non mi interessa, ma non potevo distruggere i fiori che teneva in mano! – e indicò il cestino pieno di margherite e violette che il giovane biondo guardò un po’ perplesso…

La ragazza aveva i capelli neri corti e gli occhi verde acqua, indossava un abito un po’ strano per l’epoca e alla sua vista il corpo di Kakyou, ancora sdraiato a terra, ebbe un sussulto e cominciò lentamente ad aprire gli occhi.

La ragazza si guardò addosso per controllare di essere ancora tutta intera e una volta costatata la sua integrità urlò contro il cocchiere e gli altri – Voi!!! Ma vi sembra quello il modo di guidare una carrozza in mezzo alla strada?!? Cosa avreste fatto se fossi morta?!? Ma non la scamperete liscia manigoldi, io vi farò causa!! Forse voi non lo sapete, ma mio fratello era il vecchio re di questo misero staterello e quando gli dirò quello che avete fatto alla sua adorata sorellina lui accorrerà qui e vi farà a fettine!!! Oh, oh, oh!!! – Yuuto aspettò che finisse di parlare poi con charme le si avvicinò e sorridendole le parlò con voce mielosa e seducente – Senti piccola, tu stai bene, noi stiamo bene perciò non c’è bisogno di fare tutto questo casino. Andiamo a prenderci qualcosa da bere e finiamola qui, ti va? – il suo sorriso si allargò, ma la ragazza con un movimento rapido lo scansò di colpo avvicinandosi invece a Kakyou che finalmente si era ormai ripreso completamente dall’infarto.

Per qualche istante i due continuarono a fissarsi negli occhi persi nella profondità del loro colore – Tu…. Tu sei… - Kakyou cercò di formulare una frase completa ma le parole gli si bloccarono in gola quando vide il sorriso della ragazza che per tanto tempo aveva visto nei suoi sogni interrotti solo dalle solite e brusche entrate di Yuuto…

Cercò di sfiorare la ragazza con la sua mano bianca ma l’atmosfera idilliaca venne interrotta da un cavallo imbizzarrito che correva a tutto fiato proprio verso di loro mentre un uomo gridava a gran voce – PIIIISTAAA, FATEMI PASSAREEE!!! – durò tutto un attimo: la mano di Kakyou si ritrasse in fretta, la ragazza volse il suo sguardo all’uomo sul cavallo… e il cavallo imbizzarrito calpestò senza ritegno il suo esile corpo e l’uomo, non sicuro che fosse davvero morta, ci ridiede un’altra bella ripassata spiaccicandola al suolo per bene in modo che di lei non rimanesse più traccia se non una schiacciatina sporca di sangue.

Kakyou rimase sconvolto, l’ultima cosa che i suoi occhi videro prima di chiudersi di nuovo, e probabilmente per sempre, fu la mano della giovane tesa verso di lui e la sua voce che tremante e piena di dolore sussurrava nel suo ultimo respiro – Me la… pagherai… che tu sia… maledetto… assassino… - infine il nero più assoluto…

Il cavallo finalmente calmato si fermò di fronte al ragazzo svenuto e ne scese l’uomo con il soprabito nero che da lungo tempo cavalcava senza sosta alla loro ricerca.

- Sei… Seishiro, sei proprio tu! – constatò Yuuto andandogli incontro contento – Già, proprio io!!! – l’uomo prese una sigaretta dalla tasca del soprabito e la poggiò alla bocca – E voi come state? Tutto bene vedo… - continuò, poi guardando il corpo del suo vecchio amico a terra aggiunse – Ehm… bè… quasi tutto bene… Ma che gli è preso a Kakyou? – Yuuto alzò le spalle – Mha, lascia perdere, è sempre stato cagionevole di salute! – insieme al cocchiere, in lacrime perché i fiori della ragazza erano stati calpestati e distrutti come la sua giovane vita, rimisero quindi il malato sulla barella nella carrozza e si incamminarono di nuovo verso l’ospedale sperando di fare ancora in tempo per salvarlo.

- Uff, spero non sia troppo tardi o la sentiremo l’autrice e l’idea non mi piace affatto… - mormorò Yuuto al solo pensiero della pena che lo aspettava se Kakyou non avesse più riaperto gli occhi – Non pensiamoci, vedrai che si rimetterà presto, non per niente è uno dei quattro grandi moschettieri, no? – sentenziò Seishiro con un sorriso aspirando a pieni polmoni il fumo della sua sigaretta – Sì, hai ragione e noi moschettieri non ci facciamo sconfiggere da niente!!! – esclamò Yuuto ritrovando il buonumore, poi diventando di nuovo dubbioso chiese all’altro – Ehm… ma tu che ci sei venuto a fare fin qui? – Seishiro rimase un attimo a pensarci poi risolto che non se lo ricordava più scrollò le spalle e rispose – Bho, ma visto che ci sono andiamo a bere qualcosa!!! – e detto questo i due fecero fermare la carrozza, Yuuto scese salutando Satsuki con un baciamano e salito sul cavallo di Seishiro si allontanò veloce come il vento alla ricerca di un bar.

- Ehy, Seishiro sei sicuro che non ci stiamo dimenticando qualcosa? – l’uomo ci pensò su un po’ – Uhm… - poi scosse la testa – Mha! Vedrai che ci verrà in mente prima o poi! – così dimenticandosi del povero Kakyou come si erano dimenticati della ragazza che, ormai poltiglia, era ancora riversa sulle strade, si misero in viaggio per le vie di Parigi mentre la giornata volgeva ormai al termine e un oscuro complotto stava per prendere forma, un complotto che solo quattro uomini coraggiosi avrebbero potuto sventare, quattro uomini che avevano combattuto per la Francia e per il re: i quattro moschettieri.

- Ah, Seishiro, un giorno o l’altro mi dovrai spiegare come hai fatto a diventare capo dei moschettieri… - - Sì Yuuto, un giorno forse ti spiegherò come ho ucciso il vero capo impadronendomi del suo posto… - - Cosa?!? - - No.. niente, dimentica quello che ho detto… - così le parole di Seishiro si persero al vento sperando che l’amico non lo avesse sentito, ma infondo lui faceva sempre parte dei quattro prescelti che Parigi e la sua miseria aveva creato perciò poco importava come ne era entrato a far parte, l’importante era che, come gli altri, si impegnasse per far rispettare i diritti dell’uomo e il buon nome del re, così come avevano fatto nella loro ultima battaglia e ancora avrebbero dovuto fare.

- Ah, Seishiro… come mai non indossi mai la divisa dei moschettieri? – il capitolo si apprestava alla fine ma Yuuto ancora non demordeva e curioso continuava a riempire Seishiro di domande – Ma te ne vuoi stare un po’ zitto?!? – per fortuna però l’uomo capì che quello non era più il momento di parlare e cavalcando verso l’orizzonte si lasciarono circondare dal silenzio imposto aiutato anche da un grosso cerotto che copriva la bocca di Yuuto…

***FINE CAPITOLO 3°***

 

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