Finanza islamica e sharia, il suicidio dell’Europa

Il progetto di portare la finanza islamica in Gran Bretagna è un grande bluff. Ma è segno della falsa tolleranza europea che si sottomette sempre più alla sharia. Solo il progetto cattolico può salvare quanto di buono c’è nell’occidente.

di Samir Khalil Samir, sj – Asianews.it del 31/1/07

Beirut (AsiaNews) - L’Islam sta invadendo l’Europa, con i milioni di immigrati, ma anche con i milioni di dollari dei paesi musulmani. È di ieri la notizia che il governo britannico prepara un quadro legislativo per incoraggiare lo sviluppo della finanza islamica. Il progetto è definito una “priorità alta” dal Ministero del tesoro.

In una dichiarazione all’AFP, il segretario al Tesoro, Ed Balls, ha detto che occorre assicurarsi che “il sistema fiscale e i regolamenti incoraggino lo sviluppo di prodotti conformi alla sharia” e di fare del Regno Unito “un centro mondiale della finanza islamica”.

Anche Libano e Gran Bretagna stanno lavorando per rilanciare e creare la più importante banca islamica nel Regno Unito. Entrambi le mosse sono certo un passo per attirare capitali islamici, ma sono anche un ulteriore segno dell’inchinarsi alle rivendicazioni della sharia, che mostrano quanto l’Europa sia ormai preda del progetto di islamizzazione da parte del fondamentalismo musulmano.

La tradizione britannica d’accoglienza, la generosità del suo diritto d’asilo, la sua tolleranza religiosa e il suo attaccamento alla libertà e alla diversità culturale, da più di vent’anni hanno fatto di Londra la capitale politica e finanziaria dell’islamismo internazionale. Di fatti, è facilissimo finanziare reti attraverso il mondo, a partire di un Paese che protegge 4000 associazioni caritatevoli e una cinquantina di banche islamiche. La zakât, l’imposta legale musulmana, raccoglie ogni anno circa 5 millioni di euro, senza parlare dei doni privati, la sadaqa. Inoltre, la politica britannica lascia strada libera agli estremisti, ma li tiene sotto osservazione.

Tale progetto ha in sé qualcosa di irrazionale almeno per due motivi. Il primo è che la banca islamica è un grande bluff. Essa si basa sul principio che il Corano proibisce il prestito ad interesse. In realtà il libro sacro non accetta la “riba”, l’usura (l’interesse non era noto al tempo del Corano!). Del resto, anche la Chiesa condanna l’usura.

Il secondo motivo è che i fondatori delle banche islamiche – nate circa 50 anni fa – sono due personalità fondamentaliste che avevano poca dimestichezza con l’economia. Essi sono Abul A’la Mawdudi (1903-1979) e Sayyed Qutb (1906-1966), un ideologo dei Fratelli Musulmani. Non avendo idea dell’economia contemporanea, hanno fatto un enorme sbaglio, perché non hanno calcolato l’inflazione, per cui un prestito senza interesse è sempre una perdita. I moderni dopo di loro hanno sviluppato la teoria che nella banca islamica non c’è interesse, ma compartecipazione. Così alla fine dell’anno ci si divide gli utili dei guadagni globali delle banche. In realtà, il mondo islamico ha dovuto sempre trovare dei trucchi per ripagare debiti ed interressi. In passato vi sono stati anche forti scandali, in particolare in Egitto, coperti poi dall’Arabia saudita, per salvare il principio della banca islamica.

Banca islamica e integralismo musulmano

Questa idea ricalca il progetto integralista secondo cui il sistema islamico è il migliore. Partito dai Fratelli Musulmani e poi sviluppatosi, tale progetto nasce dall’umiliazione dell’Islam di fronte al mondo moderno. I fondamentalisti dicono: “Applicare il Corano è la cosa migliore ed è la nostra forza. Noi eravamo i più forti fino a che l’abbiamo applicato. Poi abbiamo smesso di credere nel Corano, abbiamo seguito l’occidente il quale in ritorno ci ha colonizzati, e siamo divenuti deboli, anzi i più deboli di tutti. Se attuiamo uno stato islamico saremo di nuovo i più forti”.

Nel dare spazio alla finanza islamica, non si può dimenticare che essa fa parte di questo progetto di islamizzazione dell’Europa e del mondo. Esso vuole salvare l’occidente dalla decadenza morale in cui è caduto, attraverso l’applicazione della legge divina del Corano. Ma ciò significa che l’applicazione comprende anche i particolari quali la lapidazione, il tagliare la mano a chi ruba, la poligamia, l’obbligo per la donna di trovare almeno 4 testimoni maschi per difendersi dall’accusa di adulterio… Significa anche rispettare gli orari delle cinque preghiere, avere delle mosche ben visibile con i minareti, rispettare le regole del cibo halâl, diffondere “il vestito islamico” cioè il velo, ecc. L’aspetto finanziario è solo uno di questi.

È probabile che all’Europa interessi soprattutto l’elemento economico: i soldi non hanno odore e quindi ben vengano anche quelli islamici. Ma non ci si accorge che l’economia è legata alla politica e alle idee del fondamentalismo e del terrorismo islamico. La debolezza dell’Europa sta in questo cedere in tutti i campi: in nome della multiculturalità si accetta che il mondo islamico calpesti lo stile di vita occidentale. A Londra, per esempio, si accetta che la poliziotta non dia la mano al suo capo solo perché e maschio. Ma come farà ad arrestare un ladro maschio in futuro? O come aiuterà un uomo in pericolo? A Parigi, in certi ospedali, si esigono dei medici o chirurghi femmine per curare le donne musulmane.

In Europa c’è esitazione, compromesso, sottomissione, tutti giustificati dall’ideale della “tolleranza religiosa”. Ricordiamo la cancellazione a Berlino dell’opera di Mozart (per la paura di offendere l’Islam); il divieto a Ginevra della rappresentazione del teatro di Voltaire su Maometto; le vignette danese su Maometto; le reazioni al discorso del Papa a Regensburg, ecc.. In tutti questi fatti si è visto che l’occidente è disposto a criticare tutto, ma non l’Islam. Vale la pena chiederci: abbiamo o no il diritto di criticare l’Islam? Se la Chiesa critica i pacs, ecc.. accusano la Chiesa di essere intollerante. Se l’Islam difende la poligamia, o lapida gli omosessuali, lo si accetta con tranquillità.

Tolleranza, relativismo e debolezza

Da parte dell’Islam radicale, si sfrutta questo atteggiamento rispettoso e timoroso per esigere, affermare, aprire spazi nella cultura occidentale. Nello stesso tempo, nessun musulmano “moderato” parla a voce alta, mostrando che l’Islam si può interpretare in diversi modi. Sul tema del velo, ad esempio, solo alcuni hanno osato affermare che esso non è per nulla un obbligo islamico. Un altro fatto è la questione della carne halal: non c’è bisogno di macellerie islamiche, perchè il Corano dice che la carne macellata dai cristiani è halal! Eppure si concede volentieri la macelleria islamica, la refezione separata, ecc.. In realtà tutto ciò è un ricatto del mondo islamico radicale verso l’occidente che, essendo debole, si adegua e si prostra.

Questa tolleranza è la conclusione di un relativismo in cui l’occidente è immerso, che fa dire ai musulmani: davvero questi occidentali sono senza alcun principio... La questione della finanza islamica mostra da una parte la folle idea del radicalismo musulmano di “islamizzare l’economia”. Ma esso mostra anche un occidente debole: esso, pur avendo lottato per secoli sui diritti umani, è più interessato al fenomeno economico che al fenomeno etico. Ma in questo modo l’occidente viene a fare lo stesso gioco del radicalismo e del terrorismo.

Il suicidio dell’Europa

Una civiltà non muore per vecchiaia, ma per suicidio. La civiltà europea sta morendo così, sottomettendosi alle regole del gioco del radicalismo islamico che la vuol distruggere. Possiamo dire con chiarezza che il male dell’Europa non è l’Islam; il male dell’Europa è dentro l’Europa stessa. Il papa lo ha sottolineato tante volte, soprattutto a Regensburg. Il male del continente europeo è il relativismo, non avere principi chiari, aver perso la fiducia in se stessi, proprio per la mancanza di un fondamento assoluto, come avviene nella fede. Il pragmatismo economico, etico, senza principi, sta uccidendo l’occidente. Questa è la vera radice del problema. E il motivo di questa debolezza è l’aver escluso la fede nell’orizzonte della sua ricerca e ragione.

Ormai in Europa si confrontano 3 progetti di società:

1. quello secolarista, che è pragmatico e non ha principi inviolabili, ma cerca solo il benessere edonista;
2. il progetto cattolico, con dei principi – espressi nel vangelo e nella tradizione cristiana – che vanno ripensati sempre, e che propone una riforma della società occidentale, per recuperare tutto il buono dell’illuminismo;
3. il progetto islamico radicale che si presenta con grandi ricatti e forza di condizionamento, e afferma che la soluzione è quella di Dio espressa nel Corano e nella sharia.

Il mondo secolarizzato vede bene che l’Islam cancelli gli elementi cristiani (ricordiamo la polemica sui crocefissi esposti negli ospedali e nelle scuole), perché vi vede un elemento del suo progetto di secolarizzazione. Ma in realtà l’Islam cerca l’islamizzazione, non la secolarizzazione. L’Islam rigetta il cristianesimo, ma per sostituirlo con la legge musulmana. Va detto però che solo il progetto cattolico è completo. Il progetto secolarista evacua la fede; quello islamico evacua la modernità, la razionalità e il buon senso; il progetto cattolico passa tutto al vaglio per ritenere ciò che è buono nell’occidente e nel mondo. Questo progetto è più difficile, perché richiede un discernimento continuo, non solo da parte dell’autorità religiosa ma anche e soprattutto da parte di ogni cristiano nella fedeltà all’autorità. E’ difficile, ma è anche più bello, perché è un progetto umanistico che ha al centro la persona umana !

17/05/2008


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