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Il Presidente |
La Chiesa Cattolica celebra l’Anno della Misericordia, Anno che Papa Francesco ha voluto dedicare alle virtù della Fede, della Speranza, dell’Amore verso il prossimo, che costituisce un impegno per i cristiani, per rinnovare nei cuori dei laici, ad avere, anche, un senso di gratitudine e di speranza per quel grande dono della vita che il Creatore ci ha dato.
Certo che oggi 2015 è un tempo di insidie, novità, riforme, ma la parola del Papa è via sicura per camminare nella pace in un futuro migliore.
Il mondo civile in questo Anno della Misericordia, deve “lavorare” per il bene comune, per essere di conforto ai “più deboli vittime della cultura dello scarto” (Papa Francesco 4 ottobre 2013 Istituto Serafico Assisi) ed essere lontani da un relativismo incessante, da un egoismo imperante e da un pressapochismo smodato e troppo sviluppato.
In queste umili riflessioni non possono essere esclusi i rapporti umani che si dovrebbero tenere, anche, per capire quella sofferenza psichica e fisica, richiamata giustamente dal Santo Padre, quale argomento di profonda attualità, perché il n/s prossimo è alquanto molto distratto!
Questa comunità civile che si raggruppa principalmente nella famiglia, istituzione fondamentale della società e focolare domestico, aggrega ed è aggregante nell'insieme dei suoi componenti e comprende anche quelli in situazioni di abbandono e disperazione, pur essendo sconvolta innanzi a follie drammatiche quasi quotidiano.
I “rilevamenti statistici” inducono a pensare e meditare sulle necessità che ha il mondo della disabilità, più volte richiamata nella Lettera Apostolica Porta Fidei di Papa Ratzingher, non devono essere considerati solo a parole, come tentano di agire alcun mass media cattolici riportando paradigmi o paragoni, ma nei fatti concreti. (Vedi (speciale dossier) (osservare molto attentamente la pag. 12 del n/s dossier). Tutto questo porta alla vittoria del relativismo imperante, del pressapochismo molto crescente, del virulento egoismo e per questo siamo in simbiosi col Vaticano e con Papa Francesco diciamo se “Non sei cattolico, sei ipocrita “ (8 marzo 2015 a Tor Bella Monaca Roma).
Questi “sfortunati della vita” hanno bisogno di trovare chi li valorizzi non per quello che appaiono, ma per quello che sono, rispettando così le loro aspirazioni, comuni ad ogni uomo con le capacità di ascolto, di valutazione del bisogno e del fabbisogno della singola persona che è indispensabile per dare risposte appropriate.
La famiglia italiana soffre di un generale malessere, è “bombardata” da mille pericoli, è “assillata” da ogni sorta di necessità, è bisognevole di aiuti!
Per il mondo in genere e per quello cattolico in particolare, è famiglia quella che continua a mantenere la promessa di fedeltà reciproca dei coniugi, che continua a farsi carico dei propri figli, che continua ad aiutare i propri genitori anziani, ma è anche famiglia quella che continua a curare i propri membri disabili, che non devono essere dimenticati.
Il diritto alla vita, come ci ricorda la Morale Cristiana, è l’essere riconosciuti come persona, rispettata e curata!
La famiglia, nella quale insiste un “malato” psichico e fisico, spera nella risoluzione di questo disagio, che non è solo di natura sociale, di emarginazione, di disinteresse, di silenzi, ma costituisce uno stato di emergenza latente, di necessità, di priorità.
La patologia fisica, soprattutto quella mentale spesso cronica, costituisce uno stato evidente di crisi sociale, perché il sofferente è purtroppo un elemento involontariamente disgregante della famiglia stessa ed anche della società e va necessariamente ricordata!
Prima di concludere vorrei ricordare che tre Papi diversi, uno polacco, Papa Woityla fedele al Suo spirito battagliero ed alla Sua capacità di relazione con in Governi e la parte laica della società; l’altro tedesco, Papa Ratzinger, con il tono risoluto, ma nel contempo pacato, Papa Francesco molto ascoltato che afferma “l’attesa di questo evento Misericordioso sia per noi l’occasione per prepararci spiritualmente e per ravvivare il patrimonio della Fede“, sono stati di “pungolo” nel quadro politico/sociale/religioso per quanto concerne la problematica della sofferenza sia psichica che fisica.
Per conto di tutti, siamo molto grati e riconoscenti!
Di fronte ai richiami del Magistero della Chiesa nel perdurare queste considerazioni e riflessioni, urge rimuovere e risolvere i problemi di carattere sociale in cui vivono tante famiglie per cause diverse, perché la famiglia è sempre stata e deve restare il motore universale della società civile, più volte rievocata in questo “Anno della Misericordia”.
E sempre con le parole del Santo Giovanni Paolo II: “Andiamo avanti con speranza”.
Previte
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