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Coordinate sconosciute

Rue Becquerel - foto di Christian Tsotras

Nel buio fra due lampioni e una pozzanghera ferma, ti ho trovata quella sera che rallentava per aggiungersi un'ora in più, ed era il tempo migliore per cercare di te, in quello strano limbo in cui anche i treni sostano in stazioni impietrite aspettando che il mondo ricominci a girare.
O era un giorno anomalo e bisestile, regola imposta fuori dalle regole, concetto che si attaglia con triste perfezione alla tua imperfezione.
Viva oppure sembianza, nel posto e nel momento che si possono solo inventare, paradosso temporo-spaziale tu stessa; virtuale per natura e dimensione e perciò attraversabile senza strappi. Uno sforzo costato niente e inconsapevole.
Dentro quell'ampolla di vetro eri protetta dal flusso, e bastò girarti tutt'intorno e scoprirti senza toccarti. Forse avrei scelto un altro sfondo, con più luce contro gli inganni, sotto il neon di una sala di lettura frequentata da sconosciuti assorti. O ti avrei rovistata fra le mercanzie di una sagra di paese, odore di zucchero filato e capelli aggrovigliati, aggrappata al cavallo di una giostra insensata.
Comunque c'eri, quella sera o quel giorno, inciampo del cuore sulla strada del mio.
Avevi orme di sabbia di cantiere, in mancanza di un mare troppo lontano da disegnare.
Avrei bevuto con la faccia l'umidità gentile dalle tue mani, e ne avrei sciolto i miei molti nodi scorsoi.
Tu avresti avuto giusto il tempo di spianarmi i solchi del viso con uno sguardo obliquo, sorriso breve e interrogativo.
Tra un libro aperto a metà e un quaderno in bianco, ho incamminato diffidente altri passi verso un ancora più incerto domani, fra una mezzanotte senza stelle e le tre di un mattino uguale.


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