* FEBBRAIO 2006 *
*** Segnalo un nuovo sito italiano
molto ricco dedicato a KIM BASINGER:
http://www.kimbasinger.it/ ***
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1 febbraio
: Attualmente in edicola potete trovare alcuni articoli sul film THE
DOOR IN THE FLOOR.
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NEWS: pag. 57 "News Pagelle" (Voto 6 al
film). |
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BEST MOVIE: pag 112. |
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2 febbraio : News!
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Baldwin speaks out over custody battle
Alec Baldwin has spoken out about the bitter child custody battle he is
going through with ex-wife Kim Basinger.
Both actors have been venomous in their attacks on the other, claiming
that they are the only ones who can look after their daughter Ireland.
Baldwin spoke to Entertainment Tonight, saying: "All that will sort itself
out, it's not how I'd like things to be."
That's an understatement. The pair have gone through so much court time
that Baldwin is now promoting a book he has written about family law and
divorce.
Baldwin, who recently featured in Martin Scorsese flick 'The Aviator',
continued: "There's a hidden danger, you don't know what divorce law is in
the state you're residing in and when you find out, it's too late... it's
a thing that's rigged for people - lawyers and judges - to make a lot of
money and my book is about that subject." |
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Basinger, Baldwin finally will share
precious asset
Kim Basinger and Alec Baldwin's epic two-year custody battle for their
daughter apparently has come to an end.
A hearing closed to the media earlier this week in Los Angeles has
supposedly ended the battle, though any settlement terms haven't been
announced. Well, come on and get on with it. I don't see how anyone
expects us to get any holiday shopping done while we're worrying about
this.
The actors have battled in custody proceedings over their 10-year-old
daughter, Ireland, since January of last year. Baldwin dragged his ex-wife
back into court last month after claiming she had violated a court-imposed
custody order this summer. The actor also accused Basinger of turning his
daughter into a spy, which got the Department of Homeland Security to bug
her fourth-grade class, tap her Barbie phone and send the school librarian
to a detention center in Cuba. You know, just in case.
Basinger's lawyer Neal Hersh said, "Kim is respectful of what the judge
did. We're hopeful this will be the end of it." An attorney for Baldwin,
who did not attend this week's hearing, said, "(Baldwin) has a right to
parent his daughter. When he comes to court, it's because he feels it's an
important issue that needs attention." And if that explains why he wasn't
there, your skills of perception are much better than ours. |
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Quanti anni mi dai?
Kim Basinger, a 52 anni, è la nuova testimonial di Miu Miu. Miuccia Prada
ci spiega perché l'ha scelta (e perché la moda non ha età)
Miuccia Prada mi riceve nel quartier generale della sua azienda per
parlare dell'attrice americana di 9 settimane e mezzo. La signora dello
chic intellettuale l'ha corteggiata a lungo per averla in esclusiva come
donna immagine della sua linea più trasgressiva e irriverente. In questa
intervista ci spiega perché questa scelta fa parte del suo nuovo ideale di
bellezza, una bellezza del futuro, dove l'età è scomparsa.
Protagonista della nuova campagna Miu Miu, una diva matura. A Hollywood
non ci sono alternative giovani? O c'è qualche altro motivo?
«La verità è che, se dico che ho scelto Kim Basinger perché non è più
giovanissima, vado contro il motivo per cui ho fatto questa campagna,
ovvero che non c'è tanta differenza tra giovane e non giovane, che gli
abiti non hanno valenza anagrafica. La scelta è stata fatta perché Kim
Basinger è una donna bella, intelligente, che mi piace punto e basta. È un
po' difficile da semplificare, quindi come ce la caviamo? ».
Partiamo da Miu Miu: l'età di riferimento di questa collezione, si è
sempre detto, è 25-35 anni. Ha dunque deciso di sfuggire a questa
specializzazione?
«Non si dovrebbe pensare ai vestiti solo in termini di età: il
ragionamento è che, a un certo punto, per non essere "ridicoli" si debbano
indossare solo certe cose. Ma chi l'ha detto? Uno deve vestirsi come si
sente. La verità è che i vestiti sono uno dei lati divertenti della vita.
Bisognerebbe trovare il modo di usarli senza preconcetti». |
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Kim Basinger tra sesso e morte
Superba in adattamento di John Irving
Dal 3 febbraio nei cinema italiani si potrà apprezzare una splendida Kim
Basinger nel film "The door in the floor", l'adattamento cinematografico
dal best seller di John Irving "A Widow for One Year", realizzato dal
regista Tod Williams. Insieme a un eccelso Jeff Bridges, l'attrice
protagonista di "9 settimane e mezzo" ci porta a esplorare le complessità
dell’amore, toccando i differenti temi della morte e della sessualità.
Il film mostra gli aspetti più piacevoli ma anche quelli più misteriosi e
bui dell'amore raccontando quello che accade nel rapporto tra un celebre
scrittore di libri per l'infanzia, Ted Cole interpretato da Jeff Bridges,
e la sua bella moglie Marion a cui Kim Basinger dà volto e corpo. I Cole
sono degli affettuosi genitori straziati da un evento tragico, un
incidente automobilistico, che li ha colpiti tremendamente.
A causa della terribile vicenda il matrimonio patisce un duro colpo e
l’idea che Marion ha dell’amore, anche per le infedeltà di Ted, subisce
uno scossone che porta a un cambiamento nella relazione di coppia. E tale
novità arriva sotto forma di Eddie O’Hare (Jon Foster), un giovane che Ted
ha assunto come suo assistente per lavorare con lui durante l’estate. Ted
in cuor suo spera che Eddie serva a ridare vigore al loro matrimonio.
Si tratta di un film che indaga il fatalismo, dove la realtà relazionale
prende il sopravvento sulla vita idilliaca. Spesso, in effetti, dopo un
tragico e inaspettato evento al dramma segue il disincanto.
L'incommensurabile perdita trascina nella sua scia verso una separazione
che appare inevitabile. Il giovane e ingenuo Eddie O'Hare è una pedina
manovrata in un partita di scacchi.
Kim Basinger, con il suo viso segnato dal tempo, s'impone nel ruolo di una
donna incapace di affrontare il suo destino, in grado soltanto di
riprendere il gusto per la vita iniziando un giovane alla vita sessuale.
Kim Basinger ha vinto un Premio Oscar, un Golden Globe e uno Screen Actors
Guild Award per la sua interpretazione nel film di Curtis Hanson "L.A.
Confidential". Ha ultimato le riprese di altri quattro lungometraggi che
presto arriveranno sugli schermi: "Elvis has left the Building" di Joel
Zwick, "Cellular" di David Ellis, "Even Money" di Mark Rydell e "The
Sentinel" di Clark Johnson. Nata ad Athens, in Georgia, la Basinger è
molto attiva nelle cause per la protezione degli animali.
Jeff Bridges ha avuto durante la sua carriera ben quattro nomination
all’Oscar: "The Contender" di Rod Lurie, "Starman" di John Carpenter,
"Thunderbolt e Lightfoot" di Michael Cimino e "The Last Picture Show" di
Peter Bodganovich. Nel 1983 Bridges ha fondato il Ned Hunger Network,
un'organizzazione no profit che si dedica alla nutrizione e
all’alimentazione dei bambini nel mondo. E’ anche un provetto fotografo e
pittore i cui lavori sono molto apprezzati. L’attore ha anche da poco
coronato il sogno della sua vita pubblicando il suo primo lavoro musicale
"Be here Soon". L'album si avvale della collaborazione del
vocalista/tastierista McDonald, della cantante nominata al Grammy, Amy
Holland e della leggenda del country-rock David Crosby. E' possibile
vedere il trailer nel sito italiano della produzione |
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3 febbraio
:
THE DOOR IN THE FLOOR esce oggi nei cinema italiani! |
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5 febbraio
: Piccola raccolta di recensioni del film
THE DOOR IN THE FLOOR.
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35MM (Maria Conte)
"The door in the floor": Arte in un dramma famigliare top
Tod Williams, nella sua ancora breve filmografia, ha lavorato come attore,
regista, produttore, e in questa sua nuova pellicola si è anche occupato
del difficile compito di sceneggiare il romanzo "Vedova per un anno"di
John Irving: impresa non facile e riuscita con bassi e alti.
La prima parte del film infatti, dopo un inizio accattivante, risulta poco
uniforme, nonostante momenti intensi ed coinvolgenti. La seconda ora è
invece maggiormente fluida e comprensibile, i personaggi acquistano
spessore e completezza. I dialoghi sono affascinanti: vividi e ricchi di
sfumature rendono anche i ricordi realistici e pieni di significato. I due
figli morti di questa famiglia spezzata, ma di cui si percepisce ancora la
felicità e l'amore del passato, sono figure efficacemente e pienamente
evocate forse proprio perché è possibile vederle attraverso gli occhi
degli altri personaggi, interpretati da Kim Basinger e Jeff Bridges: occhi
da cui traspaiono profondità e sensibilità. Molti i riferimenti
autobiografici nel racconto di John Irving, ma l'aspetto più interessante
è l'interna dichiarazione di poetica che permea il rapporto tra il
protagonista scrittore e il giovane assistente, dove dominano dettagli e
simboli. |
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BEST MOVIE
La strana estate dei coniugi Cole. Jeff Bridges interpreta il celebre
scrittore per bambini e Kim Basinger ha il ruolo della moglie Marion. I
due trascorrono l'estate nella località marina di Est Hampton, lui
impegnato a produrre il suo nuovo lavoro, lei a fargli compagnia e a
prendersi cura della loro piccola figlia Ruth. Ruth non è l'unica figlia
di Ted e Marion: anni prima marito e moglie hanno perso in un tragico
incidente un figlio. Una scomparsa che ha minato profondamente le basi del
loro rapporto. Compromettendo la felicità. E' in arrivo tra loro, però uno
scossone che apparentemente li disgregherà di più, ma che paradossalmente
potrebbe riavvicinarli. Ted infatti decide per il suo lavoro di avvalersi
dell'aiuto di un giovane assistente, Eddie. Il ragazzo finirà ben presto
per rimanere affascinato dalla bella e sfrontata Marion, la quale
inaspettatamente riceverà le sue avence. Tratto dall'omonimo best seller
1998 di John Irving, lo stesso scrittore che adattando per il grande
schermi un altro suo romanzo "Le regole della casa del sidro" ha
conquistato un Oscar. |
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CASTLEROCK
Ambientato nella cittadina marina di East Hampton, New York, il film
racconta il trascorrere di una particolare estate nella casa del famoso
autore di libri per bambini Ted Cole e di sua moglie Marion, di come il
loro matrimonio abbia subito un duro colpo a causa di una tragedia, del
difficile equilibrio raggiunto dalla loro figlioletta Ruth, e di come un
giovane, che Ted ha assunto come assistente, arrivi a dare uno scossone
alla loro relazione.
Interessantissima variazione sul tema "coppia borghese in crisi con arrivo
di incomodo terzo estraneo a metterli mette di fronte alla loro essenza",
The Door in the Floor mette in scena la rappresentazione, vissuta e messa
in scena dagli stessi protagonisti, di un'indefinibile malattia dei
sentimenti.
Le cause del dolore rimangono sempre sullo sfondo (il racconto della morte
dei figli della coppia non arriva che alla fine, quello che importa è il
manifestarsi della sofferenza nelle sue dinamiche, non le sue motivazioni)
e la famiglia sembra essersi in un certo senso modellata, nella
quotidianità, sulla tragedia che la tiene unita. Ted (Jeff Bridges)
sublima il dolore rinchiudendosi nella sua creatività; i disegni dei suoi
libri, quasi incubi di bambini, segnale grafico di un'emotività minata. Il
suo atteggiamento con le donne, che usa come modelle per i suoi osceni
ritratti, serve a mettersi alla prova, quasi a farle confrontare con un
lato oscuro (il segno grafico è lo stesso angosciato delle illustrazioni
dei suoi libri, malgrado i soggetti siano decisamente più leggeri)
femminile che la sua compagna non riesce più a riconoscere, con il quale
non riesce a rapportarsi, e dal quale ha finito per essere sopraffatta.
Dopo averle smascherate sulla tela e concupite con metodica svogliatezza
le abbandona di fronte alla loro nudità, e non solo in senso letterale.
Il personaggio di Marion (Kim Basinger) è invece molto più schematico e
tradizionale, nel rappresentare una madre catatonica, incapace di
qualsiasi slancio, sia consolatorio che autodistruttivo. L'arrivo del
giovane assistente del marito servirà a rimettere in moto le pulsioni
materne e sessuali che le permetteranno di rielaborare il lutto e di
tornare a porsi in maniera attiva e progettuale di fronte alla sua
esistenza.
Il povero Eddie si ritrova catapultato in mezzo a uno psicodramma di cui
diventerà inconsciamente deus-ex-machina, emotivamente sfruttato dallo
scrittore-padrone e dalla mamma-amante, incapace sulle prime di
riconoscere la meschinità dell'uomo che ammira e la distanza che lo separa
dalla donna che crede di amare. Un rito di passaggio per la verità un po'
cruento e spietato: la sceneggiatura sorvola spietatamente e sembra
abbandonarlo al suo destino, come fa anche per la piccola Ruth, che non ha
mai conosciuto i fratelli ma che vive circondata dalle loro immagini in un
inquietante santuario. Tod Williams mette comunque parecchia carne al
fuoco e caricare ancora di più il film di pathos avrebbe finito per
risultare stucchevole.
Suggestivo, anche stravagante, certo, ma tutto sommato un'opera prima con
molti pochi fronzoli e ben girato, con una bella alternanza tra momenti
veramente tragici e sprazzi di commedia qua e là (dovuti più che altro
ingombrante, ma gradita, presenza di Bridges). La diligenza e la modestia
con cui il materiale drammatico è trattato lo tengono al di qua dei
confini dell'eccesso e del ridicolo, confini che, va detto, il regista
rischia coraggiosamente più volte di varcare. |
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CIAK (Piera Detassis)
Un famoso autore di libri per bambini (Jeff Brides), sfatto,
distratto, fin troppo disinvolto, trascorre l'estate della crisi con la
sua moglie (Kim Basinger) mentre su tutto incombe l'ombra del figlioletto
morto che ha gettato la donna in depressione. Fra i due non corre più
l'amore, vivono in case separate e lui si lascia andare all'alcool e alle
donne. Lei si consolerà seducendo il giovane assistente del marito, un
ragazzino timido ed inesperto che instaura un delicato rapporto con la
matura moglie del suo idolo. E' sempre bello ritrovare un attore carnale
come Jeff Bridegs che ha la stessa qualità di Nicholson, sa essere
sdrucito e un attimo dopo sexy, l'età non conta. Ed è bellissimo ritrovare
Kim Basinger, la forza del suo mito appena appena opacizzato da quelle
piccole rughe, dalla nervosità acquisita con l'età e le durezze familiari.
Il suo corpo e i suoi capelli sembrano gli stessi, la sua nevrosi si è
fatta più natura e sincera. Insieme, lei e Jeff sono una bella coppia e
lei può ancora concedersi sullo schermo quel ghiribizzo col il ragazzino.
Il tono è lento. Troppo lento. Ma c'è il torpore del lutto, della
depressione, di un estate in cui l'amore si rattrappisce e si nasconde.
Non catturerà le folle, ma certo non si poteva raccontare altrimenti
questa storia fatta di brevi mosse del cuore ben nascoste. |
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CINECLICK (Vittorio Renzi)
Ancora tragedie sepolte e storie d'amore delicate e impossibili
nell'ennesima trasposizione cinematografica dell'universo letterario John
Irving. Poco riuscita, come quasi tutte quelle che l'hanno preceduta, ma
con due interpreti d'eccezione.
A East Hampton, New York, vivono Ted e Marion Cole (Jeff Bridges e Kim
Basinger), una coppia alla deriva dopo la tragedia che portò via,
giovanissimi, due dei loro tre figli. Resta loro la piccola Ruth (Elle
Fanning, sorella minore della più celebre Dakota) e un rapporto
matrimoniale flebile e in via di disfacimento. Finché un'estate Ted, che è
un famoso scrittore di fiabe, non decide di assumere come assistente un
aspirante scrittore, il liceale Eddie (Jon Foster). E mentre Ted continua
ad intrattenersi con le donne che sceglie come modelle per i disegni dei
suoi libri, ben presto l'ammirazione di Eddie per Ted farà posto ad
un'incontenibile passione nei confronti di Marion.
Se è già abbastanza difficile per registi come George Roy Hill (Il mondo
secondo Garp), o Tony Richardson (Hotel New Hampshire) rendere il delicato
equilibrio della scrittura di John Irving, uno dei romanzieri più
saccheggiati da Hollywood, le cose non migliorano quando l'adattamento
finisce nelle mani di un calligrafo come Lasse Hallström (Le regole della
casa del sidro) o di un regista fin troppo umile come Tod Williams.
The Door in the Floor (tratto dal romanzo A Widow for One Year) soffre
infatti di anemia registica, per così dire: tutto è affidato alla storia
(potenzialmente bella e toccante) e a due magnifici attori come Jeff
Bridges e la sempre più brava Kim Basinger. Ma questo non basta, come non
basta illustrare il dolore della perdita senza riuscire a comunicarne lo
strazio. Seguendo gli "sbalzi d'umore" tipici della penna di Irving, il
film tenta di mostrare quanto siano labili i confini fra tragedia e
commedia nella vita umana, riesumando poco a poco sofferenze indicibili
nello scorrere monotono del quotidiano, in mezzo a gesti e parole
apparentemente banali, fra i quali balenano qua e là alcuni "segni" di ciò
che è stato, come la porta sul pavimento della favola di Tod (la stessa
che ha ricavato nella sua sala dello squash) che si apre direttamente su
una ferita mai chiusa.
Se nel ruolo della Basinger prevalgono i toni drammatici, Bridges è
perfetto nell'incarnare l'ennesima figura controversa del suo ormai ricco
curriculum: quella di un uomo profondamente egoista ed infantile, a metà
strada fra il "Drugo" de Il grande Lebowski dei fratelli Coen (impossibile
non ricordarlo nella grottesca fuga sulla spiaggia di Ted, inseguito da
Mimi Rogers, modella/amante respinta) e il sopravvissuto al disastro
aereo, in fase di rimozione della morte, di Fearless di Peter Weir. Ma
sono quasi più questi riferimenti ipertestuali che non lo script del film
in questione ad arricchire un personaggio che rischia altrimenti di
apparire banale e ripetitivo, chiuso com'è nel solito cliché dell'artista
dissoluto e trasgressivo (anche se Bridges è comicissimo nella sua tunica
azzurra da guru!), che snocciola in tono saccente i trucchi della
scrittura, come quando insiste – giustamente – sulla "precisione nei
dettagli". Così come non rivela grandi sorprese la relazione fra il
liceale e la donna matura, anche per colpa dello slavato e poco
interessante Jon Foster.
Penalizza il film anche un montaggio di cui a tratti sfugge il senso, nel
momento in cui frammenta e ripropone sequenze che si davano già per
concluse. Non brutto ma irrisolto e sostanzialmente noioso. |
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CINEMA.IT
Uscito in questo scorcio della stagione forse nella speranza di
presentarsi al pubblico italiano con qualche nomination agli Oscar, non
pervenuta, questo film è l’adattamento cinematografico del romanzo A Widow
for One Year (Vedova per un anno) di John Irving, dalle opere del quale
sono già state tratte pellicole di successo come Il mondo secondo Garp
(1982) di George Roy Hill, Hotel New Hampshire (1984) di Tony Richardson o
Le regole della casa del sidro (1999) di Lasse Hallström.
The Door in the Floor è invece il titolo di uno dei racconti scritti dal
protagonista, che simboleggia sia l’origine del mondo sia tutte le paure
dell’uomo. Si tratta di uno dei più conclusi tra i molti inconclusi spunti
del film: la relazione velata d’incesto tra la matura Kim Basinger ed il
giovane Jon Foster, già protagonista dell’ultima serie di Mtv Life As We
Know It (2004-2005), l’improvvisato apprendistato da scrittore che questi
riceve dal personaggio interpretato da Jeff Bridges, la crisi senza
soluzione di una coppia un tempo felice.
Immaginiamo Tod Williams titubante sul registro da tenere nella sua
trasposizione per rendere il come di consueto variegato mondo del romanzo
di Irving. Lo sceneggiatore e regista ha deciso infine di costruire una
serie di scene in gran parte slegate tra loro, che vivono di volta in
volta dell’incontro o dello scontro tra il ragazzo e la coppia, tra questi
e la bambina, o tra lo scrittore e una ricca signora che gli fa da
modella.
La storia e il film iniziano in realtà prima dell’arrivo e finiscono dopo
la partenza del ragazzo, che si trova comunque ad essere il motore della
maggior parte degli eventi, compresa la sua scoperta del sesso con la
bella signora Cole. D’altra parte era stato il pratico, sebbene artista
trasandato, Ted a consigliare alla moglie di provare a vivere separati per
un’estate al fine di rimettere insieme i pezzi delle loro due vite dopo la
morte dei figli adolescenti.
Insomma nessuno scandalo, un’incerta ironia, a differenza del più
graffiante The Shape of Things (2003) di Neil Labute, film galeotto di un
incontro tra i due prossimi amanti, e quasi nessuna forte emozione per
tutta la durata della proiezione. A sostenere questo stile minimale
s’intuisce anche un certo lavoro sul sonoro di molte microsequenze,
altrove appesantite da musiche spesso troppo di maniera, che smorzano
l’originalità e l’emotività irrisolta, ma presente nel film, invece di
sorreggerle. Peccato. |
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CINEMATOGRAFO
Tod Williams porta sullo schermo Vedova per un anno di Irving. Con
Bridges, la Basinger e un finale "suicida"
Ted Cole (Jeff Bridges) è un celebre scrittore di libri per l'infanzia.
Vive ad East Hampton con l'avvenente moglie Marion (Kim Basinger) e la
figlioletta Ruth. Ma nell'album di famiglia c'è la tragedia: un incidente
automobilistico in cui hanno perso la vita altri due figli, Tim e Tom. Una
tragedia che si riverbera sul presente costringendo alla catalessi Marion,
spronando al costante tradimento Ted e, soprattutto, inculcando nella
memoria di Ruth le decine di fotografie dei fratelli mai conosciuti che
tappezzano la casa. In questo multiforme dolore fa la sua comparsa Eddie,
giovane studente assunto dallo scrittore per l'estate. Affascinato da
Marion, non tarda a finirci a letto, mentre Ted si produce nell'ennesima
relazione extra-coniugale. Ma anche con questa "intrusione" lo status quo
relazionale non cambia, reificato da una sofferenza incommensurabile.
Tratto da Vedova per un anno di John Irving, The Door in the Floor cerca
di non effondere la sofferenza della storia sul piano del racconto,
gigioneggiando in osmosi con il redivivo Bridges e ammaliando in combutta
con la ritrovata femme fatale di 9 settimane e 1/2. Anche lo sprovveduto
pischello non se la cava male, ancor meglio la piccola Elle Fanning che dà
un tenero volto a Ruth. Ciò che non funziona è la regia, che qui e là si
dimentica degli attori e di se stessa, e soprattutto la sceneggiatura, che
nel finale precipita. Non è possibile - e la colpa è tutta del regista e
sceneggiatore Tod Williams - inframmezzare il racconto che Ted fa a Eddie
dell'incidente fatale con immagini in flashback - attivato da chi? - del
medesimo. Semplicemente perchè tutto il precedente svolgimento è basato
sull'arte della parola, le parole messe una accanto all'altra dallo
scrittore Ted. Con questa letale contraddizione The Door in the Floor
sceglie il suicidio. Ed è un peccato. |
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CITY
Jeff Bridges e Kim Bsinger, volti leonini (criniera compresa) ed
espressione scolpita (nel senso: di sempre quella),hanno perso due figli
nella dolorosa trama ed un regista nella sciagurata forma che la realizza.
Per sopravvivere, lui scrive racconti per l'infanzia addobbandoli con
disegni simil-porno e vivendo adeguatamente. Lei non riesce dedicarsi alla
biondissima figlioletta partorita in vana replica al lutto. Nella casa
stipata di foto e memorie dei ragazzi perduti, si offre all'ospite
teenager, per una sostituzione pscio/affettiva. Di fronte alla Basinger
desnuda (doverne dire male costa quanto rovesciare petrolio sulla coperta
di Linus), la prima esperienza del ragazzino dura un paio di secondi. Si
rifarà una sessantina di volte diventando l'ago di una bilancia narrativa
sbalestrata, in goffo bilico tra ostentata cupezza e alleggerimento
grottesco. Per i profani le regia è quella cosa che noti solo s non
funzione. Todd Williams è l'errore fatto persona. Sbaglia il tono, i
tempi, la (non) direzione degli attori. Fa scempio dell'attenzione di chi
guarda: quando arriva il monologo drammatico, è troppo tardi per
recuperarci e commuoverci. John Irving, autore del romanzo all'origine,
limò per anni la sceneggiatura del suo "le regole della casa del sidro".
Qui nemmeno un'occhiata? |
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FILM.IT (Adriano Ercolani)
Tratto dal bellissimo romanzo "Vedova per un anno" di John Irving, il
film è un esempio piuttosto riuscito di cinema letterario. Nel cast Kim
Basinger e Jeff Bridges. Il giovane Eddie O’Hare (Jon Foster) va a passare
l’estate nella casa dello scrittore Ted Cole (Jeff Bridges), con l’idea di
fargli da assistente e possibilmente imparare qualcosa sull’arte della
narrativa. Arrivato sull’isola dove Cole risiede, il ragazzo si accorge
ben presto che la sua situazione familiare è tutt’altro che rosea: sia lui
che la moglie Marion (Kim Basinger) sono infatti ancora traumatizzati
dalla scomparse dei loro due figli maggiori, e neppure la nasciata della
piccola Ruth (Elle Fanning) ha potuto mitigare la tragedia della perdita.
Ma se Ted sfoga il proprio dolore con un comportamento istrionico ed
eccessivo, sua moglie si è invece rinchiusa in uno stato perennemente
depresso. Il rapporto tra i due coniugi, anche se basato su un profondo
amore, sembra essere definitivamente incrinato, e l’arrivo del confuso
adolescente ben presto complica la situazione… Tratto dal bellissimo
romanzo “Vedova per un anno” di John Irving – scrittore che al cinema ha
“regalato” al cinema trasposizioni fino ad ora interessanti ma
contraddittorie, come ad esempio “Il mondo secondo Garp” (The World
According to Garp, 1982) di George Roy Hill e “Le regole della casa del
sidro” (The Cider House Rules, 1999) di Lasse Hallstrom – quest’opera
seconda di Tod Williams è un lungometraggio che non riesce a stabilire
immediatamente un rapporto preciso con lo spettatore; la prima parte del
film infatti non possiede infatti un centro narrativo ben preciso, e
sbanda vistosamente seguendo i vari personaggi, che tra l’altro sono
presentati in maniera eccessivamente retorica: lo scrittore bohemien e
disinibito, la donna inconsolabile e misteriosa, l’adolescente ingenuo
ecc. Dato l’incipit della pellicola confuso e vagamente noioso,
sorprende e non poco invece assistere ad una seconda parte più compatta,
ordinata e soprattutto coinvolgente: quando “The Door in the Floor” inizia
a contenere in filigrana l’umorismo triste e vagamente surreale, in poche
parole l’atmosfera propria delle migliori opere di Irving, allora il
risultato si eleva notevolmente. Avendo a disposizione ruoli molto meglio
delineati a livello psicologico -soprattutto quello di Marion – la
dolorosa Kim Basinger ed un sempre grande Jeff Bridges impreziosiscono il
lungometraggio con due prove d’attore rimarchevoli. Intenso e disperato
nel suo essere volutamente trattenuto, il film si dipana allora come un
melodramma denso e sinuoso, capace di trattenere il pubblico e scuoterlo.
Tod Williams compie la scelta giusta di non sottolineare gli eventi con
una regia troppo “presente”, e l’equilibrio della messa in scena gli da
ragione. Esempio piuttosto riuscito di cinema “letterario”, questo curioso
“The Door in the Floor" possiede almeno due pregi: prima di tutto è un
ottimo veicolo per interpretazioni di razza; in secondo luogo, riesce a
sopperire con le armi del sentimento ad un inizio a dir poco stentato. Di
certo non è poco. |
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FILMLEO
Di Todd Williams sapevamo solo che nel 1997 aveva scritto e diretto
"The Adventure of Sebastian Cole", premiato al Toronto Film Festival e
presentato con enorme successo al Sundance Film Festival.
Il suo nuovo lungometraggio si ispira al romanzo “Vedova per un anno”,
quinto libro di John Irving (premio Oscar per l’adattamento del suo “Le
regole della casa del sidro”) ad arrivare alla trasposizione
cinematografica.
Il romanzo racconta trent'anni della vita di Ruth, scanditi dalle varie
tappe della sua formazione: l'infanzia, l'età adulta con la realizzazione
professionale e la solitudine, la vedovanza e un nuovo amore.
Il film si sofferma esclusivamente sulla prima parte della vita di Ruth e
focalizza la sua attenzione sui genitori (traumatizzati dalla morte dei
due figli maggiori) raccontando cosa accade durante una particolare estate
(estate che tramonta come tramonta la loro unione).
Una famiglia in cui il denominatore comune è il dolore, visto nelle sue
diverse espressioni, e l‘originalità è, come ha giustamente sottolineato
Alessandro Guerra, che le sue cause “rimangono sempre sullo sfondo -il
racconto della morte dei figli della coppia non arriva che alla fine-
quello che importa è il manifestarsi della sofferenza nelle sue dinamiche,
non le sue motivazioni”.
Scrive Il Giornale: “Il film evidenzia un malessere generato dalla crisi
esistenziale di tutte le fasce sociali americane, e gli elementi
consolatori, come l'alcool, lo show business, la supremazia industriale,
non sono più sufficienti a mascherare il crollo delle illusioni“.
Tema non usuale nel panorama del cinema hollywoodiano degli ultimi tempi.
Una storia intensa e disperata ma con qualche dose di sottile umorismo nel
tentativo di mostrare quanto siano labili i confini fra tragedia e
commedia nella vita umana: e qui si rivela la mano poco sicura del regista
che non riesce a padroneggiare pienamente la materia e rende il film non
del tutto convincente.
Un film comunque che ha il merito di distinguersi per il suo ritmo lento e
raffinato, che invita alla riflessione e non cade mai nella retorica.
Punto di forza è la magistrale interpretazione dei due protagonisti:
Kim Basinger (sempre bellissima e senza un filo di trucco), Jeff Bridges
(equilibrato e misuratissimo in un ruolo che porterebbe a strafare: “la
sua interpretazione è una delle più ricche e brillanti dell'anno” ha
sostenuto The New York Times). |
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FILMUP (Elisa Giulidori)
Non c'è dolore più grande della perdita di un figlio. E' una
lacerazione profonda che niente potrà mai rimarginare: non un altro
figlio, non una bella casa, non un luogo stupendo dove vivere, nulla! Ed è
questo dolore che consuma la vita di Ted e Marion, il desiderio di
un'altra vita, la nascita di una bellissima bambina non è riuscita a
ridare alla famiglia Cole la serenità, il passato domina le loro vite, le
foto dei due fratelli morti tappezzano le pareti di tutta la casa, in
particolare di un lungo corridoio. La piccola Ruth di quattro anni ha
imparato a memoria tutte le foto, tutti i momenti della vita dei due
fratelli, che lei non ha mai conosciuto, ma di cui sente la pesante
presenza. Marion, annichilita dalla tragedia, non riesce a provare più
nulla e si ritrova spesso in uno stato semi-catatonico, nei suoi occhi la
macchina da presa non scopre che disperazione e buio. Ted si dedica al suo
lavoro di scrittore e illustratore di libri per bambini, ad altre donne,
alla piccola Ruth, cerca di vivere. L'arrivo di Eddie, giovane assistente
di Ted sarà l'elemento catalizzatore che permetterà ai due coniugi di dare
una svolta alle loro vite. Il regista e sceneggiatore Tod Williams ha
lavorato più di un anno per tradurre in immagini le prime 180 pagine del
romanzo di John Irving "A Widow for One Year", riuscendo a catturare
l'essenza stessa del libro e regalandoci un ottimo film dove riescono a
convivere commedia e tragedia, un film adulto, sofisticato ed
intelligente, pieno di simbolismi, un'esplorazione del dolore. La macchina
da presa segue, pedina i protagonisti, si aggira per le stanze vuote e li
sorprende alle spalle, un elemento estraneo che delicatamente cerca di
penetrare nelle loro vite, come se spiasse una realtà che non deve essere
avvicinata in maniera troppo diretta e traumatica, entra nel loro dolore
ma rimanendone estraneo, il suo compito è quello di mostrare, non
d'indagare. Non a caso i personaggi sono spesso ripresi circondati da
elementi architettonici, una sorta di quinte, all'interno della quale
vivono e si muovono. I due attori protagonisti Jeff Bridges, ancora alle
prese con un personaggio eccentrico e variopinto e Kim Basinger, riescono
a rendere perfettamente la felicità passata e mai dimenticata di Ted e
Marion, il loro dolore e la loro incapacità di trovare una via d'uscita a
questa situazione. Sarà proprio Marion, a decidere per tutti, a farsi
carico del passato, lasciando Ted e Ruth liberi di poter vivere il
presente.
La frase: "Ho sentito un rumore come di qualcuno che cerca di non fare
rumore". |
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IL CORRIERE DELLA SERA (Maurizio
Porro)
Melò un po’ per signore, ma anche provvisto dei sofferti tempi del
cinema psico-sentimentale di una volta ispirato all’immancabile romanzone
di John Irving. Bravi i due protagonisti, mentre la loro piccola Elle
Fanning minaccia di diventare leziosa come la famosa sorella Dakota. |
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IL GIORNALE (Adriano De Carlo)
Tratto da un romanzo di John Irving, The Door in the Floor, conferma
il pessimismo diffuso tra gli operatori culturali statunitensi. Il film
evidenzia un malessere generato dalla crisi esistenziale di tutte le fasce
sociali americane, e gli elementi consolatori, come l'alcool, lo show
business, la supremazia industriale, non sono più sufficienti a mascherare
il crollo delle illusioni. C'è un Vietnam, un Irak in ogni nucleo
familiare americano e The Door in the Floor mostra impietosamente lo
sfacelo di una famiglia alla quale è mancato il figlio diciassettenne. Lo
scrittore per l'infanzia Ted (Jeff Bridges), la moglie Ruth (Kim
Basinger), silenziosa immagine del dolore e la figlioletta (Ella Fenning),
subiscono la presenza rapinosa del giovane Eddie (Jon Foster), assunto dal
marito come assistente. Il ragazzo diventa l'amante di Ruth, offrendole la
sua giovinezza sfrontata, con l'inconsapevole complicità del marito,
fedifrago a sua volta con una modella, visto che è anche pittore. Un
superbo Jeff Bridges domina la vicenda, mentre la Basinger a cinquantadue
anni non ha alcuna reticenza nelle sequenze erotiche. |
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IL MESSAGGERO (Roberta Bottari)
La vita può anche essere una malattia mortale. Lo sa bene la bella
Marion (Kim Basinger), che si trascina da un punto all’altro della sua
casa a East Hampton, come stordita. Non riesce a rompere questa cortina il
suo giovane amante, così come non ci riesce la figlioletta Ruth, in cerca
di tenerezze. A niente, poi, le serve il marito scrittore (Jeff Bridges).
Certo, lui la tradisce cento volte più di lei, ma il punto non è questo,
lo si capisce subito. In quella casa c’è una cappa, qualcosa che ottunde,
che ottura i pori della pelle, che impedisce all’aria di ossigenare il
cervello: il dolore. Perché tutte quelle foto che tappezzano le pareti,
vere protagoniste del film, sono di due bambini morti: i primi figli di
Marion e Ted. Ruth è nata dopo la tragedia, non ha conosciuto i fratelli,
ma ha imparato a memoria tutte le foto, nei minimi particolari. E, ogni
sera, le ripassa. The Door in the Floor (da Vedova per un anno di Irving),
però, non è affatto un film angosciante o cupo. Perché il regista rende
perfettamente le atmosfere del libro per dare vita a un film dove
convivono commedia e tragedia. Una sofisticata esplorazione del dolore,
con la macchina da presa che segue i protagonisti, li sorprende alle
spalle e che, senza mai essere invasiva, li penetra. Con tanto di finale a
sorpresa. |
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LA VOCE DI MILANO
Questo è il quinto lavoro di John Irving, uno dei migliori scrittori
di romanzi nel mondo, ad essere adattato per il grande schermo: il
best-seller “A widow for one year’. Ted Cole, interpretato da Jeff
Bridges, è un famoso autore di libri per bambini. Il suo matrimonio con
Marion (Kim Basinger) è in crisi a causa di una tragedia che ha colpito la
loro famiglia: la perdita di due figli: il dolore e il terrore più grandi
per un genitore. Ruth (Elle Fanning, sorella minore dell’attrice
Dakota) è la loro vivace figlia di quattro anni, adorata dai genitori. Ha
imparato a memoria tutte le foto, brevi momenti della vita dei fratelli
immortalati in un ricordo. Non li ha mai conosciuti me ne sente comunque
la costante presenza. Ted assume per l’estate un giovane, figlio di un
professore dei suoi due figli scomparsi, per fargli da assistente e da
autista, visto che Ted non ha più la patente. Eddie (Jon Foster) ammira
molto l’eccentrico scrittore e sogna, un giorno, di diventare come lui.
Marion non riesce a rassegnarsi per la perdita dei figli: una lacerazione
che niente può rimarginare. Né un altro figlio, né una bella casa.
Ben presto, però, si rende conto delle debolezze del suo mito e le
inconsuete abitudini lavorative di Ted lo inducono a fare di testa sua.
Eddie fa amicizia con la bella moglie dello scrittore e se ne innamora.
Marion diventa quindi l’oggetto del desiderio del giovane assistente e in
lei si riaccendono emozioni prima sopite dal dolore. Con sorpresa di
Eddie, le sue avances vengono ricambiate. Il giovane è sempre più
coinvolto nella storia d’amore con l’apparentemente indifesa e fragile
moglie del suo capo. Si rende conto che, sotto l’apparente
irresponsabilità di Ted che tradisce continuamente la moglie senza
nasconderlo, si nasconde qualcosa di più profondo: grande dolore e paura.
L’estate sta ormai per finire e Marion e Ted devono prendere una decisione
difficile che sconvolgerà il futuro della loro famiglia… |
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L'ISOLA DEL TESORO
L’elaborazione del lutto è uno dei temi più ostici, “pericolosi” e
misteriosamente affascinanti di cui il cinema – con esiti alterni – si è
più volte occupato. Da Gente comune a La stanza del figlio, ardua è sempre
stata l’impresa di raccontare l’oscuro, il soffocato, il non detto, il
rimosso ed il deflagrante/silenzioso dolore che sconvolge l’esistenza
umana colpita da una grave perdita. E soprattutto la sofferenza di un
genitore per la perdita di un figlio è uno degli scenari più strazianti ai
quali ci si possa accostare per pudicizia di emozioni ed uragano di
sentimenti contrastanti. Dal libro di John Irving Vedova per un anno,
nasce un altro racconto che indaga sul dolore di un padre ed una madre che
hanno perso tragicamente i due figli gemelli. La versione cinematografica
– The door in the floor – diretto dall’inesperto (per la complessità e
delicatezza della materia) Tod Williams – è la trasposizione in immagini
del lento rinascere alla vita di Ted Cole , famoso autore di libri per
bambini, e della sua bella moglie Marion. Testimoni oculari ed involontari
di questo doloroso passaggio, la piccola figlia Ruth ma soprattutto il
giovane Eddie che viene assunto dallo scrittore come suo assistente ma che
si ritrova suo malgrado(?) a vivere sulla propria pelle le “atrocità” e
bassezze di un’umanità adulta che ancora non ha imparato a fare i conti
con i tragici eventi di una vita sempre maledettamente sorprendente. Va
dato merito al regista e sceneggiatore Williams di aver evitato sia facili
scorciatoie sentimentali che di premere sull’acceleratore di uno scontato
pietismo, concentrandosi sui silenzi e sottintesi passaggi che conducono
questo nucleo familiare ad una difficile riscoperta della vita. E dove
un’inesperta padronanza del mezzo e dei tempi cinematografici provocano
evidenti lacune narrative e di tensione emotiva, a supplire ci pensano
interpreti di razza come Jeff Bridges e Kim Basinger (insieme al ragazzo
Jon Foster), marito e moglie, padre e madre che con i loro volti segnati,
naturali e veri, i loro silenzi e sguardi intensi raccontano con dignità
ed essenzialità del dolore di vivere. |
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STUDIO CITY (Calogero Messina)
L’elaborazione del lutto è uno dei temi più ostici, “pericolosi” e
misteriosamente affascinanti di cui il cinema – con esiti alterni – si è
più volte occupato. Da “Gente comune” a “La stanza del figlio”, ardua è
sempre stata l’impresa di raccontare l’oscuro, il soffocato, il non detto,
il rimosso ed il deflagrante/silenzioso dolore che sconvolge l’esistenza
umana colpita da una grave perdita. E soprattutto la sofferenza di un
genitore per la perdita di un figlio è uno degli scenari più strazianti ai
quali ci si possa accostare per pudicizia di emozioni ed uragano di
sentimenti contrastanti. Dal libro di John Irving “Vedova per un anno”,
nasce un altro racconto che indaga sul dolore di un padre ed una madre che
hanno perso tragicamente i due figli gemelli. La versione cinematografica
– “The door in the floor” – diretto dall’inesperto (per la complessità e
delicatezza della materia) Tod Williams – è la trasposizione in immagini
del lento rinascere alla vita di Ted Cole , famoso autore di libri per
bambini, e della sua bella moglie Marion. Testimoni oculari ed involontari
di questo doloroso passaggio, la piccola figlia Ruth ma soprattutto il
giovane Eddie che viene assunto dallo scrittore come suo assistente ma che
si ritrova suo malgrado(?) a vivere sulla propria pelle le “atrocità” e
bassezze di un’umanità adulta che ancora non ha imparato a fare i conti
con i tragici eventi di una vita sempre maledettamente sorprendente. Va
dato merito al regista e sceneggiatore Williams di aver evitato sia facili
scorciatoie sentimentali che di premere sull’acceleratore di uno scontato
pietismo, concentrandosi sui silenzi e sottintesi passaggi che conducono
questo nucleo familiare ad una difficile riscoperta della vita. E dove
un’inesperta padronanza del mezzo e dei tempi cinematografici provocano
evidenti lacune narrative e di tensione emotiva, a supplire ci pensano
interpreti di razza come Jeff Bridges e Kim Basinger (insieme al ragazzo
Jon Foster), marito e moglie, padre e madre che con i loro volti segnati,
naturali e veri, i loro silenzi e sguardi intensi raccontano con dignità
ed essenzialità del dolore di vivere. |
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TGCOM
Kim Basinger tra sesso e morte - Superba in adattamento di John Irving
Dal 3 febbraio nei cinema italiani si potrà apprezzare una splendida Kim
Basinger nel film "The door in the floor", l'adattamento cinematografico
dal best seller di John Irving "A Widow for One Year", realizzato dal
regista Tod Williams. Insieme a un eccelso Jeff Bridges, l'attrice
protagonista di "9 settimane e mezzo" ci porta a esplorare le complessità
dell’amore, toccando i differenti temi della morte e della sessualità. Il
film mostra gli aspetti più piacevoli ma anche quelli più misteriosi e bui
dell'amore raccontando quello che accade nel rapporto tra un celebre
scrittore di libri per l'infanzia, Ted Cole interpretato da Jeff Bridges,
e la sua bella moglie Marion a cui Kim Basinger dà volto e corpo. I Cole
sono degli affettuosi genitori straziati da un evento tragico, un
incidente automobilistico, che li ha colpiti tremendamente. A causa della
terribile vicenda il matrimonio patisce un duro colpo e l’idea che Marion
ha dell’amore, anche per le infedeltà di Ted, subisce uno scossone che
porta a un cambiamento nella relazione di coppia. E tale novità arriva
sotto forma di Eddie O’Hare (Jon Foster), un giovane che Ted ha assunto
come suo assistente per lavorare con lui durante l’estate. Ted in cuor suo
spera che Eddie serva a ridare vigore al loro matrimonio. Si tratta di un
film che indaga il fatalismo, dove la realtà relazionale prende il
sopravvento sulla vita idilliaca. Spesso, in effetti, dopo un tragico e
inaspettato evento al dramma segue il disincanto. L'incommensurabile
perdita trascina nella sua scia verso una separazione che appare
inevitabile. Il giovane e ingenuo Eddie O'Hare è una pedina manovrata in
un partita di scacchi. Kim Basinger, con il suo viso segnato dal tempo,
s'impone nel ruolo di una donna incapace di affrontare il suo destino, in
grado soltanto di riprendere il gusto per la vita iniziando un giovane
alla vita sessuale. Kim Basinger ha vinto un Premio Oscar, un Golden Globe
e uno Screen Actors Guild Award per la sua interpretazione nel film di
Curtis Hanson "L.A. Confidential". Ha ultimato le riprese di altri quattro
lungometraggi che presto arriveranno sugli schermi: "Elvis has left the
Building" di Joel Zwick, "Cellular" di David Ellis, "Even Money" di Mark
Rydell e "The Sentinel" di Clark Johnson. Nata ad Athens, in Georgia, la
Basinger è molto attiva nelle cause per la protezione degli animali. Jeff
Bridges ha avuto durante la sua carriera ben quattro nomination all’Oscar:
"The Contender" di Rod Lurie, "Starman" di John Carpenter, "Thunderbolt e
Lightfoot" di Michael Cimino e "The Last Picture Show" di Peter
Bodganovich. Nel 1983 Bridges ha fondato il Ned Hunger Network,
un'organizzazione no profit che si dedica alla nutrizione e
all’alimentazione dei bambini nel mondo. E’ anche un provetto fotografo e
pittore i cui lavori sono molto apprezzati. L’attore ha anche da poco
coronato il sogno della sua vita pubblicando il suo primo lavoro musicale
"Be here Soon". L'album si avvale della collaborazione del
vocalista/tastierista McDonald, della cantante nominata al Grammy, Amy
Holland e della leggenda del country-rock David Crosby. E' possibile
vedere il trailer nel sito italiano della produzione. |
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TISCALI SPETTACOLI
Amore e tragedia: torna Kim Basinger. Il grande ritorno di Kim
Basinger. La splendida attrice torna con The door in the floor,
l'adattamento cinematografico dal best seller di John Irving A Widow for
One Year, realizzato dal regista Tod Williams. Il film mostra gli aspetti
più piacevoli ma anche quelli più misteriosi e bui dell'amore raccontando
quello che accade nel rapporto tra un celebre scrittore di libri per
l'infanzia, Ted Cole interpretato da Jeff Bridges, e la sua bella moglie
Marion Kim Basinger appunto. La trama. I Cole sono degli affettuosi
genitori straziati da un evento tragico, un incidente automobilistico, in
cui hanno perso la vita i due figli maggiori, e neppure la nasciata della
piccola Ruth (Elle Fanning) ha potuto mitigare la tragedia della perdita.
Ma se Ted sfoga il proprio dolore con un comportamento istrionico ed
eccessivo, sua moglie si è invece rinchiusa in uno stato perennemente
depresso. Il rapporto tra i due coniugi, anche se basato su un profondo
amore, sembra essere definitivamente incrinato fino a che arriva Eddie un
giovane va a passare l’estate nella casa dello scrittore Ted Cole (Jeff
Bridges), con l’idea di fargli da assistente e possibilmente imparare
qualcosa sull’arte della narrativa. Arrivato sull’isola dove Cole risiede,
il ragazzo si accorge ben presto che la sua situazione familiare è
tutt’altro che rosea. Marion quindi diventa l'oggetto del desiderio di
Eddie e questo riaccende in lei emozioni sorprendenti, sia come madre che
come donna. Mentre Eddie viene sempre più coinvolto nell'intreccio amoroso
con l'apparente fragile Ma sfrontata Marion che realizza che sotto la
superficie di irresponsabilità di Ted si nasconde qualcosa di più profondo
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