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La teoria od ideologia del “gender”, che intende porre in essere la differenza del sesso, per sostituirlo con una astratta equiparazione di tutti i possibili orientamenti tra maschio e femmina, si sta diffondendo soprattutto nelle scuole e coinvolge l'impostazione generale del senso della vita.
E’ stato uno degli argomenti affrontati dall’Assemblea Generale della CEI, rinnovando, nel frattempo i vertici delle Commissioni Episcopali, tra i quali “spicca” il nostro solerte ed instancabile Monsignor Antonino Raspanti Vescovo di Acireale, ora Presidente della Commissione Episcopale per la Cultura e le Comunicazioni sociali.
Con sinceri Auguri di buon, fertile, proficuo lavoro per bene di tutti!
Sensibilità ecclesiale è la parola che è tornata più di frequente in questa Assemblea Generale della Cei, dove i Vescovi hanno accolto l'invito del Papa a vivere tra la gente, ma hanno anche rimarcato i “nodi antichi e nuovi del Paese”: ovvero, la piaga della disoccupazione, la tragedia dei migranti, i tentativi legislativi di equiparare il matrimonio e l’istituto familiare ad altre unioni, dove il Presidente Cardinale Angelo Bagnasco ha ribadito che "indebolire la famiglia significa indebolire la società" .
"E quindi la tenuta della società” ha continuato l’Arcivescovo con vigoria “dipende innanzitutto, lo sostengo sempre, non dalle buone leggi, che ci vogliono, sicurezza, stabilità, etc., ma dalla famiglia, che è veramente questa scuola primaria e questa palestra fondamentale in cui le persone adulte e giovani, piccoli, imparano e si allenano continuamente a dialogare, a capirsi, a conoscersi, a sostenersi".
Per quanto riguarda la teoria del “gender”, l’Assemblea Generale nel proprio insieme ha chiesto a Pastori e famiglie di fare attenzione a quanto viene insegnato nelle scuole, trovando anche "norme per contrastare una tale deriva ideologica".
Un accenno inoltre al clima politico perché, ha detto il cardinale Bagnasco, c'è bisogno di un'etica pubblica perché "senza etica pubblica non si fanno buone leggi" e facendo riferimento alla riforma della scuola, il Presidente della Cei ha invitato a "non farsi prendere dalla fretta per arrivare in fretta a concludere", chiedendo che per un'operazione così decisiva ci sia "un tempo più disteso".
Ma viene spontaneo chiedere: “vive” in libertà la famiglia, soprattutto quella dove insiste un disabile psico-fisico?
Il quotidiano antagonismo politico e quel negare ogni valore etico, sono elementi che avvelenano l’atmosfera e fanno perdere di vista le priorità che la gente vuole e necessita.
I diritti umani, i principi civili, cristiani, sociali sono fondamentali per la vita della famiglia, ma quando “qualcuno” innalza un “muro di opposizione”, quasi a contestare e privare il diritto di parlare e se si toccano queste “problematiche”, allora è naturale una valida difesa.
Il versante della famiglia, della morale, della libertà va difeso innanzi alla politica, al mondo dei mass media, ai contestatori, tutti, quasi uniti con la scusa ed in nome della parola libertà ( noi aggiungiamo libertinaggio) la contrastano e quindi non si può né si deve tacere.
La Chiesa si è sempre opposta coraggiosamente a questa “strategia devastante”, i politici cattolici forse con una formula un po’ “spensierata”.
Il n/s Paese è costantemente “preso” nella scandalosa litigiosità politica con scambi di accuse che non sono altro che micidiali “forme” per abbattere la democrazia, senza minimamente avvertire se emergenze, non solo quelle della insistente crisi economica e politica ed altre latenti, con esigenze come quelle di particolare tutela ed assistenza sanitaria ed ospedaliera per categorie di pazienti fragili, come persone in età avanzata disabili psico-fisici, malati terminali, siano degne di essere chiamate tali e vergognosamente lasciate nell'angolo più buio del buon senso!
Purtroppo oggi la famiglia, che la stessa antica Roma non esitava a definire “Principium urbis est quasi seminarium rei publicae” (il nucleo primo della città e quasi semenzaio dello Stato), è nel turbinio delle “contraddizioni”, degli “assalti”, delle “vessazioni”, ma costituisce la principale capacità di relazione sociale, perché senza famiglia non c’è socializzazione.
Anche se si cerca di aiutare la famiglia nelle politiche sociali, continua la cultura di voler prestare cura ad altri “problemi” dimenticando la famiglia (che non è solo quella dei pannolini, assegni familiari o quant'altro), ma anche quella dove “insiste” un disabile fisico e dove un handicappato psichico è trascurato da ben 37 anni dalla chiusura degli Ospedali Psichiatrici e dove avvengono tragedie che quasi ogni giorno la cronaca ci fornisce.
Ma quando verranno quelle modifiche normative che fanno parte di quelle riforme tanto decantate, in particolare dell’assistenza psichiatrica attese da oltre 37 anni?
Forse, come dice il Presidente della CEI, la famiglia si sta indebolendo, ma l’homo sapiens, pur tra le crescenti difficoltà e fragilità possibile frammentazione delle forme familiari fallimenti crisi contenitrice di stress capacità di “tenuta” che si fa sempre più labile e debole od altre anomalie, deve difendere la famiglia che tiene ancora quel “volto tradizionale”.
E con le sagge parole del Santo Giovanni Paolo II: “Andiamo avanti con speranza!”
Previte
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