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Una stagione di calma

Adesso ci sono queste fughe di foglie secche che raschiano il vialetto, dentro le folate di ottobre.
Quando si incastrano sulla soglia sembrano passi, e mi capita di aspettarmi lo scatto della chiave, qualcuno che arriva. Un vecchio dubbio malato, tra l'andare incontro e il negarmi.
Invece, nella lontananza misteriosa delle campagne, i boati sparsi delle fucilate dei cacciatori, e io richiudo i vetri e mi annebbio nel fumo: zucchero e polpa di frutta sul fuoco, e un mestolo di legno e garbo e pazienza per le marmellate dell'inverno.
Ci sarą pane tostato e burro e profumo di arance, e un cesto di melagrane che appassiranno come in un quadro che amo.
Ci saranno golfini di lana sulle spalle e gomitoli di avanzi e un plaid che conta le ore della sera, e un gatto acciambellato stretto nell'angolo del divano, lui re dell'inverno.
Il freddo ci sarą, in strisce indaco e ghiaccio sospese fra i tralicci; e dita di nebbia rasoterra a sfumare i confini.
Un tubo che sgocciola, con calma.
Una stagione di calma.
Bisogno - acuto - di calma, di un buon silenzio, trasparente come queste ottobrate pulite.
Poi riabbracciarci, coccolarci, il vapore di una lunga doccia. Poi una trapunta sul letto e i tuoi capelli da arruffare al buio con gli occhi che mi ridono.
Il libro che scivola sul parquet, e il parquet che schiocca di notte al calore del termosifone.
Addormentarsi insieme come dopo una febbre, e riconciliati cadere piano gił in fondo, e incontro al solstizio.


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