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Il Presidente |
Generalmente non si sente dire qualche cosa sulla comunicazione, che “attanaglia” attraverso il silenzio dei sordi, dei sordomuti, di quanti non possono esprimersi, eppure il silenzio è il loro “grido“!
Anche se il silenzio è una forma di meditazione che “attraversa” ogni singola religione, potrebbe essere un dono della natura umana, che a volte serve per il genere umano, ma è anche o potrebbe essere una riflessione che insiste, profonda, nell'ambito di questo genere disabilità.
Si potrebbe definire il silenzio un “farmaco naturale” per alleviare lo spirito, per essere di benessere al cuore, in questa società materialistica di turbamento morale, in questa realtà sempre più lontana da ogni significativo momento di spiritualità.
A volte può essere un “grido” per difendere la dignità degli esseri umani e non coltivare solo il rispetto per gli animali tralasciando l’essere umano che con i disabili fisici o con gli handicappati psichici costituiscono il mondo della disabilità e della sofferenza.
Il rispetto è il modo migliore per vivere, che non solo lo dobbiamo agli altri, ma che anche gli altri devono dare a questi n/s amici con tutto quello che li circonda.
Oggi 2015 che è il secolo di scambi culturali e di una società multietnica, si deve rispettare e comprendere gli “altri”, il loro valore, le loro necessità perché la solitudine non diventi il regno della confusione, anche, mentale.
L’Apostolo Paolo ci dice che la carità è la corona delle virtù cristiane e l’Apostolo Giovanni chiarisce che la pietra di paragone della vera carità è la praticità e la concretezza. Perciò esorta “Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità" (1Gv 3,18).
Rispettiamo li valore e gli insegnamenti che ci trasmettono attraverso il silenzio, questi n/s amici.
E con le sagge parole del Santo Giovanni Paolo II: “Andiamo avanti con speranza!” (NMI, 58).
Previte
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