L'adorazione
di Iside
Tutti
gli dei sono un unico dio e tutte le dee sono un'unica dea e c'è
un solo iniziatore.
In
principio esistevano lo spazio e le tenebre e l'immobilità, ed
erano più antichi del tempo e dimentichi degli dei. Il movimento
nacque nello spazio: quello fu il principio.
Questo
mare di spazio infinito fu l'origine di ogni essere. In esso si
generò la vita come un'onda di piena in un mare silenzioso e
tutto in esso ritornerà quando scenderà la notte degli dei.
Questo è il Grande Mare, Marah, l'Amaro, la Grande Madre. A
causa dell'inerzia dello spazio, precedente il movimento avvenne
come un'onda di piena che il Saggio chiama il Principio Passivo
in Natura e ad essa si pensa come ad Acqua, o Spazio che Fluisce.
Ma nello spazio non c'è nulla che fluisca sino a quando la
potenza non si agita, e questa potenza è il Principio Attivo
della Creazione. Tutte le cose partecipano della natura del Principio
Attivo e di quello Passivo e di esse si parla nel seguito.
Tre
volte grande Ermète scolpito sulla Tavoletta Smeraldina « Come
sopra, cosi sotto». Sulla terra vediamo l'immagine riflessa
del gioco dei principi celesti nelle azioni degli esseri umani.
Nella sua passività la vergine era primordiale quanto lo spiazio
prima che scaturissero le maree. Il maschi6 è il donatore di
vita. L'una e l'altro recitano, nella costruzione della vita, la
parte passiva e la parte attiva rispettivamente. Da lui, essa è
resa creativa e fertile, ma di lei è il bimbo e lui, benché
sia il donatore della vita, transita a mani vuote; dona se stesso
e nulla rimane che sia suo e si chiama solo compagno.
La
vita sua è nelle mani di lei: la sua vita che fu, che è e che
sarà. F conseguentemente dovrebbe adorare il Principio Passivo
perché senza di lei non sarebbe. Poco sa del bisogno che ha di
lei in tutte le vie della vita. Lei è la Grande Dea.
Tutti
gli dei sono un unico dio e tutte le dee un'unica dea, e c'è un
solo iniziatore.
Lei
è chiamata con diversi nomi da uomini diversi, ma per tutti è
la Grande Dea, spazio e terra e acqua. Come spazio è chiamata
Rea, madre degli dei che hanno fatto gli dei ed è più antica
del tempo; è la matrice della materia, la sostanza-radice di
tutta l'esistenza, indifferenziata, pura. È anche Binah, la
Madre Superna, che riceve Chokmah, il Padre Superno. È la
donatrice della forma alla forza senza forma grazie alla quale può
costruire ed è l'apportatrice della morte perché ciò che ha
forma deve perire per consunzione per poter risorgere a vita più
piena. Tutto ciò che nasce deve morire, ma tutto ciò che
muore deve rinascere. Ecco perché viene chiamata Marah, ossia
amara, Nostra Signora del Dolore, perché è apportatrice di
morte. E similmente è chiamata Gea, perché essa è la terra più
antica, la prima formata dall'informe. Tutto ciò essa è, ed
essi sono visti in lei, e quale che sia la loro natura, essi
devono risponderne a lei, e lei ha dominio su di essa. Le sue
stagioni sono le stagioni, le sue strade sono le strade e chi ne
conosce una conosce le altre.
Qualunque
cosa sorge dal nulla, è lei che la dona; qualunque cosa
sprofonda nel nulla, è lei che la riceve. Essa è il Grande Mare
dal quale scaturisce la vita, al quale tutto deve ritornare alla
fine d'un evo.
In
esso c'immergiamo nel sonno risprofondando nell'abisso
primordiale, ritornando a cose dimenticate prima che il tempo
fosse; e l'anima ne è rinnovata toccando la Grande Madre. Chi
non può ritornare al primordiale non ha radici nella vita, ma appassisce
come l'erba. Sono questi i morti viventi, coloro che sono
orfani della Grande Madre.
Figlia
della Grande Madre è Persefone, Regina dell'Ade, reggitrice
dei regni del sonno e della morte. Sotto le spoglie della Regina
delle Tenebre gli uomini adorano colei che è Una. Similmente,
essa è Afrodite. E in ciò è racchiuso un grande mistero, perché
è decretato che nessuno possa comprendere l'una se non comprende
l'altra.
In
Morte, gli esseri umani vanno a lei attraversando il fiume delle
ombre, e lei è colei che tiene le loro anime sino all'alba. Ma c'è
anche una morte nella vita, e similmente questa conduce alla
rinascita. O uomini, perché temiamo la Regina delle Tenebre?
Essa è la rinnovatrice. Dal sonno ci ridestiamo riposati, dalla
morte ci leviamo risuscitati. Dall'abbraccio di Persefone gli uomini
risorgono possenti.
Perché
c'è un punto di svolta dal quale l'anima umana ritorna a
Persefone. L'anima ricade nell'utero del tempo e gli esseri umani
ridiventano come i non nati. Entrano nel regno sul quale
Persefone domina da Regina e, fatti negativi, aspettano che
giunga la vita.
E
la Regina dell'Ade scende su di loro come una sposa ed essi sono
resi fertili per la vita, e proseguono allietati dal tocco della
Regina dei regni del sonno che li ha resi potenti.
E
benché la Regina dell'Ade sia la figlia della Grande Madre, cosi
dal Grande Mare sorge Afrodite dorata, la donatrice dell'amore. E
anche Afrodite è Iside sotto spoglie diverse.
È
colei che ridesta. Ciò che è latente essa richiama a potenza.
È l'attrazione dello spazio esterno, che rende il centro
manifesto. Ciò che è il centro, l'onnipotente, attende e soffre
incapace di traboccare e di fluire per manifestarsi sino a quando
l'attrazione dello spazio esterno non lo attira a sé.
L'Equilibrio
si fissa nell'inerzia sino a quando lo spazio esterno non lo
sconvolge e il Dio onnipotente non lo riversa per soddisfare la
sete di spazio. Strane, profonde sono queste verità; e veramente
esse sono le chiavi delle vite degli uomini e delle donne, ignote
a coloro che non adorano le Grandi Dee.
Afrodite
Dorata non ci appare come la vergine, la vittima, ma come Colei
che Ridesta, la Desiderosa. Essa chiama come spazio esteriore e
l'Unico Dio inizia i corteggiamenti. Essa ridesta in lui il
desiderio e i mondi sono creati. Ecco, essa è Colei che Ridesta.
Ciò
che è potente nell'esteriore è latente nell'interiore e attende
Colei che Ridesta incapace di traboccare sino a quando non riceve
quel tocco; e pena e travaglia sino a quando la Grande Dea non
muta il latente in potente.
E
sopra questi flussi e riflussi la Grande Dea presiede nel suo
aspetto di luna. E mentre passa dal sorgere al tramontare, cosi
risponde a quelle maree che avvengono sotto di lei. Sorge dal
mare come stella della sera e le acque della terra si alzano nel
flusso; sprofonda come Luna nell'oceano occidentale e le acque
rifluiscono indietro nel grembo della terra e restano immobili
in quel gran lago di tenebre nel quale si specchiano e la luna e
le stelle. Chiunque giace immobile come il negro lago sotterraneo
di Persefone vedrà le maree del Nonvisto muoversi laggiù e saprà
tutte le cose, perciò la Luna è detta anche donatrice delle
Visioni.
Ma
tutte queste cose sono una cosa. Tutte queste dee sono una dea e
noi la chiamiamo Iside, la Tutta-donna nella cui natura si
trovano tutte le cose: Vergine e anche desiderosa; donatrice di
vita e apportatrice di morte. Essa è causa della creazione perché
ridesta il desiderio del Padre di tutti e per amor suo egli crea.
E perciò il saggio chiama Iside tutte le donne.
E
lei che come il Grande Mare gli comanda di ritornare sotto di sé,
di sprofondare nei suoi abissi, di consumare se stesso e dormire
nel più totale degli oblii. È lei che come Iside lo ridesta i
suoi baci nelle tenebre e lui esce nel giorno, onnipotente come
Osi ride. È lei che sorge dal mare simile a una stella e lo
chiama perché esca; e lui le risponde, e la terra verdeggia di
grano. Tutte queste cose essa è e molte altre ancora, e muta
passando l'una all'altra come le maree lunari, e i bisogni dell'anima
degli uomini rispondono ai suoi comandi.
Esteriormente
esso è il maschio, il signore, il donatore della vita.
Interiormente, egli prende la vita dalle sue mani quando lei si
china su di lui che s'inginocchia. Perciò egli dovrebbe veaerarla,
la Gran Dea, perché senza di lei non ci sarebbe vita per lui, e
ogni donna è la sua sacerdotessa. Nella faccia d'ogni dondna
ricerchi egli i tratti della dea, ne osservi le fasi attraverso
il flusso e riflusso delle maree alle quali l'anima sua risponde;
attenda la sua chiamata come deve, soffrendo nella sterilità.
Ogni
donna è sacerdotessa della dea. Essa è potente regina dell'oltretomba
i cui baci magnetizzano e danno vita. Interiormente essa è
onnipotente, è la fertilizzatrice e fa sì che il maschio crei,
perché senza desiderio la vita non si tramanda.
È
il suo richiamo nelle tenebre che ridesta: perché dentro di sé
il maschio è inerte. Egli non sorge dalla propria vita, ma per
desiderio di lei. Sino a quando la mano di lei non lo tocca, egli
è come un morto nel regno delle ombre, è la morte che vive.
O
figlie di Iside, adorate la dea e in nome suo fate la chiamata
che ridesta e gioisce. Così siate benedette dalla dea e godete
la pienezza della vita.
Il
saggio antico vede tutte le cose create come l'ornamento luminoso
del Creatore e nelle vie della Natura scopre le vie del Signore,
e adora Dio reso manifesto nella Natura dicendo: « Nella Natura
è Dio reso manifesto, perciò la Natura sia in me quale
manifestazione di Dio».
Iside
è tutte le donne e tutte le donne sono Iside. Osiride è tutti
gli uomini e tutti i maschi sono Osiride. Iside è tutto ciò che
è negativo, ricettivo e latente. Osiride è tutto ciò che è
dinamico e potente. Ciò che è latente esteriormente è
potente interiormente, e ciò che è potente esteriormente è
latente interiormente. Perciò Iside è sia Persefone che
Afrodite e Osiride, il donatore della vita, è similmente il
Signore del regno della morte. Questa è la legge delle polarità
alternative, e il saggio la conosce.
L'uomo
non dovrebbe essere sempre potente, ma dovrebbe rimanere
latente nelle braccia di Persefone, arrendendosi. Poi colei che
era negra e fredda come l'immenso spazio prima della parola
Creatrice è eletta regina dell'altro mondo, coronata dalla resa
di lui e i suoi baci diventano potenti sulle sue labbra. Destato
da quei baci egli sì leva ed è onnipotente, e il desiderio
che è in lui richiama a sé Afrodite. Ma senza il bacio di Persefone
dormirebbe in Ade in eterno.
E
lei che è sacerdotessa di Iside regna sulle sottili, intime
passioni del cuore degli uomini come Levanah, la luna. E Persefone
lo attira giù nel regno delle tenebre perché possa diventare
negativo, ricettivo; come Afrodite lo ridesta alla luce e alla
vita. Risponde con le sue mutevoli fasi alle necessità della sua
vita segreta e lui, colmato di essa, è reso glorioso nella sua
forza.
E lei che così
chiama, che così ridesta e così risponde, è colma della
pienezza della vita ed è la beneamata della dea.