Caro amico,
molte persone si chiedono come nasce la vena artistica in un individuo, alcuni credono ai fili invisibili di un Fato che influenzano il nostro volere, altri credono ad una predisposizione naturale, io so solo che è una cosa in grado d cambiare la vita; per questo ti racconteràò la mia esperienza personale.
Visitando i musei ed in particolare le pinacoteche, venivo rapita da quelle tele che erano in grado di raccontarmi sempre nuove storie e di trasportarmi ora in questa, ora nell'altra realtà, un magico portale, si dischiudeva ai miei occhi ed un turbinìo di emozioni mi invadeva nella persona. In quei pochi attimi la mia mente si inebriava e, attingendo al Letè, dimenticava gli affanni quotidiani. Dopo qualche tempo mi accorsi, però, che istanti salvifici di quelle vite non bastavano più, sentivo uno strano senso d'insoddisfazione che cresceva in me, ma non riuscivo a capire di cosa si trattasse e poi, quando abbandonavo le sale di quei luoghi, custodi di memorie degli antichi Maestri, ritornavo al grigiore della routine quotidiana. Una notte, però, come se si fosse trattato di un sogno rivelatore, capii che il senso d'insoddisfazione era dovuto al fatto che non potevo più essere soltanto uno spettatore passivo, ma in me era nato il "sacro fuoco", cioè quella spinta interiore che ti porta ad esprimerti su di una tela. L'angelo, apparsomi in sogno, mi aveva portato un dono, il dono di riuscire a comunicare il groviglio di pensieri, azioni, emozioni, sentimenti a chiunque avrebbe saputo individuarlo nelle mie opere.
Ieri ho ultimato un mio lavoro, è un'Annunciazione a cui ho lavorato da un paio di mesi, perchè volevo riuscire ad esprimere davvero ciò che una fanciulla di nome Maria ha provato quando si è inebriata di una parte di Dio, quando si è fatta carico di un così grande avvenimento, con tanta naturalezza e dolcezza. Cercherò di descrivertelo: dal fondo scuro, quasi a sottolineare la solitudine dell'uomo nel momento di compiere scelte importanti, emerge una fanciulla uguale a tante altre, con un semplice vestito bianco e rosa, colori che mi ricordano la purezza di questa ragazza dalle vive gote rosse, che stà leggendo un libro con la copertina vermiglia( come la passione della donna per la Divinità) e con un piede nudo che enfatizza la semplicità del momento. Alle sue spalle l'Arcangelo le si avvicina dolcemente, sussurrandole all'orecchio il mistero divino e nello stesso tempo, porgendole un grappolo d'uva (simbolo della Divinità e del sacrificio che dovrà compiere il figlio di Dio). Maria accetta il suo compito e manifesta il suo assenso abbracciando mollemente il Verbo Divino e abbassando gli occhi come per sottolineare la docile sottomissione a suo Padre.
Ogni volta che la tela si compie è un piccolo miracolo, gocce di infinito che si imbastiscono e si fissano negli occhi e nella memoria dell'osservatore del domani.
Daniela
Selene Di Giovine - critica d'arte
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