(Versione stampabile ad uso strettamente privato. Sono disponibile a tenere lezioni, conferenze e simili sui miei lavori e in specie sul Disco di Festo. Nessuno dei sedicenti “addetti ai lavori” è autorizzato a parlare o scrivere dei miei lavori e in particolare quelli sulla decifrazione del Disco di Festo sostituendosi a me stesso. Se vorrà che sia divulgata la mia opera dovrà invitarmi a farlo personalmente dalla sua cattedra o dalla sua rivista accademica. Sarò grato a chiunque mi dia notizia di eventuali violazioni di questo divieto categorico consentendomi così di adire le vie legali.)
Questo lavoro era pronto per la pubblicazione
il 1 Giugno, ma nel frattempo il mio computer s’era irrimediabilmente guastato.
Devo al sollecito interessamento della Prof.ssa Carmen Marciano e alla famiglia Di Felice l’aver potuto disporre in
tempi brevi del computer attuale. Un
grazie per la consulenza tecnica va anche a Daniele e Ivan Calogero. Nella
ragionevole previsione di non riuscire a pubblicare questo lavoro in tempo,
avevo pensato di celebrare il 3 Luglio
con una conferenza presso un’università romana (La
Sapienza, Tor Vergata) o l’ambasciata
greca a Roma o altri, perfino a
Civitavecchia (assessorato alla cultura) dove vivo, ma nessuno degli
interpellati ha dato in questo caso (come del resto in precedenti occasioni) segni di vita. A quanto
mi risulta, nemmeno per il corso di
quest’anno, i sedicenti “addetti ai lavori” culturali hanno organizzato una
celebrazione per il centenario del ritrovamento del Disco.
La sera del 3 Luglio 1908 negli scavi del
palazzo di Festo condotti dagli italiani veniva scoperto il celebre Disco. Nel
dicembre 1984 trovavo la chiave per
entrare nel documento identificando il
nome di quello che era a tutti noto come il re di Festo Radamanto e la
collocazione del nome (che appare tre volte) Minosse, ritenuto fino ad allora
il re di Cnosso, fratello maggiore di Radamanto.
Ad un secolo
dal ritrovamento di questo documento eccezionale e dopo ventitre anni e
mezzo che lo indago dall’interno, credo
non abbia più misteri da svelare. Nel
lavoro pubblicato immediatamente prima sullo stesso sito internet (corsinistoria), cui rimando per
approfondimenti, ho dato la lettura
estesa (evidentemente sfuggita agli “addetti ai lavori” egittologi) del
nome del visir (che da tempo identifico con Minosse) di Tuthmosis IV ed Amenophis
III, comunemente noto come Yuya, ma in almeno un caso – su uno “scarabeo del matrimonio”
dell’undicesimo anno di Amenophis III che celebra la costruzione di un grande
lago artificiale per lo svago della regina Tiye – trascritto come Yuduya (vedi sopra
a destra nel particolare ingrandito, da leggersi da destra a sinistra).
Lavorando alla revisione della decifrazione della scrittura festia al fine di
celebrare il centenario del Disco ho finalmente scoperto il nome esatto di
Minosse laddove lo avevo collocato fin dall’inizio, nel dicembre 1984, e
cioè Ehûd-Min
(dall’inverso Min-Ehûd sarebbe derivato Minosse), “Benvoluto da Min”. Anche Yuduya non si
legge in effetti così, bensì Ehûduya, perché la “piuma d’uccello” in prima
posizione è trascritta come “3“
cioè “a”, analogamente all’ebraico Ahûd, che però, ancor oggi, si legge Ehûd.
Quanto al diverso nome teoforico Ehûd-Min o Ehûd-Ya, si spiega col fatto che
Yahweh è raffigurato in Samaria e nel
Negev (a Kuntillat Ajrud) come dio-toro guerriero, così come Min è un dio toro. Come yahwehista, dunque
come proto-greco di stampo acheo-danao
cioè ancora come “proto-ebreo” antenato dei
“proto-ebrei” invasori della Palestina nelle vesti di popoli del mare,
Minosse non poteva in Egitto, in quanto visir, cioè in veste ufficiale,
manifestare apertamente la sua religione straniera (e destabilizzante) se non
attraverso il culto del dio solare Aton e del dio toro Min di cui lui e sua
moglie Tjuya (Pasiphae, proveniente dalla Colchide e figlia del Sole) furono sacerdoti. Viceversa
in piena libertà poté manifestare il suo
credo nella sua tomba della Valle dei Re a partire dalla sua stessa mummia
composta cristianamente ante litteram. Il culto di Aton (derivato dal mitannico
disco solare alato) fu introdotto alla corte
tebana proprio per l’influenza dei visir e delle loro figlie grandi spose reali di origine mitannica a partire da Mutemuya-Europa la
“Fenicia” (della Naharina) figlia di Artatama I-Agenore, moglie di Tuthmosis IV
e madre di Amenophis III, che si faceva chiamare “Disco splendente del Sole” (l’aspetto di
disco dorato del supporto dell’Apoteosi come incarnazione di Aton di Amenophis
III figlio della vergine Mutemuya
ingravidata da Aton così come Alcmena ingravidata da Zeus sotto l’aspetto di
Amphitrione generò Eracle, che pure ebbe la sua apoteosi, conferma la mia
interpretazione). In questo periodo
storico che si chiude con l’avvento al potere in Egitto di Amenophis IV figlio
di Amenophis III e della regina Tiye, i dinasti di Egitto e Mitanni sono stati
militarmente alleati contro i comuni nemici Achei-Danai ed Ittiti, e la loro
alleanza siglata da contratti matrimoniali. Il ramo degli onnipotenti visir che
danno le loro figlie come grandi spose reali ai faraoni non è meno importante
di quello dei faraoni stessi, per il semplice fatto che in Egitto la grande sposa reale è la titolare della sovranità che trasmette al faraone suo sposo. Dunque ne
deriva che correttamente la tradizione greca rileva una predominanza di Minosse
(visir) su Radamanto (faraone), e del resto è l’operativo visir che entra in
maggiore contatto con le terre colonizzate e soggette dell’impero, dove occorre
intervenire soprattutto con continui invii di carristi per rintuzzare
l’avanzata dei Danai ed Achei che hanno già in mano da tempo (almeno da
Amenophis II) Creta settentrionale e gran parte del continente greco. Mentre
Tiye, la figlia di Minosse e
Tjuya-Pasiphae, diventa la grande sposa reale di Amenophis III (che nel
Disco è noto con entrambi i nomi nei
cartigli di Radamanto, Ra-neb-maet, “Ra è signore della verità”, in A 31, e
Amenophis da Amen-hotep – ma deducendo dalla resa greca si supporrebbe meglio
un hopet > hophthis > ophis –
“Amon è soddisfatto”, in A 20), Nefertiti-Megare, la figlia di Ay (o
Ey)-Deucalione, il visir figlio di Minosse succedutogli nella carica, diventa
la grande sposa reale di Amenophis IV, noto come il faraone eretico. In
realtà il primo faraone eretico, seppure
in sordina, fu suo padre Amenophis III se non addirittura il padre di questo
Tuthmosis IV. Certo Amenophis IV fu colui che portò alle sue estreme
conseguenze la rivoluzione atoniana come
se avesse voluto tenere fede ad un legato paterno (il culto dell’Aton altro non
era se non il culto di Amenophis III divinizzato come figlio dell’Aton e Aton egli stesso, e per conseguenza successivamente
dello stesso Amenophis IV-Ekhnaton figlio dell’Aton da vivo e Aton dopo morto,
e così via, sarebbe stato, di padre in figlio, se la rivoluzione avesse avuto
successo), la distruzione dello strapotere del clero di Amon che paralizzava
l’autorità del faraone. Disgraziatamente la sostituzione del nuovo culto
di Aton-Yahweh dei Danao-Achei di
Mitanni portava al potere una casta religioso-guerriera fanatica e più
pericolosa di quella di Amon. Amenophis IV tentò di sostituirvi
l’identificazione islamica (Aton è raffigurato aniconico) e pacifista ante
litteram di Aton-Eloah/Allah ricorrendo al precedente del culto che i Filistei
fin dall’età degli Hyksos, con cui si confondevano, avevano introdotto ad Eliopoli provenendo
ultimamente dalla costa siriana da nord
a sud (dove rimarranno attestati fino alla loro scomparsa assorbiti
dalla cultura semitica). I
Greci ritenevano che Minosse e Megara fossero greci. Costoro discendevano dal
ramo mitannico da cui in origine provengono, a partire da Mutemuya-Europa, le
grandi spose reali e i sommi visir che
ricoprono di fatto il ruolo di faraoni. Io sospetto, anche se non ne ho
ancora le prove, che Minosse discendesse da Cadmo (non ancora identificato con un personaggio
mitannico noto dall’epigrafia) fratello di Europa. Se la scrittura ufficiale
del regno di Mitanni era la cuneiforme, nulla ci vieta di immaginare che in
realtà si fosse formata all’interno di questo stato un’élite dominante di
proto-greci signori della guerra carristi affini ai Filistei ma abbraccianti il
nuovo culto del disco solare Aton-Yahweh guerrierio e che questa, per ragioni
di stato, continuasse a comunicare ufficialmente in scrittura cuneiforme,
mentre quando aveva la possibilità di
farlo con stati ellenofoni ricorreva volentieri alle scritture che
trascrivevano il greco. Così la bellissima Nefertiti, accesa sostenitrice del
culto di Aton, sospettata di essere straniera (è sufficiente immaginare che
fosse di origine straniera pur essendo nata ed allevata in Egitto, come infatti
risulta) sulla base del suo nome (“la bella è arrivata”), era infatti la greca Megare (figlia del
greco Deucalione-Ay, fratello di Tiye e figlio del signore della guerra
carrista e yahweista Minosse, discendente dal signore della guerra carrista e
yahweista Cadmo originario di Mitanni),
probabile autrice del Disco di Festo impresso coi sacri segni della
scrittura filistea (ma è più opportuno definire pelasgica quella occidentale di
Festo) elaborati fin dall’età Hyksos nella Naharina, cioè appunto a Mitanni, la
regione dei fiumi dell’Alta Siria sotto la protezione di Dagan, che ho scoperto
fine 1993-inizio 1994 impresso sotto al “prigioniero” e malamente cancellato.
Dagan riconduce ai Filistei, che furono i primi a parlare greco provenendo
da oriente, probabilmente dalla Valle dell’Indo, ed in effetti tutto il mondo
che ruota intorno al Disco di Festo ci parla dell’arrivo dei parlanti
proto-greco in questa regione e dell’interazione fra cultura semitica
originaria e cultura protogreca, che porta ad una fusione con prevalenza
linguistica greca dei dominatori, che conservano elementi locali,
semitici, anche egizi (introdotti fin da
epoca Hyksos, come il serekh corrispondente al segno LAR, larissa, palazzo), in
forma più o meno grecizzata. Il sillabario semitico
originario fu adottato parzialmente per indicare suoni che si ritrovavano anche
in greco e parzialmente adattato con nuovi
segni ai suoni che, inesistenti in semitico erano invece necessari per
la trascrizione del greco. Così alcuni segni si leggono acrofonicamente sulla
base del semitico ed altri sulla base del greco. Caratteristica importante
delle sillabe del sillabario filisteo è che esse si possono leggere in un senso
e nel senso inverso, così ad esempio YE, la mano (da semitico yad), si può leggere all’inverso EY (per
trascrivere i nomi di Europa e di Ehûd-Min), e KER, il corno (da semitico
kêren), si può leggere all’inverso KRE (per trascrivere il nome di Creonte). Ho dato nel sillabario
pelasgico i valori più schematici
possibile come se ci si trovasse di fronte ad un sillabario tipo Lineare B, mentre dalla traslitterazione
risulta una realtà più complessa e comunque
sicuramente più vicina alla realtà.
Un sacerdote di nome Benapros (“Figlio del cinghiale”, il
cinghiale essendo certamente
un’incarnazione di Yahweh, come si ricava dal pithos funerario (vedi sopra) di
Kuntillat Ajrud e dal mito di Odisseo e il cinghiale del Parnaso, e
probabilmente per questo detestato dagli islamici seguaci di Eloah Allah)
dipinge di rosso la pietra che chiude l’ingresso all’antro coi potenti segni
della dea e dunque, stando alla raffigurazione sul sarcofago di Radamanto,
verisimilmente coi segni spiraliformi della morte e della rinascita che si
ripetono sul Disco come traccia entro cui vengono impressi i segni su un lato e
sull’altro. Se il Disco fu conservato nell’archivio palatino dove poi fu
rinvenuto, il sarcofago di Radamanto (senza ovviamente la sua mummia, sepolta a
Tebe Ovest nella Valle delle Scimmie) fu invece deposto all’interno dell’Antro
dell’Ida e depredato del suo contenuto dagli Achei-Danai invasori. Poi
riutilizzato come sepoltura da un notabile di Haghia Triada ritornata in mano a
dinastie locali che si richiamavano all’antica dominazione egizia.
Lato A: 1 me-gi-sta 2 da-mar 3
la-pro-i-phi-bi-ti-si 4 me-gi-sta 5 I-so-nya 6 da-mar-ti-si
7 ti-ker-yon 8
so-tei-ra-ki 9 bi-ra-phe-to-bi-ti-si 10 Kre-yon-ti-si 11 MEGA-ri 12
ra-na-sta-nei-phi-si 13 Kre-yon-ti-si 14 nai-dyo 15
la-pro-i-phi-bi-ti-si 16 Kre-yon-ti-si 17 MEGA-ri 18
ra-na-sta-nei-phi-si 19 di-ko 20 Me-na-pe-ti-si 21
dei-mon-wi-DRIS 22 i-so-wi-ti-si 23
i-ke-yon 24 [pa]-ra-ki-ti-si
25 Ey-ro-pi 26
ti-dei-ya-phi 27 dyo-mo-ni-ti-si 28 ste-no-NODA
29 Deil-ya-NODA
30 ti-mno-wo 31
Ra-da-man-ti-si. // B: 1 Deil-ya 2 nea-nya-ste-no 3 dei-nya-i-ki-si 4
dei-ra-kro-ta-go 5 Ey-de-mi-no-o 6 wo-ra-nya-THĒLEIA
7 Deil-ya-THĒLEIA
8 i-ra-THĒLEIA
9 nea-nya-ste-phy
10 Ey-de-my-no-o 11 Deil-ya-NODA 12
ma-ye-no 13 Ey-de-mi-no 14 MEGALĒN-phi-goSYRIAN
15
dyo-kro-pher-i-ki 16 MEGALOIN-dyo-no 17 ra-to-sa 18 i-re-wo-WOIKOUNODAS 19 da-me-nei-phi 20
mon-min-TAURON-si 21 i-mno-wo-dei 22 nei-a-pro-o 23
Ra-da-mar-de-gar 24
dyo-kro-da-mar 25 Se-ra-na-sa 26 ti-re-wo-dyo 27
phi-nei-o 28
Ba-na-pro-si 29 i-dei-ya-phi
30 dei-mon-o-ti-si. MGCorsini,1
Giugno 2008, tutti i diritti riservati.
Πλευρὰ Α: Μεγίστη δάμαρ λαμπροῖjι βῆJης, μεγίστη <Α>ὐσονία,
δάμαρ τ᾽ᾖς τυχηρῶν,
σώτειρα κὴ βίρας Φαιστοῦ βῆJης. Κρειοντὶς Μεγάρη
῾ρ᾽ἀναστάνειjι
σοὶ, Κρειοντὶς
ναΐδιῳ λαμπροῖjι βῆJης, Κρειοντὶς Μεγάρη
῾ρ᾽ἀναστάνειjι
σοὶ δίσκον. <Ἀ>μενώjις,
δημῶν Ϝίδρις ἰσοἦJυς οἰκεῖων, [σj]ραχJεὶς
Εὐρώπῃ τιτJείαjι,
δι᾽ ὁμονοηJεὶς
σJενὼ Νóδᾳ,
Δῆλιᾳ Νóδᾳ, Jύμενος
ὁ ῾ΡαδάμανJυς. //
B: Δῆλια νεανιασJενὼ, δεινὴ αἴξ δ᾽εὐρ<υ>ἀκροταγοῦ Εὒδ-Μίνω, οὐρανία Jήλειᾳ, Δῆλιᾳ Jήλειᾳ, ἱρὰ Jήλειᾳ νεανιασJέ<νο>jι Εὒδ-Μίνω. Δῆλια Νóδᾳ μαιεύνος Εὒδ-Μίνος. Μεγάλην jηγὸν Συρίαν δυοκροαϕέρηκην μεγάλοιν δυοῖν ῾ραντοῦσαν, ἱρέϜος (Ϝοἶκου) ἄντρου Νóδας δαμνᾷjι μόνον Μινταῦρον σοὶ, ὕμνο<ν ἀ>Ϝoίδει νῆα πρῷου Ῥὰ δάμαρ, δὲ γάρ δυοκροαδάμαρ<τος> Σελάνας. Θύρην ὁδοῖο ϕοίνει ὁ Βενάπρος εἰδείαjι δεῖμου τ᾽ᾖς . MGCorsini, 1 Giugno 2008, tutti i diritti
riservati.
Traduzione in
italiano. Lato A: Altissima signora del palazzo degli
illustri, altissima <A>usonia,
signora dei beati e protettrice del palazzo della capitale Festo, la
figlia di Creonte Megare vi Ti colloca, la figlia di Creonte, nel sacello
del palazzo degli illustri, la figlia di Creonte Megare vi Ti colloca il disco.
Amenophis, esperto degli ordinamenti sia pubblici che privati, è stato affidato in allattamento ad Europa e
perciò associato alla forte Noda, a Delia-Noda, il celebrato Radamanto.
// B: A Delia forza della gioventù, potente capra
del sommo visir Ehûd-Min, alla celeste
nutrice, a Delia nutrice, santa nutrice
del vigore giovanile di Ehûd-Min, Ehûd-Min che Delia Noda ha aiutato a
partorire. Essendo stata aspersa ai due grandi (i. e. Radamanto e Minosse) la
grande quercia (siria) sorretta dalle doppie corna, il sacerdote (della grotta)
dell’Ida vi Ti uccide un toro Min
(Minotauro) e intona un inno alla nave del mattino “la sposa di Ra”, cioè (alla
nave) della signora delle doppie corna Selene. Infine Benapros dipinge (di
rosso) la pietra d’ingresso (all’antro dell’Ida) coi segni della tua grande
potenza. MGCorsini, 1 Giugno 2008, tutti i diritti riservati.