Introduzione

Le vacanze dei papi fuori dalla residenza laziale di Castelgandolfo sono divenute ormai consuetudinarie, tanto che gli ultimi soggiorni di Benedetto XVI in Valle d'Aosta hanno avuto uno scarso interesse mediatico, così come la scelta di Joseph Ratzinger di tornare nella villetta di Lorenzago, dove Giovanni Paolo II per primo inaugurò questa usanza, provocherà poca attenzione, al di là dei confini locali e provinciali.
La prima vacanza di un papa tra i boschi e le rocce dolomitiche, invece, fu un evento di enorme interesse e di grande impatto emotivo. Annunciata come una uscita domenicale, il 12 luglio di allora, per celebrare la messa nella festività di San Gualberto, patrono dei Forestali, e recitare l'Angelus nella piana di Pramarino in Val Visdende, la visita di Giovanni Paolo II fu poi delineata nei particolari, con l'ospitalità offerta dalla diocesi di Treviso, in una villetta attigua al "Castello di Mirabello", a qualche centinaio di metri dall'abitato di Lorenzago.
Karol Wojtyla, di tempra robusta ed amante delle escursioni in montagna, aveva deciso di utilizzare pienamente le alcune giornate fuori dal protocollo abituale dei pontefici romani. E il Comelico, valle interna al territorio del Cadore, fu l'area più frequentata dal papa in quella prima vacanza. Oltre alla messa in Val Visdende, a cui parteciparono oltre trenta mila persone, tutte le uscite prolungate, cioè al di furi del circondario di Lorenzago, vennero fatte in Comelico.
La "quattro giorni comeliana" di Giovanni Paolo II fu uno scotimento emozionale per centinaia di persone che ebbero modo di incontrare da vicino quello che i fedeli montanari consideravano "il vicario di Cristo in terra". E seppure la figura del pontefice, con la svolta impressa da Giovanni XXIII e la prassi dei viaggi instaurata da Paolo VI, era divenuta prossima alla gente anche al di fuori dei luoghi vaticani, avere la possibilità di incontrare una personalità così grande in contesti paesani fu una sorpresa talmente forte che non lasciò indifferenti nemmeno i più scettici e distaccati nei confronti della religione.
Rivedere, attraverso le immagini, sui volti di quanti ebbero modo di incontrare Karol Wojtyla la gioia che sprizza dagli occhi è il documento più fedele di un evento insperato e, a suo modo, irripetibile. Nel 1987 fu la prima volta di Giovanni Paolo II in Comelico, dove nelle successive vacanze sarebbe tornato più volte per brevi camminate o lunghe escursioni. E, come tutte le prime volte, fu la più intensa e sentita dalla gente ladina della vallata. Gli incontri fortunati nel bosco o sui sentieri di montagna per pochi privilegiati, così come l'esperienza collettiva della gente di Costalta in quel pomeriggio dell'11 luglio, quando "l'uomo vestito di bianco" attraversò i sentieri sopra il paese, salutando contadini e passò a piedi per le strade, per raggiungere la canonica, fermarsi a mangiare ospite del vescovo Maffeo Ducoli e quindi a parlare e pregare con la folla che la chiesa non riusciva a contenere, sono racconti talmente particolari che vale la pena riproporre a vent'anni di distanza da quella prima volta.
L'Union ladina dal Comelgo, attraverso le immagini e le parole pubblicate in questo libro, vuole far rivivere le emozioni di quel luglio di vent'anni fa e rendere omaggio ad un uomo che ha segnato, non solo per la Chiesa cattolica, la storia del Novecento, quel Karol Wojtyla, Giovanni Paolo II, che in un piccolo angolo delle Dolomiti ha potuto respirare "il senso dell'infinito, con il desiderio di sollevare la mente verso ciò che è sublime".

Comelico, estate 2007 - Union Ladina dal Comelgo


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"LA PRIMA VOLTA DI PAPA WOJTYLA IN COMELICO"

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