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La dama e l'unicorno
(Tracy Chevalier)

Un'opera d'arte e il suo mistero: una raccolta di arazzi tardo-medievali a tema, la cui origine e le cui vicende hanno suscitato nel tempo molti interrogativi - suppongo affascinanti - negli esperti, e attraverso questo libro sostengono oggi la curiosità del lettore.
La ricostruzione è suggestiva: siamo alla fine del XV° secolo, tra le rive di una Senna di barcaioli e le piazze di una operosa città fiamminga, in quel mondo dentro il mondo che era l'ambiente degli artisti di tapisseries. Meticolose e come sempre vivide le descrizioni degli interni, gli ateliers, gli strumenti, la merce; e degli esterni, che rendono una Parigi ocra e azzurro e una Bruxelles dai toni più metallici e freddi. Quindi, ancora una volta, come già in La ragazza con l'orecchino di perla, il colore e i colori a condurre la mente dentro un'atmosfera che non fatica a divenire familiare.
Tuttavia, rispetto al romanzo precedente, il risultato appare meno convincente, come se in questa prova, che segue di poco il successo dell'altra, l'autrice avesse seguito un'ispirazione più appannata e quasi frettolosa. Annoto la mia personale delusione per la mancata messa in risalto dell'effettivo protagonista, quell'arazzo o meglio il soggetto di quella serie di arazzi, che qui rimane costantemente sullo sfondo ma non al centro della luce quanto lo avrebbe richiesto la magia che ne emana. Ed è la struttura stessa del romanzo che implica questo spostamento dell'attenzione: qui l'autrice si cimenta nella sfida, peraltro affascinante per uno scrittore, di sostituire l'io narrante ad ogni capitolo, creando un avvicendamento di punti di vista che, se da un lato movimenta il quadro, dall'altro frammenta il registro complessivo della scrittura. La descrizione dei vari episodi della storia è affidata via via ai suoi diversi protagonisti, molti dei quali incarnano vizi sgradevoli come l'invidia, la presunzione, la lussuria, l'egoismo, la superficialità, la grettezza, mentre nessuno dei fra essi, in ultima analisi, riesce a stagliarsi sullo sfondo come figura di riferimento.
Per questi motivi, giudico questo un romanzo di buona fattura, supportato da indubbia tecnica e fantasia, ma tuttavia non dalla stessa omogenea tensione che ho colto in La ragazza con l'orecchino di perla; un romanzo indubbiamente di evasione, ma in cui non mi sembra scattata la felice immedesimazione che aveva reso l'altro un riuscito esempio di vera affabulazione.

Della stessa Autrice leggi anche le recensioni di
La ragazza con l'orecchino di perla
Quando cadono gli angeli
La Vergine azzurra


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