- Beata Eugenia
Ravasco
- (Milano,
4 gennaio 1845 - Genova, 30 dicembre 1900 Fondatrice
- Memoria
liturgica: 24 ottobre)
Eugenia Ravasco nacque a
Milano il 4 gennaio 1845, terza dei sei figli del banchiere
genovese Francesco Matteo e della nobildonna Carolina
Mozzoni Frosconi. Fu battezzata nella basilica di Santa
Maria della Passione e ricevette i nomi di Eugenia, Maria.
Nel 1848, dopo la morte della giovane moglie, il padre
ritornò a Genova conducendo con sé il primogenito, Ambrogio,
e l'ultima figlia Elisa, di appena un anno e mezzo.
Eugenia restò a Milano con la sorellina Costanza, affidata
alle cure della zia Marietta Anselmi che, come madre vera,
provvide alla sua crescita, educandola con amore e anche con
fermezza. Eugenia, vivace ed espansiva, nella sua infanzia
la ritenne sua mamma e si legò a lei di affetto tenerissimo.
Nel 1852, si ricongiunse con la famiglia a Genova che da
allora divenne sua sede definitiva. Qui conobbe lo zio Luigi
Ravasco che tanta parte ebbe nella sua formazione, la zia
Elisa Parodi e i suoi dieci figli con i quali visse per
qualche tempo. Ma si affezionò particolarmente alla sorella
minore, Elisa, riservata e sensibile, stabilendo con lei una
profonda sintonia spirituale.
Dopo tre anni, nel marzo 1855, morì anche il padre. Luigi
Ravasco, banchiere e cristiano convinto, si prese cura dei
nipoti orfani; provvide alla loro formazione ed affidò le
due sorelle ad una governante qualificata. Eugenia, di
carattere pronto e di indole esuberante, soffrì non poco
sotto il regime alquanto severo della sig. Serra, ma seppe
sottomettersi con docilità.
Il 21 giugno 1855, nella Chiesa di Sant'Ambrogio (oggi, del
Gesù) in Genova, a 10 anni, ricevette la Prima Comunione e
la Cresima a cui si era preparata sotto la guida del
Canonico Salvatore Magnasco. Da quel giorno si sentì
attratta dal mistero della Presenza Eucaristica, tanto da
non passare davanti ad una chiesa senza entrarvi per adorare
il Santissimo Sacramento. Il culto dell'Eucaristia divenne
uno dei cardini della sua spiritualità, insieme al culto del
Cuore di Gesù e di Maria Immacolata. Mossa da innata
compassione verso coloro che soffrono, fin dall'adolescienza
donò largamente e di cuore ai poveri, ai bisognosi, ben
contenta di fare per questo anche dei sacrifici. Nel
dicembre 1862, Eugenia Ravasco perse anche l'appoggio dello
zio Luigi. Da lui raccolse non solo l'eredità morale di
grande rettitudine, coerenza cristiana e munificenza verso i
poveri, ma anche la responsabilità della famiglia, ora nelle
mani di amministratori non sempre fedeli. Non si perse
d'animo. Confidando in Dio e consigliata dal Canonico
Salvatore Magnasco, futuro Arcivescovo di Genova, e da saggi
avvocati, si mise alla guida degli affari di famiglia. Non
le riuscì invece di salvare il fratello dalla strada su cui
si era messo e che lo portò alla rovina morale e fisica. Fu
una sofferenza tra le più acute e anche una grande prova per
la sua fede.
In questo stesso periodo, la zia Marietta Anselmi avviò i
preparativi per dare alla nipote un brillante futuro di
sposa. Ma Eugenia pregava ardentemente il Signore di
mostrarle la vera strada per lei. Avvertiva in sé desideri
più alti.
Il 31 maggio 1863, nella Chiesa di Santa Sabina in Genova,
dove era entrata per salutare Gesù Eucaristia, attraverso le
parole del sacerdote che in quel momento parlava ai fedeli,
Eugenia Ravasco ricevette l'invito divino a "consacrarsi a
fare il bene per amore del Cuore di Gesù". Fu l'evento che
illuminò il suo futuro e le cambiò la vita. Sotto la guida
del direttore spirituale, si mise senza riserve a
disposizione di Dio, consacrando a lui, alla sua gloria e al
bene delle anime la vita, le energie di mente e di cuore e
il patrimonio ereditato dai suoi: "Questi denari — ripeteva
— non sono miei, ma del Signore, io ne sono solo
depositaria" (cfr Positio C.I., 70).
Sopportò con fortezza le rimostranze dei parenti e il
disprezzo delle signore del suo ceto e cominciò con coraggio
a fare il bene intorno a sé. Insegnò il catechismo nella sua
parrocchia di Nostra Signora del Carmine, collaborò con le
Figlie dell'Immacolata nell'opera di Santa Dorotea come
assistente delle bambine del rione; aprì la sua casa per
dare loro istruzione religiosa, e laboratori di cucito e
ricamo. Come Dama di Carità di Santa Caterina in Portoria,
assistette i malati dell'Ospedale di Pammatone e dei
Cronici; visitò i poveri, recando il conforto della sua
carità. Provava grande pena specialmente nel vedere tante
ragazze e tanti bambini abbandonati a loro stessi, esposti
ad ogni pericolo e del tutto ignari delle cose di Dio.
Il 6 dicembre 1868, a 23 anni, fondò la Congregazione
religiosa delle Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria,
con la missione di "fare il bene" specialmente alla
gioventù. Sorsero così le scuole, l'insegnamento del
catechismo, le associazioni, gli oratori. Il progetto
educativo di Madre Ravasco era di educare i giovani e
formarli ad una vita cristiana solida, operosa, aperta,
perché fossero "onesti cittadini in mezzo alla società e
santi nel cielo"; volle educarli alla fede e alla lettura
dei fatti in prospettiva storico-salvifica, proponendo loro
la santità come meta di vita.
Nel 1878, in un'epoca di aperta ostilità alla Chiesa e di
laicizzazione della vita sociale, Eugenia Ravasco, attenta
ai bisogni del suo tempo, aprì una sua Scuola Magistrale
"Normale" Femminile, con lo scopo di dare alle giovani
un'istruzione cristianamente orientata e di preparare
"maestre cristiane" per la società. Per quest'opera che le
stava tanto a cuore, affrontò, con fortezza e fidando in
Dio, gli attacchi velenosi della stampa avversa.
Ardente di carità attinta dal Cuore di Gesù e animata dalla
volontà di aiutare il prossimo, d'intesa con i parroci
organizzò esercizi spirituali, ritiri, funzioni religiose e
sacre missioni popolari, provando grande conforto nel vedere
tanti cuori tornare a Dio e incontrarlo nella sua
misericordia, e pregava: "Cuore di Gesù, concedetemi di
poter fare questo bene e nessun altro, dappertutto".
Promosse il culto del Cuore di Gesù, dell'Eucaristia, del
Cuore Immacolato di Maria; aprì associazioni per le madri di
famiglia del popolo e per quelle benestanti. Raggiunse con
la sua carità i moribondi, i carcerati, i lontani dalla
Chiesa. Estese lo sguardo alle missioni, un sogno che si
avvererà dopo la sua morte.
Nel 1884, con altre consorelle, Eugenia Ravasco fece la
professione perpetua. Si adoperò per lo sviluppo e il
consolidamento dell'Istituto che, approvato dalla Chiesa
Diocesana nel 1882, diventerà di diritto pontificio nel
1909.
Aprì alcune case filiali che visitò nonostante la malferma
salute. Guidò la comunità con amore, lungimiranza e
prudenza, ritenendosi l'ultima tra le sorelle; si impegnò
per mantenere accesa nelle sue figlie la fiamma della carità
e lo zelo per la salvezza del mondo, proponendo loro come
modello i Cuori di Gesù e di Maria.
Visse di fede, di preghiera, di sofferenza, di adesione alla
volontà di Dio. "Bruciare del desiderio del bene altrui,
specie della gioventù", fu l'ideale apostolico; "Vivere
abbandonata in Dio e nelle mani di Maria Immacolata" fu il
suo impegno di vita.
Purificata con la prova della malattia, dell'incomprensione
e dell'isolamento all'interno della Comunità, Eugenia
Ravasco fino all'ultimo non si stancò di prodigarsi con
passione evangelica per la salvezza delle anime, specie dei
giovani di ogni età e condizione sociale.
Nel 1892, ad un anno dalla "Rerum Novarum" del Papa Leone
XIII, affrontò con notevoli sacrifici e umiliazioni la
costruzione di un edificio in piazza Carignano a Genova, per
farne la "Casa per le giovani operaie". Nel 1898, due anni
prima di morire, ancora per le ragazze lavoratrici fondò
l'Associazione di Santa Zita. Contemporaneamente, fiduciosa
nella provvidenza divina, costruì il "Teatrino" per i
momenti di svago delle giovani dell'Oratorio e delle
numerose associazioni dell'Istituto, ritenendo la gioia
l'atmosfera educativa più efficace: "Siate allegre —
ripeteva — divertitevi, ma santamente..."; e alle Suore: "La
vostra gioia attiri altri cuori a lodare Dio" (dagli
Scritti).
Consumata nella salute, Eugenia Ravasco si spense a Genova a
55 anni, nella Casa Madre dell'Istituto, la mattina del 30
dicembre 1900. "Vi lascio tutte nel Cuore di Gesù" fu il suo
congedo.
Nel 1948, S.E. il Card. Giuseppe Siri, Arcivescovo di
Genova, ne introduce la causa di beatificazione. Il 1°
luglio del 2000, Anno Giubilare, il Santo Padre Giovanni
Paolo II ne riconosce l'eroicità delle virtù, dichiarandola
Venerabile. Il 5 luglio 2002, lo stesso Giovanni Paolo II
firma il Decreto di approvazione del miracolo della
guarigione della bambina Eilen Jiménez Cardozo, di
Cochabamba, in Bolivia, ottenuto per l'intercessione di
Madre Eugenia Ravasco.
dal sito del
Vaticano |
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