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Il Presidente |
Il 13 maggio 1978 il Parlamento Italiano approvava la legge 180 (o legge Basaglia) ispirata dalle teorie dello psichiatra veneziano Franco Basaglia, che poneva fine all’istituzione manicomiale e che il “manicomio” non era un luogo di cura, ma un’istituzione da abbattere.
Intanto, oggi 2015, le cronache quotidiane ci portano a conoscere tragedie, fatti e folli avvenimenti che avvengono nel n/s Paese a causa di quanti soffrono di affezioni mentali.
Pochi riprendono l’argomento della salute mentale, molti non conoscono a fondo questo “calvario” che subiscono le famiglie dove insistono questi “malati” colpiti nella loro sfera neuropsichiatrica, dove impera la necessità di una legge-quadro nazionale che dovrebbe adottare il Parlamento, dove regna sovrana la paura e la solitudine da ogni “aiuto”.
In passato la 12° Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati ne ha discusso l’argomento approvando il Testo Unificato Burani Procaccini nel 2005, (nel quale era abbinata la n/s Petizione), ma sotto la Presidenza dell’allora Presidente della Camera, questo Testo, (non se ne conosce la motivazione, né la ragione!), misteriosamente scomparso dall’Agenda Parlamentare.
Da quell’epoca la salute mentale ha “vissuto” nel limbo dell’astruso e della indifferenza!
Nel pieno rispetto della dignità umana e dei diritti civili e politici sanciti dalla Costituzione Italiana e dai Trattati Internazionali, ciascun cittadino ha il diritto di difendere quanti, come i disabili fisici e gli handicappati psichici, hanno bisogno di essere tutelati.
I tempi della politica, purtroppo, non tengono conto del dolore e della difficoltà della sofferenza e delle famiglie . In breve :
a.) La prima legge organica col n. 3 in materia di disturbi mentali fu approvata nel 1904 istituendo il “manicomio” costituito da una buca sul terreno, una botola, dove venivano calati i “malati” quale struttura cardine dell’assistenza.
La seconda legge n. 431 o legge Mariotti del 1968 introduceva il ricovero volontario in ospedale psichiatrico ed istituiva i Centri Igiene Mentale.
La terza legge n. 180 del 1978 determina il passaggio del “sofferente” dal concetto custodialistico a quello terapeutico abolendo il manicomio .
La quarta legge n. 833 del 1978 riporta in toto la n.180, assimilando la malattia mentale alle altre patologie e la psichiatria è stata riconosciuta pari alle altre branche specialistiche.
Non possiamo non rilevare che questa ultima legge non ha previsto organizzazione dei Servizi, forse, perché non è stata valutata con serenità e nei limiti terapeutici attuati nell’epoca ed oggi poco efficienti, dove ancora sono molto evidenti i nodi principali :
1.) il così detto residuo manicomiale (“malati” ancora, oggi 2015, pare essere ricoverati nelle vecchie strutture), per i quali tra i risvolti giuridico e sociali, quali affettività, sessualità, aborto, sterilizzazione, eutanasia problemi che restano di competenza dei consultori familiari, rientrano modifiche della disciplina dell’istituto dell’interdizione. Inoltre sono compresi quelli della incerta destinazione dei redditi presunti giacenti presso depositi bancari o postali per i quali ancora il Parlamento non ci da risposte da anni, sempre “denunciati” dalle n/s Petizioni al Parlamento.
2.) i “pazienti” difficili per non dire cronici, per i quali sussiste una situazione gravissima in quanto non hanno trovato e non trovano tutt’ora risposte nelle leggi, finendo per rappresentare un carico spesso insopportabile per le loro famiglie e conseguentemente per la società ed il Parlamento.
Occorre una Indagine Parlamentare per i due casi e per la situazioni sopra descritte, sempre da noi richiesta.
b.) Il 13 maggio 1978 il Parlamento Italiano approvava la legge 180, ispirata dalle teorie dello psichiatra veneziano Franco Basaglia.
I trattamenti innovativi prevedevano il blocco dei ricoveri, ma a tutt’oggi poche modalità sono cambiate, attivate poche strutture residenziali alternative previste dai vari “Progetti-Obiettivo di Salute Mentale” per migliorare le condizioni dei malati, soprattutto la carenza di aiuti alle famiglie di questi “desaparecidos della n/s civiltà”, a quelli malati rinchiusi nelle carceri e nelle REMS (ex-OPG) per i quali non si conoscono le cure cui sono sottoposti.
La legge 180 è stata emanata priva del Regolamento d’Applicazione, vietando la costruzione di nuovi manicomi, decretando la progressiva chiusura di quelli esistenti e trasferendo le funzioni amministrative dalle Provincie alle Regioni, istituendo Reparti di psichiatria all’interno degli Ospedali Generali, prevedendo ricoveri coatti solo in circostanze eccezionali e per brevi periodi, avviando la nascita dei servizi di salute mentale alternativi al “manicomio”.
La legge ed il pensiero del Basaglia, poi fu trasferita nella legge 833/1978 che garantisce l’universalità delle cure ai malati di mente (?), imprimendo una svolta storica all’assistenza psichiatrica, smantellando la convinzione della pericolosità sociale del “matto” e la necessità del suo internamento.
Con l’entrata in vigore della legge 180 tutti gli interventi relativi alla prevenzione, cura e riabilitazione devono essere attuati “di norma” dai servizi e dai presidi extraospedalieri.
Non voglio aprire una polemica, ma vi sarebbe molto da dire! Comunque in quel di “norma” si nota tutta la lacuna in cui la psichiatria ha vissuto e vive tutt’ora in aperta ambiguità perché si dà il mandato al privato di interagire con costi elevati per cure.
Nei Reparti Ospedalieri a volte non esiste la presenza psichiatrica ed i pazienti vengono sottoposti a terapie massicce di farmaci, una manciata di pillole, tanto da rendere socialmente accettabili e poi dimessi, per essere riammessi qualche settimana dopo, con costi economici non indifferenti.
In breve la legge ha diversi movimenti d’interpretazione (come se ne discuteva al tempo del Testo Unificato Burani-Procaccini, dove era “presente” ed “allegata”, ripeto, la n/s Petizione) in quanto alcuni sostengono che la legge 180 va rivista potenziando i Dipartimenti di Salute Mentale, altri volevano il reinserimento lavorativo dei “soggetti”, per altri niente ospedalizzazione (forse per curarli in alberghi a 5 stelle?).
Le n/s proposte, fin dal 7 ottobre 1998, sono state più volte ri-presentate e re-inserite nelle Petizione in itinere nel Parlamento e rese pubbliche nel n/s sito internet: http://digilander.libero.it/cristianiperservire.
Purtroppo ancora oggi si continua a dare ampia rilevanza al superamento del “manicomio”, rispetto alla gravità dei malati sul territorio ed alla priorità, mentre i malati e le loro famiglie sono soli e questa situazione resta urgente ed irrevocabile con una sua drammatica attualità e riscontri tragici, alla faccia, purtroppo, del “bene comune”.
Il disinteresse è un insulto alla legalità, alla logica, all’etica civile, in quanto occorre ridare ai valori etico e sociali il loro primario significato.
Cosa chiedere al Governo Renzi ed al Parlamento in questa Legislatura?
Quanto abbiamo esposto nelle n/s Petizioni n.307 e 308 al Senato della Repubblica (Commissione XII) e n. 31 alla Camera dei Deputati (Commissione XII), per un iter parlamentare veloce che possa imprimere questo delicato ambito in una legge-quadro nazionale, che poi ogni singola Regione l’approva a secondo delle situazioni locali:
1.) rivedere la legge Basaglia almeno in 2 punti:
a.) con l’introduzione di autorizzazione al trattamento sanitario obbligatorio (TSO) anche in assenza del consenso del paziente, almeno in determinate condizioni;
b.) con la realizzazione di strutture territoriali di Riabilitazione di lunga durata per i casi più difficili da riabilitare, onde evitare che sulle famiglie gravi un carico insostenibile di disagio, costi e pericoli.
Queste due modifiche, con le dovute garanzie del rispetto del paziente e dei suoi familiari, non hanno purtroppo trovato l’attenzione dei Consessi Parlamentari, per cui, ripeto, quel Testo Unificato Burani Procaccini concordato con tutte le parti politiche si è arenato in Parlamento nel 2005, messo sotto il “calamaio” da quel ex- Presidente che dice di difendere la Chiesa e la Famiglia e non risponde alle n/s domande.
2.) Essere competenza regionale quella di istituire Servizi di Riabilitazione territoriali e Servizi di vicinanza che consentono di rilevare precocemente comportamenti anormali di pazienti noti o di persone ignote. Purtroppo per la psichiatria si continua ad investire poco, malgrado l’evidenza che questa è un’area di disagio estremamente critica ed in aumento legata fra altro alla senescenza in forme miste ancora più complesse.
3.) Inoltre l’aspetto sanitario è solo una parte del “problema”, in quanto quello sociale è altrettanto se non più importante. Il definire sostegni economici alle famiglie che si gravano dell’assistenza ai pazienti con handicap mentale, cioè il Fondo Dopodinoi che richiediamo fin dal 1998 nelle n/s Petizioni, l’inserimento lavorativo e di sostegno con mediazione tra Azienda e paziente, il sostegno scolastico ecc., sono temi che competono ad altri Ministeri e che non sono mai stati affrontati in maniera decisiva.
4.) Infine la prevenzione in età scolare dei disturbi del comportamento e delle psicopatie in Italia non viene fatta, malgrado si sappia che questa azione preventiva può consentire di affrontare le psicosi (malattie del sistema nervoso dovute a causa congenite, nascita prematura, difficoltà respiratorie, lesioni celebrali) e le nevrosi o turbe psichiche non psicotiche (la facile irritabilità, difficoltà motorie, totale mancanza di fiducia negli adulti, paura di andare a scuola o di stare insieme ai coetanei) in maniera più efficace ed affrontare la schizofrenia in modo migliore e più urgente.
Sarebbe opportuno aprire un Tavolo Tecnico (da me richiesto al Governo Berlusconi il 17 marzo 2005 a Palazzo Chigi nella Sala Verde nella “Giornata sulla depressione”) composto da rappresentanti dei vari Ministeri, delle Regioni e del Volontariato, onde fare una proposta condivisa data l’attenzione massima che, non solo in Italia, è riservata al tema del disagio mentale.
Signor Presidente del Consiglio dei Ministri, ce lo dica con tutta franchezza: trova posto nel quadro delle riforme un provvedimento legislativo di riforma della legge sulla malattia mentale?
La sola “cosa certa” che resta a questi inermi concittadini, alle loro famiglie e per la sicurezza di tutti i cittadini, è la speranza che la sconfitta fin oggi registrata, sia un domani di sincero rispetto e logico realismo!
c.) La situazione sociale mostra segni di grande e grave preoccupazione in seno all’opinione pubblica, in quanto la politica non ha provveduto a ritenere questa problematica prioritaria, urgente rispetto a questo grave disagio sociale, malgrado i segni premonitori delle continue tragedie che avvengono quasi quotidianamente. Una vera ed insistente VERGOGNA!
Le famiglie lasciate nella loro grande solitudine possono crollare di fronte al problema ( specie sul dopodinoi, cruccio principale) per cui a volte si assiste ad estremi rimedi, tragedie, ripeto, che quotidianamente apprendiamo dai mass media restando increduli e sbigottiti.
Per il progetto di vita che emerge con cruda realtà, resta molto insoddisfatto il mondo della sofferenza e della disabilità, perché con pochi euro (una vera vergogna!) al mese consentono a questi malati solo di sopravvivere e con vera drammaticità il così detto “dopodinoi”, che costituisce l’assenza della sicurezza economica avvenire di coloro che devono proseguire il vivere quotidiano, dopo la morte dei genitori o dei parenti.
d.) Al Parlamento, al Governo Renzi un invito particolare ed urgente affinché provvedano ad approvare una legge-quadro (che “suggeriamo nella n/s Petizione, con servizi specifici in strutture adeguate) che dia uniformità di applicazione in tutte le Regioni a questo ambito socio-sanitario a tutela dei diritti di questi “malati”, per le loro famiglie e per la sicurezza dei cittadini, in ottemperanza dell’art. 32 ed altri della n/s Costituzione e norme legislative aderenti alla realtà che non si deve più nascondere.
Occorre ri-dare ai singoli dignità, umanità e fiducia, esigenze fondamentali della civiltà per i quanti non hanno saputo o voluto assumere le loro responsabilità ed evidenziare l’urgenza, ancora in atto oggi, perché ricordiamo che “i valori della vita non possono dipendere dalle mode e dalla politica” (Santo Padre Benedetto XVI - Udienza Generale 17 ottobre 2007 in Piazza San Pietro).
Ringrazio a nome del mondo cattolico, della sofferenza, della disabilità per quanti opereranno per quanto facciamo dal 1992 e dedichiamo in maniera del tutto gratuita per “fare qualche cosa”con senso puramente evangelico il n/s dovere di cattolici e di cittadini, perché la verità anche se fa male bisogna dirla sempre!
E con le sagge parole del Santo Giovanni Paolo II: “Andiamo avanti con speranza!”
Previte
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