ALLA CITTA’ DI NOTTE
Nuda e vuota città
così irriconoscibile
pacata ora è la mia volontà
sognanti i miei occhi.
Oh, nuda e vuota città,
mi piace ora
star qui a rimirarti,
così delicata e sensuale.
Oh, benefica notte
che la città rendi vera
e sul suo corpo piano posi
un velo di sonno e miracolo!
Oh, nuda e vuota città,
con te è il mio destino,
di Sogno tu odori,
e di quiete, di Mare, di erba,
di Donna.
Oh, nuda e vuota città,
un giorno tu verrai
e io starò
starò cantando il vento
e io starò
starò ascoltando
il flauto che singhiozza
e sulle tue spalle sognando.
(9 novembre 2002)
SENI--VOLGARITà
Forse coloro che qui leggeranno
quello che vado a dire
un po' si turberanno
per le frasi oscene da benedire!
Ma io per qualche fugace momento
libero lascio il mio istinto
quel mio istinto sì tanto pacato
che molte volte mi ha ammaliato!
Oh, serafica Saffo
insieme percorriam quel sentiero
(andiamo! con la vita in fiamme!)
che fulmineo porta verso la vetta
(ma piano!
lontano non lasciare il Poeta senza Amore
o Poeta senza Amore rimarrà!)
e lì giunti
-le morte membra avvinghiate-
tu mi cullerai
coi tuoi lisci seni
come accoglienti ali
insieme ai Cani
e ai Gabbiani
che per noi festa faranno
e languidi si cingeranno,
oh sì, come vorrei
-dolcissima Saffo-
fare un lungo e regale
viaggio
tra le tue infinite gambe
(scoprire cosa nascondono!)
e con mani
e cervello ansimanti
il povero Poeta senza Amore
avrà piacere,
come vorrei
la cupa caverna esplorare
(sì cupa e sì irreale!)
con tutto me stesso,
con le rugose mani
e l'argenteo sesso,
e il duro petto,
nobile Saffo,
voglio solo
per qualche secondo
la tua volgare femminilità,
oh bianchi seni lucenti!
sì bianchi seni lucenti!,
ma poi la bocca lei aprì
e il povero Poeta senza Amore
ingoiar le fece una lacrima sua
e i Cani e i Leopardi piansero
e la dolce Saffo
il suo seno ancor gli donò,
ed ei ancora bramoso viaggiò,
travolgimi,
investimi,
mia cara Notte
mia cara Saffo.
Cara, hai mai visto piangere un uomo?
(9 novembre 2002)
AD UNA CHE FINGEVA
Capelli fluenti al vento!
Capelli fluenti al vento!
Tu così bionda
e candida
ricordi?
un dì m'incontrasti
nel nostro cammino
vacuo e sognante
gli occhi -tutti-
bramosi di sussulti
del docile cuore,
ascolta il fiume!
ascolta il fiume!
ei dice che l'altro
-come te vacuo e sognante-
vuole una mano
nella sua mano
e andare sotto quelle rose
e sfiorare le gote
e sfiorare le gote
ma no!
cosa penseran!,
l'altro
-come te vacuo e sognante-
fa paura!
e una strana Farfalla racconta
che dorme con un Gabbiano
e piange con la Terra
e ride con il Fiume
e gode con la Notte
dicon che il suo petto è scuro
e tanto duro
(anche se è come me
vacuo e sognante
sì, vacuo e sognante!)
e tutti l'offendono
(ma Gabbiano e Terra e Fiume e Notte no!
mondo che m'offendi!),
ma cosa penseran!
-lui fa paura-
se piano osassi toccare
il viola dei suoi occhi
oppure
posare i miei bianchi seni
sulla sua accogliente mano
eppure è come me vacuo e sognante,
e così lei non toccò
il viola dei suoi occhi
e continuò il suo cammino
-sempre vacuo e sognante-,
(ma io lo so!
io lo so
che le membra tue
-ansiose-
volevano...),
e il mondo continuò
ad offenderlo,
e lui a proseguire
il suo Sogno di Mare
con Gabbiano e Farfalle
e Fiume e Terra e Notte.
Ma io dico a voi
-che or m'offendete-
mie esequie giungeranno prima o poi
e Lacrime pesanti di sangue piangerete!
(8 novembre 2002)
MADRE
E mi sovvien quell' infausto giorno
quando tu ridevi
con l'ignara gente,
la tua bocca sorrideva
ma, Madre, io lo so
che dentro il cor tuo piangeva!
T'ho vista!
Con le tue lacrime
come di rosa
che viver non può
nel grigio cemento.
T'ho vista!
Ma come potevi tu far festa?
Come potevi tu far festa?
Madre, come potevi tu far festa?
T'ho vista!
E allora
tu eri
Dolcezza
e Donna
e Universo
e Oceano.
Ma adesso,
scrivendo e sedendo,
mi sovvien
un candido riparo,
una parola,
un gesto,
un sogno,
un urlo,
una speranza,
un amore.
Madre!
(7 novembre 2002)
PUGLIA
E col sangue in fronte
va
quel piccolo
candido contadino
con le mani callose
e ruvide
che il suo dolce bimbo
carezzar non può.
Nell' infinita quiete
di giorni senza paura
senza inganno
nè dubbi
nè musica
io aspetto
quella terra secca
e luttuosa
e spietata
che piano ritorni
così come il mio sangue
la mia carne
(ingenui!) sanno.
Ma Terra!
Terra!
Terra di dolore
e sudore
e lutti
e singulti
che t'hanno fatto?
che t'hanno fatto?
Di sete bruciata
di coltelli trafitta
di mani leggere
stuprata
di voci
cantata
(e sì! insinuata!),
di catene,
piano,
soffocata,
di sogno nutrita
e poi lacerata.
Che fai lì,
adesso?
Piangi forse?
Terra,
Terra mia,
sanguigna
e spietata,
ribellati!
Ma
se altro rimedio
il Mare
o il Sogno
o il nefasto Dì
non offre,
piangi con me, stasera,
mia bella Terra,
sensuale.
Insinuati
tra i miei capelli
e avvolgimi
e piano cullami
e con te portami
ad assaggiare quel sangue.
Quel sangue!
(8 novembre 2002)
MORTE
Un perpetuo respiro nero
sul mio cuore disordinato.
IL LAMENTO DEL TIMIDO
Vieni!-disse lei-
ma lui no non andò
ho paura! ho paura!
il suo cuore gridò
l'ala della Farfalla
piano sfiorava il suo Sesso
(voglio! voglio!)
profonde valli
nel suo cervello
impetuose correnti
sul suo corpo
ardente e fuggitivo
ma non posso
cazzo non posso
ho paura! ho paura!
il dio Rossore
mi immobilizza
gambe e braccia e lingua
rese tremanti da Desiderio
ma lui no
non andò
e la valle
si fece solitaria
e le correnti
più impetuose
(di lacrime!
soavi lacrime!)
povero Poeta senza Amore!
povero Poeta senza Amore!
povero Poeta senza Amore!
che fa il tuo cervello
senza Amore?
dove vai fanciulla?
fermati
o il solitario
non avrà pace
fermati
ascolta il Lamento
ascolta il tacito Lamento
l'ineffabile Lamento
o il povero Poeta senza Amore
senza tondi seni
a cullare la sua mano
nè rosee labbra
nè cuori
che cantano
solo per lui
nè Regni di Piacere
da esplorare
(bei Regni! che Regni!)
tra le umide gambe
poserà i suoi occhi al vento
ucciderà i tamburi
(cupa musica:silenzio!)
e Poeta senza Amore rimarrà
ma Lei non ascoltò
via Lei andò
e lui tra la folla ridente cercò
Uccello Donna o Angelo
che non lo shernisse
e un Gabbiano morente
e piangente
trovò.
Gabbiano morente,
vuoi dormire sul mio petto stanotte?
E così gli occhi si chiusero
e dolce mano sfiorava
le penne d'oro del morente Gabbiano
sul petto del Poeta senza Amore.
(2 novembre 2002)
TRAMONTO-MALINCONIA
E il cielo
pose le sue
mani sul mento
e le braccia
sui monti
e cominciò a piangere
lacrime rosse.
E invasero tutto
-aquila, bosco, cuore, rupe e scoglio-
luttuosa battaglia
("Tenebre!
"Non voglio!).
E poi tutto finì
-le lacrime rosse-
e il cielo leccò le sue gote percosse,
tutto finì,
ogni malinconico pensiero,
il buio lo rapì.
Prigioniero.
LA NOTTE
L'eterno lamento
di colei che quiete induce
puoi udirlo nel vento
quando morta è ormai Luce.
Odi e tremi...
(27 ottobre 2002)
PERFIDO INGANNO
Oh notte purpurea
che seduci, affascini e innamori, con tanta beltà,
il mio ruvido cuore in ginocchio
ora ti chiede pietà.
"Quando luce giace io verrò"
-così lei parlò-
ma la tua dolce mano arrivò
e i miei occhi serrò.
E ignaro io dormii.
Ma il mio cuore fu un perpetuo sussulto,
il respiro un tacito affannare,
quel mio cuore percosso a tal punto
che mano scrive per amare.
E per questo
io ti amo,
perfida Notte,
io ti amo!
(25 ottobre 2002)
LA PICCOLA STAZIONE
Piccole stazioni secondarie,
io ricordo
di quell'esule treno notturno
il rumore sordo,
io ricordo
quella vita strozzata nei vostri bianchi piloni,
come fantasmi, pallidi e soli.
Piccolo
rifugio
per i vagabondi
(il freddo,
la fame pesa!),
nobile dimora
dei miei pallidi occhi,
e tutto attorno a me
pare perpetua attesa.
Città, Treno, Amore, Mare
aspettano.
(24 ottobre 2002-stazione di Terlizzi)
SENSO DI COLPA
E d'un tratto
lampi, scoppi, fenenti spade:il dramma,
e l'odio che gli occhi infiamma,
e acidi coltelli di parole
lanciati duri dentro al cuore.
Ma ei si voltò:
e quale amara scoperta,
quale nero dolore,
quale infausto rimorso
nello scoprire
colmi d'amare lacrime i suoi occhi.
E così tutto diven pace,
e quiete di vento.
(26 ottobre 2002)
SEXUALITé
Calda e silenziosa è la notte,
nuda e soave lei mi appare,
nel giorno celesti lotte
ma ora si vuol sognare...
E lingue ansimanti che cercano,
e braccia furenti che cingono,
e mani bramose che palpano,
e cuori tremanti che pulsano
inondano fugaci il mio corpo
fragile e profumato
di sì nobile desiderio,
e invaghito
di inquietanti farfalle,
e ruvido,
e povero,
e libero,
e cupo,
e nudo!
SOGNO
E le mie gambe presero a vagare.
Come solo il vino può
ad illudermi che qui sia pace
ma tu m'inganni, io lo so
che attorno il mondo tace.
Fuori, il perpetuo movimento,
ma io lo trafiggo, e tu mi aiuti,
e l'orrore più non sento
e mi sovvengon gl'intensi dì vissuti.
Lei,
la fanciulla bianca
dal viso fuggitivo
mi sfiora
(oh, divina femminilità!),
di Sogno lei odora,
i suoi verdi capelli con velocità
toccano il mio pene (lui!) vivo.
Ora fanciulla è stanca.
Oh, stupende realtà,
belle sirene
dai
capelli
dorati,
oceani
tenebrosi,
treni
selvaggi,
falso! falso! falso!
Chino lo sguardo
e fissi i miei piedi
e qui la mia testa.
Solo
AD UNA MENDICANTE DI FIRENZE
Solitaria,
Tu sei colei che viene
da pallidi cieli d'inferno
da foreste di Sogno e Vapore
dal crudele e fendente inverno.
Solitaria,
ti amo perchè sei inquieta.
T'ho vista, in ogni angolo del mio cuore,
con le tue lacrime di seta,
col tuo eterno dolore.
Eri china
sulla gente che non vede
e il cor tuo era gonfio
perchè il divino più non crede.
Del vento solo attende l'ultimo soffio.
TEMPESTA
Un cavallo furioso,
un plumbeo fiume,
un cielo trafitto,
una luna ansimante e disperata,
un cuore in fiamme.
Amore.


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