06 gennaio 2013 - pagina 24 - sezione: Nazionale
Don Diego, ultima messa prima
della “promozione”
Sarà don Paolino Rossini, nato a Selva di Cadore
nel 1947, il nuovo parroco di Santo Stefano. Proviene
dalla parrocchia di Mas-Peron di Sedico dove, due anni fa, venne chiamato
a sostituire don Claudio Sacco, morto mentre sciava di notte sul monte
Pore.
Don Paolino giunge a sostituire don Diego Soravia, che è
nato a Presenaio nel 1949, ed era parroco di Santo Stefano da 25 anni,
dopo essere stato a Padola dal 1979 al 1981 ed a Farra d'Alpago dal 1982
al 1988. Don Diego, che ha tre fratelli (Aldo, Desiderio e Bianca) sarà
seguito a Pieve dalla mamma Giulia di 88 anni che vive con lui. «Lascio
un Comelico che tiene, soprattutto per quanto riguarda il tessuto sociale,
perché ha saputo reagire alle avversità con inventiva ed
intraprendenza». Mentre si appresta a salutare, questa mattina con
una celebrazione solenne, la parrocchia di Santo Stefano che reggeva
da 25 anni (insieme a quelle di Casada e Costalissoio), don Diego
guarda avanti con il solito pacato ottimismo.
Quello che lo ha portato a scalare più volte tutte le montagne
del Comelico, «perché fare fatica insieme, raggiungere insieme
gli obiettivi, aiuta a crescere», soggiunge. Preferendo fra tutti
il monte Rinaldo (2.473 metri), perché da lì si abbraccia
un panorama ampio. E lui è un prete che ama guardare gli orizzonti
aperti, che non ha mai chiuso gli occhi o girato lo sguardo da un'altra
parte quando c'era bisogno di lui. E' stato in prima linea allorché
si è trattato di accogliere una quarantina di profughi africani
in fuga dalla fame, ma soprattutto dalla violenza; ha difeso la scelta
di tre di loro di farsi una famiglia qui, a Santo Stefano, insieme a tre
ragazze che amano; ha combattuto la sua personale battaglia contro lo
spopolamento a colpi di bonus bebè a favore delle famiglie che
decidono di avere figli; con la misura e la discrezione che lo contraddistinguono,
da dieci anni provvede a far consegnare ad oltre 100 famiglie in Comelico,
ogni mese, un pacco spesa frutto del banco alimentare e quindi della generosità
di chi ha di più. Don Diego Soravia, classe 1949, da Presenaio,
ha fatto insomma da collante della sua comunità e da coordinatore,
come vicario foraneo di Santo Stefano, di dieci parrocchie (con soli cinque
sacerdoti). Ed ora allargherà ancora il suo orizzonte a quindici
parrocchie della foranìa di Pieve di Cadore, da San Vito ad Auronzo.
Senza però dimenticare il suo Comelico («le radici non si
strappano e non si dimenticano», dice) e senza abbandonare la passione
della montagna («ma non so se riuscirò a mantenere la tradizione
dei miei venerdì andando per monti», dice sorridendo). «Lascio
un Comelico», dice alla vigilia della grande festa di commiato,
«che ha dimostrato di tenere, che è ancora vivace, nonostante
la crisi; che è vitale. Anche se qualche cruccio ce l'ho: nel mio
computer ho 37 belle tesi di ragazzi di qui che si sono laureati e che
poi sono rimasti in pianura. A loro ho sempre detto che hanno avuto una
ricchezza culturale personale, lasciando da noi però un impoverimento
culturale e sociale».
Poi il calo demografico. «A Costalta
17 funerali nel solo 2012, già uno nel 2013, a fronte di zero nascite
da due anni.
Ma il nostro bonus bebè ha avuto successo: a Santo Stefano e Costalissoio
ne abbiamo distribuiti ben 23 dal 2010 al 2012». Oggi il saluto,
il 20 gennaio l'ingresso di don Diego nella nuova sede di Pieve, alla
quale lo ha chiamato il vescovo Giuseppe Andrich con bolla del 12 novembre
scorso. (Stefano Vietina) |