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Avrò

S.Dalì - Donna alla finestra, 1925

Una scala a chiocciola, spirale di conchiglia disabitata, che gira a vuoto fino a un non-centro e risale e ridiscende verso un non-inizio, e come resistere alla voglia di impadronirmi, io unica, di quel moto perpetuo che mi avvinghia?

Un pozzo in cielo ad attingere la luna, e un davanzale che ruota con la notte appeso al carro dell'Orsa, verso il tramonto delle stelle dietro i tetti, i vigneti imperlati, l'orizzonte freddo dell'aurora.

Una zolla secca assetata di lombrichi, da sgretolare a mani nude, da cavarci sassi sterili e cocci di tesori inutili, e poi lisciare e carezzare con mani graffiate e solcare con unghie spezzate, e seminare con dita incerte lo sforzo a farci crescere l'ombra di alberi a venire.

Un album vuoto di fotografie sfocate e nomi cancellati da restaurare con i ricordi della pazienza e le speranze rassegnate, e firmare in fondo all'ultima pagina, in basso a destra, con un sigillo di cera molle che indurisce a fatica lacrime rosso sangue.

Un piatto di avanzi, bucce di mela aspra che riempie la bocca di saliva come baci agrodolci mai dati e ricevuti, nei dopopranzo di festa quando i giorni riposano a vuoto sulle panchine dei viali senza traffico.

Un foglio bianco sulle ginocchia che si scrive da solo di gocce di pioggia, o forse erano spruzzi di un mare a schiantarsi, lontano da qui, contro una diga di cemento e ferro arrugginito.

Se avrò di più, non mi stupirei di un errore di indirizzo.


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