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Il Presidente |
Ancora una volta una notizia sconvolge la cronaca quotidiana, ancora una volta la rituale mattanza si ripete, ancora una volta una macchia “risplende” e questa volta avviene a Pianiga (VE) dove tale Daniela Massaro 55 anni è stata trovata nella sua stanza in un bagno di sangue, mentre il marito Gianni Garbin 57 anni è stato trovato impiccato nel garage di casa.
Se non ci sono altri motivi, come quelli “rituali economici”, è divenuta una prassi ormai consolidata considerare persone, direi psichicamente instabili, con “licenza di uccidere”.
Questo “fattaccio”. non ultimo di una lunga serie, ribadisce la necessità di una urgente verifica per stabilire il perché certe situazioni familiari stanno cospargendo la strada di morti e violenze spesso inaudite, avvenute per questioni sociali od economiche.
La lotta contro la violenza sulle donne, oggi, si è spostata con estrema escalation nelle famiglie ed anche contro i bambini, disabili, emarginati e persone indifese.
Una strutturale subalternità dei bisogni della stessa donna rispetto alla logica dello sviluppo sociale, contribuisce a colmare quei scompensi e costruire una situazione di parità attraverso itinerari capaci di valorizzarne le naturali specificità a beneficio dell’intera società.
Forse la donna è protagonista involontaria di effetti negativi per la carenza di servizi sociali allorquando ha in famiglia persone deboli, ammalate ed indifese, forse non avvenute nel caso specifico, ma il diritto riconosciuto alla donna di partecipare alla vita sociale, è parzialmente messo in dubbio e non del tutto ”svanita” l’abitudine di addossare alla stessa la soluzione dei molteplici bisogni e problemi connessi alla vita familiare od economica, divenendo, forse, quella violenza domestica oggi più ricorrente.
Non ci possiamo esimere nel non ricordare quelle donne, madri, sorelle vittime indifese di violenze d’ogni genere, soprattutto di stupri ricorrenti, che lasciano nella “vittima” profondi solchi quasi irreparabili di natura spesso psichica.
La rievocazione di fatti in questi giorni ampiamente riportati dai mass media con la “scusa” alle volte troppo giuridica per la incapacità dei protagonisti, sono considerazioni etiche sulle quali dovrebbe calare il “sipario” del pietoso silenzio, perché l’attenuante, cioè l’incapacità dell’intendere e del volere, come, spesso si vuole far apparire, non interrompe l’aggravante, non nel caso avvenuto, ma citiamo per un dovere di cronaca.
Indubbiamente la dimensione del “fenomeno” che avviene in famiglia è significativa e pare allargarsi in maniera tale che necessita di più consistenti “interventi legislativi” già adottati, per dare risposte alle necessità di congiunti costretti a far fronte quotidianamente a fatti che logorano le loro resistenze psichiche e fisiche in una silenziosa sofferenza.
I cittadini non possono compiere chiassose rimostranze (come purtroppo và di moda!), ma in questa rapida trasformazione della n/s società non possono non pretendere il rispetto della loro incolumità, dato che il pericolo si annida non solo in questa o quella persona, ma a volte di una malattia che in Italia è coperta da molti silenzi, mentre in molti Paesi Europei ogni 3 /5 anni viene rivista la legge sulla assistenza psichiatrica.
E con le parole sagge del Santo Giovanni Palo II: “Andiamo avanti con speranza!"
Previte
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