LA POSTA MILITARE ITALIANA OPERANTE IN ALBANIA 1939/1943
(La soffitta n. 6, ottobre '97)

Le operazioni militari italiane per l'annessione dell'Albania iniziano con la sua occupazione il 7.4.1939, preludio, ad un anno di distanza, allo scoppio del secondo conflitto mondiale. La Campagna di Albania fu voluta da Mussolini e dal Governo di allora al fine di preservare e di accentuare la sfera d'influenza italiana già iniziata con la precedente occupazione avvenuta tra il 1914 ed il 1920. La presenza italiana in Albania era vista di buon occhio da una parte della locale borghesia e dal clero cattolico disseminato in quel paese, in quanto a capo delle numerose scuole cattoliche direttamente sovvenzionate dal governo di Roma, che spiccavano in una nazione povera e con un'economia che stentava a decollare. Del tutto contrari ad una maggiore presenza italiana erano re Zog, timoroso che il suo regno si trasformasse in un protettorato italiano, e l'altra parte della borghesia albanese che temeva la sopraffazione della più debole industria locale a confronto di quella italiana. Ma oltre a queste motivazioni interne, coesistevano fattori di ordine internazionale tra cui accordi italo-iugoslavi a danno degli albanesi ed un maggiore interesse della Germania, già influente in Albania attraverso ambienti austro-ungarici.

Falliti nei primi mesi del 1939 vari tentativi di risolvere la situazione diplomaticamente attraverso un mandato che sostituisse re Zog con un principe italiano, si decise di occuparla inviando un Corpo di spedizione denominato OMT , (Oltremare Tirana) formato all'inizio di 22.000 uomini che furono concentrati nei porti di Brindisi, Taranto e Bari e suddivisi in tre colonne: -a) la colonna di Durazzo che aveva il compito di occupare la città e proseguire verso Tirana, -b) la colonna di San Giovanni di Medua che aveva il compito di occupare questa località e poi Scutari e Alessio, -c) la colonna di Valona che doveva occupare la città e poi proseguire verso la zona petrolifera di Devoli, -d) la colonna di Santi Quaranta che dopo essersi portata in tale località doveva proseguire verso Delvino e Argirocastro. Le forze militari albanesi non potevano minimamente competere con la superiorità di uomini e mezzi italiani per cui la resistenza fu scarsa e subito stroncata tanto che re Zog riuscì a fuggire e dopo meno di 10 giorni tutti gli obiettivi di occupazione erano stati completati, per cui l'Albania diveniva italiana. Per la stabilizzazione della situazione, con i mesi successivi vennero inviate altre truppe ed il contingente fu notevolmente aumentato con lo scoppio della seconda guerra mondiale, dove l'Albania divenne la base avanzata per le operazioni italiane dell'occupazione della Grecia.

Dal punto di vista postale, similmente a quanto già organizzato per la guerra di Spagna, per il Corpo di spedizione italiano in Albania operarono i seguenti uffici di posta militare, molti dei quali continuarono a funzionare dopo il 10.6.40 durante la seconda guerra mondiale: a Tirana la Direzione Postale 1000, Direzione Postale Albania, e la Posta Militare 22, a seguito della Divisione Murge, poi Ferrara, la Posta Militare 52, a seguito della Divisione Arezzo la Posta Militare 70, a seguito della Divisione Lupi di Toscana la Posta Militare 95, a seguito della Divisione Venezia la Posta Militare 99, a seguito della Divisione Centauro la Posta Militare 131, a seguito della Julia la P.M. 302 e per l'Intendenza Albania le P.M. 402-403-421. Ma con lo scoppio del conflitto mondiale fino alla data dell'armistizio, 8.9.43, ed in alcuni casi anche per un breve periodo successivo, operarono tante altre divisioni – Acqui, Puglie, Legnano, Cagliari, Marche, Modena, Cuneense, Parma, Forlì, Casale, Taro, Ravenna, Trieste, Brennero, Cuneo, Pinerolo, Sforzesca, Bari, Piemonte, Messina, Cacciatori delle Alpi, Siena, Centauro, Perugia, Tridentina, Pusteria – raggruppamenti e comandi base, per cui si possono ritrovare ulteriori 70 timbri circa di P. M. di solito in inchiostro nero, raramente di altro colore come l'azzurro, sia nominativi che numerali compresi tra il numero 2 e 202. Tali annulli postali si ritrovano in Albania spesso accoppiati a numerosi timbri accessori tra cui reparti corazzati, alpini, paracadutisti, CCNN, cavalleria, aviazione, marina, treni ospedali o armati, ospedali da campo, ecc.. Le corrispondenze militari dovevano essere inoltrate tramite gli uffici di P. M. ma in Albania non mancò, prevalentemente nelle operazioni del 1939, l'uso degli uffici civili con i loro annulli che all'epoca erano di matrice austriaca, poi sostituiti da quelli di dotazione italiana fabbricati in Germania.

Le tariffe ed agevolazioni erano come quelle in uso nel Regno con le varie speciali disposizioni in merito. I francobolli che i militari dovevano usare per le loro corrispondenze erano tassativamente quelli italiani, ma all'inizio, data la loro carenza, furono anche usati i francobolli albanesi e poi quelli coloniali, non autorizzati in quanto esplicitavano la localizzazione del reparto: in seguito furono distribuiti dei francobolli sovrastampati P.M. al fine di evitare alcune speculazioni nel cambio monetario. Furono anche distribuite diversi tipi di cartoline in franchigia: quelle del 1939 recano in chiaro Posta Militare Albania e dopo lo scoppio della guerra non poterono più essere usate par i motivi di cui sopra.

Ma oltre a questi dati, tante altre furono in Albania le situazioni postali di interesse collezionistico; tra queste ricordiamo: l'uso di annulli lineari di franchigia, di supporti vari, le corrispondenze provenienti da azioni di guerra in corso o con l'indicazione della località, ecc..

Dr. Franco Napoli