Formatosi all'Accademia di Belle Arti di Roma, sotto la
guida di Monteleone e di Fazzini, lo scultore Daniele Guerrieri ha sempre
affiancato all'attività didattica nei licei artistici (di Roma e di Teramo)
un'intensa e personalissima ricerca.
Teso alla elaborazione di un proprio linguaggio, ha fatto della scultura un
mezzo di indagine del reale, uno strumento attraverso cui scoprire le leggi
misteriose e perfette delle cose. E' la loro vita nascosta che si rivela
nell'intensità espressiva delle opere monumentali, nella ricchezza
fantastica, eppur rigorosissima, delle “costruzioni” degli anni settanta,
nel fascino delle ultime creazioni, in cui la materia viene scoprendo i suoi
ritmi più intimi e inquietanti.
«Negli ultimi “frammenti”, che costituiscono un punto conclusivo della sua
ricerca, è interessantissima la componente pittorica, che entra in vitale
contatto con il rilievo plastico per dare alla superficie una ricchezza
nuova. Il neonaturalismo della sua formazione raggiunge così un organicismo
essenziale: il suo cromatismo si fa patina materica [...] per dare al
risultato il senso dell'emergenza. L'elemento plastico è spinto verso un
verticalismo che si apre in alto con una conclusione scandita e ritmica»
(N. Rosa)
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Lo scultore vive e lavora a Roseto degli Abruzzi, in via Senarica 11 (Tel. 085.8941259). Le sue opere - bronzi, terracotte, disegni - sono esposte in musei e luoghi pubblici o si trovano presso privati.
Daniele Guerrieri è nato a Castelli
(TE) il 27 aprile 1944, dove si è diplomato presso l'Istituto Statale
d'Arte. Dopo la maturità ha frequentato l'Accademia di Belle Arti di Roma
dove si è diplomato in scultura conseguendo il massimo dei voti. Formatosi
sotto la guida di Monteleone e di Fazzini, lo scultore ha sempre affiancato
all'attività didattica nei licei artistici di Roma e Teramo un'intensa e
personalissima ricerca. Teso alla elaborazione di un proprio linguaggio, ha
fatto della scultura un mezzo di indagine del reale, uno strumento
attraverso cui scoprire le leggi misteriose e perfette delle cose. E' la
loro vita nascosta che si rivela nell'intensità espressiva delle opere
monumentali, nella ricchezza fantastica, eppur rigorosissima, delle
“costruzioni” degli anni settanta, nel fascino delle ultime creazioni, in
cui la materia viene scoprendo i suoi ritmi più intimi e inquietanti. Le sue
opere si trovano presso le più famose collezioni private italiane e
internazionali (USA, Francia, Germania) e nei più importanti musei europei
ed americani. Nella produzione artistica di Guerrieri è presente un tema
dominante, che ricorre e diventa punto di riferimento in tutte le sue opere:
il tema religioso. Nella sua produzione si possono individuare alcuni
aspetti fondamentali: la monumentalistica (alla quale appartengono opere per
ville, piazzette ed il “monumento ai caduti del mare” a Roseto degli Abruzzi)
e la ritrattistica, che si impongono per la loro potenza espressiva (è il
“discorso epico e celebrativo” di cui ha parlato qualche critico); le
costruzioni “fantastiche” in cui il rigore geometrico si sposa con una
straordinaria ricchezza costruttiva, “fantastica”, appunto; le ultime
ricerche, che rappresentano peraltro un voler tornare alle prime vocazioni,
quelle degli anni giovanili. In esse sono le forze intime delle cose che
egli cerca di imprigionare e riprodurre.
Alla forma in questi “frammenti” si sposa una componente nuova, anche se
sempre presente nella sua ricerca. La memoria fa tutt'uno con la componente
pittorica, che non l'arricchisce, ma ne segna e scandisce, facendole
emergere, le forze, anche quelle più intime e inquietanti...
il commento di Bruno Orlandoni sullo
scultore:
Il dialogo con la natura è, da sempre, uno dei parametri fondamentali di
riferimento di tutta l'arte europea. L'altro è il dialogo con la tradizione,
cioè il dialogo dell'arte con la propria storia. Da Gioito e Giovanni
Pisano, all'avanguardia nel Novecento, tutta l'arte occidentale si muove tra
questi due estremi, veri e propri binari prefissati, e da questi binari non
deragliano neppure quegli artisti - oggi la maggior parte - che pretendono
di essere solo "se stessi".
Per Daniele Guerrieri dialogo con la storia dell'arte significherà allora
soprattutto attenzione a Somaini o a Leoncillo. Ma cosa significherà dialogo
con la natura? L'aspetto "naturale" delle terre cotte di Guerrieri è
apparentemente immediato. Ma si fa presto a dire natura. Al di là della
prima apparenza - assetate zolle di terra, tronchi secchi rosi dalle
tempeste e levigati dal vento e dalla sabbia, farfalle multicolori esemplari
superstiti di una archetipica fauna estinta emerge subito dalle terrecotte
di Guerrieri una componente diversa, originale e ambigua.
Le superfici sono sempre percorse da reti uniformi e pure continuamente
variate di sottili striature, come impronte digitali di un titanico pollice.
Dio non ha lasciato le tracce della sua mano nelle cose, forse solo nelle
nostre contorte anime. Ecco allora che queste macro impronte digitali si
trasformano nella prova di un salto fuori dal mondo della natura, verso gli
orizzonti della percezione e del pensiero. Come nel monumento ai caduti del
mare di Roseto degli Abruzzi: un albero di nave svetta verticale verso il
cielo, insieme croce di salvezza e asse del mondo. La figura di un caduto
giace priva di vita. Un'altra, in una posizione di miracoloso equilibrio, si
protende verso l'albero contro la cui base si frangono le onde.
Tutto è in bronzo - e si tratta di una realizzazione tecnica non
indifferente - ma la base è fornita da una serie di rocce che emergono da
una vasca d'acqua. L'insieme è di effetto volutamente drammatico ma
l'essenzialità delle forme nasconde a mala pena un sottile gioco di rimandi
e di contrasti che affonda le proprie radici e trova tutte le proprie
ragioni nella prassi artistica. La patina severa del bronzo contrasta con la
lucentezza dello specchio d'acqua.
Tra l'una e l'altra la superficie scabra della pietra fa da tramite e da
catalizzatore, ma anche da terzo polo dialettico. La vena della pietra è
sapientemente disposta blocco contro blocco: orizzontale in quello inferiore
di supporto, verticale in quello superiore, quasi a guidare il gesto del
martire verso l'albero della salvezza. Acqua, pietra, terra, bronzo e,
naturalmente, fuoco, necessario a cuocere la terra e a fondere il metallo.
Su tutto ciò l'impronta della mano dell'artefice, non tanto "creatore" in
senso metafisico quanto - come sempre nella grande scultura - costruttore,
formatore in senso quanto mai fisicamente concreto.
[Bruno Orlandoni]
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Il monumento ai caduti del mare a Roseto [commento di V. Milone]
Il monumento, opera dello scultore Daniele Guerrieri, rappresenta il
tentativo di salvataggio di due uomini dall'affondamento di una nave. Quest'opera
vuole essere l'omaggio della popolazione rosetana a coloro che hanno dato la
vita nell'adempimento del dovere di procurare a sé ed ai propri familiari i
mezzi per vivere dignitosamente e nel contempo, tramandare alle generazioni
future la storia delle proprie origini che sul mare ha fondato l'economia e
la cultura.
Questo monumento non concede nulla alla retorica ma affonda le radici
proprio nella tradizione marinara di Roseto, che ancora oggi costituisce un
notevole polmone nell'ambito della economia dell'Abruzzo, tanto da farne uno
dei porti più dotati di infrastrutture e di flottiglia da pesca del medio
adriatico. Intere generazioni sono vissute con e dei frutti del mare,
sostenendo battaglie non soltanto di tipo economico per vedere degnamente
remunerato il frutto del proprio lavoro ma ancora più contro la furia degli
elementi del mare aperto, che non ha mai cessato di chiedere sacrifici umani
a coloro che quotidianamente sono costretti a salpare per guadagnarsi
l'esistenza.
Anche se può sembrare un controsenso il concetto del “morire per vivere” in
effetti esso è connaturato con la vita dell'uomo, in tutte le latitudini, ma
nell'ambito marinaro esso diventa più tangibile ed evidente per
l'immediatezza con la quale queste due condizioni possono susseguirsi in un
brevissimo spazio temporale.
Ed è proprio nell'antitesi di questo dualismo che si concretizza la cultura
dei popoli marinari, la cultura dei rosetani, che Daniele Guerrieri ha così
mirabilmente interpretato e questo particolarmente in una stagione che vede
sempre più le giovani generazioni orientarsi verso altri interessi economici
ed altri stili di vita che del proprio passato hanno troppo spesso ricordi
sbiaditi o del tutto inesistenti. Il monumento è composto da due figure di
marinai delle quali una rappresentata priva di vita, mentre l'altra, ancora
viva, alza lo sguardo verso l'albero della nave (albero che simboleggia la
croce divina, quindi la salvezza eterna) con il proposito di rimanervi
aggrappato con le braccia. Il tentativo del marinaio è controbilanciato da
un'onda minacciosa (che rappresenta il male) che spinge inesorabilmente nei
fondali i resti della barca dei due marinai.
L'opera realizzata nel 1988, rivela anche la tempra e lo spirito mistico che
animano le opere di Daniele Guerrieri, uno scultore giovane sia
anagraficamente che nell'animo, formatosi culturalmente e professionalmente
alla “scuola romana” degli anni '60/'70 frequentando e lavorando nelle
botteghe artistiche di via Margutta con nomi del calibro di Pericle Fazzini,
Pirro, Marras, Fulloni e Gentilini che ha saputo conciliare le forme della
scultura moderna con i canoni della tradizione culturale dell'Abruzzo
marinaro, regalando alla memoria storica, ma anche alla fruizione estetica,
dei rosetani un'opera altissima che onora l'artista e la sua terra.
[di Valentino Milone - da "Progetto Abruzzo" Aprile 1992 - Anno VI - N° 4]