Cristiani per servire                                                                                                                                          Luglio 2015     

 

 

02/07/2015

Papa Francesco: "E’ comunità se la Chiesa si avvicina agli ultimi"

 

 


Cristiani per servire

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Il Presidente

Ancora una volta Papa Francesco nell’Omelia della Santa Messa nella Chiesa Santa Marta in Vaticano il 26 giugno “ricorda” gli ultimi fra gli ultimi, cioè quelle persone che non sono state decisamente “fortunate” dalla vita e raccomanda ai cristiani di tendere la mano verso costoro, ai quali la società a volte intende ad escluderle, come Gesù fece con gli emarginati del suo tempo.

Di seguito, aggiunge Papa Francesco, che il primo a sporcarsi le mani è stato Gesù avvicinando gli esclusi del suo tempo: i lebbrosi, però guarendoli, insegnando alla Chiesa “che non si può fare comunità senza vicinanza”, citando quel protagonista, un malato di lebbra, che facendosi coraggio si inginocchia innanzi al Maestro gli dice “Signore, se vuoi, puoi purificarmi ”. Gesù lo tocco e lo risanò!

Citando questo gesto Papa Francesco vuole avvisare le Comunità Cristiane che diano quel sussulto di carità accogliente per riuscire a dare voce a chi è senza voce costretto come è a subire a titolo di “elemosina” l’appagamento di un suo sacrosanto diritto di cittadino, quale cittadino debole, fragile, emarginato, ma che per noi cristiani rappresenta un membro ferito della n/s comunità e questo rende la Chiesa una vera “comunità”.

Il miracolo, aggiunge Papa Francesco, è avvenuto sotto gli occhi dei dottori della legge, per i quali il lebbroso era un “ impuro “ e continua “ la lebbra era una condanna a vita “ e “ guarire un lebbroso era come far resuscitare un morto “ed è per questo che venivano emarginati.

Gesù tende la mano a costoro dimostrando il valore fondamentale della parola “vicinanza“, esortando che “Non si può fare comunità senza vicinanza. Non si può fare pace senza vicinanza. Non si può fare il bene senza avvicinarsi “.

Infatti Gesù poteva dire al lebbroso semplicemente: Sii guarito”, ma in quel momento, osserva Papa Francesco, si avvicinò e lo toccò e divenne impuro e questo è il mistero di Gesù: prende su di sé le nostre sporcizie, le nostre impurezze, i nostri peccati.

Il passo del Vangelo registra anche l’invito che Gesù fa al lebbroso guarito: “Guardati bene dal dirlo a qualcuno; va’ invece a mostrarti al sacerdote e presenta l’offerta prescritta da Mosè come testimonianza per loro”.

Riportato ai n/s giorni quanti emarginano i propri simili escludendoli dalla vita sociale, esaltando gli animali che noi rispettiamo! dimentichi che bisogna prima pensare all’essere umano e non essere evanescenti, quanti vengono esclusi da ogni attività perché ritenuti inutili, come le persone anziane i disabili fisici, gli  handicappati psichici, insomma tutto il mondo della sofferenza e della disabilità.

Una certa parte del nostro tempo considera la persona umana pienamente autonoma e svincolata da ogni rapporto con la legge divina e sociale, mentre l’uomo tende a porsi al centro dell’universo.

Non possiamo non dimenticare il progressivo dissolversi dei valori morali, i quali oltreché distruggere le famiglie ed i singoli, amareggia ed angoscia la società sviluppando una cultura egoistica ed egocentrista.

Va aumentando la società violenta, il permissivismo smodato, il relativismo imperante tanto valutato da una certa parte della società dove spesso la cronaca in maniera direi spietata, ci fa conoscere drammi che si consumano nella solitudine delle famiglie dove viene stroncata la vita umana.

Bisogna difendere il valore della vita creando le condizioni perché si sviluppi l’agognata giustizia, perché s’intensifichi la solidarietà, perché si diffonda sempre più la solidarietà verso il prossimo, perché si rispetti la dignità dell’uomo, oggi purtroppo poco valutata, quasi sostituendola, ripeto, con un delirio collettivo per gli animali.

Quello che era escluso dalla vita sociale, Gesù include. Lo include nella Chiesa, lo include nella società! Vai, perché tutte le cose siano come devono essere. Gesù non emargina mai alcuno, mai. Emargina sé stesso, per includere gli emarginati, per includere noi, peccatori, emarginati, con la sua vita”.

Il Papa mette in risalto lo stupore che Gesù suscita con le sue affermazioni e i suoi gesti e “quanta gente”, commenta “seguì Gesù in quel momento” e “segue Gesù nella storia perché è stupita di come parla”.

Quanta gente guarda da lontano e non capisce, non le interessa, Quanta gente guarda da lontano, ma con cuore cattivo, per mettere Gesù alla prova, per criticarlo, per condannarlo“. E quanta gente guarda da lontano perché non ha il coraggio che LUI ha avuto, ma ha tanta voglia di avvicinarsi! E in quel caso, Gesù ha teso la mano, prima. Non come in questo caso, ma nel suo essere ha teso la mano a tutti, facendosi uno di noi, come noi: peccatore come noi ma senza peccato, ma sporco dei nostri peccati. E questa è la vicinanza cristiana”.

È una “bella parola, quella della vicinanza”, conclude Papa Francesco che invita tutti ad un esame di coscienza: “Io so avvicinarmi?”. Ho “animo, ho forza, ho coraggio di toccare gli emarginati?”. Una domanda, che potrebbe essere imbarazzante, ma ferma, decisa, coraggiosa, attuale, non fatta come Pontefice della Chiesa Cattolica, ma quale attento e premuroso “Papà”, che riguarda anche “la Chiesa, le Parrocchie, le Comunità, i Consacrati, i  Vescovi, i Preti, tutti”.

Che il Signore ci perdoni, ci protegga, ci assista assieme alla Madonna della Misericordia.

E  noi tutti con le sagge parole del Santo Giovanni Paolo II: Andiamo avanti con speranza!"

Previte 

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Franco Previte

 

 




Preghiera dei disabili mentali

Padre della vita, che con infinito amore guardi e custodisci coloro che hai creato, ti ringraziamo per tutti i tuoi doni. Ascoltaci quando ti invochiamo. sostienici quando vacilliamo, perdona ogni nostro peccato. Signore Gesù, Salvatore del mondo, che hai preso su di te i pesi e i dolori dell’umanità, ti affidiamo ogni nostra sofferenza. Quando non siamo compresi, consolaci, nell’inquietudine donaci la pace, se siamo considerati ultimi, tu rendici primi. Spirito Santo, consolatore degli afflitti e forza di coloro che sono nella debolezza, ti imploriamo: scendi su di noi. Con il tuo conforto, il pellegrinaggio della nostra vita sia un cammino di speranza verso l’eternità beata del tuo Regno. Amen. (Card. Dionigi Tettamanzi Genova Giugno 2000)












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