“Il Mercante di Pietre”

il nuovo film di Renzo Martinelli sul terrorismo islamico

intervista al regista, da www.affaritaliani.it del 13/09/2006

Renzo Martinelli alla scoperta delle radici del terrorismo islamico: "Cultura aggressiva e arretrata"

Renzo Martinelli ritorna e ancora una volta fa discutere. Dopo “Vajont” e “Piazza delle Cinque Lune” il regista tratta un tema forte e irrisolto e questa volta lo fa con il terrorismo di matrice islamica nel suo nuovo film “Il Mercante di Pietre”. Nelle sale dal 15 settembre la pellicola affronta il tema del terrorismo internazionale e lo fa senza sconti, con posizioni dure, oltranziste e con una dialettica che troverebbe spiazzata anche Oriana Fallaci. Nel ruolo del Mercante un intenso Harvey Keitel – un apostata che ha abbandonato il Cristianesimo per abbracciare l’Islam e divenire un terrorista in nome di Allah – e che usa il suo commercio di pietre preziose tra l’Afghanistan e l’Italia per mettere in pratica i suoi progetti di morte. Accanto al bravo attore newyorkese anche F. Murray Abraham, che nel film interpreta il ruolo del capo della cellula dormiente. Tutto va bene finché un giorno il cammino del Mercante di Pietre non incrocia quello di una donna…

“Dopo aver visto questo film – dice ad Affari il regista -, uscendo dalla sala ci si dovrebbe chiedere se non sia giunto il momento di interrogarci. Si deve capire che ognuno di noi è un probabile bersaglio, come dimostrano gli attentati di Madrid e di Londra”.

Lei ha detto che per capire il futuro bisogna conoscere il passato…
“Per preparare questo film ho studiato per tre anni. Ho letto decine di libri sull’Islam, ho avuto al mio fianco due consulenti musulmani che hanno lavorato con me e che hanno esaminato la sceneggiatura riga per riga, per non offendere le coscienze di chi pratica ed è islamico. Dobbiamo capire che la nostra è una guerra anche se non di civiltà. Abbiamo sconfitto l’Impero Ottomano l’11 settembre 1683 (le date che ritornano). Era giunto in Europa ed aveva raso al suolo Vienna. Solo dopo il Cristianesimo ha alzato la testa e lo ha battuto con un piccolo esercito di 80mila uomini. E gli interventi dell’Occidente in realtà ritenute sacre dall’Islam arrivano fino ad oggi passando dalla guerra del Golfo.”.

Eppure – così come per il Cristianesimo – l’Islam ha molte sfaccettature e non tutti gli islamici possono dirsi terroristi…
“Non c’è una riga della mia sceneggiatura che non sia stata passata al setaccio, in cui non si faccia la distinzione tra Islam e terrorismo. Abbiamo cambiato intere pagine, anche con forti litigi. Il mio lavoro è stato con grande coscienza. I miei consulenti non mi hanno fatto passare una sola pagina senza esaminarla fino in fondo. Ci sono state intere scene tagliate perché ritenute troppo offensive verso il mondo musulmano. Ho cercato di avvicinarmi a questa cultura con grande umiltà e cercando di capire le loro radici, da dove deriva tutto il loro odio e il rancore che nutrono nei confronti degli occidentali”.

E ci è riuscito?
“Per una cultura orgogliosa come quella musulmana essere sconfitta da un piccolo esercito di 80mila cristiani è stata una ferita insanabile. Ancora oggi non ci possiamo rendere conto di quanto profonda sia stata quella lacerazione. Ci sono intere frasi che dicono i protagonisti del film che io ho preso di peso dai testi sacri dell’Islam e sono una vera incitazione a delinquere e che dicono delle cose allucinanti nei confronti dell’Occidente. La nostra responsabilità è stata quella di innescarci in uno scenario già di per sé pericolosissimo e fare da catalizzatore. La cultura musulmana ha nel suo dna qualcosa di aggressivo. La cultura dell’Islam è la cultura dell’arretratezza. La nostra è una cultura della dialettica, del dubbio, noi ci poniamo delle domande”.

Qual è allora la soluzione?
“La soluzione non può averla l’Occidente. La soluzione deve per forza arrivare dall’interno dell’Islam. La cultura moderata musulmana che non si riconosce in questo modello perché non reagisce? Perché non scende in piazza quando ci sono gli attentati di Londra? Per noi che abbiamo radici cristiane la sacralità della vita è un valore irrinunciabile. E sono sicuro che c’è una parte del mondo musulmano che non si riconosce nei wahabiti è che è pronta ad appoggiare questa cosa. Siamo noi occidentali che forse non siamo più in grado di proporre dei valori. La cultura dell’Islam vince se noi saremo deboli”.

Oggi possiamo dirci sicuri?
“Abbiamo più strumenti rispetto al 2001. I terroristi delle Torri Gemelle venivano da Amburgo, e nessun agente all’epoca parlava l’arabo. Oggi è tutto diverso. Il modo di fare intelligence è cambiato. Abbiamo fior di professionisti. E se in Italia non è successo nulla fino ad oggi non è perché siamo particolarmente fortunati ma perché ci sono ottime persone che lavorano nell’intelligence. E’ cambiato lo scenario. Hanno capito che non possiamo affrontarli con gli stessi strumenti con cui abbiamo risolto il problema delle Brigate Rosse. E’ diverso, è un problema globale”.

Il suo film desterà molte polemiche, soprattutto nel mondo musulmano. Ha paura?
“Io ricevo minacce fin da quando ho girato ‘Porzus’, film che narrava di una strage fatta da partigiani a danno di altri partigiani cattolici. Quando ho girato il film 'Piazza delle Cinque Lune' sono entrati nel mio ufficio, stavo dormendo e non mi sono accorto di nulla. Se un islamico vuole entrare nella mia vita non posso farci nulla, sono abbastanza fatalista.
E comunque giro armato”.

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