Home Su Commenti FAQ Ricerca

           Sezione B                
PREMIO DI POESIA CUOREDIAFANO - L'INEDITO NON RESTERA' MAI INEDITO- PUBBLICA UN LIBRO CON NOI

 

Home

Invia una cartolina gratis

Opere Letterarie Integrali in rete

 

Sostieni il Narratore - acquista gli audiolibri nell'e-shop on line

 

musica e canzoni mp3

 

 
 

 

Le poesie presenti in questa Pagina sono in concorso al

Premio Cuorediafano - Sezione B (over 30)

(Le opere in gara sono di proprietà dei singoli autori, è vietato il plagio)   

(La disposizione delle poesie segue l'ordine d'invio delle opere, per questo è casuale.) 

 

 

 Anelito

 

Un anelito vigoreggia in noi

e come api cerchiamo nettare di parole.

Nettare siamo pure noi…

 

Ma viviamo in terre spoglie,

prive di viali e di aiuole,

anche se le riscalda il sole.

 

Casa,13.7.05

  Armando Romano (Roma)

 

 

 

 

Amico mio

Il mio gioco è il tuo

il tuo sorriso è il mio

il pianto è il nostro

amico.

Amico mio!

Troppo tempo

è passato

e stanchi

ci sosteniamo

perché

tua è anche

la sofferenza mia.  

Francesco Rizzo (Roma)

Ci sarò io con te

 

Ti cercavo,

nel mio livido biancore d’innocenza.

 

Ma tu gettavi l’ombra di te stessa

al latrato dei cani

che ti volevano

per disperdere i tuoi giorni senza nome.

 

Agognavo un sorriso fiero,

una carezza di parole

sussurrate alla fragilità della giovinezza

che rompessero i tuoi insormontabili silenzi.

 

Ma tu schernivi

i miei sogni di bambina

e con la tua severità inventata

infrangevi punte di diamanti

contro pareti di gelo.

 

Quell’amara sofferenza,

rappresa in fondo al cuore,

ha sfidato l’anestesia dei ricordi

ed ha disgelato un insaziabile pianto.

 

Oggi è una donna a cercarti,

a condurti per mano

su prati di leggerezza,

ove affondi il piede incerto.

 

E quando i cani torneranno a ghermirti

a sostenere il tuo affanno d’esistenza,

con amore di figlia,

ci sarò io con te.

 

 

 

  Rita Speca, Grottammare (Ap) 

 

 

 

Prima che il tuo silenzio

 

 

Prima che il tuo silenzio diventi terapia

e il mio cercarti rabbia

voglia inesplosa

purificata da canti e salmi

che altro non celano

se non l'impossibilità d'essere vivi

 

Prima che la sabbia abbia ricoperto la tua fotografia

e le mie mani abbiano smesso di tremare

per ritornare a stringersi

e a stringere pezzi di carne appesi alle braccia

vuoti lamenti di circostanza

sfuggiti alla nebbia della mattina

 

Vorrei fotografare un’alba

e un tramonto

due foglie appese all’albero prima di cadere

un fiume che scorre placido e un torrente che si fa impetuoso

un passero sul ramo 

un fiore che sboccia

una strada deserta e quindi viva

piena di ombre e di promesse

di ricordi e di arrivederci

 

Come la faccia di un uomo

alla fermata di un bus

di una mattina grigiastra

con una borsa in una mano

e la sua vita nell'altra

 

 

Daniele Locchi, Vaglia (Fi)

 

 

 

 

 

 

Scampoli di cielo

 

Ricordo...

imperversava una bufera;

camminavo a fatica.

Una ragazza, col suo pie' leggero

mi venne incontro;

fermandomi chiedeva:

"c'è un negozio di scampoli

nei paraggi?"

"Non so", risposi.

Intanto ella aggiungeva:

"cerco uno scampolo azzurro,

mi trovo qui per caso".

Oh! forestiera, pensai

che marzo era il tuo mese...

Ma poi... compresi:

mi ricordai di me,

di quando andavo

fra le intemperie

in un ostil terreno.

Anch'io cercavo,

forestiera,

il cielo,

col tuo sorriso

e gli occhi...

uguali ai tuoi.

 

Giuseppina Iannello Siccardo, Brescia

                                                    

Rincorrere

 

Rincorrere le tue parole che nel cielo

si perdono come ali nel vento 

sfiorando le stelle più belle

oppure osservare la terra

accarezzare la luna

scaldarsi a un pallido sole

forse a un timido amore.

Rincorrere i tuoi sguardi  

come spicchi d’una piccola luna

meno pallida e forse meno triste 

e poi guardare le stelle bianche

come fossero luci di candele 

per poter illuminare il cielo 

o riscaldare il tuo cuore.

Rincorrere il volo d’un aquilone

il suo inseguire il tempo

volare nel vento

riflettersi nel mare

nel saper tingere di rosso il cielo 

in quello spazio

dove c’è tutto ciò che cercavi 

accanto a quel sogno libero.  

Ambrogio Fumagalli, Rho (Mi)

 

 

Siedi accanto all’ospite…  

 

Siedi accanto all’ospite

Digiuno di dinieghi, prova se

Duttile come sandali

La ghirlanda sfiancata affiora

Dal buio imbrattato dei piedi

Stretti da lacci arrossati, che siano

Prossimi a sfiorire.

Se, la caviglia, quella asciugata al sole

Dopo aver calpestato un chiodo d’achillea

Si benda,

Per  riattraversare quel crocicchio

Di concluse spighe

Spaiate, simili ad elastici sghembi

Per qualche cattiva sorte

 

Erika Dagnino, Genova

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Inno alla vita 

 

Fiori dipinti sulle pareti

quadri di donne nude,

lampadari di cristallo

pendevano dal soffitto,

petali di rose sul tappeto

e il mio corpo al centro

della stanza, della casa,

della città, del mondo

e di quello che ancora

non esiste…

L’orologio a pendolo

segnava il tempo,

cimelio del passato

che ritorna alla vita.

La sua voce

era il canto del cigno

che mi vuotava,mi stancava,

mi faceva sentire leggera.

Non osavo respirare,

parlare e infrangere

l’incanto della magia.

Un labirinto di ombre

in cui mi perdevo

e mi ritrovavo.

L’ombra del non detto

e dell’indicibile,

come una nota stridente

che mi turbava.

Ho lasciato scivolare

le redini e il respiro

che trattenevo.

Vivere senza paure

nell’attimo

che non osavo fermare.

Il giorno dopo la notte

la vita dopo la morte

qualche ruga in più

qualche illusione in meno

spezza la linea impalpabile

del tempo che sorride.

Quando non ho più pensato 

a niente.

 

Luigia Izzo, Campagna (Sa)  

 

 

Memorie d’ambra

Uomo donna, donna uomo

nello specchio del mondo

al cospetto degli dei.

Brucia l’ordita trama

nella luce scomposta

che le ombre scompiglia.

Il vecchio si accarezza la fronte,

stanca la mano nel gesto ripetuto

a scolpire memorie d’ambra.

Fiacco  pensiero di giglio,

vesti sfacciate a coprire i ricordi

nascosti, velati in gonne, calze,

casacche da zar di pianura.

Vergogne taciute, silenzi di pietra

nel grido del velo alzato a sfida,

Bello e Vero riflessi del cielo,

bandiera di luce  presagio del giorno.

 

Nadia Castaldi, Ferrara

 

Felicità

Portami dove nessuno ci aspetta

il luogo in cui i fiumi risalgono la montagna

gli alberi camminano

il cielo sta sotto

portami in quel luogo e porgimi i seni

ci ameremo sopra la luna

e dentro di te germoglierà una rosa

su di me crescerà un verde prato

e saremo colline ai margini d’un bosco oscuro

e quando germoglierà la primavera

vedrai tanti fili d’erba tremolare felici nel vento

 

Antonio Aiolfi,  Vernate (Ch)

 

 

 

 

 

 

 

 

Se fossi

 

Se fossi un poeta

Sarei l’ultimo dei romantici

Il più vero degli uomini

Il più grande dei bugiardi.

 

Se fossi un poeta

Vedrei sorgere l’alba

Riflessa nel tuo sorriso

Di calda luce mattutina

 

Se fossi un poeta

La sera ti coglierebbe

Fremente e di sorpresa

Nuda nel mio letto

 

Se fossi un poeta….

Ma io non sono un poeta

E tu donna ricordo

Non sei qui con me

 

Dario Fantoni, Milano

 Dentro

Dentro ossa rotte

Bucano l’anima

Bucano la pelle

Dentro

Un subbuglio amaro

Dentro

 il tempo

che non è più tempo sereno

ma scaglie frantumate

che  bussano alle mie tempie

in un ronzio di suoni

in un frastuono di echi

Dentro ho ancora amore

 Parola vacua

Liquefatta in rivoli di pianto

Il tempo mi ricopre le ciglia

Di nuvole bianche

Giovanna Orfei, Milano

Non è facile

 

Non e’ facile aspettare ogni giorno qualcosa che non arriva

… che con il tempo si fa l’abitudine a tutto non e’ vero

Quando senti la paura sul collo diventi un fantasma

Uno spettro invisibile e muto

Sordo ad ogni richiamo

Che vive solo di notte e di giorno sbarra le finestre

 

Non e’ facile accettare ogni giorno chi non arriva

… che con il tempo si fa l’abitudine a tutto non e’ vero

Quando senti la paura sul collo diventi cattiva

Un sergente con mascella di ferro

Cieco ad ogni  sofferenza

Che non muove un muscolo senza un motivo

 

Vedo questo, ma penso dell’altro

E penso quando sei vento

E quanto sei vento

E se anche mi ha bruciato i ponti verso te lo sento

Sento quanto sei vento

 

Mi chiedi tempo, e ti do tempo

Ma e’ il tuo orario, non il mio

Per questo, le mie lancette non capiscono

E sul mio orologio non ti dimentico neanche un minuto

 

Perche’ il sapore caldo di uno scirocco cosi’ entra sotto la pelle

E quando e’ in circolo non lo togli dalle vene

Corre irrefrenabile con dinamica propria intoccabile

Dovrei strapparmi il sangue dalle braccia

ma forse non servirebbe

 

Perche’ il vento quando e’ cosi’ forte si allea con la pioggia

E ci sarebbe sempre pioggia attorno a me

Insistente sulla mia testa con traiettorie troppo alte per cancellarle

Dovrei saltare in mezzo al cielo e soffocarla

ma forse non servirebbe

 

Perche’ la pioggia quando e’ cosi’ ardita arriva dal mare

Giunge a passi grandi dall’orizzonte e porta con se il buio

Che corrode e buca la mente con chimica cattiva

Dovrei scavare nel cervello e soffiarlo fuori

ma forse non servirebbe

 

Perche’ il mare quando e’ cosi scuro regala troppo sale

Conquista i piedi, le gambe e il petto inaridendo ogni cellula

perfino il cuore, addirittura la’ arriva

Dovrei sbranarlo a morsi e sputarlo fuori

ma forse non servirebbe

 

Anche perche’ adesso non lo trovo… il mio cuore

Credo sia diviso in pezzi, tatuato per terra dietro ogni tuo passo

Incerto se farti cadere.. o infilarsi sotto la tua gonna

   

Emanuele Finardi, Milano

 

Tracce

 

Sogno di vivere un presente senza tempo,

un universo senza memoria,

senza ricordi,

Vivere in un mondo

in cui niente possa sopravvivere al cadere della notte,

in cui ogni alba sia staccata dalla precedente

e dalla successiva,

dove tutte le tracce spariscono nel nulla.

 

Manuela Furlan, Borbiagio (Ve)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Perdita

 

 

Come un ramo secco,

Piegato e sconfitto,

Il mio pensiero proteso

Verso un futuro senza te.

E una domanda muta:

Dio, perché?!

 

Occhi vacui che non vedranno

Il tuo viso ancora.

Mani che si stringono in grembo

Raccolte in preghiera. Per te.

E una domanda muta:

Dio, perché?!

 

Diapositive di una vita

Che si susseguono dentro di me.

L’infanzia, l’adolescenza, tutto!

Tutto accanto a te.

E la stessa domanda muta:

Dio, perché?!

 

Perché mi hai privato

Di tutto quell’amore?

Immenso come il perdono

E dolce. Come la sua voce…

 

E una risposta muta.

Non l’ho udita…

E una sofferenza atroce.

L’ho sentita…

 

Rita Takacs, Gorizia

 

Baby blue


in questo vasto immoto spazio
baby blue
ulula più di una sirena
durante una giornata al parco.
Il ghiaccio sottile
un abbraccio silenzioso
bianco
contratto
baby blue
impietoso lacrimare
un elicottero sopra la testa
il ghiaccio inizia a riprodursi,
il ghiaccio è il padre.
Baby blue
lo abbraccia
stringe la sua memoria contraffatta
agliate polaroid familiari
rimbrotti
uno schiaffo sulla pietra.
Baby blue
ulula nel vento
distante

Akyro, Dairago (MI)

 

 

Non è il momento

 

S’apre  piano uno spiraglio,

la finestra vecchia

si affatica a far passare luce

che si fa ombra nella stanza.

Stanza del passato.

E forse la fatica e’ mia

mentre l’ombra del ricordo

gioca furtiva sul muro.

Posso sentirne la risata,

cattiva.

Mi aspettava

dentro uno spiraglio.

E poi è apparsa.

Mi chiede di sedermi a raccontare.

Ma è molto tempo che non dico

di me,

Sono lune e soli

che non parlo con me.

Richiudo la finestra

e   la sua incrostazione.

L’ombra scivola

sotto una mattonella,

terra indurita.

Dovrà aspettare ancora,

non e’ tempo,

non e’ il momento.

  o

Anna Luciano, Collegno (To)

 

Strategia

 

Considero che presto insisterò per dirti parole.

Ho un piano: comincerò con non guardarti.

Nuova cecità si sommerebbe ad altre omissioni

eppure, potrebbe non bastare.

D’altra parte, so già che il discorso architettato non reggerà

crollando senza rimedio alla tua immutata sorpresa.

Ogni volta uguale.

Allarmato cercherò di non allarmarti: minimizzando.

Tradirò le intenzioni di una carezza,

come quelle dedicate ai figli di parenti o conoscenti,

e questa simulazione, rassicurandoti, mi assolverà ancora

e sarà come precipitare,

riuscendo, al più, ad incrinare quella storia d’amore

che avrei voluto distruggere senza contemplarne il dolore.

 

 

 

Natale  G. Calabretta, Roma 

Fotografie

 

E' da ponente che infausto,

Eolo soffia sui capi di piccole gabbianelle,

appollaiate sugli scogli, agitando così il loro riposo…

 

Catturo immagini… voluttuose

 

Onde, che vacuamente combattono un temporale,

audaci sentinelle del mare, nulla possono contro la

forza della natura…laggiù nella baia…

Quasi a volersi difendere, esse esumano i tesori celati

nel blu profondo, sulla battigia illuminata dal crepuscolo…una sera…

 

Si ode un brulichio di voci, avviluppate tra le barche e  pescherecci…

 

Immagini…

 

Che si espandono nella "camera oscura" della memoria,

e si stampano sulla "pergamena" dei ricordi…

 

Plana, sulle acque salmastre, il pellicano, aitante cacciatore

delle maree…

Mozza il fiato la sua ricerca,

appare quasi un sorriso, mentre placa la propria avidità…

E poi, spicca il suo volo.…lento e compiaciuto…

 

Mare, dolce e malinconico canto di un poeta,

che intinge il pennino, nel ventre di una seppia…tra le ombre,

contrasti di luce, profumo di sale…

così è il mare…

 

Fabiola Ballini, Verona

 

 

Rationale

 

 

Tieni per te le tue ragioni

Certezze di qualcosa che non tocco

Spiegazioni che scalfiscono la bellezza e la leggerezza

Di un sorriso rubato in un giorno di pioggia

Ad una ballerina scalza

La sua vita è più forte delle tue convinzioni.

 

 

 

Lucia Pulpo, Grottaglie (Ta)

 

 

 

Davanti a San Giusto

 

Mentre il vento

prosciugava il mio corpo

l’anima mia, l’amore.

Il tubare

di due colombi sul sagrato

riportava questo luogo

all’imbrunire.

Donne accaldate

attendevano la sera

e m’osservavano

mal celando lo stupore.

Inseguii senza volere

il mio percorso

per capire

che la morte in fondo al cuore

è una rigida catena senza tacca

che non libera né spezza dal dolore.

Freme il platano

e la sua ombra lunga

abbandonando ai sussulti della brezza

foglie gialle e secche ormai d’amore.

E’ avara quest’estate di germogli,

deserto è ogni quadro d’allegria.

Non nacqui per piangere

ma per morire solo

e svuotai tasche colme di speranze

quando l’orgoglio mi permise di andare via.

Io quel giorno t’aspettavo su a San Giusto

il vento caldo fu mio testimone.

 

Walter Giani, Trieste

 

Deserti assetati in divergenze radioattive

 

 

I miei pensieri
come le viscere della lucertola scuoiata
sono evidenti,
organi al loro posto:
prevedibili.
Cosa c’è di strano?
Forse non lo siamo tutti?
Tu credi che il fiore possa
evolvere in bocciolo
e io conosco la mia autopsia.
Non dormirò sul tuo roveto mai più
acida è la mora acerba.
La volpe e l’uva?
Non credo.

Spalmare l’abitudine sul deserto,
mordere l’assuefazione allo zapping,
attenzione alla data di scadenza.
Ma a che serve?
Già siamo scaduti.

 

Francesca Galleano, Genova

Mi ra  

 

E le tue mani che corrono sul mio mento

giovani abbastanza per spingermi al di la' del presente

e ammorbidirmi la pelle

con gesti d'assoluto abbandono,

mentre i baci nostri

come uccelli teneri e avvinti

a un ramo insonne,

s'accoppiano

senza piegare le ali

in un istante intenso di vita.

 

 

Giuseppe Maugieri, Catania

Luna

Cosa fai luna,

lassù alle porte del cielo?

Carica di profumi e di armonie,

vaghi solitaria e, malinconica, volgi verso nord.

Sovrana signora del buio,

tacita vegli, col tuo chiarore,

quando le ali di tulle del sonno,

hanno vinto, l’ultimo e stanco battito di ciglia.

Pallida timida e triste, ti affacci lassù,

quando anche l’ultimo raggio di sole

si spezza e, nella pace ammiri il tuo

magico incanto:

il bosco tace, nel gelido chiarore,

silenzioso e quieto è il fiume,

che nella notte bruna, giace

addormentato, nel suo letto di sponde;

e quando venere, ti scioglie la treccia,

geme l’onda e il mare si tinge d’argento,

sotto il pallido e gelido sorriso,

della luna innamorata.

 

Marco Bruni, Massa Marittima (Gr)

 

 

 

A Marta 

 

Aver cura del tuo tempo…

Dopo che , zeppo di parole,

il tuo pensiero avrà compiuto

quel percorso che tanto speri.

 

E’ di roccia dura la convinzione di aprirsi alla vita,

quando questa aspetta qualcuno…

Qualcuno…è la fune a cui ci si aggrappa

La fune che sempre dici

“ci tirerà su…”

 

Non sappiamo cosa sarà dei prossimi desideri,

ma questi viaggiano paralleli

alla consapevolezza che siamo forti…

 

Sii forte allora,

perché mi piace pensare

all’immagine perenne di quel  tuo caparbio sorriso…

Abbi cura del tuo tempo…

 

Sara Capizzi, Lazzate (MI)

Involucri

 

Un giorno rinascerò.

Nella prossima vita

Avro’in dotazione

un involucro diverso,

attraverso la cui visione

so che potrai leggere i miei gesti

con altre percezioni:     

potrai indovinare come ti guardo

quando mi volgi le spalle

potrai sorridere

per  gli zigomi sparsi di porpora

quando ti avvicini troppo

potrai sentire il rumore delle arterie

provocato dai tuoi sfioramenti

potrai immaginare

i pensieri peccaminosi che mi suggeriscono i tuoi piedi

potrai godere ogni secondo delle parole

con cui intesserei trame di lodi

alla tua bellezza conturbante

potrai comprendere perché mi aggiro

bendata  nel tuo odore di

pineta dopo la pioggia

potrai cogliere

il bocciolo del mio amore

di questa vita presente.

 

Bianca Maria Spernanzoni, Roma

 

 

 

 La reclusa

 I pensieri gemono come uccelli  dispersi

 all’incalzare del vento

sospinti dal gelido abisso

della miseria umana;

schiuma esasperato il desiderio, tra le immagini opache.

 

Il  cuore cigola

come una barca vuota, legata a riva.

Onde di respiri e pianti scollano le sue pareti

un attimo prima di versarsi nella sabbia

per sfuggire all’acqua e morire nella polvere.

 

Avida fantasia, umida di ricordi

disciolti tra le tue grinze

germogli sogni tenaci che s’impigliano tra le cose,

 erbe amare nell’afa estiva

 che fa crepare la terra.

 

Reclusa l’anima,

greve di vita che si vede appena

canta melanconica il suo silenzio

singhiozza piano, che quasi non la senti,

un ansito, oltre le mura della carne,

sua prigione e suo chiostro.

 

Angela Prandi, Gargallo di Carpi (Mo)

 

 

Pineta

 

Un pineta offusca la visione

Un orizzonte è dietro il costone

Di un mare che sembra lontano

Passeggiata in silenzio intrecci di mano

La fitta boscaglia nasconde segrete

Ove il poeta fautore tesse le mete

Farfalle aleggiano tra genziane ormai aperte

Di pensieri sentiti e frasi coperte

Tra la folta e rigogliosa pineta

Aleggia magia di una cometa

Corpi fondono voglie salate

Lunghi abbracci e labbra bagnate

Vento a levante porta odore di mare

E’ passato il tempo ….

E’ ora di tornare.

 

 

Paolo Cangemi, Nova Milanese (Mi)

Fiocchi di pace

 

“Scendon lieti e assai leggeri,

bianchi e nivei son da cielo,

ricoprendo mine e bombe

e quel odio che confonde.

Nel Natale ormai globale,

la speranza è collegiale,

che la pace sia mondiale

per sorrisi da donare.

Splendon come mille stelle,

nella notte di vigilia,

per illuminare i cuori,

di bambini e grandi amori.

Possa il prossimo imbiancare,

nella notte di Natale,

render puro quel presepe,

di un Gesù che osserva e crede,

che quei fiocchi sian di pace”.

 

Massimo Lorusso, Milano

Ricordi e immagini

 

Lievi soffi

di vento

accompagnano

il vago ondeggiare

del mare.

 

Stanchi gabbiani

rientrano lentamente

in sconosciute dimore 

scivolando sospesi

nell’aria immota.

 

Sul tardi

raggi dorati

sfiorano dolcemente

la spiaggia

ormai deserta.

 

Nella sofferta solitudine

mi restano

ricordi e immagini

che parlano

di te.

 

Vito Domenico De Crudis, Monopoli (Ba)

Bagnanti

 

Penseranno ai bordi delle strade

agli amanti perduti,

alle parole mai dette

lasciate cadere nella memoria del bosco,

su quel sentiero che raccoglie

scarpe in numero dispari

e i tuoi baci precipitati

nell'ardore dell'estate,

tu che sragioni sul giorno

e hai attese di provincia

non mi hai restituito

il consenso della rosa...

 

penseranno agli argini d'oro

dove accade il carnevale,

la tua promessa è una voce di sottofondo

che eredita il caos dal bosco,

paziente,ti ho lasciato rapire

dalla dissolvenza del fiume...

 

penseranno a come cade il costume viola

all'imbrunire,

al rumore che fanno le parole

nei giorni di pioggia

o quando nel parlarci nelle notti d'inverno

eravamo perle di bosco...

 

non c'è riposo sull'erba

per queste bagnanti

che della pesca miracolosa

hanno dimenticato il ritorno,

sono i paesaggi tristi

inventati dalla tua assenza.

 

Gaia Maggioni, Sesto Calende (Va)

Un soffio di vento

 

Apro gli occhi

vedo l’orizzonte,

chiudo gli occhi

vedo oltre.

 

Apro la mano

la sento lontano.

Chiudo la mano,

la trovo vicino.

 

Cerco nel cuore

un po’ di calore.

Trovo nel cuore

una fiamma d’amore.

 

Cerco carbone

da ardere ancora,

trovo nel tempo

un soffio di vento.

 

 

 

Il bambino di Ozi, Verona

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tu, che non puoi sfiorire

Ed anche mi volessi solo compagno di letto

rimarrei incantato dalla tua purezza,

dalla primavera con cui tinteggi i volti dei passanti

e la grazia quando riposi tra le mie braccia.

 

Se i sensi incendi della passione che avvolge

io continuo a leggere lidi limpidi e sereni

perchè non c'e' differenza alcuna

tra carne ed amore.

 

Quale peccato nel desiderare di perdersi nell’aurora?

Quale peccato nel volersi tingere di cielo?

 

Ti farei fiore se potessi,

per lisciarti ogni petalo

e curarti

e rimirarti

dal canto del gallo

al momento delle stelle.

 

Ti farei fiore se potessi

per perdermi nel tuo sbocciare

e serbarti per me.

Tu,

che non puoi sfiorire.

 

Anche tra queste lenzuola,

com'e' bello il tuo cuore!

Massimiliano Zulli, Montesilvano (Pe)

 

Ballabile

 

La vita è un'abitudine che ci meraviglia,

che cambia come un battito di ciglia

si reinventa sempre uguale e diversa,

 si piega e si ripiega quasi perversa.  

Ci trascina nei suoi vortici fluttuanti

e ci riempie di pensieri balenanti

tra albe bianche di fuoco

e squarci di cielo nero che promettono bufere.

Ha il ritmo delle cantilene

ed il passo altanelante di un bambino in festa

poi se ne va mesta, tutta chiusa in se stessa

dimentica del sorriso di quell'unico viso

che ci aveva regalato un attimo di paradiso  

e ripensa a un paesaggio

visto in un giorno poco saggio

 ma bello come l'assoluto.

E si inebria dell'ultimo ritmo

 mezzo tronco mezzo cotto mezzo sotto

ed aumenta il tempo della corsa

e tutto scopre nella sua colma borsa.

 

 

 

Letterio Scopelliti, Firenze

 

 

 

Confine

 

 

  Il confine si è dissolto nella nebbia che ha 

impastato cielo e mare.

 Plumbeo.

I mugghi delle navi perforano la consistenza d'ovatta

strappandomi brani di cuore.

Una volta c’eri tu, lì in mezzo

galoppavi puledri d’acqua scintillante:

-Avanti tutta, indietro tutta, arresta i motori…-

Nelle notti di capodanno scacciavi il buio con i razzi di segnalazione,

e noi a guardare il mare, spaccato dai colori.

Orgoglio.

Le navi si chiamano impazzite,

come anime che non riescano a trovarsi,

vicine eppure irraggiungibili.

Hanno un urlo animalesco e un odore…

Sicurezza.

Ombre di te rimangono sepolte sui corrimano

in un’impronta nascosta su un citofono

su uno stipo, sopra a un documento.

Forse sei nella velatura opaca del linoleum,

 una macchia di sporco.

Reale.

Stamattina nel mugghio disperato ritrovo la tua voce,

Sei vicino, impalpabile come la nebbia.

Padre mio, ti respiro.

 

 

Cinzia Pierangelini, Messina

 

 

 

Dedicato agli Occhi

“memoria dell’uomo”

 

 

Gli occhi, memoria dell’uomo,

parlano senza voce,

con un sussurro di luce.

Quante lettere ci siamo scritti

senza parole

senza neppure la carta

dove imprimere i sogni.

Guardarci negli occhi

è valso di più di milioni

di grafici tracciati,

più di altrettante, stereotipate

emissioni vocali…

Guardarci fissi

era la nostra parte in quel momento

nella commedia della vita.

I nostri ricordi hanno lo stesso inizio:

rammenti quando ci siamo visti?

Il tuo sguardo accentrato sul mio

non per guardare

ciò che volevi che fossi,

solo

per aprire un orizzonte nuovo alla mia attesa.

Ora provo dolore

nel vedere gli occhi vuoti della gente,

non sono muti

ma neppure si accendono

per trasmettere la pace.

 

Ivano Caroselli,  Cittaducale (Ri)

 

 

 

Oblio

 

Soffi il prorompente vento a spazzare via vani ricordi

Lavi l’ostinata pioggia l’acre odore di un’altra illusione

Copra la candida neve tracce di lacrime versate nel cammino

Geli il duro inverno incauti pensieri che tornino 

lì dove non devono

Sorga il più fulgido sole ad accecarmi 

se mai volgerò indietro lo sguardo

Scenda la nera notte ad avvolgere

 ciò che è stato e più non sarà

Spengano le copiose stelle l

a luce sulle strade un tempo percorse

Rimproveri la triste luna 

deprecabili cedimenti ad insidiosi rimpianti

Naufraghi l’immenso mare

 fragorose risate per sempre perdute

Soffochino le vaporose nuvole gli echi

 di quei baci oramai estranei

Celi l’infinito cielo quel che ieri 

m’ha tenuto vivo, quel che oggi maledico

 

 

Gianfranco Rinaldi, Gravina in Puglia (Ba)

 

 

 

 

Dell’ alba

 

 

L’ aria sotto

Il calcagno, incerta

e vagabonda,

ammicca

alla strada fatta

nella corsa degli anni

 

nel volo di un istante

 

dagli echi del ricordo,

lo spirito solleva

teso e ormai distante,

 

a  risognare il volto

di un amore

ora risorto, dolce più che mai

sia stato

 

e il volto tuo

mi appare, chiaro

come l’ alba,

 

luce che s’ innalza

e l’ ombra notturna scaccia

distorte angosce incalza

 

e per me, inerme, un altro

sogno plasma

Monterenzio,  4 novembre 2005

 

Daniela Manzini, Monterenzio (Bo)

 

Viandante amaro

"mendica sul tuo sentiero
dove tutto può sembrare vero
mendica lungo la via
del viandante che se né và dalla periferia
attraversa il mare
attraversa i monti
nord-est
sono solo orizzonti
una casa bella grande quanto un cuore
nei pensieri
dove ci stanno
moglie, figli e cane,
tanto sudore,
la bella vita
quella in stile
quella che si vede alla televisione
dove una ruga non compare
è la vita di chi ha saputo fare
volano via gli ideali con gli anni
il rossore sulle guance
è storia da bambi,
lascia il posto all'audacia
alla nuova colonna sonora
una dama diversa,
un' affare diverso,
senza troppe pretese,
ripercorri il sentiero
avanti e indietro
ti nascondi da tè
poca memoria per chi ama
poca memoria per chi t'ama
il vento fugge
porta via il sogno di gloria
dove non trovi più il cuore
hai camminato tanto
per non ritrovare più
te stesso
viandan te dentro al tuo cuore".

 

Zanutta, Trieste

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

U Uauru

 

U Uauru è nu paisiéllu ca se trova mmiènzu a ‘na vadda

e daì l’impréssione re chère grosse città

ca so’ divise a doi ra nu fiume:

o Uauru ng’è ‘u “Uaddone”.

 

Ra cient’anni a chèsta parte ‘u Uauru è cchiù o méne ‘o stèss,

ma mentre prima era abitate ra tanta gènte,

e parìa chisà quant’avìa ruventà,

oi sembra ca prima o poi adda fenèsce.

 

È nu vèru peccatu ca s’è duvute arreduce accussì…

Sembra proprie ca chi putìa fa coccosa p’l’evità ‘sta fine

a nu certu puntu nun se n’è futtutu cchiù!

Però u Uauru è sèmpe bèllu.

 

Tène pure ‘na storia tutt’a sua,

fatta c’u surore, u lavore e i sacrifici

ri cuntadini ca se ne iènne fore c’u ciucciu

e fateavene r’a matina a sera!

 

Ma re tutte chèste, e nun è poche,

sèmbra ca nun è rumastu cchiù niénti

ind’a mémoria re chiri ppochi

ca ancora oi nge vivene.

 

Quanne chiove nun ng’è mai nisciunu ‘Ngoppa u Ponte

e l’acqua scènne abbasce pe re viè

ra ‘Ngapeluauru a Mienz’u Chiane:

ma è sèmpe béllu u Uauru.

 

Attuorne so’ tutti voschi vérdi

e arrète nge so’ re muntagne grosse e bélle,

spéce a vièrne, quanne se cummogliene re nève

e ruèntene tutte ianghe.

 

Quanne siènte i cunti r’i vicchiariéddi

quanta génte siènti annumenà,

génte ca ormai nun ng’è cchiù:

ma quanti re nui r’amma cunusciute?

 

È béllo pérò penzà

ca sperdutu ‘mmiènz’u Munnu

ng’è pure u Uauru:

che béllu paèse ca è u Uauru.

 


Galdo

 

Galdo è un paesino che si trova in una vallata

e dà l’impressione di quelle grandi città

che sono divise in due da un fiume:

a Galdo c’è il “Torrente”.

 

Da cento anni in qua Galdo è più o meno uguale,

ma mentre prima era abitato da tante persone,

e sembrava chissà quanto dovesse diventare,

oggi sembra che prima o poi è destinato a finire.

 

È un vero peccato che si sia ridotto così…

Sembra proprio che chi avrebbe potuto fare qualcosa 

per evitargli di finire

ad un certo momento non se n’è fregato più!

Però Galdo è sempre bello.

 

Ha pure una storia tutta sua,

fatta col sudore, il lavoro ed i sacrifici

dei contadini che se ne andavano in campagna con l’asino

e lavoravano dall’alba all’imbrunire!

 

Ma di tutto questo, e non è poco,

sembra che non sia rimasto più nulla

nei ricordi delle poche persone

che ancora oggi ci vivono.

 

Quando piove non c’è mai nessuno sul Ponte

e l’acqua scende giù per le vie

da Galdo Alta a Galdo Bassa:

ma è sempre bello Galdo.

 

Intorno vi sono tutti boschi verdi

e dietro ci sono le montagne grandi e belle,

soprattutto in inverno, quando si coprono di neve

e diventano tutte bianche.

 

Quando ascolti il racconto di un vecchietto

senti nominare tante persone,

persone che ormai non ci sono più:

ma quanti di noi le abbiamo conosciute?

 

È bello però pensare

che sperduto nel Mondo

c’è anche Galdo:

che bel paese che è Galdo.

 

Antonio Scarpone, Galdo degli Alburni (SA)

 

 

 

 

Parola di dolore

 

 

La mia parola

è una forma d’acqua

che sbatte risoluta contro gli argini del tempo di orologio.

 

La voce

che si spiega

come manto d’inchiostro sulla carta bianca

vorrebbe dilatare gli scatti delle lancette

verso i salti degli atleti,

ma pure quelli hanno i limiti del muscolo di carne.

 

Vorrei regalarti la mia malattia

perché le mie pene non sono collettive;

e farti sentire che il mio male

devasta il corpo nella stessa misura in cui

apre la mente verso la comprensione di me stesso.

 

Un dolore mi è passato sopra come un rullo pesante

e ha fatto di me la sua strada.

 

Non è per farti male,

ma per sognare,

almeno per una volta,

senza il dolore.

Tu sei disposto ai miei patimenti,

ed io non sono avido di sofferenza.

Dunque, apritevi pure ferite, sulla mia pelle,

ché tanto sangue non ne ho più.

 

 Davide Marranconi, Milano

 

 

Sopravvivere, comunque

 

Muore così, farneticante, l’ultima speranza

ma non muoio io.

Resisto al vero dolore che avanza,

baluardo ridicolo al destino

ormai incontenibile in questa stanza.

Mi sono immaginato signore,

ho visto rondini posarsi sul mio cuore,

ho sognato il dominio dei libri che ho letto,

in strade percorse a fatica,

di case conquistate senza tetto.

Ora sono il nano, il buffone di corte

la parola che fa ridere la morte.

Sono la lagna che gli amici hanno temuto,

il comico trovare le parole ad un film muto.

 

Donato Loscalzo, Castel del Piano (Pg

Notte

 

Sotto lo sciame di stelle si svelano

al plenilunio agostano le chiome silvestri

 

Tra i labirinti frondosi e l’aia deserta

non canta invano lo zefiro leggero

 

Intorno non  turbamento ma pace

 

 

Gerardo Cataldo, Roma

 

Essere Celestiale

 

 

Canterà l’essere che è in me

La melodia uscirà

Il cuore batterà e la musica leggera s’innalzerà

Musica scritta dentro di me

Musica armoniosa batti più forte

Affinché possa ascoltarti

Provieni dalla mia bocca

Angelica, leggera

Vola e fammi danzar

Luci intense, sconosciute

Incantatrici circondano il mio essere

Lo so, 

Sento, in questo preciso momento

Io, proprio io, ecco io sono Divina

Non esiste più la materia, la fame, l’indigenza,

L’ignoranza, il fallimento

Ecco mia musa, in te sono speciale

Mio vero sé fa udire la voce  che è dentro di me

Innalza il tuo canto

La musica, il cuore che batte, suona la melodia

Sento un violino nelle mie orecchie

Il vero io  regna

Divento Divina

Canta musa, canta innocenza, canta anima

Super stella!

S’ode il suono dell’anima, come acque di ruscelli

Piogge che scorrono scoprendo verità

Canta il mio vero sé

Io non sono più umana

Sono  Angelica, Suprema, Divina

Unita con la mia musa

Con  Dio divengo Celestiale.

 

Angela Inturri, Bologna

Natale

Non posseggono più le mie mani
la memoria del moto ,
come pure il mio corpo 
in schiavitù di comandi.
Anche i miei occhi pigri 
osservano questa luce che acceca
imbevuti in un ruvido istante.
Notte d’amore,
rinnovata promessa nel complesso calvario.

Giuliano Scaltriti, Correggio (Re)

 

 Mi assale

 

Mi assale

invariabilmente

in ogni spazio

in ogni tempo

come lampo di luce la notte

come cupa ombra di giorno

e non mi lascia mai

non mi abbandona più.

 

Sia che ami o no

che patisca o no

che gioisca o no

prima, durante e dopo

senza e con

dentro il dolore

in mezzo alla gioia

c’è sempre.

È lei che mi cerca

è lei che mi possiede

sono solo il suo strumento

assecondo il suo verbo

mi prostro ai suoi voleri

vengo sopraffatto!

Ecco perché

-mia Arte-

io vivo

per te.

 

Alberto Sbardella, Roma

 

Goccia e febbre

 

La notte è buia di tempesta

nubi nascondono

attimi

di cielo stellato,

lunare l’attesa

della prima goccia di pioggia.

Profonda paralisi

portata dal vento

sporco e logoro;

rimani bagnato

senza filo per riprenderti:

pioggia e sentimento.

 

Nell’aria c’era il pensiero

di una vita vissuta in due.

Ricordare il dolore precedente,

il vano sorriso delle cose.

L’ottimismo non è un’apparenza

come la realtà.

 

Vedo nei tuoi occhi

la forza bruciante della vita:

non si può mai negare

a chi è energia pura.

 

Neanche adesso, dopo due giorni

riesco a ricordare le tue parole.

Sembrano uscire dai miei pensieri,

come febbre su un corpo

ormai stufo di rimanere fermo.

L’esplosione in me,

calore,

più di mille stelle.

 

Marco De Mattia, Cordenons (Pn)

 

Un Tempo Cuore di Cristallo

 

Dell’essere

mostrava emozioni.

 

Splendere

per purezza osava

quanto le costellazioni.

 

Similmente

si sarebbe spento

e con la fine dei tempi.

 

Se miseramente

non fosse finito nella

cupidigia degli empi.

 

Oscuratosi

or ne nasconde le reliquie.

 

I falsi ossequi

del padrone rifiuta

mortificatosi.

 

A consacrarlo

ancora oggi è la sola

musa.

 

A coronarlo d’alloro,

da  sempre il sommo

poeta.

 

Marta Pagliaro, Maddaloni (Ce)

Venerdì 4 novembre

 

Troppo lunga questa giornata

troppo silenziosa

troppo difficile

come il mio digiuno

imposto

in remissione dei miei

degli altrui

peccati.

Esibito come trofeo

contro la paura della morte.

Esco.

Eppure oggi il sole invade i miei

spazi,

il mio corpo

non le mie emozioni.

La mia profondità non esiste.

Una recita

si impone di essere perfetta.

Tutto è in superficie.

Anche

la parola amore

 

Angela Caso, Vico Equense (Na)

 

 

 

 

Il viaggio di un'anima stanca

 

La mia "ormai "stanca anima

si appresta senza sosta

ad attraccare gli ormeggi

di una vita intensamente

vissuta e intessuta

di intrecci mai sciolti

che si aggrovigliano

in una insoddisfatta matassa.

Il mio viver

è un mormorio lontano

di correnti acque

e di sommesse voci

che insistentemente

si aggrappano alla realtà.

Nel cuore un sollievo

alla speranza si accompagna,

ma tu sorte cosi misterosa

appari nella tua perenne

fissità del tempo a me rimasto.

Poco propizia giungi

e del tutto incerta

e imprevedibile

antichi oracoli ignori

e in fila disponi

del mio sacrilego destino.

 

Maria Di Lallo, Roma

 

 

Blu

                                                                                             

Mondo blu chiaro

più chiaro

di chi

vede

solo

monotonie

 

Maria V. Somigliana, Rho (Mi)

 

 

 

 

Vacanze senesi

 

Verdi declivi toscani

ariosi lo sguardo rapiscono

sgargianti riflessi silvani

nel volto ambrato sbiadiscono

 

 

Macchie di boschi a cespuglio

rossi coralli di prato

casupole sparse a ventaglio

vivaci da togliere il fiato

 

 

Gitane vacanze senesi

di brevi effimeri giorni

come d’autunno i tramonti

piccole perle turchesi

avvinte d’incanto ai ritorni

 filtrano tersi orizzonti

 

Diego Volpin Borgoricco (Pd)

Goccia a goccia

 

Cammino solitario e muto,

con il cuore stretto,

perché provo disgusto,

di questa complessità del mondo,

di questo rumore sordo.

Tutto si confonde,

stampa, sondaggi, notizie e sfide,

e come possono testimoniare ?

Quando tutti sembrano sapere,

e se qualcuno accetta di parlare,

allora, fate pure,

e senza essere un cameriere.

              *******

Leggo i giornali ogni giorno,

sempre una storia di un barbaro caino,

molto crudele e inumano.

C'è anche un biglietto falso di condoglianza,

ma chiedo qual è la differenza ?

Io, ho stretto il mio pugno,

contro i millantatori che non mancano,

parlavano e parlano.

Altri giocano all'assassino.

Io, non sono cretino come quell'uomo,

perdo la guerra senza ammazzare nessuno.

             *******

Il buon nemico,

fianco a fianco,

la polarizzazione di odio reciproco,

il paradosso del linguaggio mediatico,

disperato e tragico.

C'è un divorzio fra memoria e storia,

e ogni razza è degna della sua gloria.

Alla gente piace mangiare la gente,

quando le speranze sono tradite.

Si, le slogan è efficace e purtroppo vero,

ahimé, cosa dire l'uomo del suo futuro ?

 

Nour Eddine Khaidoune, Torino

Stella cometa

 

La sete di te

non si placa.

Si conserva umida.

I tuoi gesti celesti

sono le costellazioni

iscritte nei secoli.

Dai secoli.

La fiammeggiante spada

del cacciatore Orione

è nel mare dell’ardore

che toccasti oltre le stelle.

Io aurora

Tu cometa.

 

Francesca Muntoni, Cagliari

 

 

 

Mia cara madre

 

Hai perso già tanto,mamma,

il vigore , l’espressività,

la memoria del tuo vissuto,

le poliedriche capacità.

Incessantemente mi ripeti :

“Tu sei Onia , mia figlia”.

Il cronico morbo non ce la farà

mai a privarti del tuo

 possessivo amore filiale.

Ad ogni quotidiano congedo,

mi chiedi quando ci rivedremo.

Il recondito timore dell’abbandono,

rinnova la mia inquietudine.

Col tuo ridotto  frasario ,

le pur vaghe  ma  briose  allusioni,

continui a infondermi allegria.

Neppure il  tuo  senso dell’ humour

 si lascia ancora abbattere.

Con  la gestualità un po’ automatica,

il parlare ripetuto, finanche ossessivo,

appari  un po’ simile a un burattino

che cela  un grande animo.

A manovrarti  ancora per un po’

sulle tragicomiche scene della vita

saranno quelli di sempre,

ancora integri, i fili dell’amore.

 

  Apollonia Angiulli, Fasano (Br)

Poeta

 

Hai afferrato le chiome d’ un tempo tiranno

perché di esso restasse solo amore…

 

Hai trattenuto con  penna leggera

la piena del fiume

sulle pagine bianche del grande libro,

per lasciar traccia così del tempo tuo

e di vicende umane

…si che il patir non fosse vano…

 

Hai reso eterni gli attimi di antichi amori

ed i sospiri…

perchè di rondine il volo

ancora ci emozioni,

 

Poeta…

 

che rincorri i pensieri

fra  trine leggere d’opalescenti nubi

e ritrovi i tuoi versi nei sospiri del vento,

 

al cuor doni sonorità nuove,

verdi d’erba

e profumi di prato

tu,

 

che gioisci d’un nulla

e  gridare vorresti il dolor di chi soffre

tu,

 

con animo di bimbo cogli l’alito del mondo,

il palpito di vita

in breve danza di farfalla

che l’alba non vedrà

 

Poeta…

 

nel silenzio della sera

doni parole di quiete…

al cuore un’isola di libertà

Gabriella Manzini, Vignola (Mo)

 

Il limoncello

 

Giallo  come le

due mimose che ombreggiavano

il portico nell’estate elbana,

la nostra prima, con la

promessa del per sempre.

 

Caldo come i

nostri corpi mentre

al buio abbracciati

ci diciamo quello che

taciamo di giorno.

 

Appagante come lo

stare insieme –una

busta e il suo francobollo-

discutendo del futile perché

l’importante non esiste.

 

Rituale come i

bicchierini con i quali

brindiamo ogni sera al

mondo che siamo noi,

la maestrina e il bricoleur.

 

Ida Tagliabue, Brescia

 

 

Primavera di casa

 

Bianco

Di nubi in filacci

Candore materico

Da mordere

 

Giallo

Di ginestre a soffi

E spruzzi di spuma

Petali in girali di vento  

E polveri antiche

Fiacche dal gelo

 

Verde

Germogli gracili

Gemme preziose

Lucenti promesse

Erbe tenere

Fili di tappeti giovani

 

E bianco

In corolle di pruno timido e laborioso

Aliti di brezza aulenti

Traboccanti di petali

 

Blu

Di lago al risveglio da ghiacci bigi

In fasci d’azzurro e celeste e indaco

E onde turchine e raffiche cerulee

 

E ancora

 

Bianco

A scrosci sul verde

Sul giallo

Di pioggia argentina

In nastri e rintocchi

 

E blu

Di cielo a sprazzi

Che cola dall’alto e

Cela al giorno

Il bianco

Il verde

Il giallo

 

  Giovanna Miriam Ravani, Solto Collina (Bg)

 

Succede  al risveglio

 

 

L’alba dopo ore di attesa,

dove sento ancora il ruscello fluire 

deciso nelle arterie di questa terra.

Ho un vago ricordo dei fiori che ho vissuto,

 degli incantesimi di madreperla.

Con facilità

do saggio ai miei denigratori

ed intono un canto melodioso.

L’aurora scioglie tutto e lo dissolve.

Immense mie parole non sortiscono.

Eppure il suono è come se piovesse

ed io non mi rassegno.

Compongo la mia vita attorno al vento,

nel mio respiro attonito e graduale.

Nessuno oserà mai spezzar l’incanto,

ostaggio della brezza, saluto i miei istinti 

e li rimando ancora a un nuovo sogno.

Antonio Sangervasio, Roma

La Grande Pianura

 

 

Lasciatemi tornare tra loro,

al primo gracchiare dei corvi

vellutati e striduli

sui campi della grande pianura,

al primo sciabordio del sole

sull’acciottolato delle strade

solcate dai carri biondi di grano,

tra la fatica e i nitriti dei cavalli

sudati e lucenti

in attesa del temporale.

 

Appollaiato sui rami,

gonfio di sole tra i passeri

silenziosi e pazienti

nei loro mantelli francescani,

tra i falò accesi sull’aia

per bruciare la sterpaglia,

all’abbaiare dei cani

per il crepitare dei rovi

deformati dal calore.

 

Tra le balle di fieno

arse dalla calura,

tra i pioppi ed i fossi,

in un labirinto di siepi alte

dove si perdono le grida

dei duelli furenti

con le spade di legno.

 

Lasciatemi correre a perdifiato

con la mia spada di legno

sui campi di un verde violento

fino a stramazzare trafitto

dal cielo azzurro.

 

Claudio Malatini, Cremona

 

Briciole

 

 

 

la briciola della notte

ruzzola,

dai tuoi occhi

alle tue labbra.

ed il tempo,

avaro di te,

ne raccoglie l’eco

e la suggella

sull’onda cosmica

della mia bramosia.

 

 Donato Gallina, Nettuno (Rm)

Dicembre

 

A Dicembre,l'inverno si sveglia

e soave si posa leggero,

sopra gli occhi miei ancora tristi,io,

uno dei tanti tra questi stram ale detti turisti.

 

I miei occhi,appannati dal sidro,

gli ho aperti a caccia di luce,

camminando,come si cammina a capo chino,

per strade affollate o deserte,

in cerca di risposte che spesso fanno rima col niente.

 

 

Nicola Bibolotti Viareggio (Lu)

 

 

Arcobaleno

 

Chiudo gli occhi, il mondo resta fuori

dentro sfavilla di nuovi colori.

Non l’avevo mai saputo,

neppure sospettato

che dietro alle mie ciglia

vibrasse t ale meraviglia.

Per arrivarci ho dovuto invecchiare

non aver lacrime a rilavare

il cristallino ormai velato

opaco, cavo, di luce svuotato.

Dietro alle palpebre chiuse

palpita un mondo di luci soffuse

cristalli liquidi, liquidi fiori,

morbide onde, argenti e ori,

meduse vellutate, petali incandescenti

pepite di luce, pesci iridescenti.

Ad occhi aperti, il mondo era compatto

oh come volevo che fosse perfetto!

Perfetta io, e sempre nel controllo…

or che son vecchia, ora che crollo

scopro dietro ai miei occhi un arcob ale no

fatto di silenzio, di un silenzio sereno

in cui sprofondo, e con dolcezza

languida, piena di tenerezza

il tempo si fa eterno, e con lui io,

ed è così che mi avvicino a Dio.

 

 Franca Errani Civita, Lugo (Ra)

              Un messaggio d'amore          

            

Se si potessero ricucire

brandelli di sogni,

strappati da mani di silenzio

che muto continua a vagare

nel cielo sfinito

di un pensiero costante

che urla, che piange…!

ritroverei la pace.

Se si potessero raggiungere

quelle verità

che si nascondono dietro la paura

di un orgoglio pervaso

da un coraggio che non c’è,

riuscirei ad asciugare il pianto.

Se si potesse far capire

che non è vero

che ciò che accade non ha un senso

e trasmettere

un messaggio d’amore,

qualunque esso sia…

nella mia vita avrei trovato

quell’alba…

che alla fine del suo viaggio,

appagata,

riposerà serena nel suo tramonto!

 

Rita Minniti, Cava dei Tirreni (Sa)

 

Improvviso nella notte un lampo

 

Silenzio :

oscurità, silenzio e sonno nella notte.

Ma l’aria sa di temporale.

 

D’improvviso

sulle finestre sbattono col vento

gocce di pioggia, foglie, rami.

 

Inaspettato un fulmine

tutto rischiara 

di luce fantasma che spaventa,

abbacina gli occhi, ferma il respiro.

Il tuono scuote forte i vetri,

imbrivida la pelle.

 

Come

un ricordo rimosso negli anni

che torna d’un tratto presente

a tremare l’animo,

a sgomentare

tanto è reale, vivido, struggente.

 

Tanto nitido

riappare il passato,

quasi fosse vero e tangibile ancora.

 

È invece

sensazione effimera :

permane solo quanto lampo di lampo.

 

Fabiano Braccini, Milano

 

   

La vita

 

La vita é per tutti

un sentiero lungo e stretto ....

 

La vita é per tutti

una strada lunga e strana ....

 

Ma la vita può essere per tutti

anche una cosa bella , dolce e sana ....

 

La vita é però per tutti

un qualcosa di difficile da superare ....

 

E’ un sentiero che diventa strada ....

 

E’ una strada dove

si corre e si viaggia ....

 

E’ una collina sempre in salita ....

 

E’ una montagna

che molte volte é troppo ripida ....

 

Ma la volontà dell’uomo sorpassa tutto ....

 

E allora non c’é sentiero che tiene ,

non c’é salita che frena ,

non esiste roccia che blocca ....

 

C’é soltanto la volontà ,

a qualsiasi prezzo e in mezzo a molti problemi ,

di voler arrivare in cima

ed avere un buon domani ....

 

 

  Oswaldo Codiga, Gordola (Canton T. - Svizzera)

Notti estive

 

 

Siamo emblematicamente simboli quasi nuovi di certe notti estive.

Recalcitranti nelle divise di altri tempi, aggrappiamo il nostro odore al vento secco che respiriamo con benevolenza.

 

Tempi e modi caricano i nostri orologi

e noi, con essi, spalanchiamo labbra su vetrate scivolose,

senza passarle, ma appannando la visu ale del pensiero.

 

Poche parole bastano per tornare svegli

e guidare nelle chiare notti della terra.

 

Andrea Palermo, Padova

La sola risposta

 

Con l’occhio mio nuovo critico

posso farti vedere nuovi angoli

di visuali diverse e anomale

liberate da pregiudizi stupidi

paradossi tirati a lucido

per deliri nuovi da portare avanti

oltre i confini angusti della mente

a pascolare in prati verdi allucinanti

 

E passerotti come pterodattili

(imparerai che non c’è differenza!)

le tue certezze crolleranno unanimi

e “a pane e acqua” la tua diffidenza

annienteremo ogni difesa interna

i baluardi della tua esistenza

l’autorità, la tradizione, i dogmi...

le mani in alto e niente resistenza!

salteranno in aria i vecchi equilibri

con tutte le banalità

sorvoleremo solo nuovi paesaggi

e nuove capacità

 

Ma tu, giovane e ingenua amica mia

non fidarti di questo falso medico

apprendista stregone di dialettica

ciarlatano e imbonitore di miracoli

questo mago guaritore prodigo

che millanta un taumaturgico potere

con una mano ti espone il firmamento

e con l’altra, intanto... cerca il tuo sedere

 

Non lasciarti abbindolare dalle formule

che ripete per convincerti a restare

non fidarti della vuota sua retorica

“vieni qui, piccola mia, non te ne andare”.

Se invece scegli il sogno... butta i tuoi dubbi a mare

questa è la sola risposta: vale la pena sognare!

 

Adriano Gizzi, Roma

 

Ci sono fuochi sulla collina

 

 

Ci sono fuochi sulla collina

le sentinelle guardano nella valle.

Si snoda lungo confini antichi

colline sacre degli antenati.

 

Indiani senza bandiera

che credono nell’ultima chimera.

 

Ci sono fuochi sulla collina

Luigina è rimasta a far la guardia

Lei che non ha mai tradito,

lei che ritrova la sua ragione.

 

Il cavallo d’acciaio vuole la strada,

a nulla valgono le ragioni

di chi crede nella sua terra

nel gran segreto delle sue rocce.

 

Indiani di antichi monti

le giacche blu non fanno sconti.

 

Luigina guarda quell'uomo strano

guidare la gente nelle barricate.

Il cuore ora parla una nuova lingua

un amore che sa di rivoluzione.

 

Ci sono fuochi nella collina.

le giacche blu non aspettano alba.

Arrivano nella notte tra quelle tende

e i manganelli rompono le loro ossa.

 

Indiani sconfitti sotto la montagna

e i politici a far la lagna.

 

La chiamano alta velocità.

Al dio progresso li sacrificheranno,

salvo scoprire tra qualche anno

che la ragione era la loro.

 

Luigina raccoglie il sangue

di quell’amore steso per terra.

Mentre qualcuno sulla collina

sta accendendo un nuovo fuoco.

 

Giuseppe Diodati, Francavilla a Mare (Ta)

Introspezione

 

L’infinito rumore del silenzio

Rimbomba nell’anima,

Rimbalzando nel cuore

Sconvolge sentimenti

Stropicciando domande e certezze.

Nell’eco il frastuono mi assorda

 

Annamaria Di Marco Proietti, Cesena (Fc)

 

Innocenza

 

 

 

 Nelle ore lente del mio cammino

 ho raccolto i fiori dei miei peccati

Stordita

Ho cantato le nenie delle f ale ne luminose

Sono stata rapita dai colori delle dune

Dai silenzi delle alture

Ho guardato

Con occhi bambini

Le onde

Infrangersi

sullo scoglio della mia vita

Ho respirato il buio

Ho succhiato il nettare della passione

Sono precipitata nelle braccia d’amore

Ho lasciato dietro me

Esanimi corpi di pietà

E mi sono sentita la più innocente delle creature

 

Monica Guastalli, Reggio Emilia

 

 

 

 

 

Dietro le parole

 

Pioggia caleidoscopica

tutte le tue parole

Innamorano

Mi avvolgono rapita

Veloci sicure

affollano

onde invisibili

Concrete decise

nascondono

sospiri sussurrati

di precoci assenze

lacere ferite

Vestite di poesia

galleggiano

rincorrendosi sullo schermo

Come gonfie nuvole

succhiano

la condensa di pianto arso

inondato dal dolore

 

Dietro le parole

stretto al mio seno

vorrei cullarti

Accarezzare

inconfessate tristezze

Respirare

il calore del tuo fiato stanco

nell’alba del coraggio nascente

che ci sorprende abbracciati

 

In silenzio

ballare i palpiti del cuore

confondere il nostro abbandono

Insieme

finalmente smettere di essere forti

 

  Luciana Vasile, Roma

Prendi la rincorsa cuore

 

 

Se l’incantesimo finisce

datti per vinto cuore,

se vuoi combattere

ancora.

Arretra, prendi la rincorsa

salta lo steccato

beffa la stupida realtà

un altro sogno

ancor ti aspetta (la,

nel giardino dei semplici)

 

Ma non darti per vinto cuore

se deridendo

il tuo coraggio additano,

solo per prender la rincorsa

arretra,

sarà di slancio

il superar umane miserie,

dolce sarà l’approdo all’estasi (la,

nel giardino dei semplici)

dove di silenzi

si ristora l’anima.

 

Renato Gottardi, Cembra (Tn)

Temo l’inverno perché è la stagione della comodità

 

 

La bellezza era così amara sulle ginocchia di Rimbaud,

cosi era la carità la sua chiave e lo spirito svanito,

cosi saranno allora le mie visioni della strada maestra,

la vita, l’avventura, la sventura, le corse, i delitti di cuore,

cosi i venti d’oriente, le devastazioni e la pura infelicità.

 

Come non vorrei mai dire “Je me suis armé contre la justice”,

come non vorrei mai spargere ingiurie a questo mio mondo,

come vorrei abbassare lo sguardo sulle angosce e la povertà,

nella pressante attesa di quell’urgano già oltre la collina,

degli aridi deserti, menti ottuse e nuove stagioni di aspre battaglie.

 

La bellezza sembra ora fuggita, ma non per i sognatori nell’ombra,

e, mentre i sistemi crollano come i muri ed i silenzi di oggi,

nelle rimesse e sui marciapiedi si sentono ancora canzoni,

parole forti, maschere d’angelo con la legge e con la spada,

con schiavi silenziosi ad attendere la Pasqua ed il nuovo passaggio.

 

Tu ci dicevi “Je redoute l’hiver parce que c’est la saison du confort”,

e noi guardiamo invece la neve coprire i nostri giorni e le nostre catene,

con la comodità ricevuta, fredde folate e inconcludenti distrazioni,

al riparo nel solaio o esiliati lungo la penombra dell’autostrada del cielo

annotando solo qualche rima su un foglietto

 e gridando in silenzio il nostro dolore.

 

 

 

Dedicata a Jean-Nicolas Arthur Rimbaud

n. 20 ottobre 1854, Charleville (Francia)

m. 10 novembre 1891, Marsiglia (Francia)

 

 

 

Michele Piacenza, Venegono Superiore (VA)

 

Morte a Cassino

 

 

 

Estraneo angelo nero

copre d’ombra il mio sguardo,

pensieri d’attesa

e parole interrotte

da inaspettato rumore di cristallo.

Fino a che non mi vedo più le mani

farfalle posate

sulla fotografia capovolta

di un attimo fa.

Non so a chi lo devo,

non ho fatto in tempo

a chiedere perché

Nell’attimo fermato in cui muoio penso

“è solo un sasso”.

 

 

 “Gaudeamus igitur iuvenes dum sumus”  

Paola Zanoia, Verbania Pallanza

 

Settembre

 

A settembre

In un sabato pomeriggio come tanti

Con il cielo bigio

E le strade piene di gente.

Stancamente trascini i tuoi passi

dietro quella fiumana

senza sapere

né dove…

né quando…

né perché…

nel cuore il dolore di tanti anni

persi a rincorrere qualcosa…

ma cosa?

Poi … all’improvviso

quando ormai

anche l’ultimo anelito di speranza

stava morendo

soffocato dall’angoscia del non ritorno

Due occhi grandi

Azzurri come il mare

Ti trafiggono

Ti parlano con il loro silenzio

Forse il mondo non è solo degli altri

Forse non sei destinata solo a soffrire

Solo a subire

In cambio di una scheggia d’amore

Forse Esiste una persona

Che ti sappia Amare

Così … Per quello che sei

Bambina…

Ritorna a sognare…

…è arrivato l’Uomo delle Stelle!

 

 

Silvia Crosetto, Cinzano (To)

 

Al mio amore

 

 

Sei il mio cuore,

la mia anima.

Sei nelle mie vene.

Mi scorri dentro

come l’oceano cupo

che diventa cristallo

alla luce del sole.

Sei la luna che bacia

le stelle del mio seno.

Sei la nuvola bianca

che si schiude come un

fiore sui miei occhi.

Ama i miei sogni

come io amo i tuoi.

Respirami accanto, lieve

come lo zefiro al tramonto.

Cavalcami sul sentiero

impervio che porta sulla

montagna. Sono i piedi

del cielo le nostre mani

che si allacciano strette.

 

Ornella Fiorentini, Ravenna

Quaranta

 

Quaranta e solo ora mi fermo a contarli.

Ancora una volta Ottobre.

Un album di ricordi da sfogliare.

Istantanee impresse in fondo al cuore.

Adesso sono qua, immerso in una nuvola

manto silenzioso

di questa piccola città bastarda

da cui non riesco a fuggire.

Nessuno mi costringe alla resa,

ma sospetto di essere prigioniero

della mia stessa libertà.

Non capisco il senso

di molte cose intorno.

Per questo mi muovo circospetto

in attesa che la vita mi riconosca.

Ogni giorno segno una sconfitta.

Ultimo in classifica e senza la regola

della retrocessione.

E continuo a scrivere, tracciando ancora

strade mai percorse, guardando

ogni tanto la clessidra e questo tempo

accavallarsi senza convivenza.

 

Sergio Trapani, Enna Bassa (En)

Carovana  

Danno abiti puliti e caldari di refrigerio

questa è la strada, il selciato bianco più bianco

di prismi dentro la rugiada

Poesia e canto frutti buoni per noi ai parchi della Luna

sono astri posati all’orizzonte

Questi uomini, più di uomini

i loro vascoli come alberi

presidiano nel silenzio ogni nuovo confine

hanno spalle senza paura

gambe tornite fino alle nostre teste

e impauriscono le sorelle prima che elle li riconoscano

Ebbene sono luoghi questi

sottratti alle longeve carogne

a chi insulta questi astri e questi parchi

seppur ne ode altissimo il canto

E ci vorranno catene di avi per questa strada

li aiuteranno passi domiti come bestie da soma

per trasportare i viveri e i sacchi di carogne

che servono pure quelle indistintamente il viatico

raccolgono speranze di passati migranti

in questa distesa per molto ancora sorda

Oh, come siamo l’uno e l’altra

insulto e speranza

e come non siamo doppiezza

doppi solo di sesso

giacché frutti unici destinati al canto

 

Giorgio Morgione, Bologna

 

 

 

Nuvole

                                                                              

 

Ti ricordi

le nuvole di zucchero filato

Tu che sognavi di volare

Eri lì

Lassù

 

Io qui

Ti aspettavo

la fitta pioggia di canditi

 

Quando ti poserai sulla mia spalla

colomba dalle ali di zenzero

mi sfiorerai

con il tuo becco zuccherino?

 

Antonella Antinucci, Montesilvano (Pe)

        Carattere del cuore

 

 

     Il cuore si sta trasformando in un organo inutile.

Non si deve mischiare con gli affari,

è inconsigliabile consultarlo nelle decisioni afrettate

e, se si tratta di pensare,

è preferibile farlo con la testa.

 

     Anche in política

non si può agire col cuore.

Neanche in amicizia, se non si vuole

trascorrere dei brutti momenti,

delle delusioni,

e sempre alla fine

concludere qualificandolo puerilmente di stupido.

 

     Gli resta poco spazio

al cuore. E inoltre

bisogna proteggerlo

come se fosse un delicatissimo orologio,

che non si fermi, che continue il suo ticchettio

ugu ale , regolare, senza pause.

Altrimenti, si esaurisce l’argomento.

 

     Dobbiamo pensare seriamente

che cosa faremo con il cuore.

Non sia

che stiamo mantenendo una macchina antiquata

ed esigente,

l’unica, tra l’altro, non valida in amore.

 

 

 

 

Eduardo Gregorio

Junín (Mendoza) Argentina

 

 

 

La strada verso la collina

 

 

 

 

Sulla strada verso la collina, iniziarono all’ alba

falangi macedoni lanciate come schegge

mentre aerei alleati bombardavano la terra.

 

Testuggini di legioni romane marciavano sul prato

e brigate partigiane mitra al collo correvano

affrontando veterani della legion straniera.

 

Caschi blu dell’ Onu presidiavano la piana

e la Decima Mas repubblichina rastrellava i braccianti

sotto cariche impietose del settimo cavalleggeri.

 

Forze di pace della Nato costruivano check point

e vietcong dalla macchia uscivano coperti

davanti a spade dei Crociati brandite sui cavalli.

 

Sulla strada verso la collina finì tutto nella notte

Adesso prato e vigna comandano la scena

Tra  contadini curvi a terra e viaggiatori di passaggio.

 

Il bestiame è quieto al pascolo

animali ormai felici ma la mucca ha un occhio solo

perché l’ altro è perso in guerra.

 

Nella piana. Sulla strada verso la collina

 

Bruno Bianco Montegrosso D'Asti (At)

 

Il cuore in gola

 

Che buffa questa cosa

ch’accade e non ti spieghi.

Se in piedi, ora ti siedi

ché quasi stai ansimando.

 

Il cuore ha fatto un tuffo

lì fuori… sarà buffo?

Ma invero non lo vedi

è sceso in fondo ai piedi,

poi su ch’è risalito

e in gola t’è venuto.

 

La foto, malandrina!

la voce, birichina…

il video che ti parla,

e tu lì ad assorbirla.

 

E dentro batte forte

le tempie ti circonda

la mente che si ottunde

e tutto in te rimbomba.

 

È cuore che si esprime

che guizza e salta e grida

t’invita a nuova sfida

ti sprona ad ascoltare.

 

E batte e batte e batte…

tu-tum che sale in gola.

Accetta e non pensare

il cuore ha una via sola!

 

Isabella Carlotta Poli, Ferrara

Lui passa

 

Passa!

Lo cerco, lo dedico, lo organizzo,

ma lui, inevitabilmente, passa!

Mentre io qui scrivo,

lui, a noi indifferente, passa!

Sempre, solo, incessante,

passa, passa, passa!

L’unica domanda aperta è,

cosa lascia,

fra sempre meno slanci

e denti sempre più guasti,

a forza di parole, e sogni,

masticati, sputati.

Chiudere ciò con cui vidi,

per sempre, e mai più,

dare o sentire impulsi nelle vene,

scordare, impotente, gli sguardi

che diedi, e chi, fortemente, amai.

Il mondo dimenticherà,

nè rivedrà ciò che io vidi.

Il mio salutare

non è un volere

ma rimane un obbligo,

materiale.

 

Fabio Moioli, Grassobbio (Bg)

 Paura di vivere

 

 

Vago nell’oscurità dei miei pensieri,

senza sapere dove mi portano

 

Mi aggrappo alle certezze della vita di ogni giorno,

sapendo che il mio cuore desidera altro

 

La paura di perdermi e di allontanarmi da ciò che conosco

paralizza ogni mia mossa

 

Le ali che vorrei far crescere non riescono a prendere forma

E io rimango rinchiusa nella mia gabbia

senza neppure cercare di aprirla.

 

Milena Bolognesi, Gambulaga (Fe)

Bruno e Rosalba*

 

Quel mattino, dopo la fiumana,

la riva sfaldata al gioco

delle vostre corse ingenue,

non siete tornati

e io, di tre anni, tre giorni

sulle ginocchia di mia madre

abbracciato al suo dolore.

.

Adagiati su legni di porta

dalla bocca un rivolo

sottile di bava, di melma

gente dai casali, dai vigneti

e donne e vecchie

un mormorio sommesso per l’aia

chi si segnava, chi portava acqua

chi lenzuoli e fiori

due uomini in nero dagli sguardi lunghi

e io, tre giorni su quel grembo

duro di singhiozzi

in attesa d’un risveglio

come quando Rosalba e Bruno

si fingevano, per gioco, morti

stagioni di silenzio, di respiri

grandi come il vuoto

troppo lungo il gioco…

non aspetto più i loro scherzi

i salti con la corda

mia sorella che mi spettinava

quel 21 settembre

piangevo per venire al fiume,

avreste custodito i miei tre anni,

vi avrei salvato, forse,

forse avete salvato me.

 

* Nel 1949, Rosalba e Bruno di 11 e 12 anni,

fratelli dell’autore, annegarono insieme nel torrente

Ausa che attraversa il terreno di proprietà

della famiglia sulle colline romagnole.

 

Franco Casadei, Cesena (Fc)

 

Peso in sospeso

 

 

Evitare la sofferenza degli oscuri eventi

è un inganno di tempo che trascorre,

breve o lungo

Al rintocco dello scadere

il dolore misterioso e tristemente assaggiato

come un amante del passato

si ripresenta conosciuto agli appuntamenti:

 luoghi, persone, oggetti già vissuti,

 nel presente

Io ansiosa di nuovo non comprendo, “ già fatto!”

Perché questo ancora?

La vita, maestra inascoltata, mi manda a ripetizione per passar di grado,

mi fa sedere umile alla sedia,

sola senza gruppo,

ad accettar le lacrime che mi gonfiano il petto e gli occhi

quando ascolto la lezione evitata

Mi sento impotente e fragile,

ho chiamato salvatori,

ma nessuno ha risposto al mio appello

Ho pensato fosse una congiura

poi, lentamente,

nel buio più pesto

mi sono amata: “ questo peso atavico è prima di te, un’eredità di dolore da trasformare “

dal giorno della nascita ad oggi il macigno è stato sempre lì,

in mezzo al petto,

zavorra da lanciare per poter volare.

 

Norma Crocetta, Ascoli Piceno

Pentimento

 

Sublime mia genitrice perdona

ancora, questo tralignato figlio.

Oggi l’amaro calice ti dona,

dal dolce cuore tuo nessun consiglio

prende, trascura di nativa terra

l’insegnamento e altro amor non afferra.

 

Divenir, m’è duro, mite persona:

ad affamato lupo rassomiglio;

l’animo mio malvagità sprigiona,

eppur si mostra immacolato giglio.

Dalla dottrina retta il senno aberra

e per ─ Cilestri dirupi ─ ignavo erra.

 

Il progredito mondo tetra icona

è. In noi, giòvin virgulti, scompiglio

crea e l’ingenuo spirto imprigiona,

abbaglia senza darci alcun appiglio.

Siamo sopiti e scossi da viverra

secreta, e sempre più andiamo sotterra.

 

Al tuo cospetto avrò la testa prona

(devo inchinarmi al natale vinciglio),

bramo il tuo viso e non m’abbandona

mai de la stilla il barbaglio vermiglio

che, m’addolora e poderoso serra

il fragil petto. Son tuttora in guerra

 

col sonno eterno. Dignità ridona

al tuo fanciullo perso, il sol bisbiglio

tuo mi rigenera, sveglia e condona

la colpa; leva, alitando, il bardiglio

che grava gelido, preme e m’atterra.

Cupo, il rimorso il cor sciolto rinserra.

 

Salvatore Grieco, Santa Maria a Vico (Ce)

 

***

E la cura di un giorno

grigio me la scordo

solo l’indomani all’alba.

Quando sordo, immemore

delle urla antiche sopite a stento

batto chiodi sul cuore

a pomeriggio.

Le vecchie persiane sagge

del ricordo amaro

tessono il racconto, a naso,

E il caro mesto incontro

col passato avaro

di serenità selvagge

incrina il volto.

 

Dove andare, allora,

in questi tagli interni

in queste inferme ore

che il passato affligge?

-sradicatezza- dici.

E d’ora in poi mi salva

solo il semplice pensarla,

il salmodiarla?

No di certo.

E tu ne sei pur complice

nel tuo silenzio asciutto

che tutto lascia al posto suo

per non mestar motivi

e agitar polvere e colera d’arie

nella sera dei precetti scomodi.

E il freddo,lo sai, logora!

 

E dormi in fretta.

 

Mimmo Pesare, Lecce

 

Mia madre

 

Vecchia, lanciato nell’aria

con la sofferenza della tragedia

è planato nel mio cervello

come l’atomica fredda.

Ho rivisitato la dignità

nel mare dell’amaro dolore

e l’indomita caparbietà

in ogni speranza delusa

nell’impari rincorsa alla salute.

Ho ammirato il tuo sorriso

materno

mentre il cuore inondava le cellule

di pianto disperato

e cercavi nel Divino

la forza di essere:

moglie, madre, donna.

 Ho notato le tue mani

tracciare percorsi d’amore

nell’anima del tuo compagno

e condurlo nell’illusione vana

di fermare il sole

nell’ormai lontana esplosione di vita.

Ho visto il tuo amore

fondersi col suo amore

 e vibrare di vita

 al di là del tempo

al di là della malattia senza speranza

per varcare le leggi

e incidere nell’Eternità

l’infinita voglia di esistere

sempre.

 

Verdura Emanuele, Niscemi  (CL)

 

 

 

 

 

 

 

Amore e psiche

 

Era la primavera

suggellata di boccioli

chiusi e in disparte

in un’intima preghiera.

 

Sotto la volta del cielo

zincata di stelle

volava nascosto Cupido

agli amori nuovi

soffiò forte

a quelli vecchi

sbuffò un poco.

 

Ed io scagliata

da una freccia,

io ti andavo incontro

con le mani

colme di rugiada!

 

Un fresco d’erba:

inabissarsi delle membra…

sentì allora

la tua anima

         sulla mia pelle indifesa…

 

come l’edera

sui muri di pioggia

immort ale

mi salì al cuore.

Amai

e del mondo

non ebbi più paura.

 

Katia Olivieri, Tivoli Terme (Rm)

Amore senese

 

Cammino nel preciso denso

mistero della solitudine,

calpestando il grigio indifferente senese,

e l’ombra della torre del Mangia,

che mi accompagna con i suoni di bronzo,

scesi dalla campana appesa al cielo.

 

Sospinto da immense stanchezze,

e della mia attesa sfinita,

entro in una strada deserta,

dove i gerani fioriscono su davanzali,

arrossano i fiori quieti l’orizzonte,

la primavera affogata nelle finestre.

Mi chiedo smarrito in questa luce di gerani,

intravedo un guizzo di fiamma,

che tiene accesa la strada nel buio,

e mi guida verso il piccolo paradiso,

ove trema il tuo intimo cuore,

avvolto con l’aria dei gerani.

 

Quando mi guardi dalla finestra,

con gli occhi pieno di impazienza,

scende come fulmine la luce dell’invito,

l’oscuro vicolo affatica il mio cammino,

i lastroni sconnessi,

rendono incerti i miei passi,

ma io salgo le sc ale trafelato,

entro nel notturno senese,

cado al balzello dei gerani,

condividendo il fuoco d’amore.

 

Svegliato mentre dormo in te,

ho ascoltato i palpiti della notte,

accanto il tuo corpo bianco come luna piena,

vedo un ombra nera come il silenzio che ti nega,

l’emozione sorge dal mio cuore,

in dolce aria d’amore,

ed il desiderio mi angoscia

dalla paura di amarti troppo,

anche temo che il mio amore sia troppo poco.

 

Lutfi Alia, Siena

Insieme

 

Insieme avete camminato

per irti sentieri,

verdi colline,

lunghi nastri d'asfalto.

Giorni di sole,

ore di angoscia sotto cieli di nuvole,

forti e sicuri perché eravate accanto,

perché, a piccoli passi,

io camminavo con voi.

Un giorno le strade

arrivano allla scogliera,

do si infrangono

le onde della quiete,

il vento scuro della tempesta

disperde i fiori di campo

su prati di cielo.

Resto sola

sul sentiero muto

l'eco riporta il suono di passi lontani.

Nell'aria una mano sfiora il viso,

una mano tesa,

la mano della vita

che aggredisce e accarezza.

Solo l'amore accende la luce.

 

Bruna Cerro, Savona

 

Cosa posso pensare di te

 

Cosa posso pensare di te?

Che mi hai fatto vivere un sogno, che rispettosamente

Ti dico che sarà un sogno

Che mai riuscirò a rivivere

Perché tu sei unica

Per me sei una brava persona, farfallina

E ti rispetto

Anche se non mi crederai

.

Perché le lacrime mi scendono?

Perché ho un nodo alla gola?

Perché!?!

Perché mi sento vuoto,

Perché non ci sei…

con nulla che ha più senso,

qual è la ragione, qual è la motivazione

che fa muovere il mio pensiero,

le mie azioni,

i miei sogni.

 

O Dio dimmi, perché io sono su questa terra,

dimmi qual è il mio compito… dimmi!!!

Io

“Giullare di chi è stato messo ai margini di questa società”

 

Marco Alloisio Monte, Genoa

 

Sorriso assente

 

 

 

 

 

Una carezza scivola lenta sul vestito

immagine pura di innocente realtà

un sospiro rende tutto vivo

ma è nel pensiero che l’audace

muore e rinasce

fenice di impure voglie.

 

Osservo negli occhi di chi sorride

la metamorfosi del dolore

e assaporo tra capelli e rughe

l’idea di una vita non mia.

 

Lassù oltre l’oro del sole

appare il confine di me

reminiscenza sbiadita dal tempo

senza alcuna speranza

d’un sorriso provato.

 

Ales Giada, Fonte Nuova (Rm)

 

Cenere 

 

un uomo cammina

la testa è già lontana

ricordi sbiaditi

di feste ormai finite

l’inverno sciolge i suoi brandelli di neve al sole

è fioca

la luce vuota

delle mie poche parole

 

e marzo cammina

col passo della luna

la pioggia

si appoggia

e si trasforma in brina

e mentre muore la mia voglia di saper chi sono

sboccia

su di una roccia

il fiore giallo del perdono che

che non ti ho dato mai

che non ti ho dato mai

 

da un lato la foto

che segna ore perdute

dall’altro rimane

lo spazio per un bacio

immaginavo un fin ale leggermente diverso

nel cercarti ti ho perso

ed ero accanto a te

 

ma è fuori di me

il fuoco che brucia e poi

dentro rimane solo cenere.

 

Andrea Sambucco, Udine

Memoria del sogno

 

Nel cielo i colori del grigio

odori di pioggia e d’autunno.

Giorni interi insistenti,

inzuppati di gocce impalpabili

e fitte, che affrettano i gruppi

radenti da un portico all’altro,

fin dentro la campanella

d’entrata e ritrovano allegri

deluse speranze di sole

mentre fuggono a frotte

dalla campanella d’uscita.

Non è nostalgia del passato 

né temo la notte che incombe

eppure mi strugge il ricordo 

di quelle giornate lontane,  

intrise di grigio e di pioggia, 

di attese di sole e di gioia, 

il sogno di pace e d’amore          

svanito nei giorni splendenti

di un’estate senz’anima.

Il tempo è cambiato, mi dico,

il clima, gli uomini, il mondo,

la vita che corre dintorno.

Sognavo nostalgia del futuro,

ritrovo memoria del sogno. 

 

Paolo Pietrini, La Spezia

 

 

                                                         

 

 

El faro                                     Il faro

 

Una tras otra                   Una dopo l’altra

con suave murmullo                        con dolce fruscio

las olas se chocan;                          le onde s’infrangono;

como nuestros suenos,                    come i nostri sogni,

en la playa blanca                            sulla bianca sabbia

cansadas se posan .                          stanche si posano.

Se atardan, se van y devuelven       Indugiano, ripartono

en un intercambio                            in un susseguirsi

de azul y de espuma,                       di schiume e azzurro

como las tristezas,                           come le tristezze,

las penas, las ansias.                       le pene, le ansie.

Regresan hermosas,                        Ritornano nuove

fuertes, renovadas:                          più forti, più chiare,

son nuestros encuentros                  ci vengono incontro:

con immensa dichas                       son le nostre gioie

que vuelan fugaces.                        immense e fugaci.

En la lejania                                    Laggiù, in lontananza,

tras la densa bruma                         in mezzo alla bruma

que a veces aclara,                          che a volte dirada,

trasluce una lumbre :                       lampeggia una luce,

es la luz del faro                              la luce del faro

que a intervalos largos                    dai lunghi intervalli

nos da la esperanza.                         che porta speranza.

 

       Ramos Criscuoli Mariella, Cali (Colombia)

 

La notte

 

Ecco la notte.

In lei affondano i sogni di un momento

e riemergono navi di speranza.

E' come il porto.

Per riposare stanco all'infinito

e trasportare merci di passione.

Ma poi vi son sirene

che  trafiggono i cuori

negli stretti passaggi

del tormento.

E poi vi sono stelle

spente nel firmamento

d'un vecchio pianto,

ma vive nell'incanto di un risveglio.

Se tu non fossi notte,

non avrei giocato

a sperare che il vento mi portasse

un piccolo coriandolo di luce

nel possibile viaggio

che già accade.

 

Danilo Tabacchi, Carpi (Mo)

 

 

 

 

 

 

Due  mari

 

 

 

Non sei più quel mare libero

che porta sogni,

io marinaio di quel cuore

che voleva navigare in passioni di spirito e carne.

Sei una donna priva del suo timone

che vede sol più un’ isola

per fermarsi di noi due,

così crescer per aver paura dell’accadimento.

Non sei più quella musa ,

vogatrice del mio mare

che forza, gioia , vigore , portava,

sola di sapere di se per il futuro

preciso del suo volere,

mostrata la sua sensibilità verso il non so dove

pregna di voleri , ma con incertezze.

Tu, che sei stata allevata in un mondo di sicurezze

or vuoi da me quello che non ti posso dare

e non sarà rinuncia dell’ego farsi tua.

Tu, tanto sicura ed ora squilibrata 

per il non saper dove ti porterai,

continua ma non nel mio mare.

Un terremoto ha dato forma all’istmo

che adesso separa i due mari.

Or che il tuo proseguire è di te,

il verso della mia marea porta ad altro lido,

placido d’altro.

Insieme e discordi ,

degni di quelle tempeste cagion di disastri,

marinai del proprio mare!  

 

Giovanni Meistro, Bra

 

La mia vita e’ una corda libera e leggera

 

Una corda io voglio, che resista

quando ogni altro tendine s’è perso

e vibri ad ogni refolo di vento

leggera e libera in un cielo terso.

 

Catene ho visto che , abbandonate e lasse,

colpiscono colui che nulla abbranca

e intanto io, per me, cercavo un inno

della mia corda tesa, dubitosa e stanca.

 

Vita mia, rattrappita e tesa all’affanno,

senti pure il clangore degli anelli

che tremano e proteggono lo schiavo

e feriscono con forza nei duelli.

 

Quelle catene, ben forti e minacciose,

proteggono e feriscono all’intorno,

ma, se si spezza uno degli anelli,

perisce ogni fortuna con lo scorno.

 

Io, per me, ho la mia corda avara,

che intreccia gioia e colpi del destino,

vibrante e tenace nella gara,

rilucente indaga nel divino.

 

Ella, Malo (Vi)

 

  

Come in un c ale idoscopio  

 

Eh, si!  così forse, va guardata la vita:

spiata da dietro, attraverso di un foro.
Tre specchi, quattro pezzi di vetro.

policrome scaglie di cielo!

Speranza gettata nel buio,

cercata, attraverso di un tubo

dagli occhi di un bimbo

L'adulto è più scaltro:

vede solo cartone e vetracci... è finita!

..ma è lui che si sbaglia!

La sua percezione è solo di stracci...miserie di vita.

Alla mente, preclude lo spazio del sogno:

il verde riposo sul prato del tempo,

il giallo dorato di un'ape e del miele,

l'azzurro pastello dei cieli sereni,

il rosso "sparato" da un semplice fiore!

Il suo bimbo interiore è sepolto,

ucciso anzitempo

dall'uso crudele del proprio intelletto;

il suo cuore, violato da mille piccini espedienti,

s'è fatto di creta rappresa.

Essiccato, s'è chiuso a profferte d'amore.

 

Io, rimango a guardare, per ore,

quattro vetri... ogni volta gli stessi...

diversi ogni volta... ed il tempo si glassa.

 

Arriva una nera signora...

ed io non la degno nemmeno di un segno.

 

Con l'occhio incollato su un foro del tempo, osservo il passato!

 

Felice Mastantuoni, Caserta

 

L'aiuola

 

Geometrica e solare

forte idea di mare

serena, felpata aiuola

rapita dal rapido

canto d'una cola.

Cadente il raggio

sull'ala del meriggio

suadente, stridulo

coatto verso di cicala.

Polle sorgive, divine

anfore in ombrosi

antri. Inebrianti i

tremuli canti dai

rubri visi dei fanti.

Lungi ancora l' àugure

severo, ascoso e

dolente nel sacro solco

di salice silente.

Laudato luogo

per mani e braccia

operose, umani i

suoni dei canti per

l'umile storia nella

morsa della gloria

come intimi tepori

nei sensuali ritmi

degli amori.

 

Bruno Di Giuseppe B., Torre del Lago (Lu)

Tra sogno e realtà

 

È la prima volta al buio,

è l’arcobaleno d’un acquazzone al sole,

è qualcosa che ti fa perdere il controllo.

 

L’amore quando viene

bussa alla porta una volta sola

e poi la sfonda!

ti piove dentro

come una pioggia di stelle

perché se guardi in alto non vedi un tetto

ma un cielo.

 

È un treno da prendere al volo,

è un chiodo al quale appendi te stesso,

è un sogno senza risveglio.

 

L’amore quando lo provi una volta

non ne puoi più fare a meno

…è una droga!

dolce veleno della vita,

s’impossessa del tuo nome

e ti strappa il cuore

come una pagina da un quaderno

per bruciarlo

al confine tra sogno e realtà.

 

È qualcosa di travolgente

come la trama d’un film

che t’inchioda allo schermo

parlandoti d’un amore che non è il tuo

ma gli assomiglia di brutto,

vero

come le parole che ti sto dicendo

gridandoti…

LAURA TI AMO!

Alessandro Bacci, Tavarnelle Val di Pesa ( Fi )

 

 

Home ] Su ]

Inviare a info@cuorediafano.com un messaggio di posta elettronica contenente domande o commenti su questo sito Web.
Aggiornato il: 13 marzo 2006