"Una delle cose di cui ci
accorgiamo più frequentemente (e che più ci preoccupa) è
la nostra brulicante popolazione. Il nostro numero è insopportabile
per il mondo, il quale molto difficilmente può sostenerci tutti....
In realtà pestilenze, carestie, guerre e terremoti devono essere
considerati come dei rimedi per le nazioni, come mezzi per mondare la lussuria
della razza umana."
Tutto ciò non è
stato scritto dalla cassandra per professione Paul Ehrlich (La bomba della
popolazione, 1968). Non si trova nei lavori catastrofisti di Donella e
Dennis Meadows (I limiti dello sviluppo, 1972; Oltre i limiti, 1992). Nè
proviene dalle pessimistiche dichiarazioni, del Consiglio per la qualità
ambientale e del Dipartimento di Stato, sullo stato del pianeta, Il rapporto
globale 2000 al presidente (1980).
Non provengono neppure da Thomas Malthus,
Il cui Saggio sulla popolazione (1798) nel tardo diciottesimo secolo rappresenta
il lavoro originario dal quale hanno preso spunto gran parte delle moderne
preoccupazioni sulla sovrappopolazione.
Infine, le parole sopracitate
non provengono neanche da Botero, un italiano del sedicesimo secolo il
cui lavoro anticipò molti degli argomenti avanzati da Malthus due
secoli più tardi.
La citazione d’apertura venne
composta da Tertulliano, un abitante della città di Cartagine del
secondo secolo, periodo in cui la popolazione del ondo era di circa 190
milioni, cioè solo il tre o quattro percento di oggi. E la paura
della sovrappopolazione non iniziò con Tertulliano. Si possono trovare
preoccupazioni molto simili espresse da Platone e da Aristotele nel quarto
secolo prima di Cristo, così come nei lavori di Confucio addirittura
del sesto secolo avanti Cristo.
E’ dunque dal periodo prima di Cristo
che gli uomini si lamentano della sovrappopolazione. Queste lamentele sono
diventate sempre più frenetiche. Quasi giornalmente i giornali e
le televisioni ci bombardano con servizi - dai titoli sinistri quali "La
terra sul punto di rottura" o "L’esplosione della popolazione continua
inarrestabile"- che predicono l’imminente morte per fame di milioni di
persone in eccesso rispetto alla quantità di cibo disponibile. Regolarmente
ci sentiamo dire che a causa della crescita della popolazione stiamo rapidamente
esaurendo la nostra base di risorse con conseguenze catastrofiche per il
nostro futuro immediato. Ci dicono costantemente che stiamo occupando tutto
lo spazio vitale disponibile, e, a meno che non si faccia immediatamente
qualcosa per frenare la crescita della popolazione, il mondo sarà
ricoperto da una massa di umanità, con le persone pigiate gomito
a gomito e condannate a lottare per ogni metro di spazio.
I catastrofisti hanno predetto
rovina e oscurantismo per secoli. La cosa forse più straordinaria
di questo perenne esercizio è che i catastrofisti sembrano non essersi
mai fermati abbastanza a lungo per far sapere che le loro predizioni non
si sono mai materializzate. Questo probabilmente spiega di più sui
catastrofisti che qualsiasi altra cosa. Il catastrofismo è caratterizzato
dall’arroganza intellettuale. E’ stato detto di Thomas Malthus, ad esempio,
che egli sottostimava l’intelligenza di tutti esclusa la propria. Tutte
le volte che i catastrofisti si confrontano con un problema del quale non
sanno dare una giustificazione, essi concludono che nessun altro nel mondo
sarà capace di farlo. Per esempio, in Oltre i limiti i Meadows ci
dicono che la produzione di grano, quantomeno nel mondo occidentale, ha
raggiunto il suo picco massimo. Dato che la storia dell’agricoltura è
in larga parte la storia dell’incremento della produttività per
acro, uno potrebbe essere interessato a conoscere in quale modo essi siano
arrivati ad una tale significativa e antistorica conclusione.
Sfortunatamente, di queste
informazioni non v’è traccia.
Sovrappopolazione
Ma il mondo non è
sovrappopolato? Non ci stiamo avviando verso la catastrofe?
Più gente non significa
meno cibo, meno risorse, un inferiore standard di vita, e meno spazio vitale
per ciascuno? Guardiamo i dati.
Come qualsiasi grafico sulla
popolazione mostra chiaramente, il mondo sta sperimentando una esplosione
di popolazione che iniziò nel diciottesimo secolo.
La popolazione è cresciuta
di sei volte negli ultimi 200 anni. Questa esplosione però è
stata accompagnata, ed in larga parte è stata resa possibile, da
una esplosione nella produttività, un’esplosione nelle risorse,
un’esplosione nell’informazione, un’esplosione nelle comunicazioni, un’esplosione
scientifica, e un’esplosione nella medicina.
Il risultato fu che la sestuplicazione
della popolazione mondiale venne ridotta nei suoi effetti dall’incremento
di otto volte della produzione mondiale. Man mano che i redditi crescevano,
la gente aveva la possibilità di vivere vite più sane. Il
tasso di mortalità infantile crollò e le aspettative di vita
aumentarono enormemente. Secondo gli antropologi, l’aspettativa media di
vita non può mai scendere sotto i vent’anni pena l’estinzione della
razza umana. Nel 1900 l’aspettativa media di vita era di circa 30 anni.
Nel 1993 è già sopra i 65 anni. Quasi l’80 % dell’’incremento
nell’aspettativa di vita ha avuto luogo negli ultimi 90 anni! Questo è
una delle più strabilianti realizzazioni della storia dell’umanità.
E’ anche una delle meno notate.
Ma non è proprio questa
straordinaria impresa la causa della sovrappopolazione dalla quale i catastrofisti
ci mettono in guardia? I dati in nostro possesso mostrano chiaramente che
le cose non stanno così. "Sovrappopolazione" di per sè non
significa nulla. E’ un termine relativo. La sovrappopolazione si ha sempre
riguardo qualche cosa, di solito cibo, risorse e spazio vitale. I dati
mostrano chiaramente che tutte queste variabili stanno crescendo, e sono
cresciute, più rapidamente della popolazione.
Cibo.
La produzione di cibo ha
ecceduto la crescita della popolazione, in media, di circa l’uno per cento
all’anno da quando le statistiche sull’alimentazione mondiale iniziarono
ad essere raccolte nel 1940. Vi è attualmente abbastanza cibo da
sfamare chiunque nel mondo. Il problema maggiore per i paesi sviluppati
è il surplus di cibo. Negli Stati Uniti, per esempio, milioni di
acri di ottimo granoturco rimangono inutilizzati ogni anno. Molti esperti
ritengono che senza nessun avanzamento nella scienza o nella tecnologia
noi attualmente abbiamo la capacità di sfamare adeguatamente, su
basi sostenibili, 40 o 50 miliardi di persone, ovverosia otto o dieci volte
l’attuale popolazione. E noi oggi siamo all’alba di una nuova rivoluzione
agricola, quella biotecnologica, che ha il potenziale di incrementare incredibilmente
la produttività agricola.
Dove la gente soffre la fame,
è a causa della guerra (Somalia, Etiopia) o delle politiche dei
governi che in nome della modernizzazione e della industrializzazione,
penalizza i contadini tassandoli a livelli proibitivi (ad es. in Nigeria,
Ghana, Kenya), e non perchè la popolazione sta eccedendo i limiti
naturali di quello che il mondo può sopportare.
Significativamente, durante
tutti gli anni ‘80, i prezzi agricoli negli Stati Uniti, in termini reali,
sono calati del 38 percento. I prezzi mondiali hanno seguito simili tendenze
e oggi una maggior proporzione della popolazione mondiale è meglio
nutrita di quanto non lo sia mai stata nella storia. In breve, il cibo
sta diventando sempre più abbondante.
Risorse.
Come il cibo, le risorse
naturali non sono mai state così abbondanti come oggi. Praticamente
tutte le risorse, incluse le energie, sono meno costose oggi rispetto a
qualsiasi altro periodo che la storia ricordi. In relazione agli stipendi,
i prezzi delle risorse naturali negli Stati Uniti nel 1990 erano solo la
metà di quel che erano nel 1950, e un quinto di quelli del 1900.
I prezzi fuori dagli Stati Uniti mostrano una tendenza simile.
Ma perchè le risorse
sono diventate più abbondanti? Le risorse non sono cose che troviamo
in natura. Sono le idee che creano le risorse. Se noi non sappiamo come
usare qualche cosa, non abbiamo una risorsa. Il petrolio è un esempio
perfetto.
Prima del 1840 il petrolio
era una passività più che una risorsa. Non c’erano molti
modi di utilizzarlo e inoltre spesso sgorgava dalla superficie andando
ad inquinare i pozzi di acqua. Fu solo con l’età della macchina
che venne scoperto un uso per questo "liquido melmoso".
La nostra conoscenza è
più importante perfino della sostanza fisica in sè per sè,
e questo ha un’importante conseguenza: più gente significa più
idee. Non c’è ragione dunque di credere che popolazione crescente
significhi riduzione delle risorse disponibili. Storicamente, è
stato vero l’opposto. Crescite rapide di popolazione sono state accompagnate
da rapide diminuzioni dei prezzi delle risorse naturali grazie alle scoperte
di nuovi metodi di utilizzo delle risorse esistenti e di materiali fino
ad allora non sfruttati.
Qui però occorre introdurre
un’importante considerazione. Affinché si verifichi tutto ciò,
le istituzioni politiche ed economiche devono essere appropriate. Una scarsità
di beni e di servizi, incluse le risorse naturali, incoraggerà la
ricerca sia di produzioni addizionali che di sostitutivi. Ma questo è
possibile solo se coloro che hanno successo hanno la possibilità
di godere i frutti dei loro sforzi. Questo è esattamente ciò
che il liberalismo classico, con la sua enfasi sulla proprietà privata
e il libero mercato, realizza. Una scarsità di una particolare risorsa
causerà il suo innalzamento di prezzo, e il desiderio di profitto
attirerà imprenditori ansiosi di fare profitti sulla carenza cercandovi
soluzioni, sia offrendo quantità aggiuntive di materiali esistenti,
sia sviluppando metodi completamente nuovi di fornire il servizio. La comunicazione
mediante fibre ottiche invece che per mezzo di cavi in rame è un
tipico caso al riguardo.
Gli imprenditori da sempre
hanno ingaggiato scienziati e tecnici pagandoli per lavorare attorno ai
problemi. In questo modo il mercato assicura automaticamente che coloro
che hanno più probabilità di trovare soluzioni a problemi
particolari siano messi nelle condizioni di concentrare i loro sforzi per
raggiungerle. Per citare solo un singolo esempio, una scarsità di
avorio per le palle di biliardo nell’Inghilterra dell’ottocento portò
all’invenzione della celluloide, seguita poi dall’intera gamma delle plastiche.
In assenza di un efficiente
e affidabile sistema per far venire incontro persone esperte ai nostri
bisogni, i nostri sforzi avverranno a casaccio. E in assenza di adeguate
ricompense per coloro che soddisfano i bisogni della società, ben
pochi sforzi saranno profusi. Non è certo per caso che il decollo,
nella crescita sia della popolazione sia della ricchezza, ha avuto inizio
con il declino del mercantilismo e delle estensive regolamentazioni economiche
governative nel diciottesimo secolo, e con l’emergere nel mondo occidentale
di un mercato relativamente libero, caratterizzato da proprietà
privata, basse tasse e minima interferenza governativa.
In ogni categoria -reddito
pro capite, aspettative di vita, mortalità infantile, automobili,
telefoni, televisioni, radio e persone- le performance del libero mercato
sorpassano di gran lunga quelle dei paesi più interventisti. Le
differenze sono troppo grandi e sistematiche per essere attribuite a mere
casualità.
Spazio Vitale.
Se anche gli alimenti e le
risorse sono diventate più abbondanti, questo non può certamente
essere vero per lo spazio vitale. Dopotutto il mondo è uno spazio
finito, e più gente significa meno spazio. Naturalmente da un punto
di vista statistico questo è vero. Ma è anche irrilevante.
Per esempio, se l’intera popolazione del mondo fosse messa nello stato
dell’Alaska, ogni individuo riceverebbe 3,500 piedi quadrati di spazio,
ovverosia circa la metà del lotto a disposizione della famiglia
americana media, con cortile davanti e sul retro. Meno della metà
dell’un percento della superficie terrestre libera dai ghiacci è
utilizzata per insediamenti umani.
Ma forse ha più senso
misurare lo "spazio vitale" tenendo conto di cose come il numero di case,
l’ammontare dello spazio destinato al verde, o il numero di stanze per
persona. Ci sono più case, più aree verdi e più stanze
per persona che mai prima d’ora. In breve, così come il cibo e le
risorse, lo spazio vitale è diventato, dal punto di vista di una
misurazione significativa, più abbondante.
Infine, bisognerebbe far
notare che l’esplosione della popolazione ha iniziato a rallentare. La
crescita della popolazione raggiunse il suo picco del 2,1 percento all’anno
nei tardi anni ‘60 e da allora ha iniziato a declinare fino all’attuale
1,7 percento. Non c’è dubbio che questa tendenza continuerà
perchè, secondo le ultime informazioni fornite dalla Organizzazione
Mondiale della Sanità, i tassi totali di fertilità (il numero
di nascite per donna) sono declinati dal 4,5 nel 1970 al 3,3 del 1990.
Ciò rappresenta esattamente il cinquanta percento della via verso
un tasso di fertilità del 2,1 % che porterebbe eventualmente la
crescita della popolazione a stabilizzarsi.
Non è che tutto vada
bene. Ci sono molti problemi nel mondo. I bambini sono malnutriti. Ma il
punto che non può essere ignorato è che tutti i maggiori
trend economici vanno nella direzione giusta. Le cose stanno andando meglio.
A dispetto della costante
fiumana di riviste apocalittiche e storie televisive, i dati mostrano chiaramente
che la prospettiva dell’incubo maltusiano è sempre più remota.
I limiti naturali di quel che la terra può sopportare stanno continuamente
recedendo, non avanzando. La crescita demografica sta rallentando mentre
l’offerta di cibo, risorse, e persino di spazio vitale sta aumentando.
Perdipiù, i dati della
Banca Mondiale mostrano che i salari reali stanno crescendo, e ciò
significa che la gente sta attualmente diventando più scarsa.
In breve, benché ci
siano oggi più persone nel mondo che mai in precedenza, da una sensata
misurazione risulta invece che il mondo sta diventando attualmente relativamente
meno popolato.
David Osterfeld