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Le poesie presenti in questa Pagina sono in concorso al
Premio Cuorediafano - Sezione A (18-30 anni)
(Le opere in gara sono di
proprietà dei singoli autori, è vietato il plagio)
(La disposizione delle poesie
segue l'ordine d'invio delle opere, per questo è casuale.)
Eva-nescente
...che stupido ignorare che la luna avesse gli occhi
acqua e neve che si scioglie
sabbia calda tra le dita
bolla d’aria che si espande
mi sono perso, mi dispiace
mi sono perso e non volevo
rimanere cosi
tra foglie secche a piedi nudi
sentiero familiare dimenticato
mi ha rapito.
(senza luce non si vede)
mi son girato,
ho provato a non guardare
ma l'aria non cambiava
restava Evanescente
densa e rarefatta
finestra senza vetri
umida compatta
tu eri troppo bella per fuggire la magia
(incantesimo perfetto subito senza pena)
come faccio, dillo tu,
a ignorare la tua luce
(quel che non vedevo ora mi acceca)
senza te,
senza luna il rilievo perde forma:
profumo senza pane
petali senza rose
ferita senza sangue.
io ci provo, te lo giuro
a respirare con le branchie
ma è difficile lo sai,
tu sei mia vita, mio sangue.
Simone Caniati, Calderino (Bo)
|
Prigioniero
Vorrei avere una
casa di luce e silenzio:
un luogo di
residenza privilegiato.
Vorrei non
trattenere, ancora, i desideri sulla china.
Vorrei che il
sangue scorresse senza turbolenza, ma non senza calore.
Vorrei
distinguere con più sicurezza l’accidentale dal necessario.
Vorrei esigere
da questa penna, almeno da lei,
esattezza
e rigore.
Vorrei
cancellare questo sguardo grigio, più freddo di un cielo invernale.
Vorrei che in
questa arcigna solitudine il cuore battesse un po’ più rapido.
Vorrei che ogni
mio spazio buio fosse illuminato da una voce di madre.
Vorrei poter
conoscere il desiderio di essere capito dagli altri.
Vorrei poter non
indossare profonde rughe di stanchezza
come fossero
maschere.
Vorrei non
essere rapito da quei sogni che ti strappano al sonno
e ti gettano in
ricordi orribili.
Vorrei impedire
al vuoto di espandersi.
Vorrei che il
mio cielo non fosse solo serotino, fosco e distante.
Vorrei
combattere l’abitudine: vincerla.
Vorrei che
questa intelligenza non fosse intrappolata per sempre.
Vorrei non
produrre grida acute di rabbia,
la forza di
essere diverso,
l’agonia di
essere diverso
e il peccato di
sbraitare contro un Dio inutile.
Vorrei barattare
le mie preghiere con la felicità e l’assoluzione.
Vorrei che
potessi vedere più tu in queste righe
di quanto vedrò
io nello specchio.
La speranza
vacilla nel cuore.
È meglio
spegnerla?
Giuseppe
Deleonibus, Monopoli (Ba)
|
[A Martina]
Fuga
Vederti qui
davanti, al passare dei giorni e contare
I minuti che
restano alla partenza,
La paura di
perdere la gioia e la sostanza.
La dolcezza di
una linea del viso è
Bellezza strenua
delle tue labbra quando
Saluti.
E’ un
aspettare il giungere della fine pensando
A quando tutto
è cominciato e sei apparsa
Attesa melodia
nel numero delle note
Attimo di quiete
nel ritmo dei giorni
Simone
Morgagni, Cesena |
Punti di vista
interrogativi
(preghiera
Carveriana)
Il
cassonetto fu,
il
luna park del barbone,
il
fastfood di Mutt,
il
meticcio maculato di Mowat,
l’eau
de toilette del netturbino,
la
tomba di quel bambino.
Cosa
vede il riccio sulla strada,
un
attimo prima del bacio
con
l’auto assassina ?
E
la lumaca allora,
che
corre per salvarsi,
a
perdifiato divorando l’asfalto,
appena
prima della betoniera ?
Possiedi
una, seppur vaga idea,
del
suo immane terrore ?
Inversione
di ruoli,
e
osservo la tua faccia sudata.
Ah,
ah ! Fragore !
Cosa
prova il corridore,
annaspando
in ultima posizione,
osservando
un lungo treno di avversari,
snodarglisi
innanzi, lasciandolo solo ?
Cosa
prova una ragazzotta,
piccola
Botero fuori cornice,
nonostante
cura e amor proprio,
al
mare in costume, in discoteca o in chiesa,
sulla
passerella infame della vita ?
Cosa
spinse, mosse, sfiorò e sentì il folle soldato
nel
cogliere l’azzurrità di un fiore di trincea,
accasciandosi
nel gesto incompiuto,
immortalato
dal flash di un M-16 ?
Nell’Urlo
Munchiano prego:
cosa
si prova Gesù, a restare indietro
?
Marco
Baiotto, Chieri (To)
|
Vuoto
D'improvviso
il grande letto è vuoto
e
presto il tempo ne coprirà le coperte,
resta
un peso insostenibile
che
non lascia traccia sulle lenzuola
resta
un addio incomprensibile
non
una parola, non un sorriso
sola
resta
l'ombra di ogni lacrima.
Perso
il
tuo sguardo. La linea del viso
resta
in
un ricordo che si p e
r d
e
non
vieni a cena stasera?
Tremo
Noi
non avremo
altri
domani:
la
sabbia è pietra
nella
clessidra vuota.
Le
parole ignorate, quelle non dette, quelle sbagliate
i
silenzi sbagliati, quelli perduti, quelli ignorati
troppo
peso che ha schiacciato il cuore
il
tuo
il
mio
tu
lo hai preso.
E
presto il tempo coprirà il dolore
d'aver
perso mio padre
colmarne
il vuoto
quello
no,
quello
resta
vuoto
Marco
Iosa, Roma |
Circe
o
la Regina
dei Caraibi
Piccola
stanza di giocattoli
lembo
di terra isolato
nella mia infanzia
presso
di te ero la padrona
e
una discarica di rifiuti
appena fuori dalla porta.
Ma
le tende svolazzano
e
mi compiaccio ancora
con
un diadema di stagnola
dentro
lo specchio.
La
solitudine si fa toccare.
Era
la regina dei Caraibi
eppure
non s'era mai mossa da casa
un divano impeccabile
e cuscini di pizzo
giorni
mondani dai tacchi alti
pomeriggi
di uggiose vestaglie
una solitudine
dal pallore lunare.
Nel
suo antro
appesa
a baci e balocchi
lontani
dice,
parlando di sé,
in
terza persona:
"E' come
la Maga
"
ma
nello specchio affiora
"Il
mio cuore è caldo
abbastanza per questi mari?"
C'è
una storia romantica
sul comodino
e
un' abat-jour dalla luce gialla.
"Uhm,
che bella atmosfera!"
e
foto foto di amici
non più
amici
salpati
ingabbiati
in precisi copioni.
Claudia
Maestri, Milano Marittima (Ra)
|
Danse
d’Automne*
*(chantée
par un cygne blanc)
Danse danseuse,
Danse a l’infini
Et
fais
vibrer ta peau diaphane
Danse
petite fille,
Danse
parmi les roses du jardin secret
Elles
ne vont pas égratigner ta fine peau
Danse au son des violons d’ébène
Danse au son des violons
d’ivoire
Mouve toi en rond comme un carillon
Danse
ma petite, parmi les rayons de la lune
Danse
et montre moi ton visage
Souillé
de larmes qui voilent ton régard naif
Danse Chantal,
Danse encore et les larmes se sechèront enfin
Sur ta fine peau diaphane.
Danza
d’Autunno*
*(cantata
da un cigno bianco)
Balla
ballerina,
Balla all’infinito
E fai vibrare la tua pelle diafana
Balla
bambina,
Balla
tra le rose del giardino segreto
Non
scalfiranno la tua pelle fine
Balla al suono dei violini d’ebano
Balla al suono dei violini d’avorio
Danza in tondo come un carillon
Balla
mia piccola, tra i raggi di luna
Balla
e mostrami il tuo viso
Solcato
di lacrime, un velo sul tuo sguardo ingenuo
Balla Chantal,
Balla ancora e le lacrime si seccheranno infine
Sulla tua fine pelle diafana.
Giulietta Gaeta, Giaveno
(To) |
Il
mio dolore
Un
grido lacerante
Ti
ha portato via da noi.
Ci
chiediamo perché
Ma
il tuo sguardo dolce
È
ancora nei nostri occhi.
E
allora vivremo ricordando
La
tua immensa dolcezza
E
la tua straordinaria bontà.
E’
poco il tempo
che
hai passato in questa vita
ma
è bastato
perché
tu lasciassi
orme
dorate
che
mai nessuno
potrà
cancellare.
Claudia
Cevoli, S. Giorgio a
Cremano (Na)
|
Ritratto
Cavalca silenziosa
carovane levigate
Accarezza il dorso
dei cavalli fatti di sabbia
Le stelle staranno a guardare te,
questa sera
Mentre il vento ti porta via
Filippo
Leonardi
|
Linee
di basso
Se
il vuoto mi pervade
se il vuoto mi
appartiene
il passo
precede l'intenzione
strattonato - liso - steso
Un
brivido tetro
“il coraggio che viene dallo
stomaco...”
stuzzica lacrime ormai
non
provo più nulla ormai
secche sotto le palpebre
non provo più...
La Reseca, Granarolo F.no
(Ra) |
Ricordo
ancora
Ricordo
ancora le mie mani intrecciate alle tue..
ricordo
le lenzuola umide contorcersi sui nostri corpi fusi in uno,
ricordo
il profumo dell'estate sulla tua schiena piegata in un turbine di
perdizione,
le
mie gambe in cerca delle tue,la mia bocca assetata di vita e pronta a
morire nella tua,
ricordo
i nostri baci in cerca di un altroquando lontano,
i
miei seni trasformarsi in mille lune accecanti,le tue mani..colme
di implacabile incertezza e follia,
ricordo
le tue labbra insaziabili su di me,il calore del tuo petto
sudato,affamato,
ricordo
la tua carne mordere la mia,
deserto
senza oasi,
ricordo
la tua essenza penetrare dentro il mio posto piu nascosto,
ricordo
le nostre anime animalesche e senza pietà diventare ali astratte,
terre
senza alberi, mari senza spiagge,
ricordo
l'ombra di un pagliaccio nei tuoi sguardi infuocati di rabbia e dolore,
ricordo
un odore indefinibile come il tempo,
sparso
nel cavo del tuo collo, nelle dita, nelle unghie,
ricordo
un domani che non è mai arrivato,
perchè
quel giorno sono morta in te.
Stefania
Valenti, Roma
|
Attitudini
Fermo,
delineati
i respiri dalle pareti squadrate,
fissi
l’angolo in cui s’intersecano luci e ombre
dei
pensieri.
Seduto,
aliti
misurati coi centimetri distesi nella mente,
l’ora
immagini in cui ti leverai
in
un movimento
lento
ma orientato.
Guarda
quel neo che sembra
un
cespuglio isolato nel deserto
delle
idee.
Guarda
quel punto che sembra
una
lepre in fuga verso non precisate
mète.
Guarda
quella macchia trasbordante
di
vita che sono io senza
respiri
squadrati,
senza
misure di spigoli incerti,
priva
di cronometri in un tempo che scappa
dai
vincoli del “vorrei, però..”.
Quest’ora
ti vede immobile nel tormento
del
buio,
l’ora
che ha il sapore
della
mia corsa in mezzo al grano.
Roberta
Liciardi, Torino
|
Dopo
tutto
Dillo
tu cosa c'è di nuovo nella vita
cosa
piange
se
tante volte striscia lacrimando
il
fuoco che solletica
o
mai si ferma tra i tuoi piedi
la
pulce che ti sveglia.
Dormono
tutti, i fili d'erba sul sentiero
sulla
terra i grani
nell'acqua
i sassi abbarbicati al fondo
il
ragno nei suoi spaghi.
È
fermo il vento
fermi
i passi del lupo vagante
solo
un sussurro il coro degli uccelli
il
loro volo un graffio nella sabbia.
Stagna
nei suoi bordi la pioggia in tregua
nella
polvere il soffio caduto
non
un canto tra gli artigli di fronda
non
un buco nelle nuvole piane.
Sommerse
le scie nel mare
stanco
il passo di chi rallenta
fermo
quello di chi è già a riposo.
Ettore
Rufo, Isernia
|
L'ultima
marea
In
queste pagine
Tra
grattacieli di incomprensioni
Ondeggiano
sulle rive delle nostre delusioni,
barche
trasportate dal vento delle nostre lacrime.
E
sui nostri nomi
Cancellati
da autunni e piogge che non cesseranno mai di bagnare
La
mia terra oramai arida.
Queste
lettere,naufragate da navi attraccate ancora nei porti,
sono
sbiadite da troppa acqua,
e
troppo sale è stato sparso
su
vecchie cicatrici ancora sporche di sangue…
E
ancora lacrime sgorgano da questo ingenuo orologio a battiti
che
ora conosce la verità e il male di cui è stato vittima,
ma
carnefice nello stesso tempo…
e
queste mani meschine che chiedevano solo le tue di braccia
aspettano
ancora qualcuno da tenere ancorati al petto…
Questi
occhi stanchi da troppi flash di stracci
di amore e di troppi cambi di abiti
in
questi balli ormai passati di moda.
Non
c’è più terra sotto i miei piedi ma dubbi,
falsi
sorrisi e una profondità di scogli che reclamano i miei recinti
difensivi.
Ah!Questo
giudice!Incatena i nostri pensieri
ad
un orgoglio freddo e spietato
e
sta lì distaccato da tutti a dare disposizioni su cosa sia giusto amare
e su
quale
direzione i venti debbano seguire…
E
si arroga il diritto di essere attore, sceneggiatore e regista
dell’intero film.
Quel
continuo giocare a nascondersi di latitanti sentimenti di fronte
a
commissioni di avvocati implacabili
che
li hanno scovati e li puniscono per i crimini commessi.
Leggi
che puniscono innocenti torturandoli di essersi solo una volta
ubriacati
di secondi di felicità.
Quale
pozione magica mi farà sprofondare nell’oblio più completo dei
nostri giorni?
Rinascerai
in tutte le più piccole frasi che scriverò,
in
ogni giorno di sole e nelle mattine più tristi, negli orizzonti che
ognuno
porta dentro,ogni mio pensiero sarà paragonato al tuo volto anche se
questo
vento gelido forza i miei occhi a non aprirsi.
Sprofondando
ancora nelle maree che si innalzano e si ritirano come zingari dalle
loro terre,
quale
altro vento spalancherà gli argini che ci siamo
costruiti
con fatica?
Che
differenza c’è tra un folle ed un artista nel descrivere quei palpiti
che
ci esplodono dentro, dando nuova linfa ai nostri sogni bramanti
ancora
di quella vigoria, quella stupidità,
quel
delirio?
Paola Caci,
Casalbordino (Chieti) |
Musica
Omaggi
agli idoli
come
in ogni primavera:
Altari
di legno crollati
sotto
il peso del tesoro
lacrime
di fuoco
bruciano
le farfalle
e
spingono la strada
in
fondo al pozzo.
La
febbre non sa più scaldare
i
manichini in armatura
in
salotti troppo comodi.
Sapremo
bere tutta la sabbia
che
ci scorre tra le mani?
Elisabetta
Giancontieri, Venere |
Primo
settembre
Primo
settembre, ti ho visto
con
il sole tra nuvole bianche
portare
in me le catene del Silenzio.
Un
giorno, ancora un giorno
ho
chiesto di lasciare
che
mi vedesse tra gli altari della gioia
e
le squallide siepi del buio…
ma
non fu così
e
io lo so…la sento,
Lei,
la Furia
che m'assale!
Quando
lo strazio
stordisce
la mente
strascica
il cuore
pesante,
dolente
racchiude
il suo sorriso
dell'Ultimo
Giorno
sul
letto sterile
del
non ritorno…
Tu,
Natura cagionevole,
madre
di figli malati,
assisti
impotente
alla
fine dei cicli
e
noi, siamo come soldati
sull'orlo
del baratro
come
un birillo deciso
dal
riso vermiglio
di
un Destino satanico…
un
giorno ancora, ho chiesto
un
giorno ancora, che mi scaldasse
il
Sole, sì, il Sole
o
Sole, perché i tuoi raggi
giungono
sul mio corpo
come
stelle di ghiaccio selvaggi?
Viviana
Rocca, Genova |
Una
piccola sillaba senza vocali
Chi
è il tuo sonno caldo
Per
destare il mio pensiero e farne densità?
Chi
è il tuo sonno per vegliare sul mio?
Io
ti ho sorpresa!
Portavi
nella borsa più bugie che desideri,
Eri
avvolta e schiusa da un vento chiaro,
Disegnata
senza sfumature
Come
se mentissi a perdifiato in una stucchevole poesia.
Ora
però, mi è rimasto poco di te.
Avevo
le tasche bucate e ho perso l'olfatto;
Tenevo
gli occhi chiusi
Quando
mi rubavi i baci;
Dalle
labbra è sfuggito un respiro
E
mi è mancato il riflesso, per trattenerlo.
Sei
rimasta una piccola sillaba senza vocali
Rara
e stranita.
Cosa
resterà
Se
nemmeno sorridi?
Settembre
2005
Raffaele
Serafini, Lestizza (Ud) |
Tempi
d'esposizione
ancorati
ad acini di piombo.
i
fiori biondeggiano in lontananza
sotto
un cielo arso, di paglia,
tra
rotaie strette d'un binario morto.
i
fiori carnivori colorati di sangue arterioso
e
profumati di vaniglia, zenzero e sale
dove
ondeggiano, ora?
la
tua canzone ? sempre la stessa,
la
testina del vinile ? sporca,
la
francese che canta ha una fede di rame all'anulare
e
rughe d'ambra attorno al cuore.
io
spio il vento che taglia il silenzio,
la
bambina che porto in grembo culla la mia astinenza,
da,
te.
e
quest'istantanea col diaframma troppo aperto
prega
e insieme bestemmia
per
l'anima del mondo.
Lucia
Marucci, Cavalletto D'Ocre (Aq) |
Sorpreso
dall’amore
Ti
vidi negl’ occhi di bimbo semplice
Cercava
qualcuno con cui giocare
Qualcuno
che fosse con lui complice
D’ore
trascorse insieme a lui a sognare.
Ti
trovai in lei, che mi è troppo distante,
Nella
bellezza pura e raffinata,
Persa
in quel lontano e solo istante
Dopo
che solo in lei l’avevo trovata.
T’assaporai
in parole di conforto,
Di
quell’uomo dal grande cuore aperto,
Che
ti seppe dare un po’ di sostegno
Se
gl’altri ti davano solo torto.
In
un domani che non sembra certo,
La
tua presenza su me lascia il segno.
Pasquale
Scoppettuolo, Napoli
|
Grido
dell’anima
Aspetti
un sogno
che pare dileguarsi
e ti disperdi
nelle ombre della notte...
Scorgi un bagliore
lontano
con manto leggiadro ti sfugge.
Sfocata visione.
Fremi.
Corri.
Barcolli.
Oscuri sentieri percorri
mentre ombre dorate
marciano eteree
nell'incantevole cammino onirico.
Ti disperi.
Lo cerchi.
Il sogno.
Leggera e candida vaghi
sperduta
volteggi.
Lunga l'attesa del dolce risveglio....
E ti dimeni.
E ti dilegui.
Segreti meandri costeggi
Tremi.
Precipiti.
Notte divieni.
Grido dell'anima.
Nel silenzio.
Mara
Spoldi,
Caleppio di Settala (Mi)
|
Corre
Corre
verso l’ignoto,
che
per lei non ha confini,
piccola
e fragile creatura
preda
di vita.
E
corre
incontro
all’amore
Corre
mentre
il temporale
la
riveste d’oscuri colori.
“Amami”
sussurra
e
corre
incontro
a lui
il
sogno…
che
un abito bianco le dona.
“mai
ti lascerò” urla lui
“sei
sogno…” dice lei
“si…ma
più reale del vento che ti soffia tra i capelli”
“Allora
stringimi la mano…”
“Ti
porto via…per sempre”
“Corriamo
insieme…mio sogno..”
…
incontro alla luna
alla
luce del mare
alle
ombre della sera…
bagnata
di pianto
carica
di vita
e
sole
sulle
terre verdi che ora percorre
bambina
con
lui
ancora
il
sogno
Viviana Spoldi Spino
d'Adda (Cr)
|
Una
mano che stringe il vuoto.
Una
mano che cerca di indagare fra le
pieghe
della carne.
Una
mano rapida come il pensiero che prende il nettare dal mio cuore.
Una
mano che rapisce i domani,che stringe il respiro.
Una
mano che uccide il sogno.
Sanno
le tue mani quanto pesa un
carezza?
Una
carezza priva di mani,senza dita perfette
che
come miele scivolano sul tuo seno.
Sai
quanto brilla uno sguardo senza occhi?
Una
luce
di cristallo che abbaglia
il
tetto del mondo, senza chiedere il permesso a nessuno.
Un’angelo
fatto carne.
Un’angelo
che danza fra i
rami
della mente.
Un
angelo che scompare come la vita.
Che
scompare
solo
per risorgere in un nuovo dove…
Sai
chi sono gli angeli piccolo
uomo?
Carlotta
De Melas, Sanremo (Im)
|
Amarsi
e Obbligarsi
Passa
il tempo,
cambiano
gli sfondi
insieme
alle città,
ruotano
le stagioni.
Tutto
ripercorre il suo corso normale,
quello
abituale.
Non
smetterò mai di pensarti,
non
potrai mai impedirmelo
finché
sentirò forte l’obbligo di amarti,
e
ancor più tenace,
la
voglia di non odiarti.
Amalia
Chianese, Casandrino (Na)
|
Tesoro
mio
Dalla
luna sei disceso?
Non
so perché, ma per sorte sei giunto per togliermi gli incerti od
offrirmi la risposta che da qualche tempo inseguivo e non trovavo.
Sei
la mia tisana del mattino; aspetto con inquietudine il tuo segnale.
Sei
il mio mielato calmante che mi culla e mi fa sentire protetta.
Ora
ci sei, e non ti lascerò
andare, perché ho compreso ciò che bramo realmente, anche se non ho la
prestanza di cedere il cammino vecchio per il nuovo, ma odo nell’animo
il desiderio di riprendere a vivere.
Chi
mi ferma? La coscienza? Il dolore? Cosa tesoro mio?
Te
la risposta non puoi darmela ed io verso lacrime aspre.
Gemiti
e occhi rigonfi sono all’ordine del dì ma alla fine, uscirò dal
tunnel e cullo la speranza di trovarti all’uscita perché vuol dire
che ho impugnato la via giusta.
Alessandra
Mosca Proietti, Terni
|
Racconto
di guerra
“Ricordo
ancora le mura di Troia
e
l’inganno con cui caddero,
in
quella guerra decisa da mercanti,
narrata
da eroi, o almeno creduti tale
Combattevo
perché pensavo fosse giusto
e
divenni famoso, simbolo d’astuzia, di coraggio,
ma
dopo che caddero cosa vidi?
Vidi
che
avide menti si avventavano sulle rovine fumanti,
che
il nostro massacro era scambiato
e
venduto sul mercato più vicino
non
potei tollerare e me ne andai,
non
volli restare:
non
avevo lottato, messo a rischio me stesso,
non
tanto la mia vita, la mia sopravvivenza,
ma
le infinite possibilità che mi si potevano aprire davanti,
ormai
più troncate dalla maturità sacrificata,
l’infanzia
di mio figlio,
la
vecchiaia del padre
e
la bellezza di mia moglie,
e
tutto ciò solo perché?
Perché
merci greche arrivassero a Xandù?
Compresi
la sconfitta, io il feticcio dell’intelligenza,
l’artefice
della vittoria,
ero
battuto, umiliato ma ciò che odiavo
era
che lo avevo sempre saputo:
mi
ero illuso con la gloria, l’onore, la fama, la ricchezza,
ed
avevo sacrificato la parte migliore di me:
la
più onesta, pura, quella che mia moglie amava
e
menelao soffocava:
tornai
a casa, si aspettavano un trionfatore,
videro
un relitto, solo io fra tutti i miei uomini
compresi
o volli comprendere, ma la scoperta
costrinse
la mia mente a rimanere a troia:
per
mesi rimasi nell’apatia,
ero
bloccato
fra
la fierezza dell’aver capito,
il
fetore di quella scoperta
e
la sua banalità:
alcuni
proci ne approfittarono per cercare
di
sopraffarmi, forse mia moglie collaborò con loro,
ma
non mi importava; non so come,
magari
fu mio figlio, mi spinse, li combattei, li sconfissi
e
la perdonai, ma ogni gesto, ogni corpo nemico
che
cadeva mi ricordava la città
presa
con l’inganno per un altro inganno:
i
miei gesti rimanevano automatici, non sentivo
veramente
la necessità di quel che facevo, avevo paura di illudermi:
uccisi
come gli animali, per sopravvivere, per non morire,
per
non sparire: paura del buio del nulla, che pure sentivo di desiderare,
e
forse perché speravo che la noia,
l’incapacità
di illudersi, mia unica droga,
se
ne andasse spaventata dalle lance:
non
successe, e il perdono le sembrò pieno di rancore,
il
padre gli apparve ormai spento, più distante,
ed
il vecchio dalla barba bianca, così concreto, non capiva.
Poi
qualcosa cambiò: arrivò un uomo, portato dalle onde,
disse
di essere uno scrittore, di cercare ispirazione:
aveva
vagato nel mediterraneo, le muse lo avevano portato lì,
o
forse la fame, la curiosità o la tempesta
il
padre lo irrise, pensando che un eroe senza fiamma non
poteva
certo illuminare un’opera d’arte,
ma
mio figlio lo spinse verso di me,
lo
capivo, rappresentava l’ultima speranza.
Lentamente
familiarizzammo, gli raccontai la mia storia,
quella
vera, rimase prima sorpreso, quasi orripilato,
poi
ammise, con esitazioni, dopo vari fiaschi di vino e di amicizia
di
averlo sempre saputo, ma disse che al pubblico
non
sarebbe piaciuta, troppo problematica, andavano
per
la maggiore eroi tutti di un pezzo, senza esitazioni,
perché
pensare? se la causa è giusta
e
chiedersi chi custodirà i custodi?
E
così la cambiai: lentamente l’apatia fu messa da parte,
e
raccontai troia, la abbellii
lucidi
armi di fattura unica sostituirono merci invendute,
combattimenti
gloriosi furono cantati
al
posto di massacri ingiustificati,
le
avide menti furono sostituite da dei maestosi:
e
fu gloria per entrambi, per il poeta e per l’eroe:
il
pubblico impazzì, erano tutti ansiosi
di
vedere la storia da loro vissuta con strati diversi
di
gloria sovrapposta, tinte preziose su un intonaco squallido:
il
successo fu così grande che inventai il seguito,
il
viaggio fantastico: il poeta mi aiutò dava forma alle fantasie
da
me sentita durante la navigazione ottenebrata del ritorno:
e
così delle cantanti in un villaggio di pescatori
divennero
le sirene, la visita ad un bordello la fuga da circe,
banali
compravendite gesti d’astuzia;
e
fu di nuovo trionfo, auto-inganno,
le
avide menti pagarono bene l’illusione collettiva:
e
fui famoso, molti dissero che avrei varcato i secoli,
io
Ulisse, figlio di ???
( e forse il mio nome non merita un intero verso che di certo
morrà)
che
avevo varcato tutti i mari, almeno con la fantasia”
Fabrizio
D'Ascenzo, Cuneo
|
Carissime
donne
Carissima
donna, madre e figlia
che
ti trovi in te stessa
incantando
i volti di uomini e donne
con
parole e gesti
ogni
volta diversi.
Il
tuo umore
si
abbraccia
alla
vivacità
del
tuo io.
Pinete,
montagne
e
profumi
ti
circondano
evidenziando
la tua eleganza.
Il
calore del tuo cuore
fonde
l’amicizia e l’amore
di
gente
a
noi avvolte poco conosciuta.
Ogni
via da te percorsa
racconta
storie millenarie
piene
di incanto.
Solo
tu
hai
il fascino
di
sedurre
con
sguardi straordinari
colorati
da
bellissimi sorrisi.
Vanila
Pozzoli, Pioltello (Mi)
|
L'attenzione
Altrove con
fare
e poco più che sbrigativo,
mi cercherà
una coscienza che
rimuove
scoccianti disattenzioni.
Attendo
Attendo
con fare
rilassato,
aspetto la
mia volontà
che tarda.
Mimmo
Belardo, Succivo (Ce)
|
CuoreNero
(Invoco) Le mani
del Bianco più candido e puro
per strappare questo cancro che
mi sprofonda...
Marco
Chiariglione, Torino
|
Settembre
di pioggia
Leggo
negli occhi della gente
il
dolore,
l'insoddisfazione
per
una vita che non ci appartiene
guardo
negli occhi della gente
trovo
sogni infranti
vedo
solchi tracciati
da
lacrime vane
a
volte,
mi
specchio negli occhi della gente.
Diego
Carrarini, San Vito Romano (Roma)
|
Ti
vorrei
E
se,
In
un tramonto tragico di rose
avrò
il posarsi dolce d’un tuo sorriso
sul
caldo innamorarsi del mio cuore
udirai,
l’alba
vergine di steli in fiore.
Elena
Fornaciari, Castel di Casio (Bo)
|
Digiuno
e nutrimento
I
cocci di vetro, un pacchetto di sigarette calpestato,
fuori
è temperato, dentro di me ghiacciato,
non
ci vuole molto per farmi gelare nel profondo,
c’è
chi crede tanto, ma a me basta un ricordo.
Sono
vigorosa, ma pur sempre un coccio di vetro,
non
voglio stare ferma, fare invece qualche metro,
se
tutto andrà bene arriverò a destinazione,
alla
totale prigionia dell’ illusione.
Fa
stare tanto male, però dà tanto amare,
quando
c’è vorrei poterlo cancellare.
So
quanto valga tutto questo ardore,
che
solo ciò che è nobile e nobilmente concepito può nutrire l’amore.
Sembra
assurdo, quanto sia meglio digiunare
rispetto
a chi frivolezza continua a mangiare,
rispetto
allo stare avanti ad un banchetto lauto
di
cibi, ma io preferisco bagnarmi le labbra del sentimento alato.
Valeria
Vinciguerra, Torino
|
Fantasma
Fonde
orbite d’eterno, spirali di lune d’autunno
Lacrime
d’opale su triste teschio,
disperazione,
invidia d’antica morbida carne,
narrami
spettro, l’angoscia dei tuoi demoni!
Racchiudi
in te mille profumi, torbide essenze, acri sapori,
incensi
d’oriente, terra e sangue, spezie rapprese
su
vesti sferzate di grigio cemento sepolcrale.
Reclami
una tregua! Residuo peso d’una carcassa di vermi.
L’eterno
riposo risuona veemente come beffarda condanna!
Eri
forse padrone delle mie mura domestiche?
Eri
forse schiavo d’una corona di serpi?
Trascinato
come reietto s’un patibolo d’ipocriti?
Labirinti
di specchi riflettono la tua vischiosa crisalide,
rigenera
in me i tuoi stanchi rimorsi,
a
te io m’offro giovane scheletro,
creatura
barocca, principe di fango!
Indegno
bramo i tuoi mondi, i tuoi segreti secolari,
risuona
nei miei lobi le tue fanfare di morte!
Tra
vecchi ricordi di sete sbiadite, eccessi d’assenzio,
come
nobile cadavere fatti scherno del mio vivere!
Il
mio viver null’altro è che la tua scialba imitazione,
tentativo
goffo, effimero, goccia di sole rancido!
Risuona
prepotente le tue catene terrifiche!
Sii
spettro impietoso, fulgido Re del terrore!
Insinuati
nei sonni mortali come verde incubo,
veleno
sapiente di mille ampolle polverose,
risorgi
dalla tua disperazione come ceneri di fenice,
saggerai
il dolce liquore della tua sorgente immortalità!
Lorenzo
Confalonieri, Marcon (Ve)
|
Ogni
giorno si combatte
Sole
che risplende, nuvole opulente,
trama
intricata di colori, sogni e delusioni,
si
cresce in questo mondo, tra tanti,
si
galleggia in una mare d’incanti.
Nella
vita, solide incertezze, fragili certezze,
cerchi
appigli su muri incerati.
La
vita è una scalata, la scala contorta,
tante
le paure, poche le speranze.
Cespugli
spinati d’insidie, il percorso è lungo,
Alberi
infiniti, maestosi, come le passioni,
chiuso
dentro un recinto, lottando per uscirne,
la
vita spesso è farsa, ti riserva tante storte.
Il
tuo compito è resistere, nutrirti d’emozioni,
forgiarti
sulle sconfitte, attizzando nuove speranze,
restando
sempreverdi, anche col freddo pungente,
rifiorire
d’immenso, solido come roccia.
Ardore
leonino e spirito guerriero,
sentimenti
sempre veri ed animo fiero,
tra
sole sorgente e luna calante,
avvinghiarsi
alla vita mai esitanti.
Per
tutto ciò che ogni giorno soffri,
divincolati
dalla morsa delle incertezze,
eclissando
ed eludendo le paure,
ogni
giorno è battaglia, sta a te vincere.
Salvatore
Siciliano, Napoli
|
(A
Nuda
e Cruda
Mi
hai abbandonata
mentre
dormivo
su
una strada di sogno
in
un letto di fervidi aneliti.
Tu,
uomo,
non
vedi fin dove scavi?
T’insedierai
nuovamente al mio seno
e
ferirai ancora le mie carni
pascolando
su delta di candore…
Chi
sei tu, ombra nemica?
In
questa oscurità
ti
cerco,
come
cieca le mani
protendo
guadagnandomi
il giorno
palmo
a palmo,
cercando
almeno una deriva
a
cui possa ancorare un ricordo.
Simona
De Stefano, Napoli
|
Uomo
sono io, uomo sei tu
La
mia mano non è uguale alla tua
bianca
è la mia,
nerastra
la tua.
Dieci
è il numero delle mie dita,
dieci
è il numero delle tue dita.
La
mia ha conosciuto tante strette,
la
tua tanto sangue.
Siamo
uguali anche se di pelle diversa,
batte
il mio cuore,
batte
il tuo cuore.
Mangio,
mangi.
Respiro,
respiri.
Vivi,
vivo.
Io
vengo considerato padrone
e
a te ti fanno servo.
Lascia..
prendo io il tuo vassoio
e
tu metti i miei abiti
ricamati
in oro.
Io
sono la tua immagine,
tu
sei la mia immagine.
Noi
siamo l’immagine di Dio.
La
mia mano è bianca,
la
tua nerastra.
Il
mondo ha più colori
e
ogni colore è pezzo del mondo.
Ove
riposa il mio spirito,
riposa
il tuo spirito.
Uomo
sono io,
uomo
sei tu.
Non
sei il mio schiavo,
ne
io il tuo padrone.
Alzati,
stringi la mia mano.
La
tua adesso è bianca,
la
mia nerastra.
Maria
Caravone, Luzzi (Cs)
|
Vago
panico
Gli
uccelli cinguettano
La
natura si risveglia
E
le sfumature dell’alba
Si
sono perse nell’azzurro del cielo…
Ma
per me il mattino è ancora buio…
Il
temuto è avvenuto:
e
mi ritrovai in una selva oscura…
quest’angolo
della mia vita pieno di polvere,
fatto
di pensieri annebbiati dalla rabbia:
vita
intrappolata nel passato…
affogo
nelle incertezze
ma
cerco di vivere nell’immensità del tuo essere…
un’ombra
si muove lentamente
tra
i giochi di un’infanzia bruciata
sognavo
di essere una mariposa
per
volare via
ma
continuo a trovare frammenti di te:
una donna modellata dal freddo…
mi
fai vacillare
eppur
inconsciamente t’osservo
e
nessuno ode il mio urlo disperato…
mi
sento bloccata qui
dove
il male è facile
e
il bene irraggiungibile…
soffia
via quest’amarezza!
Tu
che con uno sguardo
Puoi
decidere il futuro della mia vita…
Per
ora mi specchio in una pozzanghera
Ma
spero che il nostro domani,
non
sia ieri da sempre…
così
siamo entrambe perdenti,
mamma,
tu
mia unica fonte di luce…
Valentina
di Mauro, Nocera Inf. (Sa)
|
Marla
Alito
sprezzante della singola lacrima
L’impotenza
nel signore di un verso, di un singolo verso
Scattante
il cambiamento repentino
dell’affabile
e funesta personalità
Il
sapone con cui lavarmi dei miei peccati,
sciacquarmi
dei miei torbidi desideri,
liberarmi
dei miei continui e discontinui appuntamenti.
Insonnia
di bugie accartocciate in due.
Rasate
menzogne di pura bellezza. E
sporco ricatto.
Pelle
di sesso voluto, e in ogni cambiamento
la
cagione furibonda e vogliosa,
odorata
e schifosa.
L’elettrica
angoscia si chiama così,
squartata
dal suo involucro innocente e morale.
Nell’anormalità
amorale spregiudicata e cavernosa,
si
annidano, spinose, le spirali di vendetta
dell’ipocrisia
dell’alter ego,
della
magia sfumata, la pazzia mancata.
E
se questo servisse a spiegare ogni cosa,
sarebbe
nulla di fronte alle luci vibranti di mille colori.
Una
venere cittadina impellicciata di pece,
di
usanze metropolitane, di odierne tendenze “normali”.
Il
mio Alter Ego ha sognato un deja vu
Addormentato
nell’eterna insonnia di vivere.
L’accensione
amara dello spinello della ragione,
che
scivola, fanciullesca, nelle gallerie della mia caverna.
La
perpetua assenza del marcio oblio di un barcollante incubo
ripetitivo
ed angosciante.
Liscivia
del liquido putridume della pelle umana,
a
scaglie di microbi infetti, a peli di lombi profondi.
A
lampi vedo ogni cosa.
Singhiozzante,
raffinata sgualdrina schizzata.
Luca
Mainini, Novara
|
Lucrezia,
una bimba mai nata
Lucrezia,
sol per i tuoi occhi aperti
Sulla
terra avresti visto lacrime
Nei
miei; per la vita che potea
Arder
nelle tue vene, legate
Si
sarebber le nostre vite sole.
Ma’l
sole che cade e suscita eterno
Baciar
non volle le labbra ridenti,
Stellina,
piccola bocca di rosa.
Ed
or che nella mia anima cadon
Le
foglie, sei nel cor il dolore che
Tremante
e rabbioso mi s’offre a sera.
E
com’è triste’l mondo senza di te.
Francesca
Toglia, Napoli
|
Ancora
una volta...
Ti penso ancora. A distanza di mesi.
Vorrei che tu fossi diverso o forse che io lo fossi.
Se noi due non ci fossimo mai più incontrati forse io adesso non ti amerei così tanto...
Non so se essere felice di averti rivisto, anche se solo per un brevissimo spazio di tempo.
Perchè è da allora che spero ancora che un giorno ci ritroveremo,
le nostre strade si incroceranno ancora una volta...e magari alla fine di esse ci saremo NOI.
O pregare perchè io ti dimentichi per sempre... mettendo fine a questa meravigliosa illusione.
Fragolina,Roma
|
La
direzione del vento
E’
vento ciò che fa vibrare il fogliame quando il giorno d’autunno
s’inabissa
e muore
o
sono forse gli alberi che si lasciano esplodere
in
bufere di foglie leggere
colpevoli
di scolpire vortici d’aria e scheggiare
il
cielo di brezze serene o correnti fredde e tese?
E’
grafite o inchiostro abbandonato ciò che tinge
queste
parole di un nero così amaro
o
è forse tal piccolo strumento tra le dita incastonato
che
ingoia il candore del foglio secondo la danza della mano?
E
della mano sono io che decido movimenti e vigore
o
è forse una foglia smarrita ancora in volo su terre lontane
a
spingerla in direzioni inattese
e
a trasformare il suo lungo viaggio
in
parole che mi ero illuso di possedere?
Andrea
Nevi, Foligno (Pg)
|
Paroliere
della dubita costanza
Stratega
docile al solo sguardo,di sentir mutevole,
offusca
il mio canto,
canto
d’amor sfuggente e obliato
di
seduzione avversa e già dimenticato;
ma
l’animo solare non imperversa,
mediterranea
voluttà non scuote la testa
e
tiene stretto il suo orgoglio,
lasciando
intendere che solo te voglio.
Complimenti
al tuo bastione adorato
di
cocci, rappresaglie e di costruita gelosia armato,
se
solo capirai queste parole,
dettate
da fremiti di solitarie ore,
abbandonati
al mio molesto rapimento
che,
ancora non so, se è amore o sgomento.
Evelina
Cataldo, Tolmezzo (Ud)
|
Se
un giorno poi impazzisco
Se
un giorno poi impazzisco
ti
prego,
non
dirmelo.
Ascolta
le mie storie
e
se vuoi
sorridi.
Sono
storie vere,
io
ci credo,
e
non dirmi
che
son’ false.
Se
un giorno poi impazzisco
non
girarti,
prendimi
in braccio
e
non dire niente.
Io
credo alle storie
della
vita, del momento
sono
storie vere,
accadute.
ti
prego,
non
svegliarmi.
Fammi
vivere
ancora
per un po’
una
vita infinita.
Se
un giorno poi impazzisco
lasciami
andare,
lasciami
saltare, correre e gridare.
Ed
infine lasciami toccare
il
cielo con un dito,
sapendo
che adesso
sono
impazzita.
Valentina
Demetz, Santa Crisitina (Bz)
|
Without
way out (Senza via di uscita)
Trovo
la sincerità di un incontro
delineato
in percorso schematico.
Astinente
dai sensi di colpa.
Colposa
azione si divincola
sita
nell’antiritmo.
Cadono
capelli uno ad uno.
I’ll
try to understand . ( Cercherò di capire)
Egospasmodica
pretesa
di
semplificare l’esemplificabile.
Bestemmio
l’idolatria di uno smartphone.
Torre
orfana di Babele.
L’ultimo
testamento è pronto.
Cripto
la mia progressofobia.
I’ll
forget the pin number. (
Scorderò il codice pin)
Illuso
dal vociferare attento,
distraggo
la penna autorizzata a concepire il finale.
Manca
il regista.
Spezzo
le dita, acceco gli occhi.
Taglio
le vocali, asporto i timpani.
I’ll
be in trouble. (Sarò nei guai)
Emanuele
Ferrotti, Lanuvio (Roma)
|
Attraverso
Dopo
la notte
come
il ghiacciato soldato superstite
come
i suoi occhi
poco
a poco
svegliati
dai raggi eccezionali
di
un sole gigante
ancora
incoscienti sbattuti dinanzi
a
un fresco di sangue campo di battaglia,
fissava
solo il nuovo giorno
-
perché una stella prosegue sempre ma non scalfita illumina
la
verità -
come
a cercare una luce omèga
in
blu improvvisazione
sul
pianoforte le dita binari
dell’unico
destino
e
conservavo speranza
ancora
quando nascosto ogni accesso
scendevo
nel nero
con
le lune a dipingere sul buio
fondo
del pozzo i segreti
castelli
fantastici
-dobbiamo
ancora una morte-
la
vita è sposa
i
veli il vestito
gli
strascichi al suolo
trasportati
un giorno
per
conservarne ricordo
in
qualche armadio universo
Sweetmidian,
Montesilvano (Pe)
|
Il
mio Angelo
E’
lei che mi ha fatto provar un qualcosa di forte
La
prima volta che l’ho incontrata,
Ogni
singola notte,
Ogni
singola giornata.
E’
lei che mi fa star bene
Che
sa limar parole per ogni occasione.
Non
bastano quattro parole
Ma
per la sua grandezza serve un’infinita lode…
Dal
profondo del mio cuore
Sento
che non voglio perderla,
Voglio
donarle la mia anima, il mio amore
Tutto
me stesso e di questo mondo ogni perla.
Adesso
tu che sei il mio angelo
Dimmi
che non mi lascerai mai,
Dimmi
che non mi dimenticherai in un angolo,
E
rassicurami che condividerai le mie gioie ed i miei guai.
Un
angelo sceso dal cielo per rendermi felice la vita,
Una
farfalla che vola sulla valle colorita
Della
mia anima impaurita…
Ecco
cosa sei.
Giuseppe
Caristena, Milano
|
Pensando
a te
Guarda
fuori
con
i tuoi occhi,
sbocciano
i fiori
scendono
i fiocchi.
Io
guardo attentamente,
è
inverno o una primavera casta,
perso
nella mi mente
vedo
solo te e basta.
Non
riesco a farti capire
perché
resto qui per ore
ma
prova a sentire
come
mi batte il cuore.
I
tuoi cappelli al vento…
chiudo
gli occhi e ti penso…
io
m’imbroglio, ma non ti mento
in
me va perso ogni senso.
Con
sguardi timorosi ed una carezza
tra
un sorriso ed un abbraccio
con
inaspettata dolcezza
arriva
il primo bacio.
Persa
la paura,
allontanato
il timore,
abbattute
le mura
ho
colto il mio fiore.
Filippi
Birsasteanu Matei, Spoleto (Pg)
|
Domanideldomani
Pensavo
di essere diverso
non
esistevo come conforme
solo
ancora qualche VERSO e
vi
racconto le mie fff-ORME
impresse
schiacciate indelebili nella
morbida
fangosa fertile mater-ia vitale.
Per
gli infiniti universi pos-SIBILI
sibilando
nella notte
per
chiedere per-DONO.
REGALATO
senza
sorrisi senza smorfie
RELEGATO
nell'
arma-DIO
chiuso
chi
osò abban-donarlo?
Nel
freddo albeggiare, solo
un
soff-IO
io,
logorato
andai
a cercarlo.
ERA
lì
RILEGATO
e
impacchettato
nello stu-DIO
stò-DIO
che
non si vede e non si s-ENTE
ente-le-chi-a
LEI-chi-è?
Un'altra
domanda riposta
in
fondo a me che
non
avrà risposta.
Stella
Saladino, Bologna
|
Quello
vero
Volevano
convincermi
che
l’amore era quello lì,
quello
che una mano affascinante
mi
porgeva
dentro
la scatolina
di
una gioielleria.
Ma
dov’erano i batticuore
e
i rossori improvvisi?
No,
non mi hanno convinto
perché
sei arrivato tu
e
ho capito subito che eri l’amore.
Quello
vero.
Che
profuma di rose
anche
se è costretto
a
sudarsi ogni briciola.
Quello
che giorno dopo giorno
lotta
per vivere
perché
è più forte di tutto!
Mazzucato
Ludovica, S. Martino di Venezze (Ro)
|
Sinfonia in Giappone
Ciliegi
in fiore
Riempiono
l’aria con pallide foglie
Il
passo di una donna
Leggero
come seta
Lascia
leggere impronte
Sul
rosa orizzonte
E
i suoi sandali
Non
infrangono la calma
Dei
ciliegi in fiore
Che
riempiono l’aria con le loro pallide
Foglie
Symphony
in Japan
Blooming
cherry trees
Fill
the air with pale leaves
The
walk of a woman
Soft
as silk
Leaves
light steps
On
the pink horizon
And
her sandals don’t
Break
the calm
Of
the blooming cherry trees
Filling
the air with their pale
leaves
Matteo
Guidetti, Roma
|
[A Nerina]
Soffi
Centinaia
di chilometri percorsi
migliaia
di luci negli occhi
sogni
e risvegli su letti diversi
coltelli
nel fianco, spine nei piedi
per
essere qui ancora
o
non esserci più
all’improvviso.
Luci
stanche il mondo
da
spegnere, con un gesto dolce.
Perché
sempre solo?
Sei
lì e non ti levi
nulla
si riconosce più,
vivo
o no abbracci solo
una
montagna di ricordi
che
non sai nemmeno d’aver vissuto.
Salvatore
Ciro Della Capa, Imola (Bo)
|
Sensi
Ascolta
il
dolore
degli
occhi di
chi
ha
vissuto
Guarda
il
silenzio
del
respiro di
chi
ha
amato
Odora
l’alba
del
cuore di
chi
ha
sognato
Tocca
i
pensieri
del
vuoto di
chi
ha
creduto
Per
conoscere
chi
ha
camminato da
SOLO
Denis
Molon, Cavaria con Premezzo (Va)
|
.....
apro
la porta
e
scappo dove
c'è
più luce
di
un qualsiasi paradiso.
Lo
ripeto in ogni
millimetro
di questa
azione.
Fin
ad
arrivare stremato
Con
la mano sulla maniglia
a
sputare sangue
al
gusto
di
marmellata in scatola.
In
quei nani millesimi
di
secondi
Dove
è il principio, il corpo,
il
pensiero è già
arrivato
all'assedio
Donata
Dibattista, Rutigliano (Ba)
|
Un
parto
Solo
uno spiraglio, aperto.
Vi
filtra mattutina la luce livida
di
quest’alba del mondo nel giorno
dei
miei natali; una stella mi sorride,
lo
dice il brillio rapido e lontano,
pietra
miliare del mio sentiero,
della
sola porzione di mondo che,
senza
rimpianto, odio o maledizione
alcuna,
da questo fetido cassonetto
colmo
d’immondizia umana di sgradevole
odore,
la mia prima culla, la mia unica
culla
nella breve esperienza della vita,
io
posso vedere!
Rumori
intorno di motori: questa la voce
dell’età
mia adulta, l’oscuro futuro?
Sirene
fendono aria e timpani, mi scuoto
spaventata:
fabbriche o ambulanze?
Un
pianto, un pianto disperato infantile,
il
mio rumore protesta nel mondo, io
nata
per caso e vissuta nel mondo
solo
due lunghe, lunghissime ore!
Ho
freddo ora. Nella livida, cianotica
luce
mattutina, la madre che non conosco
adagiandomi
frettolosa in questa culla
un
po’ buia, non ha rammentato di mettermi
indosso
un golfino pesante, a difesa del freddo,
rapita
in sé da mille pensieri gravosi!
Enrico
Barbieri, S.Silvestro di Curtatone (Mn)
|
Quello
vero
Volevano
convincermi
che
l’amore era quello lì,
quello
che una mano affascinante
mi
porgeva
dentro
la scatolina
di
una gioielleria.
Ma
dov’erano i batticuore
e
i rossori improvvisi?
No,
non mi hanno convinto
perché
sei arrivato tu
e
ho capito subito che eri l’amore.
Quello
vero.
Che
profuma di rose
anche
se è costretto
a
sudarsi ogni briciola.
Quello
che giorno dopo giorno
lotta
per vivere
perché
è più forte di tutto!
Ludovica
Mazzucato, S. Martino di Venezze (Ro)
|
Zanzibar
E
se fossero veli
i
contriti pensieri
che
adesso –
stretti
come scialli –
ci
allacciano
al
silenzio.
Se
fossero steli
esili
e glabri
li
intrecceremmo (forse)
fino
a farne un tappeto
e
– zattera gremita nel vento –
voleremmo
via
da
questa umile pochezza.
Sradicheremmo
i cuori
per
reinventarci
un
Paradiso…
Giovanna
Lacedra, Venosa (Pz)
|
Adesso
La
pace un club
privè
Non
sfoggio cravatte regimental
Sciami
di ciarlatani
Imbellettano
il mappamondo
Terreno
Eludo
Spiderman
La
zanzara tigre colpisce ancora
Caffé
1
morto su 5
Per
colpi di sonno
Settembre
2004
Carlo
Falconi, Imola (Bo) |
Ignoranza
Fluttua,
cela agl’occhi,
ondeggia
lenta e s’innalza
scioglie
i dubbi
indentro
scivola,
s’insinua
soave
melodia
onirica
dell’umana
passione.
Andrea
Pellerani, Lamone Svizzera (Ti)
|
Mi
perdo
Posso
rinnegarmi ogni giorno,
posso
fingere ogni notte,
ma
le mie mani si muovono come sai…
e
io mi perdo.
Carla
Faricelli, Roma
|
Oceano
E
le candide pagine
Volano
sul mare in tempesta
Contrastando
il nero delle nuvole
Ed
io sto lì che le osservo, pensando, cercando
Come
bianchi gabbiani danzano leggere nell’aria,
si
distendono e si avvolgono, si sfiorano e si aggrovigliano.
Una
melodia soave mi sorprende, impreparata.
Il
blu è in me, è dentro di me.
Guardo
l’oceano e torna il sereno.
Catturo
quelle pagine e scrivo una poesia.
Giulia
Vanni, Fonte Nuova (Ri)
|
Ridi
davanti al tuo specchio amica mia
Guarda
il tuo volto,
Rigato
dalle lacrime del dolore.
Fissa
i tuoi occhi,
cerchiati
dal nero
Dello
sconforto.
Osserva
le tue labbra,
In
un ghigno contrariato
Che
ha costruito
La
tua vita,
La
tua scelta
Di
non essere come gli altri.
Di
non vivere come gli altri.
Guarda
tutto questo
Amica
mia,
Immobile
la pupilla
Su
quell'immagine di dolore.
E
ridi,
perché
peggio non può essere,
Ridi,
Perché
il dolore deve finire,
Ridi,
Perché
tu sei il sole
E
la tua luce crea vita
Intorno
alla tua esistenza.
Ridi
sempre,
Scaccia
il dolore
di
quell'immagine riflessa.
Non
lasciare che la notte
Uccida
le stelle.
Flavio
Coraglia Piossasco (To)
|
Agli
sposi
L’eterno
sì
Enunciato
tra
Odi
celesti
Nella
vita vi seguirà
Accompagnato
dal
Raro
e prezioso
Dono
che le vostre anime
Originarono.
Selene
Coccato, Tovo San Giacomo (Sv)
|
La
fine di una vita
Pensieri
di carta,
parole
mute in un silenzio assordante,
sogni
intrappolati in bolle di sapone
che
si dileguano nell’aria,
spazzate
via dal vento freddo della mia misera esistenza
Vivo
in un sonno di sogni spenti,
in
un presente reso inesistente dal ricordo del passato
ed
eclissato dalla disillusione del futuro
La
mia anima,
prigioniera
della carne nel corpo,
giace
ormai alla deriva
preda
delle forti correnti degli abissi della vita
Cerco,invano,
di strappare un istante di felicità
al
tempo di una vita,
di
aggrapparmi alle ali della speranza,
ma
non mi resta che ascoltare il silenzio del mio cuore,
e
morire nel brivido che attraversa le mie membra stanche
Sono
ai confini del mondo,
sulla
linea d’orizzonte dove il sole svanisce
agli
occhi dell’umanità,
e
attendo la mia fine
preparando
la tomba che custodirà la mia etenità.
Maria
Michela Martino, S.Angelo d'Alife (Ce)
|
Dettato dal Ghetto
Non
sono solo
nel
parco c’è una panchina che mi aspetta
un
sostegno alla più progredita delle azioni umane
:
il
guardarsi intorno
fermo
e distaccato
un
vecchio in un corpo extra temporale
e
comunque non è più una idea che
tutto
è in me
senti
come sale se solo ci dimentichiamo della caduta
le
pale dell’elicottero iniziano a girare e tu mi parli di possesso
quale
guerra ancora
il
ritmo può essere anche una forma di preparazione
e
se ancora defeco sulla tua struttura da rabdomante
che
futuro riesci a scorgere
damigella
del generale inferno
dell’ammiraglio
inverno
condanna
della domenica
onirico
sfondo di dimenticanza e
quella
sembianza stellare
in
una notte di luna piena?
marte
è il solo ad avere collocazione chiara
rossa
dai bordi definiti
marziale
sposalizio di tragedie
culo
e sostegno metallico disperdono calore
allora
il legno?
io
tifo o per il cartone o per i terreni molli morbidi
pochi
terreni per pochi viziati della caduta
non
parliamo di lavoro
per
la cortesia del regno a cui siamo spillati
per
il non cambiamento che dobbiamo agli elementi traslati
per
le spiegazioni che si deve,che sono da darsi,
che
bisogna dare se
cambiamo
la costruzione che si deve fare,che è da farsi,che bisogna fare
per
il non cambiamento!
sotto
selvaggia elettrificata noia mercantile.
Carmine
Masiello, Avellino |
Poesia
del peccato
Destati
da un sogno
vedemmo
di sopra
un
prato perlato
e
sotto di
noi
il
cielo stellato.
ballava
un bambino
in
mezzo alle nuvole
tinte
di rosso
e
tu a capo chino,
con
gli occhi dischiusi
guardavi
le
stelle
fluttuavamo,
come
morenti farfalle
lanciate
nel vuoto.
sentivamo
un lamento,
groviglio
di note di fuoco.
non
era una
musica,
ma
il canto di un bimbo mai nato
poesia
del peccato.
e
noi
eravamo nel vuoto
sospesi
e beati.
la
terra di sopra
e
sotto,
il
cielo stellato.
Emiliana
Santoro, S.M. Capua V. (Ce)
|
Al
di là del mare
Ripercorrendo
le orme sulla spiaggia del mio passato
rivedo
quelle ombre alla deriva, naufraghe della loro sorte
giacciono
stanche come guerrieri dopo la battaglia
al
confine di una terra che non c’è più.
Nei
miei occhi le loro storie mi hanno insegnato
ad
essere quella che sono.
Al
di là del mare, c’è un nuovo orizzonte
lontano,
affascinante ed io lo raggiungerò.
Rivolgo
un ultimo sguardo a quelle ombre
che
scompaiono alla luce del crepuscolo
e
lascio che il vento della sera tempri il mio animo.
Tra
gli abissi gelidi di questo mare di incertezze
mi
faccio strada tra correnti di paure e onde di coraggio
non
lascerò trascinarmi via.
Le
maree del mio cuore si alternano incessantemente
ma
non mi sovrasteranno mai più, non correrò più il rischio
di
voltarmi indietro e pietrificarmi poiché
al
di là del mare, c’è un nuovo orizzonte
lontano,
affascinante ed io lo raggiungerò.
Voci
di sirene smarrite invadono la mia mente
in
quest’odissea d’emozioni, il loro canto straziante
mi
blocca il respiro per un attimo, ma non mi fermerò per loro
saranno
le stelle a guidare il mio cammino.
Nessun
tesoro, nessun isola felice devierà la mia rotta
le
mie forze seguiranno il loro corso
e
al mondo intero lascerò inciso nell’aria un messaggio:
al
di là del mare, c’è un nuovo orizzonte
lontano,
affascinante, ed io lo raggiungerò…
Concetta
Mauriello Villaricca (NA)
|
A
volerla dire tutta
A
volerla dire tutta,
controvento,
sapendo solo
tre
o quattro posizioni
sublimazioni
– intimamente
mie
– elusioni
erosioni
di mondi in sfacelo…
Non
ce la faccio.
Mi
sento venire meno –
le
mie sottrazioni –
dannato
sii, dannata
e
maledetta pure la rosa
maledetti
e infami tutti
gli
amici e i pensieri
e
gli agoni, e le agitazioni
verdognole,
biliose
come
tutte le rose
e
le boriose geremiadi -
possano
esse ammutolire
o
essere condannate al
balbettio
o al pigolio
ma
senza significato
non
disincantato, come il disgraziato
ripetersi
dei giorni mattinieri,
come
il vento di grecale,
l’alito
fetido dalle
postazioni
esacerbate.
Vagamente
riflettevo sul paradiso
e
sulla bassa marea:
la
calma, in ogni caso,
lascia
scoperto il crudo dei fondali.
Così
pensavo; dopo di ché mi
calmai
e
giurai: per sempre.
Gianni
Zem, Noale (Ve)
|
Celebra
la mia fuga
Celebra
la mia fuga,
la
mia assenza e l’ardua attesa.
Come
la festa del buon cristiano
ponimi
tra il vino di Cristo e l’ostia
sull’altare
della devozione, creazione,
nei
precedenti “essere” che sono stata,
privata
del sangue di vita scucita.
Allestisci
la mia stanza
e
come camera ardente d’amore
dondola
nelle preghiere per me
venerando
quel Dio assente
povero
di fantasia all’occorrenza.
Io
piovo dal frastuono dell’infrangersi
poco
dopo l’apertura del mio terrore.
Valentina
Calista, Oriolo Romano (Vt) |
Ruvidi
colori abbaglianti
tempere
incolori si stendono
Su
una vecchia tela ingiallita
mescolandosi
tra loro
in
cerca della propria luce
Su
una vecchia tela ingiallita e opaca
respingendosi
annullandosi uccidendosi amandosi
brillano
di luce riflessa
incolori
scivolando veloci
Su
una vecchia tela ruvida e opaca
verso
forme perfette dalle
superfici
variopinte e levigate
compenetrandosi
veloci
ininterrottamente
accesi
Su
una vecchia tela spigolosa e informe
più
veloce intrappolandosi nell’altro
in
cerca della propria luce
scorrendo
via abbagliati da altra luce
verso
ancora luce
incolori
Su
una vecchia tela ruvida e spenta
veloci
sempre più
accesi
più
puri
più
vivi
più-
asciutti
giacciono dimenticati e
invisibili.
Sembra
gridare quella vecchia tela ingiallita e
ruvida.
No,
è solo il profumo di una margherita
incolta.
(Roma, 25 aprile 2004)
Alessio
Nunziato, Genova |
Autunno
Un
brivido percorre il mio corpo,
ma
non è per colpa tua.
Ora
non fa più caldo, è vero,
e
ogni albero perde le sue foglie.
in
lunghi viali,
un
tempo affollati,
oggi,
giacciono
panchine vuote.
Ma
non è per te, autunno
che
un brivido percorre il mio corpo.
È
un gelo invernale
che
stringe il mio cuore
in
una morsa di ghiaccio.
E
se caldi colori solari
avvolgono
ancora
il
tuo paesaggio,
nel
mio cuore
è
già inverno
Maria
Stamegna, Gaeta (Lt) |
Lasciami
sognare
Lasciami
sognare
un
mondo
con
i colori
che
mi attraversano dentro.
Sei
tu
ad
averli in mano
e
a tracciare
i
miei contorni.
Potresti
plasmare
chi
non hai mai
avuto.
Perché
non so se
hai
compreso quello che c’è
dentro,
dentro di me.
E
nei miei occhi
che
parlano anche
quando
non vorrei,
e
quando le labbra
sono
mute.
Non
posso fermarli.
Cambia
anche il loro
Colore.
Guardano
sempre te.
Chiara
Sorino, Monopoli (Ba) |
M.P.
Le
paludi di un amore non si bonificano,
i
ricordi sono catene inscindibili
ed
il tempo un particolare di magro valore.
Un
amore non si cura delle fratture,
il
suo muscolo sopravvive alla morte…
…Tu,
che eri il mio amore,
sarai
sempre
il
colore del mare,
il
verde delle colline
il
rosso del sangue…
…Per
sempre intraducibile,
nelle
mie malattie
sotto
la pelle
nelle
dilatazioni di ogni mio sguardo.
Caterina
Pomini, Scandicci (Fi) |
Sette
P
“Prima
di varcare guarda dietro quanta notte sopra i nostri
Passi
già scesa e dimmi cosa pensi”. “Come sempre nel buio
Noi
avvolti ancora andremo a perderci mano nella mano”.
“No,
del primo mattino serbiamo un bagliore, scintilla nell’occhio,
Speranza
di luce oltre questa soglia. Ci sembra l’’impervia
Altitudine
ancora più alta a guardare, ma luci non splendono là”.
“E
allora che guardo? La notte passata e lontana oramai,
e
noi incamminati
All’Aurora,
la valle dormente e secca del vento che vedo qui
Infante
garrire da crepe?”. “ L’eterno tu vedi. Giammai dalla notte
Partimmo”.
“Allora quel fresco schiarire?” “Voluntas”.
Lucien
De Rubemprè, Nocera I. (Sa)
|
Mio
nonno
Ero
un bambino e quell' accento logorato dalla fatica
volava
impresso alla mente come aratro dallo sgomento,
illuminato
solo da un comun destino di vita.
Aspettavi
come l' autunno i rami d' inverno,
il
gelo arrivò in primavera,
la
stagione giovane ti spense,
non
sei rinato di maggio.
Il
giorno ti ha salutato a scosse,
il
mio amore di terra
franava
nella tua ultima stretta,
la
tua mano stesa,
bianco
il lenzuolo.
Se
la gente ti perde alza gli occhi,
i
morti si cercano in cielo,
qui
si sa di non poterli più trovare.
Stefano
Causarano, Bresso (Mi)
|
Il
sonno della metropoli
L’asfalto
del grande vi
ale
respira;
Ora,
nel silenzio appare spettrale.
Le
auto, come mostri
Addormentati,
riposano placide.
L’immensa
metropoli
Galleggia
nel torpore
Della
notte invernale.
Un
lumino lassù s’accende.
Un
sognatore insonne
Brama
la melodia dell’oscurità
Nel
suo antro nascosto.
Un
cane spaesato
Cerca
una tana
Tra
le lamiere contorte.
Nell’immensa
metropoli,
Forse
anche tu pensi a me.
Oppure
tra le braccia
Di
un focoso amante
Urli
il tuo piacere,
Che
risuona come lama tagliente
Condotta
dal gelido vento.
Dall’alto
grondano
Bianchi
granelli di Poesia.
Tentano
di celare
I
momenti vissuti.
Discendono
invano:
La
poesia si scioglie sull’asfalto
Bollente,
usurato dal caos giornaliero.
Michele
Turazzi, Milano
|
Simposio
Pazzi,
reietti, vagabondi apolidi, interdetti, eretici e fuorviatori
della
retta via:
siate
i benvenuti alla mia tavola, e non alzatevi
prima
che le vivande vi abbiato piegato dal piacere.
E
se tra voi si nasconde un meschino o un ignavo, sia questa la
sua
ultima cena.
Possa
l’alba soltanto romper l’incanto delle nostre libagioni.
Nessun
timor, se fra voi vi è uno spirito tra i più savi, codesto
otterrà
soddisfazione, perchè intendo da gran messere qual sono,
donar
le briciole della mia tavola agli squallidi commedianti
dal
ghigno facile e dal passo incerto.
Carlo
D'Urso, Milano
|
Serate
senza te
Cala
la notte su questo mare infecondo.
Spuma
color dell'oro bagna la mia pelle che però rimane insipida.
Non
è condita quest'acqua come questo cielo buio e oscuro,
come
quest'aria che mi soffoca.
Non
c'è un gabbiano che riesca a volare e
mi
vien da pensare che non gliel'abbiano nemmeno insegnato.
al
contrario i miei pensieri si librano e
contro
questo vento avverso si abbattono e si scontrano.
Diventa
quasi un muro. Da demolire.
Demoni
mi trasportano e
mi
insegnano a vivere serate come questa.
Serate
senza te
Amedeo
Abbate, Milano
|
Due
foglie
Raccolsi
due foglie
dal
pavimento del patio
nel
villaggio di Soroa.
Una
era grande e dura,
di
un solido ed integro marrone.
Parlava
di anni di viaggio,
di
una vita di lavoro,
di
un grande amore passato
e
di sogni coronati
in
seguito a dolore e sudore.
L’altra,
più piccola e fragile,
di
un timido verde acerbo,
raccontava
della paura
di
essere caduta così presto
e
del timore di dove il vento,
un
giorno, l’avrebbe portata.
Le
presi con me, e le posi vicine
nelle
pagine del mio diario.
Camilla
Targa, Roma
|
Amore
e paura
non
conosco tempo
e
non posso di un ora
rimanere
nascosto
dal
mondo
essere
fermo
mentre
tutto
resta
pioggia
sfuggendo
la notte
bagliori
del mattino
e
teneri sguardi
incrociano
cuori,
intatto
coraggio
nel
buio
che
sfuma
la
luce del dopo
riposa,
nell’alba
di sempre
tra
visi bagnati
ricordi
di anime,
soavi
bisbigli,
nel
battito eterno
amore
e paura
si
sfiorano.
Giuseppe
Santagata, Messina
|
Faccia
di vetro
Hai
pezzi
triangolari
incastrati
nel
mio
perfetto
rettangolo.
E’
la
mia
faccia di
vetro.
E’
il mio passaporto
per
amare.
Cadi
sull’unica
scheggia
del
mio
dolore,
perdendo
pericolosamente
sangue.
Eleonora
Pozzuoli, Colleferro (Roma)
|
Così
seducente…
Eccola
lì, di fronte a noi,
accanto
a noi.
È
ancora lei,
così
affascinante,
così
seducente.
C’è
sempre qualcuno che vuole arrivare a lei,
che
è così apparentemente lontana.
Ma
sarà lei a decidere,
a
favore dell’uno
o
a favore dell’altro.
La
sua aurea risplende nel cielo,
ma
son fuochi,
o
sono stelle?
Ed
eccola lì,
accanto
a noi.
Ha
una t
ale
bellezza
che
non le si può resistere.
E
c’è chi immagina all’orizzonte
parvenze
di gloria, di successo, di conquista.
E
chi la spunterà sarà innalzato.
L’altro
invece, sarà affossato.
Ma
il vincitore avrà anche lui, le ossa rotte
quasi
quanto colui che ha abdicato.
Perché
non c’è mai una vittoria.
Perché
sarà sempre lei a decidere!
Così
affascinante,
da
sempre,
allo
sguardo degli uomini,
tanto
da renderli ciechi,
tanto
da cancellare addirittura le loro memorie!
Così
seducente…
È
sempre lei…
la
guerra!
Luca Coletta
, Rac
ale
(Le)
|
Ipnosi
music
ale
Musica,
una
ritmica di tamburi, come battiti di cuori
all’unisono
levati
Trasportato
In
un'altra dimensione
Perdendo
la realtà, e la certezza della verità
Estasiato
da un suono
Dolce
vibrazione che serpeggia
Un
serpente fra le onde del mare della conoscenza
Una
corda tirata
Pizzicata
da mani lunghe dita affusolate che non pensano
Mosse
dai fili del burattinaio
E
lasciarsi andare
Con
le braccia che s’aggrovigliano
Corpi
che si fondono come metallo incandescente
Ipnotizzati
dalla ritmica
che
esce dalla pelle
Tramutata
nella forma del tangibile pentagramma
Inalando
quelle note liquide e gassose
Come
sangue nelle vene
Accendendo
la mente di colori
Silvia
Bartoli, Somma Lombardo (Va)
|
Amore
mio
Avevi
gli occhi tristi…ma sapevo amarmi
Pendevi
dalle mie labbra…come io dalle tue….
Eri
il mio angelo della notte,
la
cui dolcezza mi avvolgeva sempre,
anche
quando gli occhi erano lontani.
Smetti
ora di infuriare su di me…
La
dolce notte è diventata un buio, violento uragano,
che
periodicamente,
spazza
via il mio cuore e lacera i miei sentimenti.
Torna
da me,
asciugherò
le tue lacrime e ti stringerò ancora sul mio cuore…come allora..
La
morte che vedi nei miei occhi
è
ciò che rimane da quando sei andato via…
da
quando non ti sento più mio.
Eppure,
guardali bene…
In
fondo vedrai ancora quelle albe.
Non
voglio più sentire il dolore della tua assenza,
né
le fredde lame della tua indifferenza.
Siamo
sempre noi,
allora
cosa è successo?
Quale
demone ha infettato il tuo amore per me?
Se
solo i tuoi occhi mi vedessero davvero…
Se
solo tu volessi vedermi.
Morgana,
S. Giuliano del Sannio (Cb)
|
Ventisette
anni
Respiro
profondo
l’indugio
è svanito,
combatto
il mio mondo,
ma
nulla ho capito.
Conservo
paure,
rimango
compito,
ma
quando saprò che si tratta di me?
Trovare
la via
è
la parte migliore.
Fuggire
veloce
speranza
e timore,
cercare
il sentiero,
provar
la magia,
capire
sincero
questa
è la strada mia!
Ma
nulla si compie,
se
nulla si fa
e
nulla si fa,
se
nulla si crede.
Nel
temere niente
mi
sfugge il presente
e
batto la luna
nel
sonno cosciente.
Cercando
risposte
mi
specchio più assente
e
vergine aspetto
della
realtà il verdetto.
Poi
mille domande
affollano
il cielo.
Rimango
stupito
e
affronto austero
risposte
rotonde
che
sanno di vero.
Mi
prude la mente
E
aspetto impaziente
sonante
moneta,
sudore
felice,
acqua
che acquieta
la
focosa fenice.
Chiedo
soltanto
di
scansar le pene,
accumular
ogni bene
per
divenir solida radice.
Francesca
Graziano
, Catania
|
Niente
Stringo
la presa ma
scivola
fra le dita
la
nostra amicizia..
Provo
a riportarti a me ma
ti
urlo dentro solo silenzio.
Mi
protendo..
non
è suono, non è contatto
e
la paura torna mio rifugio.
Volti
le spalle
E
non ti manca niente..
Eppure
mi
sai vedere dentro
oppure
l’ho
sempre creduto.
..ora
hai tutto
ora
non hai me.
Amanda
Zito, Policoro (Mt)
|
Ritorno
Garofani
spenti
in
uno sguardo d’acciaio
volo
da te, con il mio sentimento
e
ritorno
al
cambiare del vento.
Nicoletta
Burighel, Padova (Pd)
|
Ieri
è passato
Guardo
i tuoi occhi,
Le
tue braccia,
Gabbiani
che imprigionano...
Ieri
è passato;
Come
un soffio muore nel vento,
Veloce
frammento d'istante,
Ricordo
il tuo viso assonnato...
E’
stato un gioco,
Una
temporanea recita.
Vedrai
l’ombra del sole
Varcare
il mio torace,
Soggiogare
il mio cuore...
Fischio
alle onde,
Le
lacrime spezzano il mio viso...
Oggi
in cielo,
Nubi
color porpora,
Pioggia
dorata...
Tento
di dire al vento
Che
non piangere è inammissibile,
Morire
è un peccato.
Cavalcherei
quei cieli
Per
fuggire dal dolore,
Per
obliare le tue bugie.
Guardo
i miei occhi,
Le
mie mani,
Gabbiani
che si alzano in volo,
Che
tornano a vivere
Tra
nubi dorate e pioggia color porpora...
Ieri
è passato.
Fabio
Pugliese
, Calopezzati (Cs)
|
Non
aver paura di incontrare un fiore
Non
aver paura
di
incontrare un fiore
succube
dell’inverno fragile
presto
riaccenderanno le luci
sarà
primavera di illusioni
marce
spente multiformi
una
indefinibile danza
di
inutili sogni
e
ravvivati colori
espressioni
fredde come brividi
risalgono
dalla tua bocca stremata
ti
appoggi per non cadere
le
strade non aspettano
che
i tuoi passi marini
per
intercettare un sogno andato
ho
bisogno di molteplici lune
c
ale
idoscopici cieli
e
imprevedibili steli
non
aver paura
di
cogliere un fiore
sarà
come la sera
quando
è piena di odori
così
vivace nei mesi usati
che
mercanti di schiuma
vendono
timidi
tra
cianfrusaglie inanimate.
Fabio Colombo
, Trento
|
Bisogno
di consolazione.
Ecco,
l’ho fatto di nuovo, ho chiuso forte la porta della mia stanza,
e
ho lasciato fuori tutto il resto del mondo, in lontananza.
Quella
porta chiusa, di fronte a me, con tanto rumore,
mi
fa sentir ancor più il peso delle barriere attorno al mio cuore.
Potrei
stare con cento persone in una stanza rinchiusa
e
sentire lo stesso la solitudine in tutta la mia anima diffusa,
se
solo, anche un attimo, da questo dolore potessi liberarmi
e,
in alto nel cielo, come un gabbiano librarmi,
mi
chiedo cosa del mondo riuscirei a vedere e
se,
la mia immagine, ritroverei con piacere.
Della
gente ci preoccupiamo sempre di rispettare le aspettative
senza
preoccuparci di come, questo, la nostra anima vive,
se
potessi far vedere me stessa a tutti per un momento,
mi
chiedo se capirebbero o cambierebbero subito argomento.
Quant’è
dura dover sopportare una maschera per ogni occasione,
perché
la paura di soffrire, coinvolge, sicuramente, tutte le persone.
Vorrei
non dover sempre rispettare
ciò
che la gente in me vuole guardare,
essere
sempre la ragazza perfetta e precisa
e
dover ignorare la mia essenza, di libertà intrisa.
Passeggio
in riva al mare, camminando piano,
e
su, alto nel cielo, vola un gabbiano,
la
musica del mare inizia a cullarmi con dolcezza,
mentre
quel volo il mio cuore accarezza.
Non
chiedo cambiamenti o sentimenti impossibili alle persone,
ciò
che, in fondo, alimenta il mio dolore è solo un bisogno di
consolazione.
Maria
Laura Di Caprio, Napoli
|
Noi
Noi
fatti d’aria, di baci.
noi
astri in esilio
Siamo
voli proibiti,
siamo
vette inviolate.
Così
in alto che non c’è più
neppure
il cielo…..
Così
avvinti da non avere più
confini
...
Io
persa dentro te perso in me.
Laura
Bossi, Gaggiano (Mi)
|
L’ultimo
Luglio di Sette giorni
Come
pietra scalfita
i suoi lineamenti
mai toccati dagli anni;
ne posso sfiorare le incavature
con lo sguardo
quelle piccole imperfezioni
entrare fino nelle ossa…
E non toccare nient'altro di lui.
Solo le ossa.
-
Mentre l'aria gelida sperde
i bambini dei giochi,
sento tutto il cielo
cadermi addosso
ed è il suono di pioggia
e parole,
di anni, di colpe.
In pochi attimi
tutto il cielo si rovescia
gocciolando al suolo.
I suoi occhi.
Perché tutta questa pietra
nei suoi occhi.
Alice
Stoppini
, Voghera (Pv)
|
E
noi
Gli
occhi aperti paiono
del
mondo,
ma
un nuovo letargo lo ingoia
nella
sua folle fermezza,
i
sensi credono
ma
non s'odora, non s'ode,
non
si tocca, la vista è coperta
d'invadenti
figure di pezza.
E
che n'è stato
della
poesia?
La
pioggia cade silenziosa,
la
vita fugge muta,
gli
anni scoccano in punta di piedi…
e
noi
non
abbiamo più una parola
perfino
l'ultima abbiamo venduta
per
un'altra manciata di ore,
per
un'altra occasione perduta…
Ora
fa freddo. Le piante
hanno
un colore nuovo
congelato
nell'aria
fraintesa
e
pur così buona
se
respirassimo…
V
ale
ria Gentile, Olbia
|
Sogno
Magari
puoi ascoltami
da
quel nulla nel quale
la
vita ti ha spinto,
travolto
dalla fine
che
è scialba rispetto
al
tuo domani.
Ho
creduto di poterti sentire
chiudendo
gli occhi
e
ricordando i giorni
che
non saranno più uguali.
Confondendomi,
ho
preso dei fiori per te
che
non mi percepisci,
aspettando
che la tua voce
arrivi
limpida alle mie orecchie.
E
poi, nell’attesa,
ho
continuato a ripetere
quelle
mie piccole note di sangue.
Angelica
Petrillo, Caserta
|
Interminabile
piacere
Recinti,
case, palazzi s’innalzano insensibili schiacciandomi
Ogni
fruscio colora l’esistenza del culmine
L’immagine
si ripete incrollabile nella mia mente
Le
pause, piccole enormi graffi sanguinanti
I
ricordi, le ferite più profonde.
Trappole
si susseguono languide senza sosta
Il
risucchio, l’ombra più grande
Incontrollabili
venti leggiadri tastano il tuo corpo
Il
dolore cresce insensibile
Renderlo
più sensuale non è concesso.
Veloci
frecce pungenti ti spingono verso il basso
Lunghe
corde viscide rendono la salita più leggiadra.
Corpi
che si sfiorano, occhi che si ammirano
Niente
sembra più come prima…
Il
bianco e il nero si assomigliano,
la
gioia e la malinconia anche…
le
risposte non combaciano, i perché si cercano
le
genti si riuniscono.
Correre,
fermarsi, ricominciare…
Lente
sensazioni delineano il perimetro di un angolo
Frescura,
calore, umidità…
Luminose
immagini oscurano l’ampiezza di un pentagono
Strisciare,
pregare, implorare…
Colorate
scene scavano nel profondo dell’esistenza.
E
così con natur
ale
leggiadria
l’immort
ale
stranezza coltiva la vita di ogni giorno.
Alessia
Fiore, Matera
|
Studio
di rosa e celeste
Sera
e mare. Sera marina, sali
d’argento,
cinerarie solitudini
seminate
dall’ampia ala notturna!
Mare
serale docile corolla
estinta
sulla carne della sera!
Tutto
ritorna si ritrova accenna
al
primo lume che s’accende in porto
all’alba
tenue del guardingo faro.
Il
basso grembo delle nubi è grave
di
tiepidi coralli e di conchiglie.
Par
che le guidi rossa melodia
dentro
la conca di montagne oscure
all’ultimo
convoglio della luce
laggiù
a occidente, su di te piangendo
faville
d’oro, o urna di topazio,
mare
serale, docile corolla
estinta
sulla carne della sera!
Antonello
Cristiano
, Lamezia Terme (Cz)
|
La
fine dell’anno
Infine
volgi al termine,
intenso
freddo ti diede alla luce
il
medesimo ti porta via
volti
pagina, l’ultima
e
mestamente saluti
Lento
o rapido, sei trascorso
nella
tua cadenza in verità costante
tra
ricorrenze e quotidianità
Quante
vite hai dato
e
quante ne hai riprese
testimoni
indubbi
del
tempo invincibile
che
scandisce il cammino
Così
ti consumi
scivolando
tra i festeggiamenti
già
soppiantato dal nuovo che avanza
abbandoni
la scena
di
fuochi colorati e allegria
e
trascini con te i dolori, le sventure
scacciati
da sogni intrisi di speranza
Siam
tutti più vecchi
o
più bambini
una
strada inedita è alle porte,
il
futuro ci attende
foriero
di gioie e malumori
di
luci e di paure
le
stesse del vecchio anno che si spegne
e
che ci ha reso più saggi.
Tony
Di Costanzo, Procida (Na)
|
Poesia
Nella
notte d’un desiderio
verrà
una mattina di dolore
in
un giorno offuscato da una nuvola nel sole.
Saremo
fatti di anni ed anni
per
poi sentirsi nel mese di un giorno
scomparsi
come inutili abbagli.
Perché
il tempo è ciò che non appartiene
il
presente è solo nostalgia del passato
sbiadito
da ombre di un futuro inerme.
Nascere
è reale coscienza di non essere
per
vivere un lampo
di
una morte senza tempo.
Antonino
Scuderi, Catania
|
Ma
che cos’è che se ne fa una donna
Ma
che cos’è che se ne fa una donna
di
tanti cuori? Niente.
Ma
tra il sapere e il fare
c’è
di mezzo l’oceano, ahimè!
E
io son senza barca, senza remi
e
poi… non so nuotare.
Così
le ho donato
il
mio cuore. Ma cosa se ne fa
del
mio cuore? So ben che non le serve.
Con
uno lei ci vive,
un
altro lo ha in mano,
del
mio ora cosa potrebbe mai farsene?
Se
mi va bene potrebbe tenerlo
in
tasca… sì, magari!
…
se non lo vede neanche!
E
ci cammina sopra, non apposta,
ma
lo fa e… sapessi poi che m
ale
:
mamma
mia che dolore!
Adesso
sto un po’ m
ale
,
ma
alla fine è solo colpa mia.
Conosco
benissimo i risultati
ma
se mi muove amore
è
una battaglia persa
ed
è inutile ragionare ancora:
anche
se posso evitare di prendere,
non
posso però fare a meno di dare.
Andrea
Simonato, Oderzo (Tv)
|
Anima
Morire d’incanto,
perdersi e tornare
alla viva essenza dello spirito
che l’occhio ostacola,
e ti capisci.
Mattia Carlini, La Spezia
|
Bellezza
sintomatica
Lei
possiede un'energia t
ale
da
irradiare
qualunque forma di vita.
La
sua aurea elettrica confonde e
attrae,
senza limiti di tempo o di età.
E'
spontanea nell'essere,
i
suoi movimenti, nervosi ma dolci,
si
intonano perfettamente alla fragilità che la caratterizza.
E'
così perspicace che ha negli occhi
dei
chiari segnali di furbizia,
non
il classico sguardo perso e mediocre, lei
anche
distratta, mostra un'emotività miscelata
all'attenzione
per i particolari.
E'
innocente, quasi intatta, ma la sua particolarità
sembra
spaventarla,
il
carisma che ha, la porta ad essere
amata
e desiderata
dal
tutto, mentre lei
è
coinvolta a stento dalle anime distanti dal suo charme.
Eppure
traspare tristezza anche se sorride,
malinconia
anche se la cela, il suo viso
di
un pallore lunare, esprime così verosimilmente
le
sue emozioni, che le impedisce di non
mostrarsi
nella sua interezza.
Così
lei è nuda di fronte al mondo,
si
lascia amare a distanza e attende che sia lei
ad
essere sfiorata dal bisogno di compiacersi.
Incredula,
malgrado la sua beltà,
di
possedere ciò che gli altri
le
attribuiscono.
Patrizia
Capitanio
, Pescara
|
Buonanotte
Hai
chiuso le frasi possibili
nella
schiena che spacca alla vista
la
fine del letto, se gli occhi non chiudono
ancora
le cose, ci penserà il buio
che
sogni nel corpo o il lume,
se
vorrai dargli una fine;
spetta
a me ora decidere una posizione
ed
incastrarmi umido
fra
le tue seccature.
Massimo
Bevilacqua
, Morbegno (So)
|
Baciami,
poeta
Baciami,
poeta, sotto le fronde
della
primavera.
Innamorata
delle sponde
verdi
di questo lago,
svengo…dalla
felicità di saperci qui.
Svengo,
ma tu continua a tenermi sulle gambe,
amore
mio,
potrei
sognare senza sonno
nei
miei occhi scintillanti
le
tue labbra di fragola e miele.
Stefano
Balbi, Genova
|
Ierogamia
Nero
osserva oltre
si
sofferma su due gradini
si
volta
mi
guarda freddamente.
-
Ho ascoltato i suggerimenti
siamo
andati insieme oltre il giardino
lo
sai che stiamo impazzendo?
La
serenita' e' come frastornata
disdegno
il pensare
e
contemporaneamente non posso fare a meno di
autolesionarmi
mentalmente
mente
moto pensiero
-
Ho conosciuto Verdi
mi
sono presentato
piacere
Nero
piacere
anche per me
no,
davvero, non ridere
avevo
gia' ascoltato il suono delle sue mani
ma
questa volta l'ho riconosciuto
piacere
Nero gli ho detto
e
lui mi ha risposto “requiem”
e
cosi' ho fatto.
Nero
si attarda
ultimi
due gradini
la Venere
dalle braccia mozzate ci sorride
la
scorgo sul suo piedistallo di marmo
in
mezzo al giardino.
-
Poi venne un altro giorno
ed
un altro ancora
corri
Nero, corri
ho
assunto la decisione di affrontare
la
settima di Mahler
ma
alla fine ho ceduto
Li
ho visti
non
ti preoccupare
nessuno
potrà negarlo
siamo
due testimoni oculari
erano
ovunque
sul
tram
nei
negozi
in
biblioteca
osservavano
e passavano oltre
ci
spiavano, Nero
ci
spiavano
m
ale
detti
ma
cosa vogliono
ecco
ecco
uno
e' la' in fondo, aspetta che ci avviciniamo
ed
appena saremo alla sua portata
si
allontanerà
sogghignando
e guardandoci ancora.
-
Il mondo e' pieno di silenti osservatori
devi
farci l'abitudine
si
prostituiscono
come
sante puttane
e'
la loro salvezza.
Passai
oltre il giardino
canticchiando
come distratto
osservai
la Venere
sfidai
lo sguardo inquisitore
siamo
nel mondo re
ale
voi
del mondo re
ale
.
Ci
stanno osservando.
Nero
ci
stanno ancora
osservando...
Ci
stanno ancora osservando?
Marco
Ivaldi, Torino
|
Gelatina
Tremo.
(Invasione
gelida e sferzante nella calura estiva).
Soffrire,
disperare, non per il tuo rifiuto,
Ma
per il terrore della mia pelle,
Per
il brivido della mia anima.
Per
il timore di non averti.
Per
l’ansia di seguire
I
rami attorcigliati del tuo cervello
Inesplorabile,
insondabile.
Per
la smania di entrare
Nei
vicoli storti del tuo cuore
Vortice
tortuoso, rosso labirinto.
Per
la rissa del pensiero dubbioso
Per
la terra e l’asfalto,
Per
la nota e la carta,
Per
l’incanto e l’incuria,
Per
il cielo e la carne.
Un
avvicinamento perenne,
Una
fusione impossibile.
La
gelatina isolante del nostro dentro,
Zuccherosa,
nauseante in dosi massicce,
Gioiosa
per se stessa,
Insofferente
in coppia.
Due
bolle di sapone fluttuanti
Che
mostrano la coda piumata,
Ma
che scoppiano sfiorandosi.
Manuela
Pellanda
, Borgo Valsugana (Tn)
|
E
il resto è poi tutto
Andiamo,
sogni
sulle ali di mosche,
entriamo
dentro per la notte.
E
così come noi seguiamo i nostri sogni,
silenziosamente,
la
vedova dietro il carro funebre,
geme
intensamente.
I
turbinii di neve dei nostri passi
lasceranno
orme sulla bianca distesa,
e
saranno preziose tracce per i lupi.
Irrecuperabile,
irrecuperabile
pazza vita.
Gratto per suoi bordi,
ed
è un irrecuperabile,
irrecuperabile
pazza vita.
La
sabbia vermiglia scorre
nella
clessidra di carta,
e assieme si spera.
E
il resto è poi tutto.
Assieme si spera la salvezza,
le
strazianti rughe sulle bocche dei fucili,
e
il resto è poi tutto.
Annullandomi
nell'amore,
perseguitato
come
nuvole dal vento,
vado
in rovina in mille e mille prigioni.
Matteo
Paulis, Quartu Sant’Elena (Ca)
|
Sera
in soffitta
La
mamma degli uccelli
s'è
addormentata.
Si
sono spenti i nidi.
Ed
il folletto padrone
mi
porta per mano
per
il suo regno.
Piano,
mi dice, piano;
s'è
nascosto il bambino
immaginario
nella
polvere dell'ultimo sole.
Con
la carezza della voce
mi
è annunciata la morte
del
gatto di pezza.
Lo
seppelliamo nella rete
del
materasso.
Nella
tenebra incombente
sorprendo
il mio sguardo
nello
specchio dell'armadio.
E
non mi distinguo.
Federica
Cordisco, Melfi (Pz)
|
Bianco
foglio ca for non si rivela
Bianco
foglio ca for non si rivela
come
le vesti in dosso di nessuno
lento
e pieghevole ei non si disvela
quand’infinito
ancor non si fe uno.
Bianco
volto chiuso a balconata del cuor di chi t’affronta’ terra
e
tutta in sguardi quella serenata
di
fine musica quan mano afferra
Ma
lentamente s’apre ‘l dire
di
pari passo al quello il fare
e
pria chel gallo vede ‘l suo sentire
‘l
pettirosso volge al general andare
Oh
forze e amor del rosso petto ch’esce?
Pinto
è ora il foglio intero
dacché
dietr’ogni scuro e gran mistero
vibra
la vita e ‘el sognar riesce
Davide
Cosco,
|
Fragilità
Trema
una foglia
spoglia
di ogni pensiero.
Cade
la rugiada
come
una lacrima dal cielo.
Sotto
lo stesso tetto
la
fragilità dorme inerme.
Un
corpo
figlio
casuale
di
un momento d’amore.
Dal
cielo piovono parole
buone
da spalmare con i sogni
non
placano la fame.
Se
ti va giochiamo
al
principe e il povero,
solo
cosi si beve l’indifferenza
servita
fredda
in
un parco a dicembre.
Alessandro
Piazzola, Barletta (Ba)
|
Cosmic
Dancer
E
si danza nel cosmo perduti tra le stelle
ricordo
lucente di stagioni più belle
Compagna
di stelle e di sogni
di
facili amori e nuovi bisogni
Colei
che incontrai seguendo il messia
piccola,
amata e persa per via
Dolce,
dei più grigi giorni, il giullare
perché
a volte un niente basta per farsi amare
Lontana
ti sento laggiù tra le onde
e
io così muto su qua tra le fronde
Amante
così golosa del filmico brivido
siam
anime legate dal fuoco della libido
Quand’è
che cadrai o stella lucente
su
questa mia terra ora piangente?
Quando
sarai lacrima smarrita
stanca,
annoiata, in cerca di vita?
Perché
questo corpo arde pazzo di passione
e
un solo bacio rubato crea molta confusione…
E
si danza nel cosmo perduti tra le stelle
ricordo
lucente di stagioni più belle.
Davide
Chiari, Montecchio Maggiore (Vi)
|
Il
principio dell’ ordine…
Tutto
a suo posto,
quando
il gallo avrà cantato
stanco...
Tutto
a suo posto
quando
la luce ferirà la nebbia
quando
sarà caduta l'ultima goccia
quando
il fumo sarà finito
quando,amico
mio,sarò affondato
nelle lenzuola.
Tutto
a suo posto,signori,
come
una libellula che vola sicura
nella
tela di un ragno a lei ben noto.
Tutto
a suo posto,perdio!
Nessuno
vuole che si sprechi fiato,
né
inutili ricordi,
né
tristi speranze.
Tutto
a suo posto.,bambini
è
solo un trucco senza faccia dietro
solo
un morto che beve e mangia.
Tutto
a posto,
o
desiderate questo frastuono?
questo
ferro che sfrigola col ferro
questo
fuoco che crepita la notte
questo
fauci che sbriciolano ossa
e
digrignano denti enormi
questo
brusio di una folla che non c'è
le
risate di gente sconosciuta
una
sveglia rinchiusa in un cassetto
marmo
freddo
muffa
fiori
morti e mai nati
odori
che spariscono
dolce,dolcissimo
coraggio di mentire
tutto
a posto?
Alberto
Biasutti
,
Pordenone
(Pn)
|
Il
mio mare
Quant’è
bello guardare il mare,
vederlo
ondeggiare da mattina a sera,
stare
lì fermo a pensare, meditare su tutto ciò che ha visto,
su
tutto ciò che ha fatto!
E’
un’emozione ogni volta venire a te,
bagnare
i piedi e poi sottrarli di colpo perché sei gelido d’inverno.
Sei
sempre nel mio cuore, come in quello di tutti, bimbi e adulti,
quando
non posso vederti perché sei lontano, ho un po’ di nostalgia,
mi
manca tanto il tramonto su di te,
l’aurora
quando c’è,
è
talmente bella che il respiro è a tratti ed affonda sulla tua
grandezza!
Quanti
ricordi ho lasciato lì con te, mi riaffiorano ogni tanto la mia
adolescenza,
la
mia gioventù che mai dimenticherò,
è
difficile spiegare quello che provo quando ti vedo,
i
falò che abbiamo acceso,
la
chitarra che abbiam suonato, a mezzanotte il bagno insieme,
mentre
da lontano il jute box deliziava i nostri timpani con le canzoni di
quell’estate.
Sognavamo
di diventare grandi con i nostri primi amori
e,
la notte andava via lasciando spazio alla gioia ma anche alla
malinconia.
Oh!
Mare, dolce e salato mare!
La
mia vita va avanti ma appena posso ti ricordo con il cuore e con la
mente,
mi
manchi tanto a presto… un bagnante.
Antonio
Tricarico, Torino
|
|