KIM BASINGER NEWS

FEBBRAIO 2006

KIM BASINGER NEWS

THE DOOR IN THE FLOOR (KIM BASINGER, JEFF BRIDGES) DAL 3 FEBBRAIO 2006 AL CINEMA, EAGLE PICTURES

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Archivio di news mensili riguardanti la vita privata di Kim, i film in uscita, le classifiche, le apparizioni tv.

* FEBBRAIO 2006 *

*** Segnalo un nuovo sito italiano molto ricco dedicato a KIM BASINGER: http://www.kimbasinger.it/ ***

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1 febbraio : Attualmente in edicola potete trovare alcuni articoli sul film THE DOOR IN THE FLOOR.
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NEWS: pag. 57 "News Pagelle" (Voto 6 al film).

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BEST MOVIE: pag 112.

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2 febbraio : News!
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Baldwin speaks out over custody battle
Alec Baldwin has spoken out about the bitter child custody battle he is going through with ex-wife Kim Basinger.
Both actors have been venomous in their attacks on the other, claiming that they are the only ones who can look after their daughter Ireland.
Baldwin spoke to Entertainment Tonight, saying: "All that will sort itself out, it's not how I'd like things to be."
That's an understatement. The pair have gone through so much court time that Baldwin is now promoting a book he has written about family law and divorce.
Baldwin, who recently featured in Martin Scorsese flick 'The Aviator', continued: "There's a hidden danger, you don't know what divorce law is in the state you're residing in and when you find out, it's too late... it's a thing that's rigged for people - lawyers and judges - to make a lot of money and my book is about that subject."

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Basinger, Baldwin finally will share precious asset
Kim Basinger and Alec Baldwin's epic two-year custody battle for their daughter apparently has come to an end.
A hearing closed to the media earlier this week in Los Angeles has supposedly ended the battle, though any settlement terms haven't been announced. Well, come on and get on with it. I don't see how anyone expects us to get any holiday shopping done while we're worrying about this.
The actors have battled in custody proceedings over their 10-year-old daughter, Ireland, since January of last year. Baldwin dragged his ex-wife back into court last month after claiming she had violated a court-imposed custody order this summer. The actor also accused Basinger of turning his daughter into a spy, which got the Department of Homeland Security to bug her fourth-grade class, tap her Barbie phone and send the school librarian to a detention center in Cuba. You know, just in case.
Basinger's lawyer Neal Hersh said, "Kim is respectful of what the judge did. We're hopeful this will be the end of it." An attorney for Baldwin, who did not attend this week's hearing, said, "(Baldwin) has a right to parent his daughter. When he comes to court, it's because he feels it's an important issue that needs attention." And if that explains why he wasn't there, your skills of perception are much better than ours.

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Quanti anni mi dai?
Kim Basinger, a 52 anni, è la nuova testimonial di Miu Miu. Miuccia Prada ci spiega perché l'ha scelta (e perché la moda non ha età)
Miuccia Prada mi riceve nel quartier generale della sua azienda per parlare dell'attrice americana di 9 settimane e mezzo. La signora dello chic intellettuale l'ha corteggiata a lungo per averla in esclusiva come donna immagine della sua linea più trasgressiva e irriverente. In questa intervista ci spiega perché questa scelta fa parte del suo nuovo ideale di bellezza, una bellezza del futuro, dove l'età è scomparsa.
Protagonista della nuova campagna Miu Miu, una diva matura. A Hollywood non ci sono alternative giovani? O c'è qualche altro motivo?
«La verità è che, se dico che ho scelto Kim Basinger perché non è più giovanissima, vado contro il motivo per cui ho fatto questa campagna, ovvero che non c'è tanta differenza tra giovane e non giovane, che gli abiti non hanno valenza anagrafica. La scelta è stata fatta perché Kim Basinger è una donna bella, intelligente, che mi piace punto e basta. È un po' difficile da semplificare, quindi come ce la caviamo? ».
Partiamo da Miu Miu: l'età di riferimento di questa collezione, si è sempre detto, è 25-35 anni. Ha dunque deciso di sfuggire a questa specializzazione?
«Non si dovrebbe pensare ai vestiti solo in termini di età: il ragionamento è che, a un certo punto, per non essere "ridicoli" si debbano indossare solo certe cose. Ma chi l'ha detto? Uno deve vestirsi come si sente. La verità è che i vestiti sono uno dei lati divertenti della vita. Bisognerebbe trovare il modo di usarli senza preconcetti».

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Kim Basinger tra sesso e morte Superba in adattamento di John Irving
Dal 3 febbraio nei cinema italiani si potrà apprezzare una splendida Kim Basinger nel film "The door in the floor", l'adattamento cinematografico dal best seller di John Irving "A Widow for One Year", realizzato dal regista Tod Williams. Insieme a un eccelso Jeff Bridges, l'attrice protagonista di "9 settimane e mezzo" ci porta a esplorare le complessità dell’amore, toccando i differenti temi della morte e della sessualità.
Il film mostra gli aspetti più piacevoli ma anche quelli più misteriosi e bui dell'amore raccontando quello che accade nel rapporto tra un celebre scrittore di libri per l'infanzia, Ted Cole interpretato da Jeff Bridges, e la sua bella moglie Marion a cui Kim Basinger dà volto e corpo. I Cole sono degli affettuosi genitori straziati da un evento tragico, un incidente automobilistico, che li ha colpiti tremendamente.
A causa della terribile vicenda il matrimonio patisce un duro colpo e l’idea che Marion ha dell’amore, anche per le infedeltà di Ted, subisce uno scossone che porta a un cambiamento nella relazione di coppia. E tale novità arriva sotto forma di Eddie O’Hare (Jon Foster), un giovane che Ted ha assunto come suo assistente per lavorare con lui durante l’estate. Ted in cuor suo spera che Eddie serva a ridare vigore al loro matrimonio.
Si tratta di un film che indaga il fatalismo, dove la realtà relazionale prende il sopravvento sulla vita idilliaca. Spesso, in effetti, dopo un tragico e inaspettato evento al dramma segue il disincanto. L'incommensurabile perdita trascina nella sua scia verso una separazione che appare inevitabile. Il giovane e ingenuo Eddie O'Hare è una pedina manovrata in un partita di scacchi.
Kim Basinger, con il suo viso segnato dal tempo, s'impone nel ruolo di una donna incapace di affrontare il suo destino, in grado soltanto di riprendere il gusto per la vita iniziando un giovane alla vita sessuale.
Kim Basinger ha vinto un Premio Oscar, un Golden Globe e uno Screen Actors Guild Award per la sua interpretazione nel film di Curtis Hanson "L.A. Confidential". Ha ultimato le riprese di altri quattro lungometraggi che presto arriveranno sugli schermi: "Elvis has left the Building" di Joel Zwick, "Cellular" di David Ellis, "Even Money" di Mark Rydell e "The Sentinel" di Clark Johnson. Nata ad Athens, in Georgia, la Basinger è molto attiva nelle cause per la protezione degli animali.
Jeff Bridges ha avuto durante la sua carriera ben quattro nomination all’Oscar: "The Contender" di Rod Lurie, "Starman" di John Carpenter, "Thunderbolt e Lightfoot" di Michael Cimino e "The Last Picture Show" di Peter Bodganovich. Nel 1983 Bridges ha fondato il Ned Hunger Network, un'organizzazione no profit che si dedica alla nutrizione e all’alimentazione dei bambini nel mondo. E’ anche un provetto fotografo e pittore i cui lavori sono molto apprezzati. L’attore ha anche da poco coronato il sogno della sua vita pubblicando il suo primo lavoro musicale "Be here Soon". L'album si avvale della collaborazione del vocalista/tastierista McDonald, della cantante nominata al Grammy, Amy Holland e della leggenda del country-rock David Crosby. E' possibile vedere il trailer nel sito italiano della produzione

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3 febbraio : THE DOOR IN THE FLOOR esce oggi nei cinema italiani!

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5 febbraio : Piccola raccolta di recensioni del film THE DOOR IN THE FLOOR.
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35MM (Maria Conte)
"The door in the floor": Arte in un dramma famigliare top
Tod Williams, nella sua ancora breve filmografia, ha lavorato come attore, regista, produttore, e in questa sua nuova pellicola si è anche occupato del difficile compito di sceneggiare il romanzo "Vedova per un anno"di John Irving: impresa non facile e riuscita con bassi e alti.
La prima parte del film infatti, dopo un inizio accattivante, risulta poco uniforme, nonostante momenti intensi ed coinvolgenti. La seconda ora è invece maggiormente fluida e comprensibile, i personaggi acquistano spessore e completezza. I dialoghi sono affascinanti: vividi e ricchi di sfumature rendono anche i ricordi realistici e pieni di significato. I due figli morti di questa famiglia spezzata, ma di cui si percepisce ancora la felicità e l'amore del passato, sono figure efficacemente e pienamente evocate forse proprio perché è possibile vederle attraverso gli occhi degli altri personaggi, interpretati da Kim Basinger e Jeff Bridges: occhi da cui traspaiono profondità e sensibilità. Molti i riferimenti autobiografici nel racconto di John Irving, ma l'aspetto più interessante è l'interna dichiarazione di poetica che permea il rapporto tra il protagonista scrittore e il giovane assistente, dove dominano dettagli e simboli.

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BEST MOVIE
La strana estate dei coniugi Cole. Jeff Bridges interpreta il celebre scrittore per bambini e Kim Basinger ha il ruolo della moglie Marion. I due trascorrono l'estate nella località marina di Est Hampton, lui impegnato a produrre il suo nuovo lavoro, lei a fargli compagnia e a prendersi cura della loro piccola figlia Ruth. Ruth non è l'unica figlia di Ted e Marion: anni prima marito e moglie hanno perso in un tragico incidente un figlio. Una scomparsa che ha minato profondamente le basi del loro rapporto. Compromettendo la felicità. E' in arrivo tra loro, però uno scossone che apparentemente li disgregherà di più, ma che paradossalmente potrebbe riavvicinarli. Ted infatti decide per il suo lavoro di avvalersi dell'aiuto di un giovane assistente, Eddie. Il ragazzo finirà ben presto per rimanere affascinato dalla bella e sfrontata Marion, la quale inaspettatamente riceverà le sue avence. Tratto dall'omonimo best seller 1998 di John Irving, lo stesso scrittore che adattando per il grande schermi un altro suo romanzo "Le regole della casa del sidro" ha conquistato un Oscar.

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CASTLEROCK
Ambientato nella cittadina marina di East Hampton, New York, il film racconta il trascorrere di una particolare estate nella casa del famoso autore di libri per bambini Ted Cole e di sua moglie Marion, di come il loro matrimonio abbia subito un duro colpo a causa di una tragedia, del difficile equilibrio raggiunto dalla loro figlioletta Ruth, e di come un giovane, che Ted ha assunto come assistente, arrivi a dare uno scossone alla loro relazione.
Interessantissima variazione sul tema "coppia borghese in crisi con arrivo di incomodo terzo estraneo a metterli mette di fronte alla loro essenza", The Door in the Floor mette in scena la rappresentazione, vissuta e messa in scena dagli stessi protagonisti, di un'indefinibile malattia dei sentimenti.
Le cause del dolore rimangono sempre sullo sfondo (il racconto della morte dei figli della coppia non arriva che alla fine, quello che importa è il manifestarsi della sofferenza nelle sue dinamiche, non le sue motivazioni) e la famiglia sembra essersi in un certo senso modellata, nella quotidianità, sulla tragedia che la tiene unita. Ted (Jeff Bridges) sublima il dolore rinchiudendosi nella sua creatività; i disegni dei suoi libri, quasi incubi di bambini, segnale grafico di un'emotività minata. Il suo atteggiamento con le donne, che usa come modelle per i suoi osceni ritratti, serve a mettersi alla prova, quasi a farle confrontare con un lato oscuro (il segno grafico è lo stesso angosciato delle illustrazioni dei suoi libri, malgrado i soggetti siano decisamente più leggeri) femminile che la sua compagna non riesce più a riconoscere, con il quale non riesce a rapportarsi, e dal quale ha finito per essere sopraffatta. Dopo averle smascherate sulla tela e concupite con metodica svogliatezza le abbandona di fronte alla loro nudità, e non solo in senso letterale.
Il personaggio di Marion (Kim Basinger) è invece molto più schematico e tradizionale, nel rappresentare una madre catatonica, incapace di qualsiasi slancio, sia consolatorio che autodistruttivo. L'arrivo del giovane assistente del marito servirà a rimettere in moto le pulsioni materne e sessuali che le permetteranno di rielaborare il lutto e di tornare a porsi in maniera attiva e progettuale di fronte alla sua esistenza.
Il povero Eddie si ritrova catapultato in mezzo a uno psicodramma di cui diventerà inconsciamente deus-ex-machina, emotivamente sfruttato dallo scrittore-padrone e dalla mamma-amante, incapace sulle prime di riconoscere la meschinità dell'uomo che ammira e la distanza che lo separa dalla donna che crede di amare. Un rito di passaggio per la verità un po' cruento e spietato: la sceneggiatura sorvola spietatamente e sembra abbandonarlo al suo destino, come fa anche per la piccola Ruth, che non ha mai conosciuto i fratelli ma che vive circondata dalle loro immagini in un inquietante santuario. Tod Williams mette comunque parecchia carne al fuoco e caricare ancora di più il film di pathos avrebbe finito per risultare stucchevole.
Suggestivo, anche stravagante, certo, ma tutto sommato un'opera prima con molti pochi fronzoli e ben girato, con una bella alternanza tra momenti veramente tragici e sprazzi di commedia qua e là (dovuti più che altro ingombrante, ma gradita, presenza di Bridges). La diligenza e la modestia con cui il materiale drammatico è trattato lo tengono al di qua dei confini dell'eccesso e del ridicolo, confini che, va detto, il regista rischia coraggiosamente più volte di varcare.

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CIAK (Piera Detassis)
Un famoso autore di libri per bambini (Jeff Brides), sfatto, distratto, fin troppo disinvolto, trascorre l'estate della crisi con la sua moglie (Kim Basinger) mentre su tutto incombe l'ombra del figlioletto morto che ha gettato la donna in depressione. Fra i due non corre più l'amore, vivono in case separate e lui si lascia andare all'alcool e alle donne. Lei si consolerà seducendo il giovane assistente del marito, un ragazzino timido ed inesperto che instaura un delicato rapporto con la matura moglie del suo idolo. E' sempre bello ritrovare un attore carnale come Jeff Bridegs che ha la stessa qualità di Nicholson, sa essere sdrucito e un attimo dopo sexy, l'età non conta. Ed è bellissimo ritrovare Kim Basinger, la forza del suo mito appena appena opacizzato da quelle piccole rughe, dalla nervosità acquisita con l'età e le durezze familiari. Il suo corpo e i suoi capelli sembrano gli stessi, la sua nevrosi si è fatta più natura e sincera. Insieme, lei e Jeff sono una bella coppia e lei può ancora concedersi sullo schermo quel ghiribizzo col il ragazzino. Il tono è lento. Troppo lento. Ma c'è il torpore del lutto, della depressione, di un estate in cui l'amore si rattrappisce e si nasconde. Non catturerà le folle, ma certo non si poteva raccontare altrimenti questa storia fatta di brevi mosse del cuore ben nascoste.

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CINECLICK (Vittorio Renzi)
Ancora tragedie sepolte e storie d'amore delicate e impossibili nell'ennesima trasposizione cinematografica dell'universo letterario John Irving. Poco riuscita, come quasi tutte quelle che l'hanno preceduta, ma con due interpreti d'eccezione.
A East Hampton, New York, vivono Ted e Marion Cole (Jeff Bridges e Kim Basinger), una coppia alla deriva dopo la tragedia che portò via, giovanissimi, due dei loro tre figli. Resta loro la piccola Ruth (Elle Fanning, sorella minore della più celebre Dakota) e un rapporto matrimoniale flebile e in via di disfacimento. Finché un'estate Ted, che è un famoso scrittore di fiabe, non decide di assumere come assistente un aspirante scrittore, il liceale Eddie (Jon Foster). E mentre Ted continua ad intrattenersi con le donne che sceglie come modelle per i disegni dei suoi libri, ben presto l'ammirazione di Eddie per Ted farà posto ad un'incontenibile passione nei confronti di Marion.
Se è già abbastanza difficile per registi come George Roy Hill (Il mondo secondo Garp), o Tony Richardson (Hotel New Hampshire) rendere il delicato equilibrio della scrittura di John Irving, uno dei romanzieri più saccheggiati da Hollywood, le cose non migliorano quando l'adattamento finisce nelle mani di un calligrafo come Lasse Hallström (Le regole della casa del sidro) o di un regista fin troppo umile come Tod Williams.
The Door in the Floor (tratto dal romanzo A Widow for One Year) soffre infatti di anemia registica, per così dire: tutto è affidato alla storia (potenzialmente bella e toccante) e a due magnifici attori come Jeff Bridges e la sempre più brava Kim Basinger. Ma questo non basta, come non basta illustrare il dolore della perdita senza riuscire a comunicarne lo strazio. Seguendo gli "sbalzi d'umore" tipici della penna di Irving, il film tenta di mostrare quanto siano labili i confini fra tragedia e commedia nella vita umana, riesumando poco a poco sofferenze indicibili nello scorrere monotono del quotidiano, in mezzo a gesti e parole apparentemente banali, fra i quali balenano qua e là alcuni "segni" di ciò che è stato, come la porta sul pavimento della favola di Tod (la stessa che ha ricavato nella sua sala dello squash) che si apre direttamente su una ferita mai chiusa.
Se nel ruolo della Basinger prevalgono i toni drammatici, Bridges è perfetto nell'incarnare l'ennesima figura controversa del suo ormai ricco curriculum: quella di un uomo profondamente egoista ed infantile, a metà strada fra il "Drugo" de Il grande Lebowski dei fratelli Coen (impossibile non ricordarlo nella grottesca fuga sulla spiaggia di Ted, inseguito da Mimi Rogers, modella/amante respinta) e il sopravvissuto al disastro aereo, in fase di rimozione della morte, di Fearless di Peter Weir. Ma sono quasi più questi riferimenti ipertestuali che non lo script del film in questione ad arricchire un personaggio che rischia altrimenti di apparire banale e ripetitivo, chiuso com'è nel solito cliché dell'artista dissoluto e trasgressivo (anche se Bridges è comicissimo nella sua tunica azzurra da guru!), che snocciola in tono saccente i trucchi della scrittura, come quando insiste – giustamente – sulla "precisione nei dettagli". Così come non rivela grandi sorprese la relazione fra il liceale e la donna matura, anche per colpa dello slavato e poco interessante Jon Foster.
Penalizza il film anche un montaggio di cui a tratti sfugge il senso, nel momento in cui frammenta e ripropone sequenze che si davano già per concluse. Non brutto ma irrisolto e sostanzialmente noioso.

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CINEMA.IT
Uscito in questo scorcio della stagione forse nella speranza di presentarsi al pubblico italiano con qualche nomination agli Oscar, non pervenuta, questo film è l’adattamento cinematografico del romanzo A Widow for One Year (Vedova per un anno) di John Irving, dalle opere del quale sono già state tratte pellicole di successo come Il mondo secondo Garp (1982) di George Roy Hill, Hotel New Hampshire (1984) di Tony Richardson o Le regole della casa del sidro (1999) di Lasse Hallström.
The Door in the Floor è invece il titolo di uno dei racconti scritti dal protagonista, che simboleggia sia l’origine del mondo sia tutte le paure dell’uomo. Si tratta di uno dei più conclusi tra i molti inconclusi spunti del film: la relazione velata d’incesto tra la matura Kim Basinger ed il giovane Jon Foster, già protagonista dell’ultima serie di Mtv Life As We Know It (2004-2005), l’improvvisato apprendistato da scrittore che questi riceve dal personaggio interpretato da Jeff Bridges, la crisi senza soluzione di una coppia un tempo felice.
Immaginiamo Tod Williams titubante sul registro da tenere nella sua trasposizione per rendere il come di consueto variegato mondo del romanzo di Irving. Lo sceneggiatore e regista ha deciso infine di costruire una serie di scene in gran parte slegate tra loro, che vivono di volta in volta dell’incontro o dello scontro tra il ragazzo e la coppia, tra questi e la bambina, o tra lo scrittore e una ricca signora che gli fa da modella.
La storia e il film iniziano in realtà prima dell’arrivo e finiscono dopo la partenza del ragazzo, che si trova comunque ad essere il motore della maggior parte degli eventi, compresa la sua scoperta del sesso con la bella signora Cole. D’altra parte era stato il pratico, sebbene artista trasandato, Ted a consigliare alla moglie di provare a vivere separati per un’estate al fine di rimettere insieme i pezzi delle loro due vite dopo la morte dei figli adolescenti.
Insomma nessuno scandalo, un’incerta ironia, a differenza del più graffiante The Shape of Things (2003) di Neil Labute, film galeotto di un incontro tra i due prossimi amanti, e quasi nessuna forte emozione per tutta la durata della proiezione. A sostenere questo stile minimale s’intuisce anche un certo lavoro sul sonoro di molte microsequenze, altrove appesantite da musiche spesso troppo di maniera, che smorzano l’originalità e l’emotività irrisolta, ma presente nel film, invece di sorreggerle. Peccato.

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CINEMATOGRAFO
Tod Williams porta sullo schermo Vedova per un anno di Irving. Con Bridges, la Basinger e un finale "suicida"
Ted Cole (Jeff Bridges) è un celebre scrittore di libri per l'infanzia. Vive ad East Hampton con l'avvenente moglie Marion (Kim Basinger) e la figlioletta Ruth. Ma nell'album di famiglia c'è la tragedia: un incidente automobilistico in cui hanno perso la vita altri due figli, Tim e Tom. Una tragedia che si riverbera sul presente costringendo alla catalessi Marion, spronando al costante tradimento Ted e, soprattutto, inculcando nella memoria di Ruth le decine di fotografie dei fratelli mai conosciuti che tappezzano la casa. In questo multiforme dolore fa la sua comparsa Eddie, giovane studente assunto dallo scrittore per l'estate. Affascinato da Marion, non tarda a finirci a letto, mentre Ted si produce nell'ennesima relazione extra-coniugale. Ma anche con questa "intrusione" lo status quo relazionale non cambia, reificato da una sofferenza incommensurabile. Tratto da Vedova per un anno di John Irving, The Door in the Floor cerca di non effondere la sofferenza della storia sul piano del racconto, gigioneggiando in osmosi con il redivivo Bridges e ammaliando in combutta con la ritrovata femme fatale di 9 settimane e 1/2. Anche lo sprovveduto pischello non se la cava male, ancor meglio la piccola Elle Fanning che dà un tenero volto a Ruth. Ciò che non funziona è la regia, che qui e là si dimentica degli attori e di se stessa, e soprattutto la sceneggiatura, che nel finale precipita. Non è possibile - e la colpa è tutta del regista e sceneggiatore Tod Williams - inframmezzare il racconto che Ted fa a Eddie dell'incidente fatale con immagini in flashback - attivato da chi? - del medesimo. Semplicemente perchè tutto il precedente svolgimento è basato sull'arte della parola, le parole messe una accanto all'altra dallo scrittore Ted. Con questa letale contraddizione The Door in the Floor sceglie il suicidio. Ed è un peccato.

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CITY
Jeff Bridges e Kim Bsinger, volti leonini (criniera compresa) ed espressione scolpita (nel senso: di sempre quella),hanno perso due figli nella dolorosa trama ed un regista nella sciagurata forma che la realizza. Per sopravvivere, lui scrive racconti per l'infanzia addobbandoli con disegni simil-porno e vivendo adeguatamente. Lei non riesce dedicarsi alla biondissima figlioletta partorita in vana replica al lutto. Nella casa stipata di foto e memorie dei ragazzi perduti, si offre all'ospite teenager, per una sostituzione pscio/affettiva. Di fronte alla Basinger desnuda (doverne dire male costa quanto rovesciare petrolio sulla coperta di Linus), la prima esperienza del ragazzino dura un paio di secondi. Si rifarà una sessantina di volte diventando l'ago di una bilancia narrativa sbalestrata, in goffo bilico tra ostentata cupezza e alleggerimento grottesco. Per i profani le regia è quella cosa che noti solo s non funzione. Todd Williams è l'errore fatto persona. Sbaglia il tono, i tempi, la (non) direzione degli attori. Fa scempio dell'attenzione di chi guarda: quando arriva il monologo drammatico, è troppo tardi per recuperarci e commuoverci. John Irving, autore del romanzo all'origine, limò per anni la sceneggiatura del suo "le regole della casa del sidro". Qui nemmeno un'occhiata?

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FILM.IT (Adriano Ercolani)
Tratto dal bellissimo romanzo "Vedova per un anno" di John Irving, il film è un esempio piuttosto riuscito di cinema letterario. Nel cast Kim Basinger e Jeff Bridges. Il giovane Eddie O’Hare (Jon Foster) va a passare l’estate nella casa dello scrittore Ted Cole (Jeff Bridges), con l’idea di fargli da assistente e possibilmente imparare qualcosa sull’arte della narrativa. Arrivato sull’isola dove Cole risiede, il ragazzo si accorge ben presto che la sua situazione familiare è tutt’altro che rosea: sia lui che la moglie Marion (Kim Basinger) sono infatti ancora traumatizzati dalla scomparse dei loro due figli maggiori, e neppure la nasciata della piccola Ruth (Elle Fanning) ha potuto mitigare la tragedia della perdita. Ma se Ted sfoga il proprio dolore con un comportamento istrionico ed eccessivo, sua moglie si è invece rinchiusa in uno stato perennemente depresso. Il rapporto tra i due coniugi, anche se basato su un profondo amore, sembra essere definitivamente incrinato, e l’arrivo del confuso adolescente ben presto complica la situazione… Tratto dal bellissimo romanzo “Vedova per un anno” di John Irving – scrittore che al cinema ha “regalato” al cinema trasposizioni fino ad ora interessanti ma contraddittorie, come ad esempio “Il mondo secondo Garp” (The World According to Garp, 1982) di George Roy Hill e “Le regole della casa del sidro” (The Cider House Rules, 1999) di Lasse Hallstrom – quest’opera seconda di Tod Williams è un lungometraggio che non riesce a stabilire immediatamente un rapporto preciso con lo spettatore; la prima parte del film infatti non possiede infatti un centro narrativo ben preciso, e sbanda vistosamente seguendo i vari personaggi, che tra l’altro sono presentati in maniera eccessivamente retorica: lo scrittore bohemien e disinibito, la donna inconsolabile e misteriosa, l’adolescente ingenuo ecc.  Dato l’incipit della pellicola confuso e vagamente noioso, sorprende e non poco invece assistere ad una seconda parte più compatta, ordinata e soprattutto coinvolgente: quando “The Door in the Floor” inizia a contenere in filigrana l’umorismo triste e vagamente surreale, in poche parole l’atmosfera propria delle migliori opere di Irving, allora il risultato si eleva notevolmente. Avendo a disposizione ruoli molto meglio delineati a livello psicologico -soprattutto quello di Marion – la dolorosa Kim Basinger ed un sempre grande Jeff Bridges impreziosiscono il lungometraggio con due prove d’attore rimarchevoli. Intenso e disperato nel suo essere volutamente trattenuto, il film si dipana allora come un melodramma denso e sinuoso, capace di trattenere il pubblico e scuoterlo. Tod Williams compie la scelta giusta di non sottolineare gli eventi con una regia troppo “presente”, e l’equilibrio della messa in scena gli da ragione. Esempio piuttosto riuscito di cinema “letterario”, questo curioso “The Door in the Floor" possiede almeno due pregi: prima di tutto è un ottimo veicolo per interpretazioni di razza; in secondo luogo, riesce a sopperire con le armi del sentimento ad un inizio a dir poco stentato. Di certo non è poco.

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FILMLEO
Di Todd Williams sapevamo solo che nel 1997 aveva scritto e diretto "The Adventure of Sebastian Cole", premiato al Toronto Film Festival e presentato con enorme successo al Sundance Film Festival.
Il suo nuovo lungometraggio si ispira al romanzo “Vedova per un anno”, quinto libro di John Irving (premio Oscar per l’adattamento del suo “Le regole della casa del sidro”) ad arrivare alla trasposizione cinematografica.
Il romanzo racconta trent'anni della vita di Ruth, scanditi dalle varie tappe della sua formazione: l'infanzia, l'età adulta con la realizzazione professionale e la solitudine, la vedovanza e un nuovo amore.
Il film si sofferma esclusivamente sulla prima parte della vita di Ruth e focalizza la sua attenzione sui genitori (traumatizzati dalla morte dei due figli maggiori) raccontando cosa accade durante una particolare estate (estate che tramonta come tramonta la loro unione).
Una famiglia in cui il denominatore comune è il dolore, visto nelle sue diverse espressioni, e l‘originalità è, come ha giustamente sottolineato Alessandro Guerra, che le sue cause “rimangono sempre sullo sfondo -il racconto della morte dei figli della coppia non arriva che alla fine- quello che importa è il manifestarsi della sofferenza nelle sue dinamiche, non le sue motivazioni”.
Scrive Il Giornale: “Il film evidenzia un malessere generato dalla crisi esistenziale di tutte le fasce sociali americane, e gli elementi consolatori, come l'alcool, lo show business, la supremazia industriale, non sono più sufficienti a mascherare il crollo delle illusioni“.
Tema non usuale nel panorama del cinema hollywoodiano degli ultimi tempi.
Una storia intensa e disperata ma con qualche dose di sottile umorismo nel tentativo di mostrare quanto siano labili i confini fra tragedia e commedia nella vita umana: e qui si rivela la mano poco sicura del regista che non riesce a padroneggiare pienamente la materia e rende il film non del tutto convincente.
Un film comunque che ha il merito di distinguersi per il suo ritmo lento e raffinato, che invita alla riflessione e non cade mai nella retorica.
Punto di forza è la magistrale interpretazione dei due protagonisti:
Kim Basinger (sempre bellissima e senza un filo di trucco), Jeff Bridges (equilibrato e misuratissimo in un ruolo che porterebbe a strafare: “la sua interpretazione è una delle più ricche e brillanti dell'anno” ha sostenuto The New York Times).

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FILMUP (Elisa Giulidori)
Non c'è dolore più grande della perdita di un figlio. E' una lacerazione profonda che niente potrà mai rimarginare: non un altro figlio, non una bella casa, non un luogo stupendo dove vivere, nulla! Ed è questo dolore che consuma la vita di Ted e Marion, il desiderio di un'altra vita, la nascita di una bellissima bambina non è riuscita a ridare alla famiglia Cole la serenità, il passato domina le loro vite, le foto dei due fratelli morti tappezzano le pareti di tutta la casa, in particolare di un lungo corridoio. La piccola Ruth di quattro anni ha imparato a memoria tutte le foto, tutti i momenti della vita dei due fratelli, che lei non ha mai conosciuto, ma di cui sente la pesante presenza. Marion, annichilita dalla tragedia, non riesce a provare più nulla e si ritrova spesso in uno stato semi-catatonico, nei suoi occhi la macchina da presa non scopre che disperazione e buio. Ted si dedica al suo lavoro di scrittore e illustratore di libri per bambini, ad altre donne, alla piccola Ruth, cerca di vivere. L'arrivo di Eddie, giovane assistente di Ted sarà l'elemento catalizzatore che permetterà ai due coniugi di dare una svolta alle loro vite. Il regista e sceneggiatore Tod Williams ha lavorato più di un anno per tradurre in immagini le prime 180 pagine del romanzo di John Irving "A Widow for One Year", riuscendo a catturare l'essenza stessa del libro e regalandoci un ottimo film dove riescono a convivere commedia e tragedia, un film adulto, sofisticato ed intelligente, pieno di simbolismi, un'esplorazione del dolore. La macchina da presa segue, pedina i protagonisti, si aggira per le stanze vuote e li sorprende alle spalle, un elemento estraneo che delicatamente cerca di penetrare nelle loro vite, come se spiasse una realtà che non deve essere avvicinata in maniera troppo diretta e traumatica, entra nel loro dolore ma rimanendone estraneo, il suo compito è quello di mostrare, non d'indagare. Non a caso i personaggi sono spesso ripresi circondati da elementi architettonici, una sorta di quinte, all'interno della quale vivono e si muovono. I due attori protagonisti Jeff Bridges, ancora alle prese con un personaggio eccentrico e variopinto e Kim Basinger, riescono a rendere perfettamente la felicità passata e mai dimenticata di Ted e Marion, il loro dolore e la loro incapacità di trovare una via d'uscita a questa situazione. Sarà proprio Marion, a decidere per tutti, a farsi carico del passato, lasciando Ted e Ruth liberi di poter vivere il presente.
La frase: "Ho sentito un rumore come di qualcuno che cerca di non fare rumore".

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IL CORRIERE DELLA SERA (Maurizio Porro)
Melò un po’ per signore, ma anche provvisto dei sofferti tempi del cinema psico-sentimentale di una volta ispirato all’immancabile romanzone di John Irving. Bravi i due protagonisti, mentre la loro piccola Elle Fanning minaccia di diventare leziosa come la famosa sorella Dakota.

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IL GIORNALE (Adriano De Carlo)
Tratto da un romanzo di John Irving, The Door in the Floor, conferma il pessimismo diffuso tra gli operatori culturali statunitensi. Il film evidenzia un malessere generato dalla crisi esistenziale di tutte le fasce sociali americane, e gli elementi consolatori, come l'alcool, lo show business, la supremazia industriale, non sono più sufficienti a mascherare il crollo delle illusioni. C'è un Vietnam, un Irak in ogni nucleo familiare americano e The Door in the Floor mostra impietosamente lo sfacelo di una famiglia alla quale è mancato il figlio diciassettenne. Lo scrittore per l'infanzia Ted (Jeff Bridges), la moglie Ruth (Kim Basinger), silenziosa immagine del dolore e la figlioletta (Ella Fenning), subiscono la presenza rapinosa del giovane Eddie (Jon Foster), assunto dal marito come assistente. Il ragazzo diventa l'amante di Ruth, offrendole la sua giovinezza sfrontata, con l'inconsapevole complicità del marito, fedifrago a sua volta con una modella, visto che è anche pittore. Un superbo Jeff Bridges domina la vicenda, mentre la Basinger a cinquantadue anni non ha alcuna reticenza nelle sequenze erotiche.

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IL MESSAGGERO (Roberta Bottari)
La vita può anche essere una malattia mortale. Lo sa bene la bella Marion (Kim Basinger), che si trascina da un punto all’altro della sua casa a East Hampton, come stordita. Non riesce a rompere questa cortina il suo giovane amante, così come non ci riesce la figlioletta Ruth, in cerca di tenerezze. A niente, poi, le serve il marito scrittore (Jeff Bridges). Certo, lui la tradisce cento volte più di lei, ma il punto non è questo, lo si capisce subito. In quella casa c’è una cappa, qualcosa che ottunde, che ottura i pori della pelle, che impedisce all’aria di ossigenare il cervello: il dolore. Perché tutte quelle foto che tappezzano le pareti, vere protagoniste del film, sono di due bambini morti: i primi figli di Marion e Ted. Ruth è nata dopo la tragedia, non ha conosciuto i fratelli, ma ha imparato a memoria tutte le foto, nei minimi particolari. E, ogni sera, le ripassa. The Door in the Floor (da Vedova per un anno di Irving), però, non è affatto un film angosciante o cupo. Perché il regista rende perfettamente le atmosfere del libro per dare vita a un film dove convivono commedia e tragedia. Una sofisticata esplorazione del dolore, con la macchina da presa che segue i protagonisti, li sorprende alle spalle e che, senza mai essere invasiva, li penetra. Con tanto di finale a sorpresa.

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LA VOCE DI MILANO
Questo è il quinto lavoro di John Irving, uno dei migliori scrittori di romanzi nel mondo, ad essere adattato per il grande schermo: il best-seller “A widow for one year’. Ted Cole, interpretato da Jeff Bridges, è un famoso autore di libri per bambini. Il suo matrimonio con Marion (Kim Basinger) è in crisi a causa di una tragedia che ha colpito la loro famiglia: la perdita di due figli: il dolore e il terrore più grandi per un genitore.  Ruth (Elle Fanning, sorella minore dell’attrice Dakota) è la loro vivace figlia di quattro anni, adorata dai genitori. Ha imparato a memoria tutte le foto, brevi momenti della vita dei fratelli immortalati in un ricordo. Non li ha mai conosciuti me ne sente comunque la costante presenza. Ted assume per l’estate un giovane, figlio di un professore dei suoi due figli scomparsi, per fargli da assistente e da autista, visto che Ted non ha più la patente. Eddie (Jon Foster) ammira molto l’eccentrico scrittore e sogna, un giorno, di diventare come lui. Marion non riesce a rassegnarsi per la perdita dei figli: una lacerazione che niente può rimarginare. Né un altro figlio, né una bella casa.  Ben presto, però, si rende conto delle debolezze del suo mito e le inconsuete abitudini lavorative di Ted lo inducono a fare di testa sua.  Eddie fa amicizia con la bella moglie dello scrittore e se ne innamora. Marion diventa quindi l’oggetto del desiderio del giovane assistente e in lei si riaccendono emozioni prima sopite dal dolore. Con sorpresa di Eddie, le sue avances vengono ricambiate.  Il giovane è sempre più coinvolto nella storia d’amore con l’apparentemente indifesa e fragile moglie del suo capo. Si rende conto che, sotto l’apparente irresponsabilità di Ted che tradisce continuamente la moglie senza nasconderlo, si nasconde qualcosa di più profondo: grande dolore e paura. L’estate sta ormai per finire e Marion e Ted devono prendere una decisione difficile che sconvolgerà il futuro della loro famiglia…

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L'ISOLA DEL TESORO
L’elaborazione del lutto è uno dei temi più ostici, “pericolosi” e misteriosamente affascinanti di cui il cinema – con esiti alterni – si è più volte occupato. Da Gente comune a La stanza del figlio, ardua è sempre stata l’impresa di raccontare l’oscuro, il soffocato, il non detto, il rimosso ed il deflagrante/silenzioso dolore che sconvolge l’esistenza umana colpita da una grave perdita. E soprattutto la sofferenza di un genitore per la perdita di un figlio è uno degli scenari più strazianti ai quali ci si possa accostare per pudicizia di emozioni ed uragano di sentimenti contrastanti. Dal libro di John Irving Vedova per un anno, nasce un altro racconto che indaga sul dolore di un padre ed una madre che hanno perso tragicamente i due figli gemelli. La versione cinematografica – The door in the floor – diretto dall’inesperto (per la complessità e delicatezza della materia) Tod Williams – è la trasposizione in immagini del lento rinascere alla vita di Ted Cole , famoso autore di libri per bambini, e della sua bella moglie Marion. Testimoni oculari ed involontari di questo doloroso passaggio, la piccola figlia Ruth ma soprattutto il giovane Eddie che viene assunto dallo scrittore come suo assistente ma che si ritrova suo malgrado(?) a vivere sulla propria pelle le “atrocità” e bassezze di un’umanità adulta che ancora non ha imparato a fare i conti con i tragici eventi di una vita sempre maledettamente sorprendente. Va dato merito al regista e sceneggiatore Williams di aver evitato sia facili scorciatoie sentimentali che di premere sull’acceleratore di uno scontato pietismo, concentrandosi sui silenzi e sottintesi passaggi che conducono questo nucleo familiare ad una difficile riscoperta della vita. E dove un’inesperta padronanza del mezzo e dei tempi cinematografici provocano evidenti lacune narrative e di tensione emotiva, a supplire ci pensano interpreti di razza come Jeff Bridges e Kim Basinger (insieme al ragazzo Jon Foster), marito e moglie, padre e madre che con i loro volti segnati, naturali e veri, i loro silenzi e sguardi intensi raccontano con dignità ed essenzialità del dolore di vivere.

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STUDIO CITY (Calogero Messina)
L’elaborazione del lutto è uno dei temi più ostici, “pericolosi” e misteriosamente affascinanti di cui il cinema – con esiti alterni – si è più volte occupato. Da “Gente comune” a “La stanza del figlio”, ardua è sempre stata l’impresa di raccontare l’oscuro, il soffocato, il non detto, il rimosso ed il deflagrante/silenzioso dolore che sconvolge l’esistenza umana colpita da una grave perdita. E soprattutto la sofferenza di un genitore per la perdita di un figlio è uno degli scenari più strazianti ai quali ci si possa accostare per pudicizia di emozioni ed uragano di sentimenti contrastanti. Dal libro di John Irving “Vedova per un anno”, nasce un altro racconto che indaga sul dolore di un padre ed una madre che hanno perso tragicamente i due figli gemelli. La versione cinematografica – “The door in the floor” – diretto dall’inesperto (per la complessità e delicatezza della materia) Tod Williams – è la trasposizione in immagini del lento rinascere alla vita di Ted Cole , famoso autore di libri per bambini, e della sua bella moglie Marion. Testimoni oculari ed involontari di questo doloroso passaggio, la piccola figlia Ruth ma soprattutto il giovane Eddie che viene assunto dallo scrittore come suo assistente ma che si ritrova suo malgrado(?) a vivere sulla propria pelle le “atrocità” e bassezze di un’umanità adulta che ancora non ha imparato a fare i conti con i tragici eventi di una vita sempre maledettamente sorprendente. Va dato merito al regista e sceneggiatore Williams di aver evitato sia facili scorciatoie sentimentali che di premere sull’acceleratore di uno scontato pietismo, concentrandosi sui silenzi e sottintesi passaggi che conducono questo nucleo familiare ad una difficile riscoperta della vita. E dove un’inesperta padronanza del mezzo e dei tempi cinematografici provocano evidenti lacune narrative e di tensione emotiva, a supplire ci pensano interpreti di razza come Jeff Bridges e Kim Basinger (insieme al ragazzo Jon Foster), marito e moglie, padre e madre che con i loro volti segnati, naturali e veri, i loro silenzi e sguardi intensi raccontano con dignità ed essenzialità del dolore di vivere.

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TGCOM
Kim Basinger tra sesso e morte - Superba in adattamento di John Irving
Dal 3 febbraio nei cinema italiani si potrà apprezzare una splendida Kim Basinger nel film "The door in the floor", l'adattamento cinematografico dal best seller di John Irving "A Widow for One Year", realizzato dal regista Tod Williams. Insieme a un eccelso Jeff Bridges, l'attrice protagonista di "9 settimane e mezzo" ci porta a esplorare le complessità dell’amore, toccando i differenti temi della morte e della sessualità. Il film mostra gli aspetti più piacevoli ma anche quelli più misteriosi e bui dell'amore raccontando quello che accade nel rapporto tra un celebre scrittore di libri per l'infanzia, Ted Cole interpretato da Jeff Bridges, e la sua bella moglie Marion a cui Kim Basinger dà volto e corpo. I Cole sono degli affettuosi genitori straziati da un evento tragico, un incidente automobilistico, che li ha colpiti tremendamente. A causa della terribile vicenda il matrimonio patisce un duro colpo e l’idea che Marion ha dell’amore, anche per le infedeltà di Ted, subisce uno scossone che porta a un cambiamento nella relazione di coppia. E tale novità arriva sotto forma di Eddie O’Hare (Jon Foster), un giovane che Ted ha assunto come suo assistente per lavorare con lui durante l’estate. Ted in cuor suo spera che Eddie serva a ridare vigore al loro matrimonio. Si tratta di un film che indaga il fatalismo, dove la realtà relazionale prende il sopravvento sulla vita idilliaca. Spesso, in effetti, dopo un tragico e inaspettato evento al dramma segue il disincanto. L'incommensurabile perdita trascina nella sua scia verso una separazione che appare inevitabile. Il giovane e ingenuo Eddie O'Hare è una pedina manovrata in un partita di scacchi. Kim Basinger, con il suo viso segnato dal tempo, s'impone nel ruolo di una donna incapace di affrontare il suo destino, in grado soltanto di riprendere il gusto per la vita iniziando un giovane alla vita sessuale. Kim Basinger ha vinto un Premio Oscar, un Golden Globe e uno Screen Actors Guild Award per la sua interpretazione nel film di Curtis Hanson "L.A. Confidential". Ha ultimato le riprese di altri quattro lungometraggi che presto arriveranno sugli schermi: "Elvis has left the Building" di Joel Zwick, "Cellular" di David Ellis, "Even Money" di Mark Rydell e "The Sentinel" di Clark Johnson. Nata ad Athens, in Georgia, la Basinger è molto attiva nelle cause per la protezione degli animali. Jeff Bridges ha avuto durante la sua carriera ben quattro nomination all’Oscar: "The Contender" di Rod Lurie, "Starman" di John Carpenter, "Thunderbolt e Lightfoot" di Michael Cimino e "The Last Picture Show" di Peter Bodganovich. Nel 1983 Bridges ha fondato il Ned Hunger Network, un'organizzazione no profit che si dedica alla nutrizione e all’alimentazione dei bambini nel mondo. E’ anche un provetto fotografo e pittore i cui lavori sono molto apprezzati. L’attore ha anche da poco coronato il sogno della sua vita pubblicando il suo primo lavoro musicale "Be here Soon". L'album si avvale della collaborazione del vocalista/tastierista McDonald, della cantante nominata al Grammy, Amy Holland e della leggenda del country-rock David Crosby. E' possibile vedere il trailer nel sito italiano della produzione.

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TISCALI SPETTACOLI
Amore e tragedia: torna Kim Basinger. Il grande ritorno di Kim Basinger. La splendida attrice torna con The door in the floor, l'adattamento cinematografico dal best seller di John Irving A Widow for One Year, realizzato dal regista Tod Williams. Il film mostra gli aspetti più piacevoli ma anche quelli più misteriosi e bui dell'amore raccontando quello che accade nel rapporto tra un celebre scrittore di libri per l'infanzia, Ted Cole interpretato da Jeff Bridges, e la sua bella moglie Marion Kim Basinger appunto. La trama. I Cole sono degli affettuosi genitori straziati da un evento tragico, un incidente automobilistico, in cui hanno perso la vita i due figli maggiori, e neppure la nasciata della piccola Ruth (Elle Fanning) ha potuto mitigare la tragedia della perdita. Ma se Ted sfoga il proprio dolore con un comportamento istrionico ed eccessivo, sua moglie si è invece rinchiusa in uno stato perennemente depresso. Il rapporto tra i due coniugi, anche se basato su un profondo amore, sembra essere definitivamente incrinato fino a che arriva Eddie un giovane va a passare l’estate nella casa dello scrittore Ted Cole (Jeff Bridges), con l’idea di fargli da assistente e possibilmente imparare qualcosa sull’arte della narrativa. Arrivato sull’isola dove Cole risiede, il ragazzo si accorge ben presto che la sua situazione familiare è tutt’altro che rosea. Marion quindi diventa l'oggetto del desiderio di Eddie e questo riaccende in lei emozioni sorprendenti, sia come madre che come donna. Mentre Eddie viene sempre più coinvolto nell'intreccio amoroso con l'apparente fragile Ma sfrontata Marion che realizza che sotto la superficie di irresponsabilità di Ted si nasconde qualcosa di più profondo

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