Premetto dicendo che in filatelia ognuno può raccogliere ciò che vuole come vuole, ma se desidera poi ascrivere tale accumulazione ad una branca filatelica specifica ed esprimere giudizi, deve rifarsi (e quindi conoscere) per quanto più possibile ai recenti rivisitati indirizzi generali dettati dai regolamenti FIP (Federazione Internazionale della Filatelia), che oggi, lungi come tutte le cose dall'essere completamente soddisfacenti, forniscono coerentemente e razionalmente i principi generali comuni al mondo filatelico – e relativo corpo commerciale – che permettono di omogeneizzare e catalogare una collezione. Pertanto il collezionista – a meno che non voglia comportarsi come una “Repubblica Indipendente” (anarchia per tanti versi stimolante e che può essere praticata se si colleziona per puro diletto e senza impegno di fini espositivi, consci di essere poco interessati un domani anche alla realizzazione economica) – deve decidere se dedicare tempo, denaro e passione alla formazione di una collezione organica ed omogenea, scegliendo tra la filatelia tradizionale, tematica, aerofilatelica, storico-postale. Cito solo queste perché oltre ad essere le più diffuse, facilmente portano il collezionista nello sconfinare tra l'una e l'altra, provocando poi delusione e diversità di opinioni che trovano giusta o sbagliata collocazione a seconda del settore trattato.
Volendo approfondire più l'aspetto
storico-postale, in questa sede non mi dilungherò a specificare
cosa collezionare per le varie branche su citate, ma desidero almeno ricordare
che ognuna di esse ha come base un “soggetto portante” che per il
settore tradizionale è rappresentato dal valore postale, per quello
tematico da tutto ciò che di postale può interessare il tema
scelto, per quello aerofilatelico dai documenti trasportati attraverso
l'aria, non soltanto con gli aerei, palloni, razzi, ecc.. ma anche con
piccioni viaggiatori ad esempio.
Per la storia postale il soggetto portante è tutto ciò
che è stato postalmente utilizzato (lettere, buste, interi postali
e francobolli usati, altri effetti postali), cioè tutti quei documenti
trasportati e/o collegati a servizi ufficiali, locali, o di natura privata
al fine di sottolineare l'importanza di instradamenti, tariffe, annullamenti,
usi particolari ed altri aspetti postali, nonché i servizi, le funzioni
e le attività inerenti la storia dello sviluppo della posta.
Alcuni esempi specifici che la
FIP fornisce come collezioni di storia postale sono i servizi postali
prefilatelici, quelli locali, regionali, nazionali e internazionali, le
tariffe e/o le vie di trasporto della posta, i bolli e gli annullamenti
utilizzati (marcofilia), la posta militare, da campo, d'assedio, dei prigionieri
di guerra e/o dei campi di concentramento civili e militari, la posta per
via mare, fiume e ferrovia, gli uffici ambulanti, la corrispondenza recuperata,
censurata, tassata, automatizzata ufficiale, di franchigia o tramite agenzie.
Da quanto detto, i francobolli
sulle buste, così come tali, assumono nel contesto un aspetto secondario,
se non marginale, amenocché non si tratti del loro uso per collezioni
riguardanti le tariffe, le tassazioni o di valori emessi e poi usati solo
per uno specifico particolare servizio. Pertanto va da sé che una
busta, magari con una serie completa, se non viaggiata, non potrà
mai fare parte di una collezione di storia postale o di aerofilatelia,
ed a mio parere, nemmeno in una di filatelia tradizionale; utilizzabile
invece tranquillamente in una collezione tematica o per motivo.
Se la stessa busta invece è viaggiata regolarmente e non in
tariffa, in assenza di un pezzo migliore, potrà essere saltuariamente
utilizzata solo se ha degli annulli particolari, oltre che utilizzabile
in filatelia tradizionale. Se infine la stessa busta è in tariffa,
allora a mio parere può essere inserita nella collezione di storia
postale, perché nessuno ci dà la certezza che si tratti di
una bistrattata busta filatelica – fatta cioè da collezionisti al
fine di creare dei ricordi filatelici che, in molti casi, sono tuttora
benvenuti perché unici esempi testimoniali di usi di determinati
valori che diversamente non sarebbero arrivati alla nostra osservazione...
ed a questo punto le regole saltano...! - non potendo dimenticare che alla
creazione di quel pezzo hanno potuto concorrere tanti altri fattori, oltre
che il “savoir faire” di un collezionista, come ad esempio:
1) CASUALITA' (per
molte emissioni la combinazione dei vari valori che la compongono, a volte
anche la serie completa con o senza altri complementari, possono essere
usati contemporaneamente corrispondendo a delle specifiche tariffe)
2) CAUSALITA' (l'uso
di quella combinazione per specifiche contingenze)
3) OCCASIONALITA' (la
vendita di determinati valori soltanto in alcuni uffici postali e magari
solo col sovrapprezzo)
4) REPERIBILITA' (l'uso
soltanto di quei valori perché i soli disponibili)
5) NECESSARIETA' (l'uso
massivo di francobolli ad esaurimento)
6) SPECIFICITA' (uso
in Spagna di valori esclusivi per il servizio sperimentale Sottomarino)
7) AMATORIALITA' (chi
colleziona le Colonie, anche quelle non italiane, conosce il fenomeno,
cioè il reperimento di tante buste che in un primo momento potrebbero
sembrare filateliche, in quanto tappezzate di francobolli vari, magari
con valori gemelli – controllati a tal riguardo mittente e destinatario
e tutte le settime generazioni dell'uno e dell'altro nel caso si nascondesse
un terribile mattacchione di collezionista... - Bene queste affrancature,
genuine prima degli anni '50, periodo in cui la stampa e la televisione
o non esistevano o erano merce di pochi eletti, non hanno niente di filatelico,
rappresentando un modo particolare di comunicare ai familiari lontani i
luoghi, usi e costumi delle zone ove soggiornavano – ricordo che i francobolli
non sono emessi solo per i collezionisti, ma principalmente per la popolazione
non collezionistica.
Di conseguenza attenzione nell'esprimere superficialmente un giudizio di “filatelicità” di una busta affrancata, perché si potrebbe cadere nella pretestuosità. In ogni caso comunque il pezzo non interesserà lo storico postale quando sicuramente non viaggiato e fuori della tariffa dell'epoca – direi che piccoli difetti o eccessi di affrancatura in alcuni casi hanno irrilevanza.
Per andare ad uno degli argomenti specifici, senza volere polemizzare sull'argomento, come l'uso il 30/09/81 del 200 lire Castelli Bobine, mi domando come si fa ad escludere che non poteva essere presente in diversi uffici postali; come si fa ad escludere che sia stato usato regolarmente (era in tariffa la busta? Ha la stessa l'annullo d'arrivo?). E se anche fosse stato usato regolarmente da un collezionista o amatore? Mio nonno, appassionato di filatelia, ma non collezionista, dopo la pensione, ad ogni emissione per passare il tempo e credendo di fare cosa gradita, si portava all'ufficio filatelico e mandava ai nipoti lettere e cartoline, se alti valori espressi e assicurate, affrancati con l'emissione della giornata (come avere l'ardire di escludere tale pezzo da una collezione di storia postale o tradizionale); dal momento che statisticamente il valore può essere stato usato, uno storico postale un pezzo del genere lo deve avere in collezione, anche se ritiene che sia stato costruito da altro collezionista. Chi la pensa diversamente si studi un catalogo di posta aerea italiana: la maggior parte di quei francobolli sono stati emessi solo per una determinata evenienza di posta aerea; se non vi fossero stati quei cultori che hanno predisposto quelle buste, oggi non avremmo avuto nessuna testimonianza dell'avvenimento, con grave danno oltre che collezionistico, anche culturale – si ricordi che il collezionismo è fatto anche ... dai “collezionisti”, diversamente discreditiamo noi stessi. L'importante è essere seri anche il quei frangenti e non creare ad esempio buste affrancate in figurine facendole passare poi per rarità.
Dr. Franco Napoli