Francesco Leoncini
(a cura di)
Alexander Dubcek e Jan Palach
protagonisti della storia europea
Saggi e testimonianze di: Manfred Alexander, Luciano Antonetti, Enzo Biagi,
Federica Casanova Borca, Rocco G. Dibiase, Giuseppe Dierna, Valentina
Fava, Gabriella Fusi, Giuseppe Goisis, Bohumil Hrabal, Jan Kavan,
Borut Klabjan, Francesco Leoncini, Giuliana Limiti, Valentine
Lomellini, Angela Melito, Jaroslava Moserová, Trinidad
Noguera Gracia, Milan Otáhal, Davide Zaffi.
Profilo del libro
Il volume si presenta come un contributo fortemente innovativo
sulla Primavera di Praga, per organicità dimpostazione
e per ricchezza di documentazione. Esso può vantare avvincenti
saggi di carattere filosofico, sociologico e storico-culturale
e dà conto non solo degli otto mesi in cui quellesperimento
politico si manifestò ma di tutto il dibattito e il travaglio
degli anni 60 che portarono a quella stagione di rinnovamento.
Questopera collettanea, frutto di un impegno pluriennale,
prende inoltre in considerazione il periodo immediatamente successivo
allinvasione quando si evidenzia il distacco sempre maggiore
tra società civile e dirigenza politica. E in questo
contesto che matura il rogo di Jan Palach rivolto innanzitutto
contro la gestione della crisi da parte di Dubc(ek, ritenuta
rinunciataria e arrendevole alle richieste sovietiche, e diretto
a scuotere le coscienze dei propri concittadini. Non manca la
valutazione del quadro internazionale di allora e in particolare
delle posizioni del Partito comunista italiano. Una serie di
interviste offre un panorama di autorevoli opinioni riguardo
agli eventi del 68 e agli sviluppi successivi fino alla
caduta del muro di Berlino. Loriginalità della chiave
interpretativa sta nel collocare il movimento riformatore nellalveo
della tradizione culturale del Paese, riferendosi in particolare
alla personalità cerniera della storia cecoslovacca, vale
a dire Tomá Garrigue Masaryk. Il profondo disagio
sociale che si manifesta nel sistema neocapitalista ai livelli
nazionali e nel contesto globale ha indotto infine a recuperare
e a rilanciare quel messaggio di umanesimo democratico e socialista
che si espresse allepoca in larga parte dei protagonisti,
ai vertici e tra la popolazione. Il volume nel suo complesso
costituisce un punto di riferimento essenziale per qualsiasi
ulteriore approfondimento. Vi partecipano giovani ricercatori
e affermati studiosi italiani e stranieri. Di assoluto rilievo
sono alcune preziose testimonianze. Un inserto di immagini completa
lopera.
Profilo del curatore
FRANCESCO LEONCINI (Venezia,1946) è tra i più autorevoli
e originali interpreti, in ambito internazionale, della storia
ceca, slovacca e dellEuropa centrale. È membro onorario
della Masarykova Spolec nost [Società Masaryk] di Praga.
Fa parte della dgo (Deutsche Gesellschaft für Osteuropakunde),
della redazione estera di «Historický Ca(sopis»
[rivista storica dellAccademia delle Scienze slovacca]
e del Consiglio di amministrazione della sec (Société
Européenne de Culture), fondata nel 1950 per il dialogo
interculturale. Insegna dal 1971 alla Facoltà di Lettere
e Filosofia dellUniversità Ca Foscari di Venezia.
Il presente lavoro costituisce il terzo volume da lui curato
sulla Primavera di Praga.
Note di Lucio Eicher
Clere
Una
giovane costaltese (come Massimiliano
De Villa)
pubblica un suo contributo sul libro a più mani riguardante
la Primavera di Praga.
Sottolineo che tra i 14 autori dei saggi pubblicati, vi sono
molti docenti universitari, storici, sia italiani che stranieri,
come Giovanni Antonetti, Valentina Fava, Giuseppe Goisi, Manfred
Alexander, Milan Otahal. L'iniziativa, tesa a rendere chiaro
l'impegno di Alexander Dubcek nella primavera di speranze che
scosse la Cecoslovacchia e l'intero mondo comunista occidentale,
e a ricordare un martire simbolico di quei mesi, Jan Palach,
che si diede fuoco per protesta contro l'invasione sovietica,
ospita interessanti interventi che consentono una comprensione
degli avvenimenti da vari punti di vista.
Federica Casanova Borca documenta le testimonianze di giornalisti
inviati a Praga e Mosca in quel periodo e le opinioni di vari
politici italiani del Partito Comunista, il più numeroso
tra quelli occidentali. Nelle considerazioni e nell'interloquire
delle domande emerge il giudizio critico e di condanna dell'invasione
sovietica, ma anche della pusillanimità dei dirigenti
comunisti italiani che non vollero rompere con Mosca.
Secondo le testimonianze raccolte da Federica, a Praga nel 1968
iniziò la fine del Comunismo sovietico, che si compirà
tra il 1989 ed il 1991. |
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