LO SPLEEN DI CREMONA
In fondo! Non ho voglia di prendere, quel treno, addio! Viaggio di scrittura astratta, ti abbandono, fino, a quando non avrò di nuovo amore, e scarpe da consumare. Mi sento, arido, come un giovane, fiore di strada, ma nell’essere, un falso poeta e un uomo comune, non mi porto dietro, colpe severe. In fondo! Non ho voglia di prendere, quel treno. Vorrei avere, come la signora Alda Merini, dentro al verso, il fanciullo, ma sono solo un matto uomo, spesso brillo, che, svirgoletta, sul suo programma, il fantasma della poesia, una noia spazzata via dalla gomma. Come i delfini, gioco, fischiando al dio dell’acqua, parole jazzate, perché improvvisate, amate, solo, da una madonna atea, parole sincere, astratte e vere. In fondo! Non ho voglia di prendere, quel treno, il viaggio dell’intelligenza, appare, pieno, di certezze, che, io! Non ho mai avuto. Così! Mi accontento, di una scrittura astratta, concreta, solo! Per il fatto, di rendere più leggero il mio spleen. Come ogni pittore della vita moderna, cerco di sottrarmi, all’interna, certezza, di essere : un escluso, un disadattato, un confuso. Di essere : oggetto, di incomprensione e di scherno, in fondo! Non ho voglia, di prendere, quel treno.
L’AUTOSTOPPISTA
Oh! Cantautore, un uomo sconosciuto, chiede un passaggio al tuo suono, e al tuo canto, si unisca il mio viaggio al tuo, nella memoria, di questo, storico carme. Suona! Per noi e per me, un ragtime, all’americana, dalla tua bocca, fai uscire, le parole dell’uccello, suona! Sempre libero, come, ti piace… as you please. Ovunque andrai : M. D’Ambrosio, la poesia sarà nella tua auto, sulla tua moto, da quel giorno, guardando : Il Sicomoro, noto! Programma televisivo, l’autostoppista, seguirà, i tuoi primi passi, sarà! L’ascoltatore, in prima fila… as you please. Coraggio! Fratello, ti ho ascoltato, non resterai, perso nella palude, consumistica del mercato, così l’autostoppista disse : non sono un discografico, ma per iddio lo scommetto. Questi sono i miei fiumi, direbbe : Lawrence Ferlinghetti. Col tempo, se scegli, la vita della metropolis, tutto diventa, stracciato e lacerato, tu! Non mollare, inventa, viaggia nelle nuove avventure, che io! Seguirò, d’incanto, come un autostoppista, con le mie fresche birre, versate direttamente dal barile, alcune bionde! Le più fresche : scure. Immagino! Il tuo stile, oh! Cantautore, fatto come la mia poesia, d’istinto e di giungla, immagino! La tua orchestra, diretta da un pugno, chiuso e alzato a sinistra. La poesia della metropolis e il jazz, ci ricordano, la rara, bellezza del canto e il fedele suono, della tromba di L.D. Armstrong, la sua anima vive : nella nostra mano. Lo ricordi! Benny Goodman, ha fatto cascare, una piuma sulla mia penna, e un angelo, l’ha trasformata piena : di sangue nero, in un corpo bianco, che, sballo il clarinetto. Beh! Ragazzi, beato chi lo suona. Anche a me! Oh! Cantautore, viene spontaneo, spezzare il ritmo, proprio come faceva : il mitico Bird, quel Charlie Parker, che, dalla sua bocca, non faceva uscire, un parlare, di solo fumo, ma il coraggio di volare senza la paura di cadere. Oh! Cantautore, improvvisa, suona! … as you please. Spruzzi e macchie e vernice a pioggia, renderanno, il nostro suono maschio e femmina, totemico, simbolico, surreale, informale, veloce, sanguinario come una mina, l’autostoppista Jim, questo ci detta : una pittura geniale, alla Jackson Pollock, un canto figlio di quel modello atonale, scritto da un cieco dalla grande vista, quel Lennie Tristano, che fu il musicista, fuori da ogni fottuto e merdoso schema. L’autostoppista è la terza corrente : la forza, dello sciamano verso dio, che ha sempre contrastato la musa ausiliaria, la televisione. Di questi tempi, con forza, ritorna attuale. Ritorniamo alla giungla, al viaggio. Sia un bagno d’acido libresco la nostra mente, l’autostoppista, ci trascinerà verso l’immediato, donerà al mondo, il segreto, l’innocenza, la voglia di conoscere di un pargolo, che, gioca lontano dalla finzione, nella realtà, lontano dalla televisione. Perché! Fu chiamato clown! Pazzo! Ma era solo un’anima musicale, che con te nuovo cantautore, si muoverà, tra una nota classica e un ritmo bebop. Perché! Era stato, nel prima, inquieto, come fratello Francesco, come J.W. Coltrane, inquieto, per la sua religiosità, ma, con la pace e il bene, del dopo, spezzò le catene, elesse il cantautore : poeta, e bloccò il divorzio, che, lo aveva allontanato, dalla musica.
L’AMORE DEL MIO GRIDO NUDO
Oh! Sirenetta, tra le mie carte, come in un sogno, mostri tutto il tuo incanto, ma anche tu, dopo tutto ti sei involata. Di fatto! Però, alla tua voce navigante, tra questo mare, ancora, ritornerò! E a modo mio, udirò, di nuovo, il tuo fatato canto. Da sempre, invio! In destinazione : la nostra isola : nascosta, come un amante, lunghe lettere, perché! Respingo a fatica, legato ad un albero, la tua dolce voce, i tuoi sussurri. Sono le pene e le gioie, che, mi parlano, ancora di te, mi ricordano di anno in anno, l’amore del mio grido nudo. Come Orfeo, cerco di difendermi, oh! Sirenetta, dal tuo coro. Ma sono troppo ignorante, per morire, come un uccello canterino, ti scrivo! Perché mi sento solo. Come tu, con voce dolce, nella mia mente sussurri, il mio canto, è un malato inguaribile d’inquietudine. Così creo! Scogli e mari, per bagnarli, così creo! Isole e gabbiani, per udirli : questi cori e gli inganni, che, mi parlano, ancora di te, mi ricordano di anno in anno, l’amore del mio grido nudo. Non mi resta, che, una buona canzone, col gusto del lei e dell’eleganza, spero tanto, che, non s’involi, non sparisca, come in un sogno, vittima, di questo mondo volgare, che, spesso ci circonda. Nelle mie isole, dove! Ci sono sempre, più voci, e sempre, meno scogli in mare, un uomo, afflitto dalle sue pene, non si è ancora rassegnato, a restare, legato ad un albero, ad un’altra vita, in cui tu non ci sei, così! Oh! Sirenetta, non lontano, dal tuo canto, un uomo di anno in anno, ha perso, ancora, amandoti, il suo volto, la sua dignità.
IL LIBRO DEGLI OSPITI
Hai mai provato, a baciarmi, in bocca bastardo! A prolungare la tua lingua, le tue armi, con le mie. Hai mai provato! Tu che sei, anche il mio cuore, anche il mio nemico. Tu che hai avuto, il coraggio : di fermarti a leggere, nel mio diario, lasciati andare, liberati! Con il mio pezzo di cuore, che, ti ama e si nasconde, vergine, in questa pagina. Non mi tradire, voglio dire : troppo tardi, il mio cuore, ha già le corna. Nella mia opera aperta, non c’è spazio, per l’occhio, violento, del traditore, contro il nemico, noi! Cantiamo il sogno, il respiro umano, la visione. Ci chiameranno : poeti difficili, gli uomini senza futuro, perché, siamo quelli, della generazione nascosta. Ci chiameranno : poeti difficili, gli uomini senza futuro, perché, siamo quelli, che, trascorrono, parte della vita, a scrivere in modo automatico : facciamo l’amore, non facciamo la guerra. Il nostro verso viaggerà perentorio, in senso antiorario, il nostro verso sarà stampato, come un piccolo cortometraggio, in quei pochi posti, dove! La poesia è aria. Perché il nostro è uno stato mentale, che, anticipa, con le parole, l’atto stesso, dello scrivere. Io sono qui! Ci sono anch’io! Umile tra voi, in questo libro degli ospiti, tra gli uomini senza futuro, a combattere, con le mie armi, affinché tu possa baciarmi, anche se sei il mio nemico. Amico, amante, sposo, caro lettore, come un pilota di vecchi F104, impari a volare, volando, a scrivere, scrivendo, proprio come faccio io, in questo libro degli ospiti, che, confronta il tempo interiore, con quello cronologico, cioè, segna le ore, che, prima ci vedono e poi ci sentono.
BESTIARIO SUL FAR POESIA
Oggi, penso! Alla luna di Leopardi, Carla sarà restia, mai più! Cadrà antica, la vecchia forma, sul far poesia. Oggi, penso! Alla luna di Leopardi, Carla sarà restia, mai più! La fatica antica, calpesta, la nuova orma, sul far poesia. Il mio assoluto, lo ricerco, nel getto dell’ istinto, e nel suo parlato semplice, perché! Un colpo di spatola, non abolirà mai, il colore nato per caso. Basta! Con questo ridipingere la luna, con l’ultima luce, del condannato, qualsiasi forma, illumina, ogni semplice lingua, in questo nuovo parlato. Basta! Chiedersi, se si è poeti, io! I miei versi imperfetti, li voglio urlatori, li voglio urlatori, vivi! Parlati! Dal fare arte, già pagati.
TIME! BOMB
Tu bomba! Che hai studiato, in una scuola cattolica, anche, dalla penna di Marinetti, tu bomba! Che hai studiato, Zang - Tumb - Tumb, sugli iracheni, tutti, fai boom! Time! Bomb - Tu bomba! Ti senti così sola, al riposo, vuoi colpire il bene e il male, ora oso, anch’io ad amarti, tu sorella, time! Bomb - time! Bomb - Tu bomba! Hai dormito a lungo, Tumb! Tra l’uranio arricchito. Boom! - Petrolio, petrolio, solo petrolio, il soldato americano, vuole! Zang - Tumb - TIME! Bomb - Tu bomba! Ci farai ritornare, come bambini, nelle culle del ventre, uccidendo la madre, bruciata, dal seme di Dio muslim - Tu bomba! Che hai studiato, in una scuola cattolica, anche, dalla pistola di Verlaine, disperata! Del genio nemica, come scrisse : Gregory - Tu bomba! Sei un Dio, l’iddio è donna, come ha scritto : Eddy - Time! Bomb - Time! Bomb, il tempo, canta : di nuovo, il pugno e lo schiaffo, l’ulivo, dopo la tempesta, Tumb! - Tu bomba! Indosserai la maschera, del soldato introverso, accadrà, verrà un nuovo Adolf Hitler, li chiamano : corsi e ricorsi, tu hai il tuo fascino. Osi! Su ogni Bogart solitario, l’uno l’attore e l’altro l’uomo, uno dei tanti del bestiario, che, ti odierà, ma ti amerà, TIME! Bomb, un giorno accadrà, ZANG - TUMB - TUMB - Tu bomba! Rappresenti il destino, il potere dell’uomo, che, ha lo sguardo da lumaca, e gli occhi a terra, perché ti lancerà! Siamo in guerra, contro il volere, del Dio del papa, che, si è offeso a morte, ecco! La morte di Dio, come scrisse : Nietzsche - Tuttavia anche in questi tempi, bisogna ridere : così, anch’io consiglio : lo zainetto, del bambino a Berlusconi, non vi dico altro, per approfondimenti, scrivete al giullare Dario Fo, che, a vederlo non si paga, non si paga - Nulla da dire : al fratello, soldato, che, esegue solo gli ordini, Ma! A tutti i berlusconiani, gli elfi nani, per iddio : ZANG - TUMB - TUMB - Time! Bomb - Time! Bomb, contro la polizia e lo stato - Solo pace! Ad ogni morto uomo, dalla guerra condannato, oggi, abbiamo perso tutti, oh! Soldato! Pacifisti e attivisti, musulmani e cristiani e terroristi, Zang - Tumb - Tumb, TIME! Bomb -
UN’ANIMA DA PAGLIACCIO
Sono nato povero e vivo povero, come un nomade sulla strada, quindi : che m’importa del denaro, non posso neanche dire : che mi faccio mantenere, dalla penna di Venere. Allora! Perché! Per me, l’odio è un sentimento, la voce al grave dell’amore ? Allora! Perché! Per me, l’odio viene dal dolore, la voce al grave dell’amore ? Eppure! Basta un punto, per chiudere, il cerchio buffo tracciato dai Cercopi, che, mi dicono! Come il tuo Asino e la tua bertuccia, anche nel sonno, devi! Ridere. Mi dicono! In fondo a te! Che t’importa del denaro, al massimo come è già successo, puoi soffrire di una fame isterica, da ridere. Come sempre : si ride! Per non piangere. La mia anima da pagliaccio, si consuma : all’immagine di una candela, che non si spegnerà mai! Almeno fino a quando, non si chiuderà : il cerchio buffo. Un cerchio aperto, almeno fino a quando vivo. Mi sono scrollato di dosso, e tolto la maschera dal volto, con l’aiuto della poesia e di Momo, ho rotto ridendo con Dio, il patto con le armi del piccolo borghese, che, fanno fuoco, per la corsa al denaro. Mi sono scattato pure una foto, così! Posso dire : allora! A quel tempo! In piazza Stradivari, come artista sulla strada, c’ero, anch’io ad immortalare un’anima, per cui vivere è ridere. Ma questa è un’altra storia.
SORRIDO! NUCLEARE
Scultori di libertà, compagni, aiutatemi! Voglio imparare a leggere, e a scrivere, col piacere di ridere, della mia ignoranza. In questo altro mondo, che, è possibile, voglio esserci anch’io, abile! Di penna. A modo mio anch’io! Grido! Come alcuni pacifisti Americani : contro tutte le guerre, Non In Nostro Nome. Non in mio nome, tu giudice condanni, i prigionieri politici, da anni, schierati, contro un boia di stato, governato, da quel dottore, che cura, con la guerra. Un insieme di leggi ingiuste, tu sei! Non in mio nome, sei lo stato. Hai venduto! Gratis per noi, il tuo corpo, sei morto come un eroe, come un samurai, compagno! Hai pagato, con lo scopo, di non legarti, a chi è dolce, ma poi! È nera. Dico : un oceano a gocce, ci divide, ma anche su di me, piove di solitudine. Anche sull’intelligenza del dottore, pioveva di solitudine, anche per lui! Così! Servo dello stato, in una bara, è arrivata la fine. L’ideale, conduce : un prigioniero politico, alla resistenza, tutto questo! Per scolpire, per altri la libertà. Con la possibilità, di maturare, ma di non cambiare, facilmente idea, libero nell’utopia realizzabile, voglio vivere, non sarò mai in vostro nome : schiavo! Anche se adesso a te ragazza non va! Io! Ironico, Sorrido! Nucleare.
UN BALLO DI FAMIGLIA
Ortos! Innamorato di Nannò, mise : l’acqua nel vino, da allora, sono finito vecchio, dritto! Dritto! Ma, vecchio. Oggi! Parlo di generazione, chi l’avrebbe mai detto : la classe ’70, la classe della video generation, o meglio, della non generazione, che, riflette sul suo operato. Troppo presto! Fratelli, presto! Troppo presto! Come lo spiego : a Nannò, che, col suo flauto, ha rotto l’ano del mio orecchio, che, un certo uomo è diventato, vecchio! Vecchio! Vecchio! Ormai! Sono indifferente, alla luce naturale, vivo! Come un robot, in un mondo artificiale. Potente! Un nuovo, super uomo, sono diventato : un Mimnermo malato, cioè il niente! Assillato da questa giovinezza che mente, purtroppo disprezzando : tutte le donne ed esaltando le checche, spesso mi contraddico. Potente! Un nuovo, super uomo, sono diventato : un Mimnermo malato, cioè il niente! Solo tu! Nannò, puoi capire, tu che dormi, ma non dormi, con me, solo tu! Nannò, puoi capire, tu che hai rotto : l’ano del mio orecchio, scusa! Ma un certo uomo è diventato, vecchio! Vecchio! Vecchio! Nannò! Uccise il suo amante, diridiride! Che, poi sono io, suo padre, te! Te! Te! Te! De! De! De! De! Te! Nannò! Perse una scarpa da ballo, senza una scarpa, finì lo stesso, l’ultimo ballo, un ballo di famiglia! Nannò! Sono io, che, sono anche : una figlia! Chi è Nannò ? Un ballo di famiglia!
IL CRITICO NAVIGANTE
Un libro elettronico è come : una macchina pigra, il lettore è il suo pilota. Se ara! Il testo col suo attivo occhio, il seme, al vento germoglia e sulle rive, di questo quieto fiume, come un vascello, poi, si muove. Perditi! Pure, mio contadino selvaggio, coltiva gli infiniti ipertesti, questo viaggio, come scrisse : EMILY ! non paga pedaggio. Il segreto del vivere in pace, è quello di attivare, il motore, di questa macchina pigra che tace! A tutti i costi. Senza lasciare, nell’arido, quello che ne deriva, dal suo sapere. Anche un contadino povero, può diventare pilota, qui! Non c’è imposta, qui! Non c’è tassa. L’oro di un libro, brilla tra i coda testa, che, velocizzano il vascello della poesia, nel noto e nell’ignoto, se navighi per costa o in mare aperto, questa traversata, elimina, ogni incolta ansia. La gara è a passo con i tempi, EMILY ! Indicò il vascello, io! Copiando da Eco, la macchina, chi fu il più veloce, chi sarà il più bello, a te lettore la scelta divina. Però! Trattami! Bene. Il giorno, del mio funerale, il carro trasporterà, l’inquieto male, del mio vivere : cioè l’anima.
SCRIVERE ZEN
Vive! Sotto le belle foglie di un sicomoro, ora, egli, si sente : un piccolo Buddha. Quando! Si rade, mi onora, di tagliarsi, sempre in un punto, nel mio stesso punto. Accade! Appunto, così, che, imitandolo, per caso, su quel punto, con coraggio, ora! Oso! Ora! Quasi non mi taglio più. Adesso! Ho bisogno di un maestro, che, mi guidi, alla presenza mentale, altro! Che per caso, il male, se non fai attenzione, ti taglia, sempre nello stesso punto. Ora! Lo so! Tiro su un respiro e faccio attenzione. Questa più, che, essere, una rima, è un messaggio nella bottiglia, corre! Con calma, lungo strade orientali, occidentali, e Lombarde, e, mi metterà, in contatto con la pace del maestro, io! Mentre attenderò, farò : altro. Scusi! Posso entrare! Chiederò : al mio custode, e lui! Mi risponderà : pare! Da prima che il suo cuore, si è tolto le scarpe, per dono e per fede. Qui! Il piccolo buddha, s’inchina al suo lettore, ed io! Al mio maestro, di pace e di altro.
IL MIO LAVORO
Ho lavorato otto anni, come : sportellista, in un’agenzia ippica, quando! Varenne correva, il mio nome, era già passato, porca vacca! Nella lista dei disoccupati. Lei! Quello, che, guadagna, lo scommette!...dicevano. Così! Fu scritto, sulla lavagna : deve : milioni sette! Ne deve avere, per fine rapporto : 4! Ne deve a noi, ancora : 3! Fortunatamente! Avevo vinto, una tris, di giusto : tre milioni di vecchie lire, così! Ho saldato il debito e sono : andato via. Le corse, però, sono fantastiche, peccato! Che, quando! Varenne correva, il mio nome, era già passato, porca vacca! Nella lista dei disoccupati. Ora! Sono, in cerca di un lavoro, ma! Io, quando ozio, mi adoro, vediamo! Potrei scrivere : un romanzo : aspettando! Le sere, di primavera, ironico, fantastico, imitando, lo stile : di J. Fante, e ambientandolo : in un’agenzia ippica. Ora! Sono, in cerca di un lavoro, ma! Io, ho la poesia, l’alloro, vediamo! Potrei cercare, di scrivere, come : i veri poeti, ma! È meglio lavorare, mangiare e bere, e giocare ai cavalli.
COSA SCRIVE: EDIPO IL POETA!
Sono morte in mare, quattro mamme, due suore e due a me care! Sono stato appeso, per i piedi, ad un albero, e salvato dalla pietà, di un falegname, che ha sposato: una Giocasta sartina, d-i-c-e-v-a-n-o! dalle mani d’oro. Poi! Sono morto, in un passato – presente : in un bosco, consacrato, alle Furie, solo! Solo! Finalmente : solo! Senza l’assillo, delle mie quattro mamme. Sono morte in mare, quattro mamme, due suore e due a me care! Sì! Odio, da sempre, chi, mi ha generato, lo stesso falegname, che, mi ha salvato. Lui! È l’uomo gonfio con sei dita, che, si masturba, con la sinistra, io! Almeno, quando! Lo faccio : di questi tempi molto, uso! La destra. Sì! Odio, da sempre, chi, mi ha generato, lo stesso falegname, che, mi ha salvato. Ma vuole negare la vita ? Con questo suo passato – presente! Nel sogno Freud, domandava! Ma le pare maestro! Questa è la mia risposta. Ma vuole negare la vita ? Con questo suo passato – presente! Nel sogno Freud, domandava! Ma le pare giusto! Maestro, che, un uomo non venga amato, perché sincero! Ma solo, perché, baro e potente ? Chiedevo! Lei! Continui a scrivere d’istinto, questa è la poesia contemporanea, un’ autoanalisi, solo, un’ autoanalisi. Ma così! Non sarò mai un baro!? Ma così! Non sarò mai amato!? Scelga! O la poesia, o l’amore, o quel che si è! Questa è la sua risposta. Ed ecco! Che sognando, scriveva : Edipo il poeta! Sono morte, in mare, anche le quattro mamme, due suore e due a me care! Ed insieme con loro, un complesso psicanalitico, affollato, come : una metropoli. Qui! C’è da chiarire, un particolare, con tutte, ho strusciato, il gomito, sul seno, ma, con una la più piccola delle mamme, ho tentato, anche, di scopare. Peccati di giovinezza ? Mi domandavo, sognando! Ma! Freud rispondeva : guardi, che, lei con la più piccola, sempre, delle sue quattro mamme, vuole scopare, anche, adesso! Scrivere, poesie d’istinto, non è mortale, ma non corriamo troppo! Quando! È arrivato il momento, di rileggere, consultiamo, prima, un monaco : ZEN… facciamo zaZEN!
L’AMANTE VERGINE
Oh! Amante vergine, un’eco s’espande : non posso amarti! Danza! Un ballerino autistico, bevendo da un otre di versi, mentre, un Pj suona, a ritmo di swing, un’ altalena, dondola nel vuoto. Ritorna! La voce nostalgica, di Emiliana Torrini, nella casa, di Penelope, dalla pelle nera, le ricorda, l’amore nel tempo della scienza. Oh! Amante vergine, un’eco s’espande : non posso amarti! Danza! Un ballerino sordo, naufrago, tra suoni immaginari, intanto! Simula la mia mente, prigioniera nella rete di Calipso. Ritorna! La voce nostalgica, di Emiliana Torrini, nella casa, di Penelope, dalla pelle nera, le ricorda, l’amore nel tempo della scienza. La mia vita non accetterà, mai! Le libertà di una ninfa, perdonami Calipso, ti lascio! Amo Penelope, dalla pelle nera. Così mi disperdo, ubriaco di malinconia, tra le selve dell’isola di Itaca, ma anche lì! Veda! Mio complice, che, stranamente trovi nei miei versi : un amico, qualcuno non mi amerà, mi ucciderà! Poi! Sposerà Penelope.
LA FORMA STONATA DEL COCCODRILLO
Raccontiamola, però! Tutta! Dentro, dentro, la notizia. Il coccodrillo MARCO! È un giovane simpatico, un mio professore, per essere, precisi : di paleografia latina. Mi ha dato : 25! Mignotta! La sua donna! Mignotta! La disciplina, che, MARCO insegna. Per iddio! Sono già alla fine, ma! State attenti, ogni, corto, ha un suo inizio. Campo totale ( cll ) : lo studente è sballato, boom! Boom! Boom! Bombette, bim! Bim! Bim! C’è fumo, nella stanza, il povero studente, è sballato, bim! Bim! Bim! Ter-ro-re! Raccontiamola, però! Tutta! Dentro, dentro, la notizia. In questo mondo tra le tante guerre, c’è! Anche quella mia personale, contro le notazioni antiche, i coccodrilli operano sotto diverso, nome, ma hanno sempre, una forma stonata. Scrivono! Sull’ arte altrui, fino ai confini, con il pigli tre e paghi due, così! Si moltiplicano, i coccodrilli! Sono assassini, di conoscenze morte. Raccontiamola, però! Tutta! Dentro, dentro, la notizia. Prima di presentarmi, all’esame, feci : una prenotazione, autistica, insomma! Alla me! In genere : si segna, il nome e la matricola, Io! Che mi sentivo : HAPPY – GO – LUCKY, … uào!!! Segnai, anche, la teoria del chàos…ma! cos’è! Campo lungo ( cl ) : scrivere! Scrivere! Ogni merdata possibile, segnare, con la stilo, ogni cosa, in ricordo del triste giorno, stampare una epigrafe! Ed io! La stampai, scrissi : in morte del mondo Americano, evviva! MARCO il coccodrillo! Che, con la sua anima da professore, è caduto nell’EREBO, mentre una luce dal cielo, dall’altra parte della terra, illuminava con i colori del sangue, del fuoco e del fumo, la scintillante AURORA. Raccontiamola, però! Tutta! Dentro, dentro, la notizia. Entrato! Nell’aula dell’esame, senza, neanche, attendere, la prima domanda, iniziai a sfogarmi! Parlavo un inglese balbettante, e un latino francese, non dissi : neanche una parola in Italiano, del resto! Neanche lo conosco! Ma! Arrivò la notizia : attacco agli USA, autobomba al dipartimento di Stato. Tuttavia la compresi, solo io! Così! MARCO, incurante della profezia, ancora, una volta, fece : il simpatico! Alzò! Il culo dalla sedia, e, mi cacciò fuori dall’aula, si calmi! Si calmi! Si calmi! Esca fuo-ri! Ma! Professore la notizia! Gli arabi, gli americani, gli europei, gli italiani, lei è sconvolto! Esca fuo-ri! Così! Andai via, cacciato come un cane, urlai : maledetto! Giorno, muori! Coccodrillo! Piano americano ( pa ) : MARCO! Avvisò la mia famiglia, che, mi tolse subito i fondi, sfortunatamente, per qualche tempo! Ho fatto la stessa fine di Baudelaire, MARCO! Avvisò la mia famiglia, che, mi fece rinchiudere, in un Instituto Psichiatrico! sfortunatamente, per qualche tempo! Ho fatto la stessa fine di Ginsberg, poi sono uscito! Distrutto! Raccontiamola, però! Tutta! Dentro, dentro, la notizia. Quando! Mi sono presentato, alla nuova sessione, mi ha dato : 25! Mignotta! La sua donna! Mignotta! La disciplina, che, MARCO insegna. Dettaglio ( d ) : Oggi! Per l’intera facoltà, io sono uno studente folle da evitare, un personaggio scomodo, che, non terminerà mai! Gli studi! Farà la stessa fine di Kerouac…dicono! e per giunta, uno, come lei! non sa neanche, scrivere! … sono sempre, loro, i coccodrilli, gli assassini degli uomini morti! Che, dicono questo! Di me! Ma! Loro non sanno, che, da grande, io! Farò il nomade! Fottetevi coccodrilli, voi e la vostra, paleografia di merda! Ho 32! Anni… uào!
…E BUKOWSKI RIDEVA!
Tempo fa! Appena arrivato, nella città della musica, conobbi : un barcaiolo, con uno strano cognome, che, mi invitò a salire, sulla sua barca. Io! Avevo con me, un ramoscello d’oro. Il barcaiolo, attraverso, il fiume Po, mi traghettò, nel regno infernale di pazzia. Lì! C’era tanto cibo e tanta acqua, ma le anime non potevano : né mangiare – né bere, come noi erano dannate. Ma! Io sono ancora vivo, vi sbagliate! Gridavo! … e Bukowski rideva! Sulla terra, sono caduto, di stile : due volte, quando! Lavorando come maschera, in un teatro, puntai la gente, come una belva dal passo felpato, e quando! Ostacolai, la corsa, ad andamento lento, di un vecchio, che, felicemente, si allenava. Ma! Io sono ancora vivo, vi sbagliate! Gridavo! … e Bukowski rideva! Poi! Incontrai Jack, sì! L’anima di Jack Kerouac, beato in Paradiso, dove c’è tanto cibo e tanta acqua, ma! Tutti mangiano e bevono, mi indirizzò sulla strada, piedi a terra, su quella, che, Dante chiamava, la retta via, mi disposi alla consapevolezza, salutai il barcaiolo… alla prossima! Ma! Io sono ancora vivo, vi sbagliate! Gridavo! … e Bukowski rideva! Mi ripresi l’anima vagante, ed abbandonai totalmente, l’idea di salvare Core, che, intanto viveva con un altro, ed io! Povero stronzo innamorato, che, avevo perso la testa. Mai più! Kerouac ha ragione, ed in fondo ha ragione, anche: il nostro Bukowski, voi puttane: Muse! Volete la nostra anima, ci fate vagare e poi ci lasciate: nel regno infernale di pazzia. Ma! Io sono ancora vivo, vi sbagliate! Gridavo! … e Bukowski rideva!
PANINO AL FORMAGGIO
Restituiscimi la dignità, amico! Ti ho concesso : il mio sperma felice, ma! Adesso sono pentito. Tuttavia, ancora, sono : attratto, dal tuo taccuino, quello vecchio e sporcaccione, addio! Verginità. Ho messo, un materasso, sull’uscio di casa, ti aspetto! Mangeremo insieme, un panino al formaggio, ti aspetto! Viaggeremo insieme, verso il caffè paradiso. Vorrei essere : frantumato dai tuoi denti, digerito nel tuo stomaco, espulso! Dall’inferno, attraverso le tue feci, che, cadono : sbluf! Sbluf! In un cesso comune. Vorrei! Che il contenuto, della mia poesia, non avesse : confini, fosse letto alla maniera : m-i-n-i-m-a-l-e, ovunque, anche, nel posto, dove tu fai : sbluf! Sbluf! Vorrei… Una cosa vorrei! Addio! Verginità.
L’ULTIMA! MA SEMPLICE POESIA
Oh! Signora svedese, ecco! Siamo : allo scacco matto, il gioco sulla scacchiera, finisce qui! Volevo, però, prima : ricordarLe, una storia, nel suo elemento essenziale : l’amore. Tempo fa! Ho conosciuto, una borghese, che, per paura, mi ha abbandonato, diceva : di vergognarsi, per l’età! Dieci anni in più, le pesavano…non era vero, ha scelto, solo, quei fottuti, stalloni da letto, come se poi, l’attenzione e l’amore, si trovassero, ogni giorno: in un negozio, dietro l’angolo. Io! Smarrito, sono rimasto solo, con questi maledetti : psicofarmaci, e con un autismo, che, mi rapporta, sempre meno : con la realtà. Come vorrei, che, Lei, mi scrivesse, regalandomi, un libro con dedica, ricordandosi, ancora, di quel pazzo genuino, con qualcosa in meno nella testa, ma con un grande cuore. PS. “ Qualcosa è cambiato!”
LA PREGHIERA DEL LUPERCO DI PEZZA
Oh! Lidia, io! Scrivo sordo, porto! La penna tra la campagna, per far conoscere a me stesso, il Dio! Quello cristiano ed unico. Il tuo orecchio, non t’inganna, da quando ho perso la fede, io! Scrivo sordo. Dovevo! Chiamarmi : Silvano! Infatti, dipingo ossessivamente, solo : il pino e il cipresso. Quel cipresso, che, mi ricorda, i miei peccati e la voce della musica, che ormai solo mi sfiora. Oh! Lidia, mia bellissima Ciparisso, per sbaglio, ho ucciso : il suono! Da allora, soffro! Il mio inchiostro, hai ragione : ormai più non suona! Ma! Odora, odora di bosco. Come vorrei! Almeno, per una volta, che qualcuno provasse a perdersi, in questo bosco : per amore, solo per amore, ed uscendo, dalle mura del tempio, mi regalasse un SAX, ed un’anima musicale, per suonarlo.
A PROPOSITO DI NIENTE
C’era una poltrona, c’erano due fanciulli : nudi e alati. C’era una conchiglia, che, veniva dal mare, questa conchiglia, aveva, un gran difetto. Una c’era di porta, uno c’era di letto, una c’era di lampada, uno c’era di JIM ! Uno c’era di paradiso, una c’era di poltrona, una c’era di luce, uno c’era di KURT ! Tutta la vita, a domandarsi : cos’è il genio! Poi! Trovi una conchiglia, che, viene dal mare, poi! Trovi una conchiglia, una conchiglia col difetto, esclami : ecco! Il genio. Tutta la vita, a domandarsi : cos’è il talento! Poi! Trovi una conchiglia, che, viene dal mare, poi! Trovi una conchiglia, una conchiglia senza nessun difetto, praticamente perfetta, esclami : ecco! Il talento. Non è JIM ! Non è KURT ! Non ha difetti, la brava, musica, puttana di oggi. Però ha del talento. Con qualche difetto in più, potrebbe avere, anche : il genio. Capisci! Eva, muoviti! Seduci, il tuo Adamo.
UN FALSO POETA
I falsi amici, sono quelle parole, che descrivono : un fiore, con la testa nell’acqua. I falsi amici, sono quelle parole, che catturano : una nuvola, con i piedi al cielo. Io! Sono : un falso poeta, non ho amici. I falsi amici, sono : Edipo ed Elettra, il marito nella bara, l’amante nella culla. I falsi amici, sono : i compagni, della mia avventura rock! Li ho abbandonati, non amavano la musica, si sono sciolti. Io! Sono : un falso poeta, non ho amici. Ma! Non è tutto… Sfogliando l’Unità, ho letto : gli anarchici, usano, una lingua dell’ottocento, vuoi vedere che il nostro, a modo suo, era un ANARCHICO! Ma! Non è tutto… Tempo fa! Ho denunciato : tutta la mia famiglia…delirio Ero affogato nell’alcool! Allora ho scritto : al Capo dello Stato…delirio. Avevo fame! Allora ho chiesto : un prestito ad un carabiniere, un prestito,che, ho regolarmente restituito. Quelle 20.000£ mi hanno salvato, la vita…GRAZIE! Apporterei! Dunque, una modifica, lo gnostico : Pasolini, aveva ragione, i carabinieri, vanno difesi, Ma! Se votassero a sinistra, sarebbe…” più meglio “. I poliziotti, vestiti di bianco, NO! NO! NO! Non vanno difesi, anche se, Pasolini, non diceva : proprio così! Ma! Non è tutto… Ghiaccio, ghiaccio, ghiaccio, portatemi del ghiaccio, il motore a benzina scoppia, chiamate : i pompieri! Acqua, acqua, acqua, portatemi un’aspirina rapida, effetto! ETR… Fuoco, fuoco, fuoco, troppo tardi!
UN PACIFISTA AGGRESSIVO
Un uomo, che, beve : dalla sua anima, detta : con un occhio dentro, ed un occhio fuori, alla notte, la melodia, della Luna : conquistata. Un uomo, veramente libero : porta a spasso, sulla schiena, la sua parte a scimmia! La sua estasi primitiva. MA!... Si agitano, i tanti borghesi, i signori! Che prendono l’autobus : per pochi passi e qualche metro. IO!... Cammino nomade lungo la strada, giocando : come un bambino felice, con il colori della Pace. C’erano, pure le sirene! Sì! C’erano… Qualcuno, il più gentile, di questi signori! Quando! Arrivi al capolinea, cioè, quando! Comprendi, che per difendere : i colori della Pace, devi diventare : un pacifista aggressivo! Ti saluta : ehi! Esclama : W E L C O M E! C’erano, pure le sirene! Sì! C’erano… Qualcuno, il più gentile, di questi signori! Il giornalista poliziotto : vestito di bianco, il nemico, inizia a scrivere: volto da idiota! Meno di zero, lingua rossa sconosciuta, urla! Silenziose e riso ossessivo, distacco dal reale, fuori norma…PAZZO! C’erano, pure le sirene! Sì! C’erano… Ed allora? Che male c’è, a portare a spasso : sulla schiena una scimmia! Ad essere meno di zero? Lei non è come NOI!... Deve essere curato, controllato, riabilitato. C’erano, pure le sirene! Sì! C’erano… Ed allora? … allora! Comprendi! Che i colori della libertà, non si sposano con la pace, devono essere difesi : come la scimmia! Difende: il proprio territorio. Ed allora? … allora! Comprendi! Che il bambino, deve : diventare adulto : un pacifista aggressivo!
VIDEO MINIMALE
Dorme! La sveglia, quando l’acqua, attraversa : la casa dell’alba. Suona! In sintonia, con una radio, che trasmette, solo, musica Italiana. Sylvia! Perché : ti rivesti, canta per me : gli alberi d’inverno. Si siede, per un po’! L’invisibile – canta, mentre, mi tiene stretta, la mano fragile : come, una campana di vetro. Suona! La sveglia, Sylvia è partita, dov’è! Che sal-to nel vuoto : beh! Ragazzi, nel sogno è morta suicida. Si sveglia! Anche il gatto, di Facondo, un mio vicino; virtuale vicino, che compra ogni giorno : kg due! Di metropolismo beat, per la sua regia, un misto di frutta e verdura. Facondo! come me : è v-e-g-e-t-a-r-i-a-n-o. Sveglia! Il giocondo, sole, già invecchia. Le città, caro Facondo, sono invisibili, mistiche, non le scopri mai! Fino in fondo, come nei sogni : le metropoli! Ma come! Non sai! Che ho una tenda, picchettata, al centro di un villaggio : video : minimale, nella terra del torrone : c-o-m-p-r-a-l-o!
L’ORFEO CHE ODIAVA LE DONNE E S’ISCRISSE ALL’UNIVERSITA’ A 40 ANNI
Anche tu! Ora – sei, nemico delle donne, rituffati, oh! Orfeo, nel mio Kaos. L’iniziazione! Alla verità, passa per la pazzia, mezza donna e mezza serpe, ora! Ti calpesto, le porte del cielo, si sono chiuse, ho guardato avanti, anch’io! Ho guardato, ma avanti, Agriope! Mi hai perso. Le mie acque, si sono rotte, oh! Orfeo, mi hanno fatto a brani. Sulla mia testa, solo i loro spari, così! Le porte del cielo si sono chiuse. Chi salterà, sul mio carro, avrà il sole, basta! Con la luna, avete rotto, il sogno della luna, lo dico : al sole, che, ha puntato, un fucile contro le donne. Oh! Orfeo, danza, ancora… Ancora! E poi ancora! Ritorno! Nel ventre di un’amante, sono, io, il sole, la gioia, la vita, fottiti luna! Con Orfeo, compro casa, mi diplomo e scrivo un libro rock. Oh! Orfeo, danza, ancora… Ancora! E poi ancora! Poi! Prendo il treno, ogni giorno! Per Milano, andata e ritorno, m’inscrivo all’università e… non vivo più! Texte! Texte! Questi cazzi di -en avant texte- Ma perché ! le facoltà, non sono tutte : ad accesso libero?... r-i-b-e-l-l-a-t-e-v-i pecore! anche per andare al cesso, dovete superare degli alpha - test! Ma come: voi! Piscio anch’io… pecore! Dopo i miei primi 40! Anni, vi farò sapere se li ho : superati!… -texte!-
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