Ed ecco... le riflessioni
(e il dettagliato racconto) di Luciano Casanova,
che ha partecipato per la seconda volta
alla famosa gara di sci di fondo...
ALLA VASALOPPET
DEL 4 MARZO 2012
L'incanto dei boschi svedesi della scorsa edizione non era
del tutto svanito che già il volo LH1915 della Lufthansa
del 29 febbraio 2012 inizia alla fase di atterraggio ad Arlanda
(Stoccolma). Quest'anno c'è meno neve e le distese bianche
lasciano maggior spazio ai colori più caldi dei pini e
delle radure. Non per questo, però, l'atmosfera è
meno suggestiva.
Lungo la strada per Mora, la mitica Falun ostenta il suo ruolo
di regina delle discipline nordiche e mostra con superbia i suoi
maestosi trampolini con il sottostante stadio del fondo ed una
visita appare d'obbligo.
Il Camping di Orsa, dista pochi chilometri da Mora, ed è
lì ad attenderci. Le casette in blok-bau, ben disposte
in ampi spazi, essenziali e ospitali sorridono al nostro arrivo
e ci invitano ad entrare. L'ambiente è quello del Parco
di Wellington e c'è il sospetto che improvvisamente da
qualche albero possa sbucare l'orso Yoghi per rubarci la merenda.
Il gruppo targato Hartmann, di Povo (Trento), con atleti di tutto
riguardo e con qualche aggregato, rompe il silenzio del sonnolento
Camping con l'euforia e l'esuberanza di chi è contento
di essere lì.
Rosalba, Giuliana e Carla (quest'ultima anche concorrente), ce
la mettono tutta per preparare i pasti, quant'altro necessario
e per garantire il buonumore. Eccome ci sono riuscite!
Quattro pionieri partiti da Trento (Sergio, Antonio, Cesare e
Luigi), dopo un viaggio di 2000 chilometri con un pulmino carico
di sci e di viveri, non lasciano trasparire alcun segno di stanchezza
e ostentano entusiasmo da far invidia ai più giovani.
Andrea Buttaboni, anima del gruppo, non solo provvede all'organizzazione
generale, ma controlla ogni dettaglio e ci dispensa di notizie,
aggiornamenti, aneddoti e battute spiritose minacciando a qualcuno
anche il cartellino giallo.
Silvano Berlanda, famoso soprattutto per i record collezionati
nella 24 ore di Pinzolo con oltre 400 chilometri percorsi (pazzesco),
ci da le indicazioni ed i consigli tecnici necessari e ci mette
l'anima anche per preparare gli sci dei meno esperti e meno attrezzati.
Il gruppo targato Pushtra capitanato da Kargruber la cui forza
è direttamente proporzionale alle sue spalle, abbozza
un improbabile "Ein prosit" la cui intonazione non
è all'altezza della bevuta che ne segue.
Il gruppo targato Comelgo è più taciturno, più
predisposto ad ascoltare che ad intervenire, cosa frequente in
quelle zone che meriterebbero qualche attenzione in più.
I veterani, dal super Mario al Nicoletti, dal Zumiani al Nicolodi
stupiscono per la particolare verve, mentre il simpatico Andrea
Longo per la parlata non tipicamente trentina.
Il gruppo sopraggiunto autonomamente il giorno dopo porta una
ulteriore ventata di freschezza e ciò si nota anche nella
classifica. Curioso il bisticcio tra Costalta di Pinè
(società sportiva di Marcello) e Costalta di Cadore (il
mio paese).
Veronica promette l'epilogo della sua attività agonistica
e la voglia di una vita "normale" con regolare famiglia
e prole (che noia), ma pochi ci credono.
Ognuno ha il proprio obiettivo. Chi è felice di arrivare
comunque al traguardo, chi ambisce ad arrivare nei 10.000, chi
nei 7.000, che nei 4.000, chi nei 1.000 o meglio ancora. La soddisfazione
personale alla fine dipende da una sorta di confronto tra quanto
desiderato e quanto realizzato. Per questo singolare principio
è più contento chi arriva nei 6.000 perché
pensava di arrivare negli 8.000, piuttosto che chi arriva nei
1.000 perché pensava di arrivare negli 800.
Il sabato di vigilia anche gli Alpini festeggiano la Vasaloppet.
Alle 14.30 ha inizio la cerimonia vicino alla zona del traguardo
di Mora. La temperatura è mite ed il sole fa capolino.
Tanta gente si ferma incuriosita per capire cosa sta succedendo.
Tante penne nere si radunano per la sfilata proprio a ridosso
del tratto finale della gara e del traguardo. Quest'anno poi
c'è una presenza eccezionale: il Presidente Nazionale
dell'A.N.A. Corrado Perona. Vicino a lui il Presidente della
Sezione Nordica (Svezia, Norvegia, Finlandia e Danimarca) e nostro
amico Maurizio Basile (S.Ten.) che risiede da anni in Svezia
ma non perde mai di vista l'adunata nazionale e la sua terra
lombarda. Due omoni svedesi, sul metro e novanta, in perfetto
costume tipico del fondista della Vasaloppet di quasi un secolo
fa, si uniscono al gruppo degli alpini della Sezione Nordica
e del nostro gruppo e guidano la sfilata muniti di sci rigorosamente
d'epoca. Qualche canto degli alpini lungo il percorso rende la
cerimonia più toccante e la gente si ferma attratta da
questo corteo estemporaneo donando qualche sorriso e qualche
applauso.
Alla fine viene deposta una corona d'alloro proprio sul monumento
di Re Gustavo per rimanerci, come ci hanno confermato, per due
mesi.
Qualche foto di gruppo ed un cordiale incontro con il Presidente
Corrado Perona e Maurizio Basile ai quali ho portato i saluti
del Presidente della mia Sezione Cadore Antonio Cason e del Presidente
del mio Gruppo di Costalta Casanova De Marco Igor.
Una cerimonia semplice ma coinvolgente e perfino commovente per
la singolarità dell'evento e per lo spirito che si respira
tra alpini, in questo caso molto lontani eppure così vicini.
Ho provato emozioni che sono difficili da raccontare e che solo
vivendole si possono capire.
Ma incombe la gara. E allora via! Bisogna provare gli sci, scegliere
quelli più veloci, la sciolina più adatta alla
temperatura dell'aria e della neve, al grado di umidità,
la cera che fa le stelline a contatto con il ferro caldo (l'ho
imparato lì). C'è sempre l'incognita del tempo
che cambia improvvisamente e vanifica tutto.
L'attesa della gara è sempre intrisa di incertezza e di
dubbi anche per i più avvezzi perché le condizioni
mutano in ogni gara. Se poi si gareggia con il passo alternato
(stile classico) come nella Vasaloppet, c'è da azzeccare
la sciolina di tenuta al centro dello sci e quella di scorrimento
in punta e coda (doppio stress).
La domenica la sveglia è alle ore 2 e tre quarti. Avete
capito bene: alle tre meno un quarto! (siamo pazzi?) Non c'è
nemmeno il tempo per fare colazione. Si mangiucchia e si beve
qualcosa in fretta, e poi via sul pulmino, quasi due ore di viaggio
per arrivare al luogo di partenza.
A Salen è ancora notte. Mancano pochi minuti alle sei.
Il cielo è trapunto di stelle, fredde come gli occhi di
un nazista. L'orsa maggiore è lì ferma e sull'allineamento
delle sue due ultime stelle c'è la stella polare un po'
meno luminosa ma più importante perchè ci indica
il Nord e di conseguenza il Sud e la nostra bella e tormentata
Italia in balìa delle bande dei disonesti di ogni colore
e dello spread e di chi lo ha inventato per farci vivere da poveri
ma felici al pensiero che possa scendere di qualche punto.
Un adeguato rifornimento ed un po' di riscaldamento e poi alle
ore 8 in punto si parte. 17.000 persone tutte insieme: VIA! Subito
un bella salita di alcuni chilometri per chi è davanti,
un bella sosta di un'ora per chi è in fondo perché
la pendenza è forte e gli spazi sono angusti. Fatta la
salita comincia anche per gli ultimi la gara. Ognuno da tutto
e non si risparmia. Sorpassi e contro sorpassi, soste, bevute
in fretta, sbrodolamenti, ripartenze, allunghi, crisi, gel che
non si apre, scioline che non tengono più. Tante ore in
cui pensi a tutto ma non ti concentri su nulla perché
la mente corre qua e là come un fringuello che balza di
ramo in ramo, ogni tanto ti chiedi se sei davvero lì o
se stai sognando. La fatica ogni tanto si fa sentire poi passa,
dietro ogni curva c'è qualcosa di nuovo, c'è una
pendenza che non vedi e che devi gestire al momento, devi decidere
al volo se buttarti o fare spazzaneve per non rischiare cadute.
Una sosta speciale nel posto di ristoro degli Alpini con un altro
saluto agli ormai amici Corrado Perona e Maurizio Basile e poi
via per gli ultimi 30 chilometri.
Al cartello degli ultimi 10 chilometri la fatica non conta più.
Via a tutta. All'ultimo chilometro ancora qualche sorpasso, le
braccia spingono ancora, anzi sembrano rinate e pronte per uno
sprint alla grande, l'emozione sale e non ti accorgi nemmeno
delle ultime curve e sovrappassi, poi lo striscione del traguardo
in fondo e l'ultimo sorpasso, anzi due, prima di alzare le braccia
più alte di quelle di Jorgen Brink (il vincitore arrivato
qualche ora prima).
Luciano Casanova Fuga
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