La stanza del poeta e la poesia nascosta



Su un tavolo antico, all'interno dello studio di un poeta, era posato un libro, aperto a delle pagine con tante righe non ancora scritte. 
Il poeta era alla finestra a fumare una sigaretta, poi si voltò verso la parete opposta; un po' di lato c'era uno specchio che rifletteva un triangolo appeso al soffitto. Un triangolo che da molto tempo non veniva suonato. Da un angolo dello specchio sporgeva un foglietto leggero, celeste, ripiegato, con una scritta all'interno. Vi era stato scritto un messaggio importante da una persona del passato. Un messaggio che il poeta non aveva voglia di leggere ma le cui parole rimbombavano continuamente nella sua mente, parole che avevano qualcosa a che fare con il dovere, il dover essere, il dover fare.
Il poeta aveva dentro una poesia che non voleva uscire. Guardando di nuovo dalla finestra iniziò a scorgere nel cortile dei bambini che ad uno ad uno si posizionavano in cerchio al centro di una piazzetta e iniziavano a giocare a frisbi. Il frisbi roteava frusciante in aria, veniva preso e lanciato e il vocio allegro dei bambini riempiva la stanza del poeta ma non riusciva a coprire il forte rimbombare della voce scritta sul foglietto dietro all'angolo dello specchio.
Ad un tratto, una fanciulla, leggiadra e solare, prese a saltare a corda attorno a tutta la piazza. Ad un tratto guardò in su, vide il poeta e gli tese la mano. Il poeta guardò il foglietto, poi sospirò e scese in strada. Incominciò a saltare a corda, giocò a frisbi con i bambini. A sera ringraziò la fanciulla del momento spensierato che gli aveva donato e le disse: "Ora voglio donare io qualcosa a te".
La fece salire nel suo studio, staccò il triangolo dal soffitto e cominciò a suonare una musica dolce che fece piangere la fanciulla per la commozione, perché nessuno le aveva mai donato qualcosa di così meraviglioso.
Più tardi, quando fu rimasto solo nel suo studio, decise di appendere il foglietto ad una freccia e di scoccarla lontano lontano da lui. Sentiva una spinta a vivere, ad andare avanti, e, finalmente libero della voce che gli rimbombava nelle orecchie, poté scrivere una poesia, una poesia d'amore... amore per la vita
 

Sentimenti schizzati

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