SULLA STORIA POSTALE. Considerazioni di un principiante.
(La Soffitta n° 16)

Da quando ho cominciato ad interessarmi di affrancature, buste e simili una domanda mi assilla: che cosa è la Storia Postale? Nel tentare di rispondere a tale domanda ho cercato, innanzi tutto, di definire l'oggetto di tale disciplina e sono arrivato alla conclusione che bisogna separare: la Storia Postale come genere letterario (vedi “Ultime lettere di Jacopo Ortis” del Foscolo), dalla Storia della comunicazione epistolare, come in pratica una mia lettera (ad esempio), regolarmente affrancata ed impostata a tale ora, ecc. a prescindere dal suo genere letterario (in questo caso pessimo!) e giunta a casa di un amico lontano, e dalla Storia dell'Amministrazione postale come, ad esempio, la trasformazione in S.p.A. che in pratica ha comportato grandi sconvolgimenti sull'organizzazione del personale piuttosto che del servizio postale.

Altro quesito che mi sono posto è il seguente: quale è le differenza fra un collezionista storico-postale ed uno storico-postale. Dovrebbe esserci la stessa differenza fra collezionista d'arte (ad esempio di quadri) e storico dell'arte. Il collezionista d'arte colleziona oggetti d'arte (ordinandoli ed esponendoli con un certo criterio), lo storico dell'arte descrive l'opera e la personalità artistica dell'autore senza possedere o collezionare (nella generalità dei casi) neanche un quadro da lui descritto.

Gli storici, in genere, non hanno da affrontare un grave problema, quello cioè della conservazione delle fonti (dei quadri, nell'esempio che ho fatto); ci sono per questo le istituzioni pubbliche (musei, pinacoteche, archivi di stato, ecc.) o privati (collezionisti d'arte); nel campo filatelico invece lo Storico deve, ed è costretto, a conservare egli stesso le fonti delle sue ricerche (francobolli, buste regolarmente passate per posta, ecc.). Il filatelico, quindi, diventa anche collezionista per la necessità di conservare, con una certa organicità, le sue fonti.

Non dimentichiamoci che lo storico-postale, oltre al materiale strettamente filatelico, deve però conservare anche oggetti postali di vario genere come: cassette postali, moduli, decreti, ecc. perché non c'è nessuno che lo conservi in modo decente ed organico in quanto è impensabile di inserirlo in una collezione “filatelica”, salvo il caso che parte di detto materiale sia inserito in collezioni di altri privati. A tal proposito faccio un esempio: il dr. Giovanni Riggi di Numana ha scritto un volume (fra gli altri) sulla fluorescenza dei francobolli d'Italia; tale suo scritto non presuppone che egli debba avere necessariamente in suo possesso francobolli fluorescenti o una collezione di detti francobolli, può aver esaminato francobolli fluorescenti in possesso di altri filatelisti o inseriti in collezioni di altri privati. Per cui posso concludere, seguendo questo mio ragionamento, che il su citato volume è il punto d'arrivo di ricerche puntuali e pertinenti e non il punto di partenza di una collezione filatelica.

Carmelo Dello Iacovo

... il commento del Coordinatore Criscuolo Carmine

La domanda che ti sei posto, caro Carmelo, è di quelle da un miliardo di dollari, di quelle che mettono in crisi interi sistemi e per cui tanti non vogliono neppure sentir parlare. Definire la “Storia Postale” e il “Collezionismo di documenti storico-postali” può significare un combattimento impari con quei “grandi” del passato che pontificano dai pulpiti sacri del collezionismo ignorando, come di nessuna importanza, qualsiasi obiezione che possa mettere in discussione la supremazia delle loro collezioni. Ma una lotta impari può risultare, proprio perché tale, più appassionante e dunque non ci tireremo indietro... quattro mie chiacchiere sull'argomento le troverai sul prossimo notiziario.