UN ASTEROIDE PERICOLOSO?

Il pianetino 1999 AN10 potrebbe sfiorare la Terra nei prossimi decenni?

Gli affascinanti ed allo stesso tempo terrificanti effetti speciali dei film “Deep Impact” e “Armageddon”, che lo scorso anno hanno riempito le sale cinematografiche, ci hanno mostrato una cruda e molto realistica visione delle conseguenze che si presenterebbero se il nostro pianeta dovesse scontrarsi con un oggetto celeste (cometa o asteroide ecc.).Purtroppo in futuro (speriamo mai!!) la realtà potrebbe eguagliare la fiction, dato che il 13 gennaio scorso mediante il telescopio LINEAR è stato individuato un nuovo asteroide il cui nome è “1999 AN10“.Andrea Milani, Steven R. Chesley e Giovanni Valsecchi, esperti internazionali della dinamica di asteroidi e comete, hanno inviato ad una rivista scientifica il loro studio sul nuovo oggetto celeste ed hanno chiesto informalmente ad altri astronomi se anche loro concordassero nell’ipotizzare un probabile incontro ravvicinato asteroide - Terra.Il nome 1999 AN10 significa che l’asteroide è stato scoperto nel 1999 nella prima quindicina di gennaio e che è il trentottesimo asteroide segnalato al MPC (il volume di S. De Meis e J. Meeus, Asteroidi), quindi il suo studio è stato quanto mai tempestivo. E’ lungo circa 1 Km ed ha un’orbita non molto eccentrica, ma il semiasse maggiore dell’orbita è solo 1,459 UA, per cui al perielio si trova a 0,639 UA e all’afelio a 2,279 UA dal Sole. Per farsi un’idea, 1 UA = distanza Terra - Sole cioè circa 149,6 milioni di km.Potrebbe avvicinarsi alla Terra perché i nodi della sua orbita sono in prossimità dell’orbita terrestre.Il periodo dell’asteroide è di 1,76 anni, per cui i suoi passaggi sono frequenti: due volte l’anno. In figura 1 sono rappresentate le orbite planetarie sino a Marte e l’orbita descritta da 1999 AN10. Sono evidenti le proporzioni e la vicinanza dei nodi orbitali con l’orbita terrestre.Nella figura 2 sono riportate le orbite della Terra e dell’asteroide e le posizioni relative a 60 e 30 giorni prima del perielio, poi al perielio e 60, 90, 120 giorni dopo.Si vedono ancora le posizioni delle orbite dell’asteroide e della Terra e come siano molto vicine in prossimità dei nodi, per cui ciò che conta è la loro minima distanza: quando l’asteroide è al nodo ascendente è solo a 0,00025 UA (37400 Km) dal punto dove passa la Terra verso agosto, quando è al nodo discendente è a 0,00478 UA (715.000 Km) dal punto in cui passa la Terra verso febbraio.Fortunatamente, sinora la Terra è arrivata ai nodi con salutare differenza di tempo rispetto al passaggio del sassone celeste. Tuttavia, i nostri scrupolosi astronomi si sono preoccupati di verificare se in futuro saremo altrettanto fortunati ed hanno previsto una probabilità di incontro ravvicinato per il 7 agosto 2027, oltre a possibili avvicinamenti in altri anni; per esempio nel 2039 o nel 2044.Per meglio chiarire le difficoltà del problema, va precisato che dal luglio 1997 al giugno 1999, LINEAR ha scoperto circa 60 NEA (Near Earth Asreroids) con diametro maggiore di un chilometro sui 92 scoperti in totale e quindi la mole di studi è rilevante e per certi asteroidi è necessario sviluppare apposite teorie, proprio come è stato per 1999AN10. Il comportamento di questo pianetino è stato definito “caotico”, nel senso che negli avvicinamenti alla Terra è soggetto a perturbazioni di non facile valutazione. Con particolari metodi statistici è stato possibile studiare il moto e le risonanze dell’asteroide rispetto alla Terra. Le risonanze, per quanto ci riguarda qui, sono i rapporti tra i periodi di due corpi celesti, secondo cui si ripetono certe posizioni. E’ importante considerare che, data la piccola distanza tra il nodo discendente del pianetino e l’orbita terrestre, si potrebbero verificare incontri aggiuntivi oltre quelli da risonanze.Nel frattempo sta aumentando la distanza dell’oggetto dal Sole migliorando così la sua visibilità e con essa la possibilità di misure più precise.Il gruppo di Milani ha studiato 1001 soluzioni per i 50 anni successivi al 2027 ed ha trovato che esistono 165 ritorni possibili, di cui 117 abbastanza stretti, ma la previsione oltre questi tempi è resa quasi impossibile data la caoticità di 1999 AN10. Nel frattempo, D.K. Yeomans e P. Chodas, del Jet Propulsion Laboratory, hanno condotto studi indipendenti deducendo delle probabilità di impatto con la Terra. Ancora una volta la probabilità è nulla per il 2027, meno male!!Non è certo se nel 2027 si vedrà l’asteroide come una stella di 3a o 4a grandezza passare a circa 37000 Km da noi, si potrebbe, infatti, studiare il modo di deviarlo se non distruggerlo, semprechè ciò non peggiori solo la situazione.Per stare ancora più tranquilli in figura 3 riportiamo lo studio dell’ellisse di probabilità, ossia dell’area in cui probabilmente potrebbe trovarsi l’asteroide. Tale ellisse ha l’asse maggiore lungo circa 1,3 milioni di km e l’asse minore di circa 1000 km, ma, come mostrato nella figura, la Terra si troverà a circa 37000 km dal punto di passaggio del 1999 AN10 il 7 agosto 2027, e per il 2034 le condizioni saranno anche migliori.In figura 4 è mostrato il diagramma bipolare del moto del pianetino, ogni 30 giorni dal 1° gennaio 2023 al fatidico 7 agosto 2027. Le zone tratteggiate sono sotto l’eclittica, S = Sole, T = Terra; gli elementi orbitali sono stati calcolati per integrazione numerica con un programma di Tiziano Magni.E’ facile notare come quel giorno l’asteroide non dovrebbe incontrare mai la Terra e risulterà sotto l’eclittica. Tuttavia le domande sorte nei vari congressi svoltisi a tal proposito sono molte. Per esempio, il volume così grande dell’asteroide, o l’energia sviluppata da un eventuale impatto (assumendo una velocità di 26 km/s e un angolo di 60° rispetto all’orizzonte con una densità di 2700 kg/m3) risulta intorno a 100 milioni di tonnellate di TNT. Della serie “senti che botto!!”.Ma se pure il cratere formato in questo caso e di circa 11 km di diametro 3 km di profondità, il danno non è questo, infatti, dobbiamo considerare i rischi dovuti alla sovrapressione dell’esplosione, la terribile onda d’urto, gli effetti termici tra cui incendi vari e non per ultimo il sollevamento di polveri e aerosol che oscurerebbe il Sole e provocherebbe l’inizio di alcune reazioni chimiche nell’atmosfera e nella ionosfera. Ora molte di queste disgrazie non avverrebbero se l’asteroide cadesse nel mare ma ne creerebbe altre come per esempio le micidiali onde giganti dette “tsunami”, onde che si abbatterebbero sulle coste devastando qualsiasi cosa sul loro cammino. E’ stato calcolato che un asteroide di circa 400 m, nell’Oceano Atlantico, devasterebbe le coste circostanti con onde di almeno 60 m. Imparate il surf finché siamo in tempo.Comunque senza allarmismi, è bene guardare con serenità al futuro, sperando che tra non molti anni si possano, se non distruggere, almeno deviare corpi celesti minacciosi. Per questo sono preziosi gli studi effettuati nel nostro Paese, da quelli teorici di Milani, Valsecchi e molti altri, alle attività dello Spaceguard diretto da A. Carusi, insieme a quelle della NASA o del JPL.Per finire fa piacere costatare che anche se esiste un enorme divario di mezzi, in Italia si lavora molto bene, con risultati pari a quelli americani.

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