Ecco, in breve, la storia del Comelico
attraverso citazioni di alcuni studiosi..
.

"Il Comelico ha sempre fatto parte del Cadore.
La sua storia si identifica con la storia del Cadore, differenziandosi soltanto nei primordi e, s'intende, per locali particolari vicende.
Si può presumere, con molta attendibilità che i primi abitanti si rifugiassero nelle impervie ed isolate valli comelicesi per sottrarsi agli eccidi, ai saccheggi ed alla sottomissione ai barbari che invasero ed occuparono l'Impero Romano d'Occidente.
Il principale apporto di profughi pervenuti in Comelico, fu dato dai Venetici che abitavano la Pusteria, in seguito all'occupazione di quella Valle avvenuta nell'anno 565 d. C. da parte dei Baiuvari (oggi bavaresi). Chi non fu ucciso o non si sottomise andò ad occupare le disabitate valli del Comelico, di Gardena, di Badia e di Livinallongo, valli Ladine. Sta di fatto che non si è mai avuto notizia di ritrovamenti archeologici in Comelico, nè preistorici, nè romani".
(da G. Fontana, Notizie storiche del Comelico dallle origini al 1866, 1972)



"Abitato dapprima da popolazioni Veneto-Euganee, poi Reto-Etrusche, e anche da genti di lingua celtica quali i Galli, il Comelico fu romanizzato all'epoca d'Augusto.
Seguì quindi le medesime vicende dei paesi circonvicini e per un certo tempo fu anche aggregato alla Marca del Friuli.
Nel Xll secolo, dopo varie signorie, il Comelico passò sotto i Conti da Canzino, feudatari del Cadore e promulgatori delle prime leggi statutarie cadorine; i Caminesi avevano anzi una residenza estiva a Candíde.
Dal 1347 al 1420 fu sotto il Patriarcato di Aquileia, ma in quell'anno si diede spontaneamente, con tutto il Cadore, alla Serenissima Repubblica Veneta che vi signoreggiò fino al 1797.
Dopo alterni domini di Francesi e Austriaci, soggiacque a questi ultimi; prese parte poco attiva al sublime moto del Calvi del 1848 e fu definitivamente reso all'Italia nel 1866, dopo la celebre battaglia di Treponti.
Nell'ultima guerra le sue cime (Cavallino, Cima Vallone, Col Rosson, Passo della Sentinella, Cima Undici, Cima Dodici, ecc.) furono teatro di titaniche gesta; dopo un anno di inenarrabili patimenti sotto il dominio straniero, fu liberato nel novembre 1918 e resta, sentinella avanzata di italianità, vigile ai confini della Patria".

(da C. Tagliavini, Il dialetto del Comelico, 1926)


Due recenti pubblicazioni, edite dal Gruppo Musicale di Costalta,
ci aiutano efficacemente a capire i secoli del dominio veneziano:

- Patrizia Eicher Clere-Elisabetta Riva De Bettin, Una villa veneta nella ladinia dolomitica, 1994
- Michele Casanova De Marco, La Dominante nel Cadore ladino, 1997

Nel primo volume viene presentata la Villa Poli di S. Pietro di Cadore, che, come si legge nella Presentazione, "è divenuta, negli ultimi anni, il 'salotto' culturale del Comelico"; nel secondo, con ricca documentazione, vengono illustrate le vicende cadorine del XVI secolo.

Per una conoscenza "diretta" del Cadore (e di Costalta!) di ieri e di oggi
risulta gradevolissima la visione
del videodocumentario "Cadore"
(prodotto dalla Magnifica Comunità di Cadore, nel luglio 2001;
testi e sceneggiatura di Bortolo De Vido),
alla cui realizzazione ha collaborato anche il Gruppo Musicale di Costalta.

Al video abbiamo dedicato una pagina del sito...

Video...


Ed ecco alcuni momenti delle
vicende storiche costaltesi...

 Nel 1873-'74 , Antonio Ronzon (in "Da Pelmo a Peralba-Almanacco cadorino", Nuovi Sentieri Editore, vol. I, pagg. 67-68) così descriveva il suo viaggio a Costalta, facendo un'osservazione, che non credeva "inutile", sul bosco che sta sopra il paese...

"Chi da San Pietro vuol salire a Costalta deve fare prima un piccolo calvario per giungere in cima al paese, fabbricato in gran parte a legno, indi attraverso erti prati entrare nel rio e subire poi un calvario maggiore. M'era compagno un mio condiscepolo, e salendo trovavamo di lodare altamente i Costaltini per la nuova via di comunicazione che con tanto dispendio aveano di recente aperta. Faceva caldo grandissimo ed era sul bollor del mezzogiorno; figurati, lettore, quale io mi fossi quando giunsi in Costalta, veramente degna del nome! Io grondava di sudore; se leggendo il mio almanacco, trovi di che annoiarti, a farti tirare un velo sulle sue magagne "Valgami il lungo viaggio e il gran sudore". Se eccettui la chiesa, eretta nuova e ampia nel 1862 sui disegni dell' ing. Pante, tutto il paese è letteralmente costruito a legno e offre un aspetto veramente singolare e curioso. A guardare così ti ha un'aria di tranquillità pastorale ed arcadica che consola, e quasi quasi non ti dispiacerebbero quelle pareti conteste di belle travi e levigate, quei pergolati e quei ballatoi; ma quando noti che scoppiato il fuoco in un canto non resterebbe agli abitanti altro partito che quello di salvare se stessi tutto il romanticismo cade, e tu pensi con compiacenza alle belle case di muro. Il villaggio è tutto a gruppi a gruppi, con nome proprio, obbedienti all'ineguaglianza del suolo e posti in pendio sopra un terreno sortumoso e mobilissimo. A questo proposito ho un'osservazione da fare, che non credo inutile. Dopo Dio ed i santi i Costaltini hanno bisogno di venerare i loro boschi, e specialmente quel bosco che sta al di sopra del paese. Guai se la scure sacrilega, che ha denudato e tenta denudare tante pendici boscate, osasse entrare in quella selva e profanare il suo sacro orrore! I numi, custodi del bosco fuggirebbero e allora? ...allora io avrei poco buoni pronostici da fare per Costalta, e non mi fiderei che un bel giorno i settecento abitanti non si trovassero a Mare a fare una meditazione sulla necessità di conservare i boschi.
La sarebbe una lezione un po' dura, che io non desidero certo ai miei Costaltini; non posso però a meno di consigliarli a pensarci su, e a fare incidere sul campanile, su su sotto l'orologio, a vista di tutti e a caratteri di scatola, quest'arietta della zampogna di Virgilio: "Nobis placeant ante omnia silvae".


Così il Brentari, nel 1886, descriveva il paese:

"Delle 44 case di Costalta solo 6 sono di muro, e le altre tutte di legno; sicché è questo forse il paese che conserva di più l'antico caratteristico tipo cadorino. Le case sono unite in piccoli gruppetti assai vicini, dei quali ciascuno ha il proprio nome. La bianca chiesetta venne costruita nel 1862 su disegno dell'ingegner Pante".
(O. Brentari, Guida storico-alpina del Cadore, 1886)

Occorre ricordare che, naturalmente, nel passato, non era certo inusuale....
l'incendio delle case di legno,
come è documentato nelle memorie di Dvane Linc (1882-1971),
"il sacrestano" di Costalta:
"L'incendio del 5 luglio 1930"

Ecco, in una foto, come appariva, agli inizi del '900, il paese di Costalta,
a cui si riferisce la descrizione che segue...



"Appoggiato ai fianchi della montagna, circa quattrocento metri sopra Mare, sta il graziosissimo paesino di Costalta, oltremodo caratteristico, giacchè, preservato da tempo dagli incendi, mantiene ancora quasi tutte le sue casette di legno annerito (in muratura non c'è che la chiesa e due o tre abitazioni, ma quest'anno altre sono in costruzione e fra poco anche la caratteristica di Costalta tramonterà definitivamente).
A questo carattere di primitiva semplicità dell' ambiente bene si adatta l'indole degli abitanti ligi più che altrove alle tradizioni..."
(C. Tagliavini, Il dialetto del Comelico, 1926)


Documento importante per conoscere la storia di Costalta nel XX secolo
è la ricostruzione -in legno- di oggetti ed ambienti del passato,
ora conservati nel Museo della Cultura Alpina di Padola,
fatta da Alberto De Bettin (1914-1991).
Il Gruppo Musicale ha pubblicato, nel 1993,
nel volume "IL PAESE DEI RICORDI - Par conose e n' desmantié",
le foto delle ricostruzioni, con ricche didascalie.
Riproduciamo, di seguito, la copertina e l'Introduzione
(Testi curati da Carmen e Maria Giovanna De Bettin - Fotografie di Francesco Colarusso)



"Ho eseguito questi lavori con il desiderio di dare testimonianza di un passato lontano, concluso ma non dimenticato, per lasciare un ricordo delle cose già scomparse e di quelle che, certamente, scompariranno. Ho lavorato per circa due anni, usando quasi esclusivamente, come materiale, il legno,senza chiodi, come allora si usava. Se anche fossi stato un artista, avrei dovuto abbandonare la mia arte per adeguarmi alla semplicità con cui, da sempre, i vecchi hanno fabbricato quello che a loro era utile e necessario. Sono oggetti da me vissuti, ricostruiti ora sul filo della memoria, con essi ho ripercorso la giovinezza, con nostalgia, anche se rappresentano una vita dura e difficile. Spero che possano servire ai giovani, ai bambini, a quanti vogliono conoscere e capire un pezzo di storia fatto da chi è vissuto prima di loro ma anche a quelli della mia età per rivivere e ricordare".
(Alberto De Bettin)

Alcune immagini, tratte dal volume, sono riportate
nella pagina del sito dedicata alla
Architettura costaltese.

Notizie storiche e artistiche
sulla
chiesa di Costalta
(con due gallerie di immagini)


Un'interessante presentazione della Costalta di una volta, basata sui "ricordi" personali ,
viene fatta da Giovanni e GianMario De Bettin
nel volume "n'ota inera..." (S.I.P.R.O. Edizioni, Milano, 1999),
di cui riproduciamo, come pulsante, il dipinto raffigurato sul frontespizio,
e di cui parliamo in altra pagina del sito.


n'ota inera... (C'era una volta)


Un aspetto quasi costante nella storia delle gente costaltese,
come in quella di tutti i paesi di montagna,
è costituito dall'emigrazione.
Lo presentiamo attraverso la riproduzione di alcune pagine
del volume "n'ota inera...":


Beneto e Simon


Particolare... del secolo scorso!
Foto e notizie sulla Costalta... del passato e di oggi
anche nella sezione
   e...  

Alcune immagini relative alla Costalta del Novecento
nella sezione


Ed ora due momenti "particolari" della storia costaltese del XX secolo:
uno triste e l'altro lieto.
Per "far conoscere" e "non dimenticare" il primo,
riproduciamo il contenuto di un volumetto, edito dal Gruppo Musicale di Costalta, nel 1994;
per "rievocare" e "rivivere" il secondo,
riportiamo, in altre pagine del sito,
materiale iconografico e testuale inerente all'avvenimento.

 
La II guerra mondiale
 
Il Papa a Costalta

Da leggere, "per non dimenticare", è anche il
diario di vita militare,
scritto dal costaltese Celeste Casanova Fuga Bola, dal 1913 al 1915,
e pubblicato dal Gruppo Musicale, nella primavera del 2004


Tristezza mi invade

Grazie alla collaborazione di amici,
abbiamo raccolto alcuni "documenti" del passato... lontano,
che si possono leggere nella sezione

Come primizie, ecco un Testamento del 1418,
fornito da Duilio Casanova de Marco,
e il Laudo del Comun d'Oltrerino del 1575,
tradotto e commentato da Alessandro Sacco.

Segue, divisa in 8 capitoli,
la "storia di Costalta dal XII al XIX secolo",
redatta attraverso documenti,
raccolti e ordinati da A. Sacco e G.D. Zanderigo



Ma veniamo a oggi...

Una delle caratteristiche peculiari della Costalta odierna
è rappresentata dalla presenza di una trentina di case di legno ancora abitate!
Alcune di esse si possono ammirare nelle "galleria d'immagini"...



L'Associazione "CostaltArte", a partire dall'anno 2000,
ogni estate organizza la manifestazione
"Una statua di legno, in una casa di legno, in un paese di legno"
con il proposito di realizzare
una scultura accanto a ciascuna delle attuali trenta case di legno...

.

COSTALTA, UN PAESE DI LEGNO
(pubblicazione realizzata da CostaltArte nel 2005,
una vera e propria "guida alle sculture")


7 OTTOBRE 2006:
importante convegno a Costalta
sulle tradizioni costruttive lignee delle Alpi

L'Associazione "Amici del museo"
ha restaurato una delle case di legno, la "Ceda Angiul Sai",
trasformandola in
Museo

Nella magica atmosfera che segna il "passaggio"
dalle case di legno... alle case... di pietra
è ambientato il racconto (fantastico, ma non troppo!)
di Lucio Eicher Clere
"Il cadon di Dvane"

Le vicende del paese sono testimoniate anche dal bollettino parrocchiale,
di cui riproduciamo la storica testata




Dal bollettino e da altre fonti abbiamo attinto
"curiosità" e "testimonianze" del passato,
che pubblichiamo nella pagina...



Concludiamo
con alcune notizie,
che saranno periodicamente aggiornate...

 

 





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