Regole: centrale a biomasse
allo studio
SAN PIETRO - Una centrale a biomasse per la produzione di energia
elettrica. Se ne discute a San Pietro in occasione delle assemblee delle
Regole che sono in corso in questo periodo.
«Un progetto ancora allo stato embrionale», spiega Orazio
Cesco Cimavilla, presidente della Regola di San Pietro, «ma senza
dubbio interessante sotto vari aspetti: si può produrre energia
pulita utilizzando gli scarti del legname che ogni anno viene tagliato
secondo la programmazione, usufruendo di finanziamenti ed anche, cosa
che non guasta di questi tempi, creando qualche posto di lavoro».
Il progetto insomma è al vaglio: verrà dettagliato prossimamente
e poi le Regole decideranno se e come intraprendere e gestire l’iniziativa.
Il tutto è nato nell'ultima assemblea delle quattro Regole del
Comune (San Pietro, Costalta, Presenaio e Valle), allorché è
stato deciso di verificare la possibilità di realizzare appunto
una centrale a biomasse alla segheria di Presenaio. «In un incontro
recente con una ricercatrice del CNR che si occupa di questi temi»,
prosegue Cesco, «è emerso che una possibilità in
tal senso potrebbe essere concretizzata. L’impianto è formato
da un silos, con un nastro trasportatore per i prodotti di legno e una
caldaia che produce acqua calda. Il materiale utilizzato è un
prodotto non solo secco ma anche e soprattutto umido, che deve essere
sminuzzato, ma senza conferirgli una forma particolare. Poi serve una
superficie complessiva tutto sommato contenuta, appena 60 mq; e soprattutto
l’impianto, che abbiamo visto in funzione a Padova, funziona anche
nelle zone dove la temperatura invernale è molto bassa ed in
questo caso produce anche energia termica». L’energia termica
prodotta dall’impianto a biomasse deve essere dissipata tramite
un radiatore, e questo comporta naturalmente un costo. «Ma questa
energia può anche essere recuperata e trasportata tramite tubature
interrate.
E se il Comune di San Pietro fosse disposto a sostenere le spese delle
tubature si potrebbe provvedere al riscaldamento delle vicine scuole
di Presenaio». Ma quanto viene a costare il tutto? «Il costo
preventivato per l’impianto ammonta a circa 1 milione. Inoltre
vanno considerate le spese per il montaggio ed eventualmente per la
realizzazione di un capannone dove installarlo. Poi ci sono i costi
di gestione». Avete già fatto un piano economico di massima?
«Sì, ed abbiamo visto che, anche acquistando il cippato,
i costi di gestione dell’impianto potrebbero essere facilmente
ammortizzati. Infatti il costo del cippato è di 90 euro alla
tonnellata; per acquistare 1.400 tonnellate il prezzo totale ammonterebbe
a 126.000 euro. Oltre a questo si devono aggiungere i costi per ammortamenti
per 123.000 euro all'anno e spese di gestione per 50.000 euro annui.
D'altra parte i ricavi all'anno sarebbero di 464.200 euro con incentivi
dello Stato e 22.300 euro per ricavi non incentivati, con un utile previsto
annuo di 117.150 euro. Insomma, in 8/9 anni potremmo rientrare dell'investimento,
e soprattutto creare un'attività che si alimenta con il taglio
dei nostri boschi e che creerebbe posti di lavoro. (Stefano Vietina)