Se cercate un modo per deprimervi allora questa ff fa proprio al caso vostro^-^! Scherzi a parte, ci ho messo le migliori ore della mia vita per scriverla (Così tanto?? Nd Tutti) (Niente commenti>_<!!! Nd Aya), perciò siate magnanimi e ditemi che non è brutta^^;;… (Se non lo farete il fantasma di Sei vi perseguiterà per tutta la vita! Hihihi è_é!!!)

- Death is a new life… -

By *Aya-chan*

Era morto…

Lo sapeva ma ancora non se ne rendeva conto.

Il suo sangue ancora caldo gli scivolava su tutta la mano che lo aveva penetrato nel petto uccidendolo.

Lo aveva ucciso, aveva realizzato la sua vendetta.

Lui, il Sakurazukamori, era morto, e con lui anche il suo Seishiro.

Cominciò a camminare senza meta, l’unica cosa che voleva era allontanarsi da lì. Allontanarsi da quello che aveva fatto, dal suo desiderio, da quell’uomo che morendo si era portato via anche la sua anima lacerata da un dolore inimmaginabile che lo pervadeva da troppo tempo.

Doveva andare via, lontano.

Non sapeva nemmeno dove, ma doveva farlo, anche se non sarebbe servito a lenire il suo dolore, onnipresente nel suo cuore.

Senza rendersene conto era arrivato in un vicolo buio lontano dalle luci e dal rumore del quartiere di Shinjuku, lontano da quel luogo che aveva assistito al loro incontro, ma non lontano dai ricordi, quelli lo perseguitavano sempre come se volessero mettergli davanti in continuazione la dura realtà.

Era morto…

Lo aveva ucciso…

Ma questo lo sapeva benissimo…

Si lasciò cadere in quel vicolo, con la schiena che strusciava contro la gelida parete, eppure dentro di lui faceva ancora più freddo e tutto era ricoperto da uno spesso strato di ghiaccio, lo stesso ghiaccio che si era costruito in quegli anni per proteggersi dal dolore della morte di Hokuto o forse solo dalla consapevolezza di aver perso l’unica persona che potesse amare. Per proteggersi dal dolore. Eppure il dolore era sempre stato lì, accanto a lui, dentro di lui, giorno e notte sempre più forte…

Qualcosa bagnava il suo viso roseo poggiato sulle ginocchia e stretto tra le braccia.

Qualcosa di caldo rigava quel viso uscendo da due occhi verdi coperti da una fitta coltre di tristezza.

Lacrime.

Lui stava piangendo.

Candidi fiocchi di neve cominciarono a scendere lievi sulla città illuminata da tenui lampioni, ma non lì, non in quel vicolo in cui un ragazzo, segnato dal tormento di una vita che lo ripagava in modo tanto crudele, piangeva.

Piangeva per Hokuto.

Piangeva per Seishiro.

Piangeva per la sua morte.

E piangeva anche per sé stesso.

Nessuno lo avrebbe trovato in quel luogo, nessuno lo sarebbe andato a cercare, lui aveva ucciso l’unica persona che avrebbe potuto farlo.

Era morto…

Lo aveva ucciso…

Perché queste due frasi continuavano a martellargli incessanti nella testa?

Seishiro era morto…

Lo sapeva… Ma non voleva…

Voleva dimenticare. Dimenticare proprio questo, dimenticare di aver ucciso Seishiro, dimenticare di quella fitta che lo trafiggeva ogni volta che pensava a lui e a quello che gli aveva sussurrato in quel momento, prima del suo ultimo sospiro.

Dimenticare tutto.

Sarebbe bastato questo…

La neve aveva ormai ricoperto di bianco la città. Tutto intorno a lui era rischiarato da quel candore, ma quel luogo era rimasto nelle tenebre, aveva la stessa oscurità che offuscava la sua mente, tutto di lui si era perso in quell’oscurità spaventosa e senza fine. Un baratro in cui cadeva sempre più in basso senza mai trovare un appiglio a cui aggrapparsi o qualcosa che attutisse la sua caduta verso il nulla.

Un baratro buio, tetro e infinito.

La sua vita. Quella che avrebbe dovuto continuare senza di lui.

E intanto cadeva dimenticato in quel vicolo lontano dalla città, lontano dal mondo, lontano da un destino che aveva segnato crudelmente tre vite. Un destino che aveva deciso per lui, per loro…

Un destino che seguitava a prendersi beffe di lui.

Fermati…

Una mano aveva finalmente fermato la sua caduta e con forza lo teneva per un braccio, l’altra mano posata con gentilezza sul suo viso gli asciugava le piccole perle che ancora scorrevano copiose dagli occhi che un tempo erano stati trasparenti come l’acqua.

Per un attimo i loro sguardi si incontrarono.

Per un attimo poté rivedere di nuovo il suo viso mentre l’unico occhio dell’altro lo fissava.

Per un attimo era ancora con lui, come se non fosse successo niente, come se non fosse mai morto…

Come se non lo avesse mai ucciso…

Un sogno…

Non poteva essere che tale. Ma che importava? Lui era lì, di nuovo, e in quel momento non avrebbe desiderato altro.

In quel momento gli sarebbe bastato quell’effimera illusione…

Dove vuoi andare…

Vedeva le sue labbra muoversi e parlare come quando aveva cercato di dirgli quelle parole che si erano perse nel vento della sofferenza della sua morte e lui era rimasto ad aspettare che parlasse, come in questo momento. Ma lui aveva taciuto. Non avrebbe parlato mai più.

- Parlami… sto aspettando di ascoltarti… - lo implorò mentre la sua mano tesa verso la visione di Seishiro, del suo Seishiro, lo cercava come se non fosse vero, perché non poteva esserlo…

Fermati…

Non era vero.

Non era in quel luogo.

Non era con lui. Non più.

Ma era Seishiro. E questo bastava per continuare quel sogno impossibile che alleviava il dolore delle ferite dentro di lui, quelle che facevano più male, quelle che non si sarebbero mai rimarginate, nemmeno con il tempo.

- Parlami… sto aspettando di ascoltarti… - la sua mano ora era in quella di Seishiro che con estrema dolcezza lo aveva aiutato ad alzarsi e lo teneva con un braccio dietro la sua schiena per impedirgli di ricadere. Sostenendolo.

Non andare…

Un sorriso comparve sul volto dell’uomo, ma non il solito sorriso cinico che troppo spesso esibiva, non il solito sorriso che gli aveva visto in ogni occasione sulle labbra, questo era diverso, questo era speciale. Era solo per lui.

Non parlò. Rimase in silenzio guardandolo con quell’unico occhio che lo penetrava fin dentro l’anima che una volta gli era appartenuta ma che ora aveva perso, allo stesso modo di come aveva perso quell’uomo che come per magia in quel momento si trovava di fronte a lui.

Ora il silenzio di Seishiro gli poteva bastare.

Nel suo silenzio c’erano infatti tutte le parole che mai gli aveva detto e che mai più avrebbe potuto dirgli. Nel silenzio c’erano mille e più parole che solo loro potevano sentire, che solo loro potevano condividere.

Nel silenzio era racchiuso il loro amore.

Un amore maledetto dal destino infame di un mondo le cui sorti erano state messe in mano a due fazioni e di cui loro ne facevano parte. Quel medesimo destino che li aveva voluti dividere: uno Drago del cielo, l’altro Drago della terra. Un destino crudele che nemmeno in quel momento tanto cercato da entrambi li lasciava in pace, liberi finalmente di consumare quell’amore represso che nascondevano da tempo in fondo al loro cuore.

Non gli era mai importato del destino della terra. A nessuno dei due, ma entrambi lo avevano utilizzato come mezzo per potersi incontrare. Ognuno dei due desiderava uccidere l’altro, ognuno dei due mentiva a sé stesso…

Mi dispiace…

La mano di Seishiro era scivolata sui morbidi capelli corvini di Subaru, che accarezzava gentilmente mentre avvicinava il suo viso a quello del ragazzo e sfiorava le labbra di lui con le sue.

Un tocco, nient’altro che questo, poi più niente.

Come il lieve tocco, spariva in un sospiro anche l’immagine diafana di Seishiro e al suo posto non rimaneva più nulla.

Niente.

Il destino è crudele…

Per anni aveva aspettato il momento di ucciderlo quando invece avrebbe soltanto voluto gridare al mondo intero quanto amasse quell’uomo, quando invece voleva soltanto essere ricambiato… ma infondo gli bastava anche essere considerato meno di un oggetto, anche così lo amava con tutto se stesso. Anche così sapeva che non poteva fare a meno di lui.

- Ti prego non te ne andare… - ma chi poteva sentirlo in un vicolo sperduto di una città che sembrava rifiutarlo in tutti i modi?

Ti amo…

Quante menzogne aveva inventato per convincersi che quello che stava facendo era giusto, che quello che Seishiro aveva fatto non poteva essere perdonato. Quante menzogne quando invece sarebbero bastate due parole soltanto per mettere un fine a quella storia di tragedie e pentimenti e cominciarne finalmente una nuova, insieme.

Non sarebbero potuti tornare indietro ma andare avanti era già qualcosa. Riuscire a pensare che per loro ci fosse stato un futuro sarebbe bastato per far smettere il ronzio di una macchina infernale come la morte che aveva fatto fin troppe vittime.

- Non lasciarmi… - la sua mano era ancora tesa, aspettava che Seishiro tornasse indietro, aspettava di poter stringere di nuovo la mano di lui, di sentire il profumo dei suoi capelli, il profumo dei petali di Sakura misti al fumo delle solite sigarette, sempre presenti nelle sue tasche. Voleva poter essere stretto dalle braccia forti di un uomo che segretamente aveva amato per tutto quel tempo e che era morto senza saperlo. Anzi glielo aveva detto, ma ora che importava…

Che importanza poteva avere la vita se Seishiro, il suo Seishiro, era morto?

Ti amo…

Qualcuno lo aspettava da qualche parte, in un luogo lontano, in un luogo che non conosceva. Qualcuno attendeva di poterlo incontrare nuovamente. Qualcuno da qualche parte aveva bisogno di lui.

- Seishiro… - una volta aveva uno scopo nella vita, credeva che se lo avesse raggiunto avrebbe trovato finalmente la pace tanto desiderata.

Una volta credeva in qualcosa che poi venne distrutto in pochi secondi. È così che ottenne lo scopo della sua vita, l’unica cosa che per lui fosse davvero importante, l’unica cosa che lo mandava avanti giorno dopo giorno.

Una volta aveva qualcosa per cui vivere ma solo ora si rendeva conto che in realtà non era per la vendetta se ogni giorno cercava di continuare quell’orribile esistenza, era solo perché aveva qualcuno per cui vivere.

Lui aveva qualcuno da proteggere ad ogni costo. Seishiro.

E ora non ce l’aveva più…

La vita a volte può essere davvero spietata…

La vita. La sua non era più una vita. Non senza Seishiro…

Ora più che mai non gli importava del futuro della terra. Lui un futuro non ce l’aveva più e ironia della sorte era stato proprio lui a distruggerlo con le sue mani… ma forse un futuro non ce l’aveva nemmeno mai avuto…

- Seishiro… Ti amo… - non lo avrebbe sentito, ormai era lontano, troppo lontano e lui era rimasto da solo, questa volta per sempre…

In silenzio pianse mentre il suo ricordo veniva inghiottito nell’oscurità di una notte gelida senza stelle che aveva segnato il destino di due uomini.

Distante un pacchetto di sigarette era rimasto a terra sulle rovine di un ponte crollato nell’immensa città di Tokyo e, come se stesse riposando stanco di una difficile battaglia che non aveva visto nessun vincitore, rimaneva in attesa di essere raccolto e ritrovato dal suo vecchio padrone. Probabilmente un’attesa vana…

Un pacchetto di sigarette veniva preso a calci e calpestato dalla gente che nemmeno se ne accorgeva, la stessa gente che lui, come Sigillo, avrebbe dovuto proteggere ma che non riusciva a comprendere la sofferenza del suo cuore ormai completamente a pezzi.

Un uomo lo raccolse e ne estrasse una sigaretta che un po’ rovinata appoggiò alle labbra, fece scattare un paio di volte la rotella del suo accendino e accese la sigaretta aspirandone il fumo, poi mise in tasca il pacchetto stropicciato su cui si leggeva appena la scritta Mild Seven sul fronte, e con il ricordo di un giovane dal cuore spezzato e dagli splendidi occhi smeraldo si incamminò per una destinazione dalla quale non avrebbe più fatto ritorno.

Non sarebbe più tornato indietro…

Ma presto quel giovane lo avrebbe raggiunto perché solo insieme sarebbero potuti essere felici, solo insieme la loro vita poteva avere un senso…

>o< OWARI >o<

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