Doveva chiamarsi San Domenico Savio o Santa Maria Goretti... o tutti e due.
Era l'estate del 1972.
Il vescovo di Padova Mons. Girolamo Bortignon chiamò don Giorgio
Vescovi per comunicargli l'intenzione di erigere a Mortise una
nuova parrocchia affidandogli il compito di primo parroco.
"Eccellenza - rispose - non che io abbia qualcosa contro i
Santi, però, se potessi esprimere un parere, vedrei opportuno
dedicare la Chiesa a Cristo Risorto".
Il Vescovo non sembrò della sua idea, anche perché il decreto
era già stato firmato.
Don Giorgio si era già adeguato al pensiero del Vescovo quando, dopo
neppure una settimana, S.E. lo richiamò e gli disse: "Sai, ho
pensato a quanto mi hai detto e mi pare bella la tua proposta.
Facciamo un altro decreto e chiamiamo la nuova parrocchia di Mortise
Cristo Risorto".
In un mondo proiettato sempre di più ad una dimensione prevalentemente
materialistica, riproporre la risurrezione, era sembrato quanto mai
opportuno. Di più, il Cristo Risorto è il fondamento e il motivo
d'essere della religione cristiana. La prospettiva poi di una vita
ultraterrena non era dettata dalla paura della morte - come qualcuno vuol
pensare del cristianesimo - quanto dal desiderio di valorizzare la vita.
Se per ipotesi la vita dell'uomo non fosse una corsa solo verso il nulla,
ma avesse uno sbocco oltre la morte, sarebbe proprio insensato ricercare
ed approfondire questa ipotesi?
E poi quel nome "Mortise" che sapeva così di mestizia e
di tristezza, non era meglio che ricevesse una
"colorazione" diversa, una "boccata" di
speranza?