In merito alla decisione della Corte di Strasburgo sul Crocifisso
nelle scuole, il comunicato stampa della Conferenza episcopale italiana:
La decisione della Corte di Strasburgo suscita amarezza e non
poche perplessità
La decisione della Corte di Strasburgo suscita amarezza e non poche
perplessità. Fatto salvo il necessario approfondimento delle
motivazioni, in base a una prima lettura, sembra possibile rilevare il
sopravvento di una visione parziale e ideologica. Risulta ignorato o
trascurato il molteplice significato del crocifisso, che non è solo
simbolo religioso ma anche segno culturale. Non si tiene conto del fatto
che, in realtà, nell’esperienza italiana l’esposizione del crocifisso
nei luoghi pubblici è in linea con il riconoscimento dei principi del
cattolicesimo come «parte del patrimonio storico del popolo italiano»,
ribadito dal Concordato del 1984.
In tal modo, si rischia di separare artificiosamente l’identità
nazionale dalle sue matrici spirituali e culturali, mentre «non è certo
espressione di laicità, ma sua degenerazione in laicismo, l'ostilità a
ogni forma di rilevanza politica e culturale della religione; alla
presenza, in particolare, di ogni simbolo religioso nelle istituzioni
pubbliche» (Benedetto XVI, Discorso ai partecipanti al 56° Convegno
nazionale dei Giuristi cattolici italiani, in Iustitia, 1/2007,
pp. 6-7).
Roma, 3 novembre 2009
La Crocifisso a scuola: la riflessione di mons. Costa
«Il nuovo
pronunciamento del Consiglio di Stato – commenta mons. Franco Costa,
vicario episcopale per la catechesi e direttore dell’Ufficio scuola
della diocesi di Padova, all’indomani della sentenza del Consiglio di
Stato che conferma la legittimità dell’esposizione del crocifisso nelle
aule scolastiche – offre ancora una
volta l’opportunità di qualche riflessione, a partire da quel che il
crocifisso può significare agli occhi di chiunque, laico o ateo che sia,
cristiano o credente di altra
religione».
L’uomo appeso al legno, spiega mons. Costa, è anzitutto «icona del
dolore umano,
una prova che segna l’esistenza di ognuno, dal venire alla luce al suo
morire. È perciò stesso un’immagine che invita alla pietà dell’uomo
verso l’uomo e che fa da sponda alla disperazione umana. Il crocifisso è
ancora, per chiunque ricordi la vicenda storica dell’uomo condannato a
morte per la viltà del romano Ponzio Pilato,
la denuncia del limite di ogni giustizia terrena». La giustizia
perfetta, infatti, ricorda
il direttore dell’Ufficio scuola, non appartiene a questo mondo.
«Fin qui – riprende mons. Franco Costa – sono valori civili e pienamente
laici, non
sono e non possono essere considerati esclusivi di una o di un’altra
comunità o
confessione religiosa».
E aggiunge: «Il crocifisso è certamente anche un simbolo religioso,
quanto mai
eloquente e caro al popolo cristiano. I credenti vedono in esso
l’annuncio di una
vita che va oltre il limite della morte, l’invito ad affrontare perfino
la morte violenta
con il coraggio del perdono, la forza di morire per affermare una
fraternità che
abbraccia l’umanità intera di qualsiasi cultura e religione, etnia e
nazione. Non
impongono nulla di tutto questo. Ricordano anzi, a tutti, che proprio il
Vangelo di
Gesù invita a dare a Dio quel che è di Dio e a Cesare quel che è di
Cesare. È la fede
che parla del volto di un Dio che non mortifica la libertà della
coscienza e dell’uomo
ma provoca tutti alla fraternità universale. In questa fede riconosciamo
sussistere fondamentali principi di laicità della nostra Costituzione:
ciascuno deve
essere responsabile in coscienza delle sue azioni, la coscienza
personale non può
sottrarsi alla fatica di cercare e ricercare la verità».