Natale ed Epifania

 

La difficoltà da parte degli storici di stabilire una data certa della nascita di Gesù, fra le altre cose, è dovuta senz’altro al fatto, che per antica tradizione quasi coeva, tale festività veniva celebrata nella Chiesa ancora unita, in due date diverse. Si ritiene che sia utile e necessario perciò analizzare il problema e vedere se c’è la possibilità di risolverlo.

Dalla cronologia che si è stabilita secondo il Vangelo di Luca, si è visto che Gesù è nato il 25 dicembre –2, corrispondente al 18 Tevet 3759. Si è poi osservato che Luca, come medico che operava a Roma, trasmise questa tradizione alla Chiesa romana. Com’è documentato, è noto che la festa della natività di Gesù si affermò in tale data soltanto nel IV secolo a Roma e da lì si diffuse in tutta la cristianità.

La volontà di uniformare in tutta la cristianità la festività del 25 dicembre incontrò non poche difficoltà, soprattutto in Oriente. L’intervento di giovanni Crisostomo, patriarca di Costantinopoli, fu decisivo perché tale festività fosse accettata in Oriente durante il IV secolo, sebbene ancora oggi alcune Chiese Orientali festeggino la natività di Gesù il 6 gennaio. In realtà in Oriente l’Epifania era la celebrazione di molteplici eventi: la nascita di Gesù, la visita dei magi, il battesimo e l’inizio della predicazione.

La festa della natività nella Chiesa orientale si celebrava il 6 gennaio secondo un’antica tradizione.  In Mesopotamia Efrem Siro (373) affermava che al suo tempo solo la festa del 6 gennaio (13 giorni dopo il solstizio) si considerava come festa della nascita del Signore. Anche secondo Epifanio (circa 315-403 d. C.), Gesù è nato il 6 gennaio: “l’VIII giorno prima delle Idi di gennaio, che presso i Romani è il V giorno di gennaio; per gli Ebrei il XIII di Tebeth”. Assieme a tutta la Chiesa Orientale, che si riteneva erede diretta della Chiesa di Gerusalemme, Epifanio riferisce che tale data risale al secondo secolo.

Epifanio dunque fissa la nascita di Gesù al giorno VIII prima delle Idi di gennaio, che è il 6 gennaio (non il V giorno). Non si comprende come Epifanio abbia calcolato i giorni del mese Tevet. Perché se il giorno della data di nascita è il 13 Tevet, allora è nato il 7 gennaio dell’anno 0. Ma lo stesso Epifanio, mentre da una parte asserisce che Gesù è nato il 42° anno di regno di Augusto, cioè nell’anno –2, dall’altra afferma che è nato il 33° anno di Erode, ossia nell’anno –7. Anche tenendo conto che il computo parta dalla conquista effettiva di Gerusalemme da parte di Erode, il 33° anno sarebbe il  –4. Come si possano conciliare date così discordanti, non è possibile saperlo.

Singolare è peraltro in Epifanio la coincidenza tra il giorno 13 del mese di Tevet, e i 13 giorni di differenza che intercorrono tra il solstizio d’inverno (incluso) e l’Epifania. La possibilità di questa confusione si evince anche dal fatto che Epifanio stesso scrive che il 6 gennaio cade 13 giorni dopo l’aumento della luce del giorno. Resta comunque il fatto che è necessario analizzare attentamente la data del 6 gennaio. A questo punto bisogna fare alcune considerazioni.

Si è già visto che, essendo nato Gesù il 25 dicembre –2, la corrispondente data ebraica è il 18 Tevet 3759. Perciò, secondo la comunità di Nazaret egli compie gli anni sempre al 18 Tevet e, in effetti, compie 29 anni il 18 Tevet 3788, che, corrisponde a sabato 3 gennaio 28.

Dal momento che le prime comunità giudeo-cristiane conservavano in gran parte gli usi ebraici, anche per esse la data della natività di Gesù era il 18 Tevet, che, in relazione al calendario giuliano, variava ogni anno; in altre parole era una ‘festività mobile’, come lo era e lo è tuttora la Pasqua e le altre festività ad essa collegate. Come si spiega allora che a un certo punto diventò una data fissa? Ciò fu dovuto, con ogni probabilità, al fatto che a un determinato momento fu necessario convertire in una data fissa la festa della Natività, forse perché non tutti i nuovi convertiti avrebbero compreso cosa potesse significare che Gesù è nato il 18 Tevet. Se da una parte era comprensibile che la festa della Pasqua cristiana restasse una festa mobile rispetto al calendario giuliano, come già lo era Pesah, non altrettanto si poteva dire in relazione al giorno in cui Gesù era nato. Infatti Pesah era celebrata nel mondo ebraico sin dai tempi di Mosè ed era la massima festività celebrata. Il fatto poi che Gesù fosse risorto in coincidenza di Pesah, dava alla Pasqua cristiana, oltre al valore liturgico, un profondo significato teologico, in quanto ne diventava ‘antitipo’. Invece il 18 Tevet era un giorno come un altro, per cui i nuovi cristiani, specialmente se di origine gentile, non avrebbero compreso il motivo per cui ogni anno dovesse variare la festa della Natività.

Si tratta dunque di trovare in quale anno presumibilmente avvenne la fissazione della Natività di Gesù al 6 gennaio. Ciò è possibile farlo con le tavole di Jean Meeus (4, 28-36). Come già spiegato dettagliatamente in altro studio con queste tavole è possibile calcolare con esattezza le fasi lunari per ogni mese dal –1500 al 2900. E’ sufficiente sommare alcuni valori numerici relativi all’anno, al mese, alla fase lunare cercata e ad alcuni fattori di correzione. Così si ottiene, con l’indicazione delle ore, la data precisa secondo il calendario giuliano fino al 4 ottobre 1582 e secondo il calendario gregoriano dal 15 ottobre 1582.

Ciò che interessa in questa circostanza è sapere in quale anno giuliano c’è stata la coincidenza del 6 gennaio con il 18 Tevet. Per saper ciò è sufficiente sapere quando il 3 gennaio corrispondeva con il 15 Tevet, che è approssimativamente al plenilunio di dicembre. Dai calcoli effettuati risulta che tale plenilunio poteva ricorrere il  3 gennaio, nel I sec. d. C. soltanto negli anni 63 e 82.

Da ciò si può dedurre che le date corrispondenti al 15 Tevet, possono essere per il I secolo sia il 3 gennaio 63 sia il 3 gennaio 82. La data dell’Epifania in tal caso coincideva con il 18 Tevet  il 6 gennaio 63 o il 6 gennaio 82. Variando l’anno secolare si possono eseguire analoghi calcoli per i secoli successivi, ma riteniamo sia inutile effettuarli, per dei motivi molto semplici. Innanzi tutto i membri della comunità giudeo-cristiana andavano sempre più diminuendo. In secondo luogo il cristiananesimo si allontanava sempre più dall’ebraismo e male avrebbe accettato la trasformazione di una festività, calcolata secondo il calendario ebraico, che non avesse avuto l’antichità,  l’autorevolezza e il valore profetico della Pasqua. Per ultimo, non bisogna sottovalutare che Epifanio riteneva che la festa dell’Epifania risalisse al I o II secolo.

bisogna risalire proprio al I secolo, quando era ancora viva la tradizione tramandata dai primi testimoni, fondatori della Chiesa giudeo-cristiana di Gerusalemme. Essi conservavano ancora gli usi e costumi ricevuti e li associavano al messaggio di Gesù Cristo. Fra le due date attendibili consideriamo più fondata quella dell’anno 63. Erano passati appena 31 anni e qualche mese dalla  resurrezione di Gesù e quindi il ricordo era ancora presente nella Comunità e presumibilmente erano ancora vivi molti testimoni della sua predicazione. C’è tuttavia ancora un motivo che, secondo noi, è rilevante per ritenere che proprio in quell’anno fosse avvenuta la fissazione della data della Natività.

Scrive Giuseppe Ricciotti che “nell’intervallo tra la morte di Festo e l’arrivo del successore Albino, il sommo sacerdote in carica era Anano (Anna), figlio di quell’omonimo sommo sacerdote deposto da Valerio Grato che figura nella passione di Gesù; egli era un sadduceo arrabbiato, e, mancando il controllo del procuratore, ne approfittò per disfarsi in maniera sommaria della persone che più odiava. In un passo di G. Flavio (Antichità, XX, 9, 1, riportato letteralmente  anche da Eusebio, Hist. eccl., ii, 23, 21-24) si narra che Anano «raduna il sinedrio dei giudici, e citandovi il fratello di Gesù detto il Cristo – il quale [fratello] aveva nome Giacomo – e alcuni altri, sotto l’accusa di essere trasgressori della Legge, li condannò ad essere lapidati». Una persecuzione, dunque, contro i cristiani di Gerusalemme: Giacomo «fratello di Gesù» è Giacomo «il minore» (Marco, 15, 40; cfr. Galat.,1, 19), e gli «alcuni altri» non possono essere che i correligionari di Giacomo, cioè i cristiani più in vista. Senonché la vittima principale, cioè Giacomo, era stimatissimo anche dai Giudei per la sua vita austerissima, tanto che era chiamato «il giusto»”.

Questo intervallo tra un procuratore e il suo successore, secondo Ricciotti, avvenne nel 62, quando morì Festo. Dal fatto che iniziò una persecuzione nei confronti dei giudeo-cristiani, si può dedurre che gran parte di essi cominciò ad allontanarsi da Gerusalemme per trovare luoghi più sicuri. E dal momento che s’insediarono in un ambiente greco-romano, assunsero anche il calendario giuliano, convertendo quindi alcune date fino ad allora computate secondo il calendario ebraico, in date fisse. Che ci fosse stata l’assunzione del calendario giuliano all’interno del giudeo-cristianesimo è una questione che è già stata affrontata dagli studiosi. Si riteneva però che fosse la data dei Tabernacoli (Sukkot) in quanto tale periodo era associato alla data del battesimo di Gesù al fiume Giordano. (Danielou).  In effetti ciò può essere vero, in quanto l’Epifania commemora anche il ricordo del battesimo di Gesù.

Rimane comunque valida la testimonianza che secondo Epifanio tale festività era in origine la commemorazione della Natività di Gesù. E questo punto di vista lo riteniamo fondato. Però ciò che Epifanio non sapeva era che quella data derivava dalla trasposizione di una data formulata secondo il calendario ebraico alla data corrispondente in quell’anno secondo il calendario giuliano.

Ci si può chiedere invece perché non spostarono, fin dalle origini, la data al 25 dicembre. Se presso la Chiesa di Gerusalemme era in uso il calendario ebraico, si sapeva benissimo che la natività era una festività mobile come Pesah e che quindi ogni anno ricorreva in una data diversa del calendario giuliano. Con ogni probabilità non si sapeva o non si era  preso in considerazione che nell’anno in cui nacque Gesù il 18 Tevet coincideva con il 25 dicembre.  Nel ricordo di quella chiesa era rimasto il 18 Tevet. Qualora poi si fosse deciso di ricostruire con esattezza la data storica, c’erano delle difficoltà in gran parte insormontabili. Era necessario avere delle tavole di concordanza, anno per anno, tra il calendario giuliano e quello ebraico. O in alternativa bisognava trovare una persona esperta nel calcolo dei calendari. O ancora era necessario accedere agli archivi del Tempio di Gerusalemme, dove senz’altro si potevano trovare le registrazioni, anno per anno. Senz’altro da qualche parte si potevano anche trovare delle tavole. La controprova si ha nel fatto che nella Chiesa siriaca si computò il tempo per più di mille anni secondo l’uso dei Greci, già usato del resto dai Maccabei che risaliva al –311. ciò però non era facile, perché pochi ne erano a conoscenza. Maggiormente difficile era accedere agli archivi del Tempio, in quanto i cristiani erano perseguitati dai Sadducei. Ancora più difficile era trovare una persona esperta nel calcolo dei calendari. Era ancora vivo l’evangelista Giovanni, ma sicuramente non si trovava né a Gerusalemme né in Egitto. Non restava altra alternativa che commutare la data del calendario ebraico 18 Tevet con la data coincidente del calendario giuliano, ossia il 6 gennaio. Ciò che in effetti fu fatto.

queste origini giudeo-cristiane della festa dell’Epifania, come celebrazione della natività di Gesù, sono state progressivamente dimenticate, sino ad essere completamente ignorate. E ciò soprattutto per l’atteggiamento ostile dei cristiani provenienti dal paganesimo sia verso i giudeo-cristiani sia verso gli Ebrei stessi. Le parole rivolte da Giustino a Trifone (Rabbi Tarfon) dimostrano chiaramente tale ostilità: “Invece quelli della tua razza che affermano di credere in questo Cristo, Trifone, e usano ogni mezzo per costringere i credenti in Cristo provenienti dalle genti a vivere secondo la Legge istituita tramite Mosè, o che non accettano di vivere in comunione di vita con loro, neanche io li accetto”.

L’effetto di tale atteggiamento comportò inevitabilmente il distacco di parte della  tradizione della Chiesa delle origini, per cui molte cose allora note sono rimaste sconosciute nei tempi successivi. Fra queste, si ritiene che ci sia anche la questione qui dibattuta tra la diversità della data del Natale e dell’Epifania.

 

DARIO BAZEC