Un inserto del notiziario dei giovani costaltesi (nel bollettino parrocchiale)
intitolato "Servizi speciali di DA POSTAUTA A GIO’ AUTO" - "Occhialerie: tredici ore al giorno"

LA VITA NELLE OCCHIALERIE DEL CADORE
negli anni '70

Molte donne e molti uomini di Costalta partono con la corriera delle sei per il lavoro: le occhialerie del Comelico e del Centro Cadore assorbono un buon numero di manodopera del nostro paese assicurando una busta-paga, che certo non ripaga i sacrifici ed i problemi a cui i lavoratori vanno incontro.
Abbiamo intervistato un sindacalista della CISL, Rinaldi Marta, che svolge la sua attività nelle occhialerie del Cadore, perchè porti a conoscenza di tutti la situazione di queste fabbriche.


DOMANDA
Quante sono le fabbriche di occhiali in Cadore, e qual è il loro tipo di produzione?


RISPOSTA
Distinguo tre tipi di industria: l'azienda a conduzione familiare, la media industria (dai 50 ai 70 operai), la grande industria (dai 120 ai 220 operai).
In Comelico ci sono sei fabbriche; in Cadore, dei tre tipi prima accennati, vi sono circa 60 unità produttive.
In Centro Cadore c'è una struttura composita che va spartita in cinque settori: fabbriche di occhiali in metallo, di iniettato plastico, dì celluloide, di lenti e di minuterie metalliche.
L'origine di queste fabbriche risale alla fine dell'Ottocento con la SAFILO. Da essa nascono tutte le derivazioni che costituiscono oggi l'industria dell'occhiale cadorino. Collateralmente all'espansione dell'occhiale cadorino sorgono i primi complessi, prima artigianali e poi via via più sviluppati, dell'astuccio per occhiali e della lente da vista. Negli ultimi anni, vista la richiesta di mercato, si è passati dalla produzione di occhiali in celluloide a quelli in metallo. Da ciò fioriscono le fabbriche fornitrici di minuterie metalliche relative a questo tipo di produzione.


DOMANDA
Quanti operai del Comelico lavorano nelle occhialerie del Cadore?


RISPOSTA
Circa 120 operai.
Per essi esiste il grave problema della pendolarità: questo è un fenomeno negativo sotto ogni aspetto, per il fatto che costringe l'operaio, che in teoria dovrebbe lavorare 8 o 9 ore, a sobbarcarsi in pratica una giornata dì 12 o 13 ore lavorative. Infatti gli operai di Costalta, ad esempio, devono rimanere lontani da casa dalle sei di mattina alle sette di sera.

DOMANDA Quale è il rapporto dei padroni con gli operai?

RISPOSTA
Nella realtà del Comelico l'egemonia del padrone si esprime attraverso il paternalismo, il clientelismo di tipo medioevale, che al limite non disdegna la tattica del ricatto esercitato sui lavoratori che si pongono o cercano di porsi in contrapposizione. Questo ricatto passa anche attraverso le famiglie (non dimentichiamo che i padroni delle fabbriche in certi casi esercitano anche il potere politico-amministrativo, in altri ne condizionano le scelte e le decisioni).
Unito a ciò si constata la non volontà politica da parte delle autorità amministrative com¬petenti nel creare in loco posti di lavoro. Questo fa sì che l'operaio accetti la subdola logica di quel padronato arcaico poc'anzi accennato.

DOMANDA
Anche nelle grosse industrie esiste questa logica?


RISPOSTA
Nelle industrie di una certa entità non c'è più la pacca sulla spalla, il bicchiere di vino o il piacere fatto ad un parente per accaparrarsi la supina accettazione di ogni imposizione da parte dell'operaio, ma assistiamo ad un tipo di sfruttamento razionalizzato.
Esso passa attraverso: 1) L'automatismo degli impianti; 2) il tentativo di arrivare in ogni caso al profitto indiscriminato cercando di rendere buono il lavoratore, facendolo sentire parte integrante della ditta.
Il padrone adotta il vecchio metodo romano: «Dividi e comanda» favoreggiando pochi sotto l'aspetto economico e professionale. Il movimento operaio paga, proprio per questo subdolo metodo di divisione all'interno, lo scotto di quanto avvenuto in passato.

DOMANDA
Come si muovono gli operai, ed in particolare quelli del Comelico?


RISPOSTA
Non per campanilismo, essendo anch'io comelicese, ma è una realtà positiva constatare come gli operai del Comelico siano le vere punte trainanti e sotto certi aspetti più qualificate della nuova realtà sindacale che sta sorgendo in Cadore, li vediamo impegnati nelle strutture del sindacato (rappresentanze sindacali, consigli di fabbrica) nel tentativo di portare una ventata di autentica democrazia nelle fabbriche. Questo smentisce nei fatti l'opinione corrente di chi vuole configurare il lavoratore della nostra vallata come l'uomo rassegnato ed incline ad ogni sudditanza.
In termini generali c'è stata dal 1970 ad oggi una evoluzione in positivo di tutti i lavoratori del settore. Una maturità acquisita attraverso le lotte rivendicative e politiche di carattere nazionale ed aziendale. Nelle aziende dove una coscientizzazione è stata operata si sono avuti risultati che sia sotto l'aspetto economico che politico sono abbastanza soddisfacenti, per il momento...

DOMANDA
Quale significato ha per la nostra gente l'insediamento a Campolongo di una nuova fabbrica
?

RISPOSTA
Le organizzazioni sindacali da sempre si sono poste il problema delle zone industrialmente sottosviluppate della provincia di Belluno, evidenziando in questa problematica la zona del Comelico. Tutta una serie di motivi, che la nostra gente ben conosce, fanno sì che il Comelico sia economicamente depresso e politicamente dimenticato. Si è fatto un discorso mirante a far in modo che il sopra più del lavoro esistente in Centro Cadore venisse smistato in zone come la nostra, dove l'emigrazione, la sottoccupazione e la disoccupazione sono il duro pane quotidiano.
Le autorità competenti sottacciono da sempre questi problemi, e la sensibilità dimostrata dai lavoratori nell'indirizzare le aziende a decentrare la produzione in Comelico è stata significativa e fondamentale. Gli operai non restano più nel ristretto ambito dell' azienda ma sono solida li con i compagni che finora sono stati costretti a subire emigrazione e pendolarità. Ed ecco che non per merito di singoli individui ma per una chiara e precisa volontà degli operai del Centro Cadore, sindacalmente organizzati, si stanno creando i presupposti per l'inizio di industrializzazione nel Comelico. La FEAS di Campolongo (gruppo Fedon dì Vallesella) e il reparto staccato della Marcolin ne sono una prova. La prima impiegherà circa 30 operai, la seconda una decina, ambedue con prospettive di sviluppo per l'occupazione della nostra gente.
Certo queste conquiste del movimento operai vanno estese e consolidate. Questo lo si può fare nella misura in cui la nostra gente riuscirà a dimenticare gli antichi e deleteri pregiudìzi che volevano la conservazione del posto di lavoro legato all'accettazione servile di quanto diceva il padrone.
Di fronte ai nuovi problemi e alle nuove conquiste è necessario mettersi con una coscienza nuova. Questo implica saper lottare in fabbrica e nella società per quei valori che sono fondamentali nell'evolversi di situazioni che per decenni sono state la palla al piede per uno sviluppo sociale, culturale e politico del Comelico. E' una coscienza di classe, che altro non è che la coscienza di ritenersi uomini liberi ed autenticamente democratici.


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"ACCADEVA A COSTALTA..."

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