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Il Presidente |
Oggi la festa del 1° maggio, forse, viene celebrata quale ricorrenza politica, quasi alla stessa stregua di reazione contro una situazione sociale antiliberistica.
Considerandola quale ricorrenza sociale, oggi 2015, non possiamo che assistere a carenza di lavoro per i giovani, che dovrebbero essere la speranza per il futuro.
Considerandola nella concezione liberale, l’uomo diventa solo strumento dell’arricchimento dell’altro, in quanto deve sottostare alle comuni leggi economiche.
Considerandola nel pensiero socialista, il lavoro non è altro che una merce sfruttata e che il capitalista non ne paga tutto il prezzo, ma una sola parte.
Considerandola nel concetto cristiano in antitesi con quelli citati, il lavoro è un’attività umana che tocca non soltanto i fattori di forza, ma anche deve abbracciare i valori spirituali ed intellettuali, in altre parole tutta la personalità umana, dove non è solo il valutare il lavoro quale strumento materiale dell’uomo, ma la considerazione del lavoro della persona umana
E’ proprio da questa partecipazione totale dell’essere umano che nasce l’idea profondamente cristiana che il lavoro non è soltanto un fatto individuale, ma una prestazione al bene di tutti, oggi rievocata in una parola molto in voga: al bene comune.
Oggi 2015 siamo “dominati” da un sistema che si chiama: welfare?
E’ un sistema sociale che significa Stato di Benessere o Stato Assistenziale, che intende garantire i principi di uguaglianza ed offrire a tutti i cittadini i servizi sociali ritenuti indispensabili.
Il salto di qualità che deve compiere il welfare italiano, Parlamento, Governo relativo al sostegno delle famiglie deve essere quello verso le persone anziane, un utile modello previsionale del fabbisogno per i prossimi 20 anni e su questo ci soffermiamo in quanto è un vasto e pieno problema sociale, dopo il lavoro di cui si celebra oggi 1° maggio la Festa del Lavoro.
Sono 15 milioni gli italiani (1 su 4), il 25% in condizione di “disagio economico” (Istat ritratto dell’Italia 2013).
Il repentino cambiamento demografico che è avvenuto in Italia dell’invecchiamento della popolazione, dal cambiamento della stessa struttura familiare che ha creato una forte domanda aggiuntiva di una ricerca alternativa alla famiglia, qualora questa si esaurisse, sono : le Case di Riposo per persone anziane.
Nell’Anno Europeo dei cittadini, stabilito dal Parlamento Europeo e del Consiglio del 23 novembre 2012 sul diritto di cittadinanza, la nostra Associazione ha nuovamente richiesto, in una Petizione al Parlamento Italiano il 18 marzo 2013, la costruzione di Case di Riposo che costituiscono una grave emergenza sociale dettata dallo isolamento relazionale di questa tipologia anziana e garantire una adeguata assistenza: Petizione 2013 (punto 6 e 16) budget del ricoverato.
Più dolenti quelle sul fronte economico e sociale, in quanto il risultato è che con la crisi economica, a livello anche mondiale, ha creato difficoltà nei bilanci delle famiglie.
Secondo i dati Istat le persone con più di 65 anni, sono attorno il 15% e nel 2025 sarà del 25%, eppure nella n/s amata Patria mancano, nelle proclamate e conclamate riforme, le Case di Riposo per persone anziane e scarse sono del resto le Residenze Sanitarie Assistite!
Nel dicembre 2010 circa il 63,3% delle residenze per anziani esprime forte variabilità territoriale (Fonte Agenas): Nord Est 14,7%, Nord Ovest 89,5%, Centro 70,2%, Mezzogiorno 71,7%, Italia Insulare 55,8% .
Secondo i dati Istat sono 5.858 strutture pubbliche e private di accoglienza delle persone anziane di cui 3.409 che accettano anziani non autosufficienti, quindi siamo in presenza di una miriade di dati statistici con molte necessità e priorità che questo “fenomeno” comporta e che non sipuò o non si voglia concretizzare.
Eppure, specie nel Sud Italia, la logica moderna del welfare state dovrebbe essere in grado di garantire una adeguata assistenza a tutta la popolazione autosufficiente o meno, le cui condizioni quotidiane di arretramento dei servizi sociali e sanitari sono notevoli lasciando al lucro attivissimo (Case di Riposo con costi molto elevati) ed alla consequenziale speculazione l’iniziativa privata.
La legislazione sociale conclamata e non incarnata nella Costituzione Italiana comprende tutte le norme sulla protezione ed assistenza dei poveri, ammalati, invalidi, ma il risparmio sociale, quel famigerato welfare reviews va fatto in altri ambiti e non in quelli in cui l’anziano “vive” la sua vita nella peggiore malattia: la solitudine!
Nel 15% sembra che un componente possa lasciare il lavoro per assistere un congiunto malato o invalido, nel 41,7% dei casi in famiglia si pensa anche a rinunciare al servizio, una spirale perversa che consegue anche una forte destrutturazione del settore, per cui vale il fattore fiducia, mentre la competenza è scarsa e l’intermediazione è assente.
E’ indispensabile, aggiunge il Censis, incrociare il “welfare familiare”, con un intervento pubblico di organizzare e razionalizzazione alla persona basato sui vantaggi fiscali: dolenti note, specie per la gente povera!
Siamo in un sistema assai complesso, che è nel ruolo delle famiglie e come afferma il Censis di accompagnare la spesa degli italiani per le persone di servizio o badanti che raggiunge complessivamente circa 20 miliardi l’anno per l’aiuto nei fatti con poca agevolazione fiscale, mentre in Francia, pare che le famiglie mettono a disposizione le loro risorse, però lo Stato le sgrava quantomeno della componente fiscale.
Se lo Stato Italiano non riduce alcuni sprechi del sistema pubblico e quei “risparmi” (come il famoso “tesoretto”, pare, di 1 miliardo e 600 milioni di euro: troverà la destinazione verso il mondo della disabilità e della sofferenza?), ebbene se quelle risorse le mette a scomputo della tassazione di quanto le famiglie pagano, già si potrebbero avere meno oneri per lo Stato di quanto non si creda, ma lo Stato Sociale quello che “deve” essere presente alle necessità della gente : è totalmente assente!
Manca l’impegno ed è carente un’impostazione programmatica dalle Istituzioni, mentre dalla collettività sale forte, diffusa e decisa la domanda di solidarietà, di giustizia sociale per tutti.
Quanti bilanci pubblici stanziano risorse finanziarie per realizzare Case di Riposo ove possono trovare un sereno e sicuro asilo persone anziane che consumano giornalmente i tempi della loro vita, della loro solitudine, della loro disperazione nella perfetta solitudine, quasi una “strisciante eutanasia”, che si può tradurre in una sintomatologia emotiva che conduce o può condurre alla depressione: primo disordine funzionale della persona?
Nella meditazione sulla vita Giovanni Paolo II con la XI Enciclica “Evangelium vitae” esorta la comunità in difesa della vita “dal concepimento al declino”, richiamo che persiste da Papa Francesco (24 aprile 2015 Sala Clementina verso Operatori Sanitari).
La comunità nazionale, al di là di ogni schematismo o credo politico, deve farsi carico della difesa della vita umana e della dignità di ogni cittadino, affinché il fenomeno dell’emarginazione degli anziani, dei disabili, dei malati terminali, non deve avvenire, né essere una situazione da “usare” in maniera, non lontana, quasi di sentore elettoralistico.
Nelle famiglie é auspicabile tenere alto il rispetto sacro dell’ “altro”, nelle Istituzioni quello di garantire, sempre, questo diritto!
E’ vero che l’ampiezza e la complessità degli interventi da realizzare richiedono un impegno da parte delle Istituzioni sia sul piano dell’impostazione programmatica che su quello del reperimento delle risorse finanziarie che costano enormi sacrifici al contribuente italiano, tuttavia é utile ricordare le spese sociali inutili che a volte assistiamo impietriti e disgustati!!!
Si!, è vero che ogni tanto viene annunciato un “taglio” agli appannaggi delle “forze politiche ed Istituzionali”, ma tutto resta in un improprio “ sotterfugio”, una presa in giro, un sacco di fanciullesche bugie
Quei “cattolici”, poi, impegnati in politica, smarriti, spauriti, indecisi, dimentichi che il primo principio della Dottrina Sociale della Chiesa è il rispetto della dignità della persona umana, restano molto “tiepidi” in fatto di concreta solidarietà, devono infondere e sostenere ai diritti anche i doveri, alla ingiustizia la giustizia, alle necessità le priorità, alle “storture” la verità.
“Cattolici”, che Papa Francesco dice “non devono essere da salotto” e che il “vero potere è il servizio” (Chiesa Santa Marta 21 maggio 20132), devono scegliere la via migliore nella coerenza, soprattutto, nel sostenere la solidarietà che non è né deve essere quella della superficialità esteriore o delle parole vane, ma d’impegno e di traino per rimodellare la società secondo valori etici e principi civili .
La Chiesa di Roma é sempre più “madre attenta e premurosa verso i deboli”: desiderio che Papa Francesco esprime nel videomessaggio inviato alla Caritas Capitolina, (28 aprile 2015) in occasione dello spettacolo al Teatro Brancaccio dal titolo “Se non fosse per te” ed a recitare saranno gli ospiti stessi delle strutture Caritas ai cui progetti di solidarietà andrà il ricavato.
E’ tempo di ricercare, di interpretare, di valutare la gente semplice e solidale che vuole essere presente in una convivenza e connivenza civile più aderente alle necessità reali, uscendo dal campo sterile delle parole per entrare in quello fecondo delle realtà e della concretezza dove prevedere significa amministrare.
Nell’opinione pubblica è evidente che prevale la protesta, ma non è morta la speranza di rigenerazione perché si sono accavallati problemi tanti ed urgenti dove soprattutto la famiglia non può festeggiare il “1° maggio 2015 Festa del Lavoro” per moltissimi problemi, ma la può solo evocare!
E con le sagge parole del Santo Giovanni Paolo II: “Andiamo avanti con speranza!”
Previte
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