Molte donne e molti uomini di Costalta partono con la
corriera delle sei per il lavoro: le occhialerie del Comelico e del
Centro Cadore assorbono un buon numero di manodopera del nostro paese
assicurando una busta-paga, che certo non ripaga i sacrifici ed i problemi
a cui i lavoratori vanno incontro.
Abbiamo intervistato un sindacalista della CISL, Rinaldi Marta, che
svolge la sua attività nelle occhialerie del Cadore, perchè
porti a conoscenza di tutti la situazione di queste fabbriche.
DOMANDA
Quante sono le fabbriche di occhiali in Cadore, e qual è il loro
tipo di produzione?
RISPOSTA
Distinguo tre tipi di industria: l'azienda a conduzione familiare,
la media industria (dai 50 ai 70 operai), la grande industria (dai 120
ai 220 operai).
In Comelico ci sono sei fabbriche; in Cadore, dei tre tipi prima accennati,
vi sono circa 60 unità produttive.
In Centro Cadore c'è una struttura composita che va spartita
in cinque settori: fabbriche di occhiali in metallo, di iniettato plastico,
dì celluloide, di lenti e di minuterie metalliche.
L'origine di queste fabbriche risale alla fine dell'Ottocento con la
SAFILO. Da essa nascono tutte le derivazioni che costituiscono oggi
l'industria dell'occhiale cadorino. Collateralmente all'espansione dell'occhiale
cadorino sorgono i primi complessi, prima artigianali e poi via via
più sviluppati, dell'astuccio per occhiali e della lente da vista.
Negli ultimi anni, vista la richiesta di mercato, si è passati
dalla produzione di occhiali in celluloide a quelli in metallo. Da ciò
fioriscono le fabbriche fornitrici di minuterie metalliche relative
a questo tipo di produzione.
DOMANDA
Quanti operai del Comelico lavorano nelle occhialerie del Cadore?
RISPOSTA
Circa 120 operai.
Per essi esiste il grave problema della pendolarità: questo è
un fenomeno negativo sotto ogni aspetto, per il fatto che costringe
l'operaio, che in teoria dovrebbe lavorare 8 o 9 ore, a sobbarcarsi
in pratica una giornata dì 12 o 13 ore lavorative. Infatti gli
operai di Costalta, ad esempio, devono rimanere lontani da casa dalle
sei di mattina alle sette di sera.
DOMANDA Quale è il rapporto dei padroni con gli
operai?
RISPOSTA
Nella realtà del Comelico l'egemonia del padrone si esprime attraverso
il paternalismo, il clientelismo di tipo medioevale, che al limite non
disdegna la tattica del ricatto esercitato sui lavoratori che si pongono
o cercano di porsi in contrapposizione. Questo ricatto passa anche attraverso
le famiglie (non dimentichiamo che i padroni delle fabbriche in certi
casi esercitano anche il potere politico-amministrativo, in altri ne
condizionano le scelte e le decisioni).
Unito a ciò si constata la non volontà politica da parte
delle autorità amministrative com¬petenti nel creare in loco
posti di lavoro. Questo fa sì che l'operaio accetti la subdola
logica di quel padronato arcaico poc'anzi accennato.
DOMANDA
Anche nelle grosse industrie esiste questa logica?
RISPOSTA
Nelle industrie di una certa entità non c'è più
la pacca sulla spalla, il bicchiere di vino o il piacere fatto ad un
parente per accaparrarsi la supina accettazione di ogni imposizione
da parte dell'operaio, ma assistiamo ad un tipo di sfruttamento razionalizzato.
Esso passa attraverso: 1) L'automatismo degli impianti; 2) il tentativo
di arrivare in ogni caso al profitto indiscriminato cercando di rendere
buono il lavoratore, facendolo sentire parte integrante della ditta.
Il padrone adotta il vecchio metodo romano: «Dividi e comanda»
favoreggiando pochi sotto l'aspetto economico e professionale. Il movimento
operaio paga, proprio per questo subdolo metodo di divisione all'interno,
lo scotto di quanto avvenuto in passato.
DOMANDA
Come si muovono gli operai, ed in particolare quelli del Comelico?
RISPOSTA
Non per campanilismo, essendo anch'io comelicese, ma è una
realtà positiva constatare come gli operai del Comelico siano
le vere punte trainanti e sotto certi aspetti più qualificate
della nuova realtà sindacale che sta sorgendo in Cadore, li vediamo
impegnati nelle strutture del sindacato (rappresentanze sindacali, consigli
di fabbrica) nel tentativo di portare una ventata di autentica democrazia
nelle fabbriche. Questo smentisce nei fatti l'opinione corrente di chi
vuole configurare il lavoratore della nostra vallata come l'uomo rassegnato
ed incline ad ogni sudditanza.
In termini generali c'è stata dal 1970 ad oggi una evoluzione
in positivo di tutti i lavoratori del settore. Una maturità acquisita
attraverso le lotte rivendicative e politiche di carattere nazionale
ed aziendale. Nelle aziende dove una coscientizzazione è stata
operata si sono avuti risultati che sia sotto l'aspetto economico che
politico sono abbastanza soddisfacenti, per il momento...
DOMANDA
Quale significato ha per la nostra gente l'insediamento a Campolongo
di una nuova fabbrica?
RISPOSTA
Le organizzazioni sindacali da sempre si sono poste il problema
delle zone industrialmente sottosviluppate della provincia di Belluno,
evidenziando in questa problematica la zona del Comelico. Tutta una
serie di motivi, che la nostra gente ben conosce, fanno sì che
il Comelico sia economicamente depresso e politicamente dimenticato.
Si è fatto un discorso mirante a far in modo che il sopra più
del lavoro esistente in Centro Cadore venisse smistato in zone come
la nostra, dove l'emigrazione, la sottoccupazione e la disoccupazione
sono il duro pane quotidiano.
Le autorità competenti sottacciono da sempre questi problemi,
e la sensibilità dimostrata dai lavoratori nell'indirizzare le
aziende a decentrare la produzione in Comelico è stata significativa
e fondamentale. Gli operai non restano più nel ristretto ambito
dell' azienda ma sono solida li con i compagni che finora sono stati
costretti a subire emigrazione e pendolarità. Ed ecco che non
per merito di singoli individui ma per una chiara e precisa volontà
degli operai del Centro Cadore, sindacalmente organizzati, si stanno
creando i presupposti per l'inizio di industrializzazione nel Comelico.
La FEAS di Campolongo (gruppo Fedon dì Vallesella) e il reparto
staccato della Marcolin ne sono una prova. La prima impiegherà
circa 30 operai, la seconda una decina, ambedue con prospettive di sviluppo
per l'occupazione della nostra gente.
Certo queste conquiste del movimento operai vanno estese e consolidate.
Questo lo si può fare nella misura in cui la nostra gente riuscirà
a dimenticare gli antichi e deleteri pregiudìzi che volevano
la conservazione del posto di lavoro legato all'accettazione servile
di quanto diceva il padrone.
Di fronte ai nuovi problemi e alle nuove conquiste è necessario
mettersi con una coscienza nuova. Questo implica saper lottare in fabbrica
e nella società per quei valori che sono fondamentali nell'evolversi
di situazioni che per decenni sono state la palla al piede per uno sviluppo
sociale, culturale e politico del Comelico. E' una coscienza di classe,
che altro non è che la coscienza di ritenersi uomini liberi ed
autenticamente democratici.