Negli anni scorsi ho notato
che - in molti articoli sulla cultura occidentale e specialmente su quella
americana - la responsabilità di tutta una serie di realtà
(divorzio, crimine, droga e altre questioni del genere) è stata
attribuita all'individualismo. Si tratta di un grave errore e la ragione
è la seguente.
Nella sua essenza, individualismo
significa che quanto ha luogo nelle società è conseguenza
del fatto che gli esseri umani pensano e agiscono sulla base della loro
volontà, e che le leggi del Paese hanno il compito di difendere
i loro basilari diritti alla vita, alla libertà e alla proprietà
o, in altre parole, la loro individuale sovranità. Una persona ha
in custodia la propria vita e gli altri non devono in alcun modo interferire
in assenza di un esplicito permesso.
Al contrario, in una società
al cui interno vige una qualche forma di collettivismo si ha il dominio
supremo di un gruppo più o meno esteso: la famiglia, la tribù,
il gruppo etnico o religioso, la nazione o persino l'umanità. E'
nel nome di tali gruppi che alcune persone finiscono per dirigere la vita
di altri. Il che significa che taluni diventano i padroni di altri uomini,
mentre questi ultimi sono posti in una condizione di schiavitù non
volontaria. In tal modo, è il tuo Paese (o la tua razza, o il tuo
sesso, o la tua nazione, o qualsiasi altra cosa) a chiederti di consegnare
la vita, i diritti e ciò che hai. Ma la realtà è che
sono alcune persone particolari a iniziare a chiederti di sacrificare qualcosa
per questo gruppo, in base alla loro opinione di come il mondo dovrebbe
essere. Il vice presidente americano Al Gore sostiene che il nostro ambiente,
in certe circostanze, chiede che tutti noi si rinunci all'aria condizionata
delle automobili; in realtà ciò indica soltanto che Al Gore
sta iniziando a dirci in che modo, tu ed io, dobbiamo refrigerare le nostre
case e le nostre vetture. Ma ciò avviene, naturalmente, nel nome
di un qualcosa ritenuto più grande, come il mondo, la nazione o
qualche altra importante entità.
Esiste però un'altra
posizione, raramente abbracciata da qualcuno, ma che in effetti emerge
nel momento in cui il collettivismo giunge a uno stadio di completo fallimento.
Come è facile vedere, il collettivismo è essenzialmente impraticabile,
dato che famiglie, tribù, nazioni, gruppi etnici e altre realtà
del genere non pensano e non fanno alcunché. Di fatto, è
chiaro che solo gli individui pensano ed agiscono, molto spesso insieme
o subendo l'azione coercitiva di altri individui. Quando ci troviamo in
quest'ultima situazione, le cose tendono a diventare molto confuse. Quella
che si profila è una sorta di "tragedia morale": è facile
riconoscere tutto questo osservando come rapidamente quanti prendono decisioni
all'interno di commissioni amano usare questo stratagemma per celare le
proprie personali responsabilità. Se "noi" abbiamo deciso questo,
vuol dire che nessuno è responsabile! Esaltare questo tratto, tipico
dell'assemblearismo, permette di creare una crescente confusione, e quindi
ogni sorta di negligenze e abusi. Se le spiagge sono possedute da "noi",
allora ne deriva che nessuno è poi responsabile per la spazzatura
lasciatavi da quelle migliaia di persone che le hanno utilizzate. Se una
commissione universitaria esprime un giudizio a proposito dei curriculum
presentati, ancora una volta nessuno assume alcuna responsabilità
in merito alle conseguenze delle decisioni prese. Se le foreste nazionali
vengono distrutte poiché il governo, in nome del pubblico che esso
rappresenta, permette di "farvi legna" ad un'impresa che vuole accumulare
soldi in modo rapido e sfrenato, ancora una volta nessuno ne sarà
responsabile, anche se gli ecologisti accusano di ogni cosa le imprese
e liberano sempre da ogni colpa lo Stato.
In una simile confusione
su ciò che è davvero la responsabilità personale,
si sviluppa un'attitudine del tipo "prendi i soldi e scappa" (ma in realtà
puoi prendere qualsiasi cosa) ed ogni preoccupazione per i membri delle
future generazioni svanisce. Tale scrupolo per quanti ci seguiranno può
esercitarsi soltanto dove gli individui acquisiscono e perdono valori in
maniera individuale e possono economizzare sulla base delle loro personali
iniziative, così come fanno anche in compagnia di altri individui
(nelle imprese, all'interno di un'orchestra, in un'equipe sportiva). L'istituzione
al diritto alla proprietà privata è risultata essere lo strumento
più efficace per assicurare tale comportamento economico e responsabile.
Su scala globale, questa realtà ha recentemente determinato la tendenza
verso i processi di privatizzazione: basta che le attività siano
gestite da organizzazioni private, all'interno delle quali le responsabilità
individuali sono ben definite, e le risorse saranno usate con molta maggior
prudenza che non quando esse erano in mano ad entità collettive
quali sono i governi.
Ma molte aree sono tuttora
sotto il controllo statale. E ciò significa che le persone non sono
ancora trattate quali soggetti responsabili, che devono ricevere un credito
o un debito in base a come si comportano. In tal modo un genere delirante
di pseudo-individualismo si afferma in soggetti che divengono sempre più
narcisisti ("io,io,io"), ingordi ("voglio tutto e subito") ed edonisti
("voglio solo stare bene"). Questa sorta di "individualismo" è la
conseguenza diretta dei tentativi corrotti e perversi d'imporre il collettivismo.
Esso conduce a quel tipo di mentalità spesso osservata nei Paesi
del Blocco comunista, sia prima che dopo la caduta dell'Unione sovietica:
una sorta di autogratificazione in preda al panico.
Un individualismo sano e
rettamente inteso è invece, come la vita stessa, interessato a obiettivi
a lunga scadenza, e cerca di trarre benefici per sè e per le persone
care su basi sempre più razionali. Sarebbe bello se all'interno
delle moderne riflessioni sulla società, quanti sono intenti a trovare
il colpevole si rendessero conto che non è all'individualismo che
devono essere rivolte le accuse, ma semmai a tutti gli sforzi che sono
stati fatti per sovvertirlo e cancellarlo.
Tibor Machan
la Padania - 12/12/98
trad. Carlo Lottieri